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Autore: laNill    28/07/2011    3 recensioni
Le lacrime uscivano copiose, ormai, dai suoi occhi e, nonostante lei tentasse di fermarle invano, i singhiozzi sommessi e le guance color porpora tradivano quelli che erano i suoi veri sentimenti.
E Shima, parola dopo parola, si rese conto.
Si rese conto che Izumo aveva capito tutto ciò che lui aveva tentato di fargli capire da più di un mese.
“Odio.. quando tenti di proteggermi senza che io lo sappia, rischiando persino la vita pur di farmi stare in salvo. E Odio il fatto che non ti odio.. nemmeno.. nemmeno un pochino. Ma, più di tutti, odio il fatto che tu.. tu..” [...]
[Izumo x Shima]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Izumo Kamiki, Renzou Shima, Rin Okumura, Shiemi Moriyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Odio il fatto che non ti odio
~ Seconda Parte ~


Arrivarono al Tempio dopo una manciata di ore che, a detta di Rin, furono le più lunghe e le più noiose di tutta la sua vita.
Appena misero piede sul terreno che attorniava per circa un quarto il tempio, una ventata di aria pulita e frizzantina gli solleticò il naso.
Era aria di mare.
“Aaah, questo sì che è un posto dove mi piacerebbe venire a vivere!” esclamò Rin, sgranchendosi le gambe e le braccia.
“Credo che sarebbe il posto stesso che ti rinnegherebbe.” Esordì una voce atona ma con una leggera venatura ironica.
Tutti i quattro ragazzi si voltarono verso la direzione della voce, incontrando la figura snella e slanciata di un giovane, un monaco del luogo vista la capigliatura del tutto assente e il colorito tendente all’ambrato.
“Eh? Che vorresti dire, pelatino?” rispose Rin, inarcando un sopracciglio.
“Sei troppo rumoroso per un luogo sacro come questo. Da ora in avanti ti conviene abbassare il tono della voce o, meglio ancora, startene zitto.”
Lo sguardo gelido, così come le sue iridi, fecero innervosire il giovane esorcista che iniziò ad avvicinarglisi contro, mostrando i denti.
“Ehi, tu.. chi pensi di esse-”
“Rin, calmati.” Lo richiamò Shiemi, tentando di frapporsi tra i due, aiutata poi da Shima che prese il compagno per un braccio, bloccandolo.
“Chi sei tu?” principiò, dunque, Izumo fredda tanto quanto lui.
“Mi chiamo Deisuke, appartengo ai monaci apprendisti di questo tempio e sono stato incaricato dal Sommo Sacerdote di vegliare su di voi per tutto il periodo della vostra permanenza.”
“Voglio parlare con questo Sacerdote, non ti accetto come accompagnatore.” Si lamentò Rin, digrignando i denti.
“Il Sommo Sacerdote è un uomo fin troppo impegnato per poter stare dietro a noi impuri e, di certo, non parlerà con un’animale rozzo come te.” Disse tagliente tanto con le parole quanto con lo sguardo, per poi portare nuovamente lo sguardo sul resto del gruppo e, voltandosi parzialmente, concluse. “Prego, vogliate seguirmi.”
E sotto le lamentele e i borbottii di Rin, il gruppo di ragazzi lo seguì all’interno dell’immenso Tempio.
Osservarono il colore arancione dare luminosità a tutto l’edificio, che si estendeva, pareva, per lunghezze infinite, costituito poi da lunghi corridoi costeggiati da colonne di legno del medesimo colore, sormontati da appuntiti tetti dalla forma delicata e tradizionale, che davano su una distesa d’acqua limpida e cristallina proveniente dal mare che circondava l’intero complesso.
“Whaa, che meraviglia.” Esclamò Shiemi estasiata, avvicinandosi al bordo sinistro di uno dei corridoi principali, sporgendosi leggermente in avanti ed osservando la sua immagine riflessa nello specchio d’acqua.
Lo stesso fece Izumo, raggiungendola, limitandosi ad osservare il tutto con meraviglia mista ad interesse, senza l’eccessivo entusiasmo della compagna ovviamente.
“L’intero complesso del tempio è costruito su un sistema di sostegni simile a quello delle palafitte, che resta in secca quando la marea è bassa e da l'impressione che il santuario galleggi con l'alta marea. Di solito è pieno di turisti che vengono a visitare il tempio, ma di questi tempi, con il demone che aleggia tra queste acque, abbiamo precluso l’accesso a tutti.”
Lo sguardo del giovane, mentre si avvicinava e posava le mani sulla balaustra, parve oscurarsi per poi continuare imperterrito a camminare in quella rete intricata di ponti e corridoi.
“A questo proposito.” Intervenne Rin, quasi affiancandolo, con espressione sostenuta. “Di che tipo di demone si tratta? L’avete mai visto?”
Deisuke gli lanciò un’occhiata torva e insufficiente, per poi ritornare a guardare dritto davanti a lui e rispondergli.
“Alcuni monaci più anziani hanno detto che era una figura argentea, evanescente, quasi come un fantasma notturno.”
“Quand’è stata la prima volta che l’avete visto?” chiese Izumo.
“Dicono che si trovava a galleggiare su queste acque, la prima notte che fu scorta, e questo è ciò che né è conseguito.” Esordì indicando l’altro lato del corridoio.
Diversamente da quella di cui si erano meravigliate poco prima le due ragazze, la parte d’acqua di destra era completamente ricoperta da uno strato nero, molto simile a petrolio, lasciando solo qualche piccola chiazza azzurra qua e là. “Nessuno riesce ancora a dare una spiegazione del perché si sia propagata solo all’interno del monastero e non anche nel mare circostante. Solo dopo altri avvenimenti simili si è giunti alla conclusione che si trattava di un demone, probabilmente delle acque.”
I ragazzi rimasero abbastanza sorpresi nell’osservare le acque putride dell’altro lato del monastero, proprio di fronte alla struttura portante di tutto il tempio, il luogo che conteneva la statua della divinità protettrice dei marinai e che conteneva anche le preghiere del Sommo Sacerdote.
Ma ad Izumo c’era qualcosa che la lasciava perplessa.
“Perché parli degli altri monaci? Tu non l’hai visto il demone?”
Gli occhi azzurri del giovane monaco si posarono, gelidi, su quelli scrutatori della mora, parlandole soppesando ogni parola che pronunciava.
“Io non sono mai riuscito a vederlo in prima persona, nella sua prima comparsa ero appena giunto al monastero e stavo compiendo i riti di completa purificazione per poter essere degno di farvi parte.”
I due ragazzi continuarono ad osservarsi, l’uno più freddo dell’altro. Entrambi con l’obbiettivo di non farsi mettere sotto dall’altro.
Per diversi secondi restarono in silenzio, dove la tensione poteva essere facilmente palpabile e che fece rabbrividire il resto del gruppo.
Shima si frappose tra i due, ponendosi davanti ad Izumo e sorridendo gaio, anche se leggermente in difficoltà, nei confronti del giovane monaco.
“Su su, cos’è tutto questo astio. Siamo qui per sconfiggere un demone; se litighiamo tra di noi, non ne ricaveremo un ragno da buco.” Poi, voltandosi verso la ragazza, sorridendole. “Giusto?”
Lei si limitò a incrociare le braccia al petto e a sbuffare, spazientita, mentre volgeva lo sguardo a terra, soffermandosi su alcuni tagli alla base di una delle palafitte al loro fianco.
Deisuke continuò a scrutare la ragazza, per poi posarsi sulla figurina minuta di Shiemi, la quale si era avvicinata a lui, con movimenti gentili ed espressione cordiale.
“Scusami, Deisuke-kun, perché non abbiamo incontrato nessun monaco?”
“Il motivo è semplice: sono tutti rinchiusi nelle loro stanze a pregare e a scongiurare affinché il demone che aleggia nel tempio se ne vada. Forse voi non ve ne rendete conto, ma questo non è un viaggio turistico da prendere alla leggera.”
“N..no, io non..”
“Questo tempio era il più puro e prosperoso di tutti quelli presenti in Giappone e di gran lunga il più antico. La venuta di questo demone ha portato il malcontento nei monaci e in tutta l’isola i Miyajima. Fareste bene ad occuparvene il prima possibile, altrimenti potete anche andarvene subito.”
“Oi!” lo richiamò Rin, furente, andandogli incontro. “Cosa te la prendi a fare con Shiemi? Ti aveva solo fatto una domanda!”
“Allora vedete bene di porgere le vostre domande con più accortezza e ingegno. Ora, se volete seguirmi, vi porto alle vostre stanze.”
Sotto i borbottii e gli insulti che Rin mandò al giovane monaco, in una manciata di minuti raggiunsero una piccola struttura, leggermente in disparte rispetto a quella monumentale del tempio stesso.
Le camere, una di fianco all’altra, davano tutte sulle acque che dal mare entravano all’interno della baia del tempio; quelle, a differenza delle altre vedute poco prima, erano limpide e cristalline e nessuna palafitta o colonna in legno impediva di sedervi sul ciglio del corridoio e immergervi i piedi.
“E’ così silenzioso.” Sussurrò entusiasta Shiemi.
“E spero ci rimanga, silenzioso, se qualcuno non inizi ad urlare nel mezzo della notte.” Principiò Deisuke, guardando con la coda dell’occhio un Rin che si guardava attorno, interessato a quelle grandi strutture.
“Cos’è quella?” chiese perplesso, non avendo fortunatamente sentito la frecciatina del giovane.
Gli sguardi di tutti si posarono su una struttura a parte, che si innalzava dalle acque profonde del mare davanti al Tempio.
“Quello è un Torii, una seggiola Tengu che permette l’ingresso all’interno del monastero e che conferisce ai marinai un segno per l’arrivo nell’isola.”
“Possiamo andare a vedere?” chiese titubante la biondina, ricevendo un’occhiata sferzante dal monaco.
“Ho detto che non siete in villeggiatura-”
“Potrebbe servirci per scoprire di più sul demone.” Intervenne Izumo. “Siamo Esorcisti, è nostro compito vedere quante più cose possibili del monastero per ricercare il luogo dove si annida quel demone. Vuoi o non vuoi che lo distruggiamo?”
Il giovane stava per ribattere ma, non avendo nulla da dire alle sue parole, preferì tacere, accusando il colpo inferto dalle parole della ragazzina, che si limitò a sogghignare sotto i baffi quando egli acconsentì alla loro richiesta.
Per contro, Shima aveva osservato perplesso il battibecco dei due e, ancor più, gli sguardi che si lanciavano tra di loro.
Principalmente si soffermava sul viso di lei e su come reagiva alle sue parole, ma Izumo, di questo, non se ne accorse minimamente.
“Andremo su due barche. Le ragazze verranno con me e remerò io, voi avete abbastanza forza da remare da soli, giusto?” affermò Deisuke una volta raggiunte delle imbarcazioni al limitare esterno sinistro del Tempio.
“Ma.. io voglio stare con Izumo-chan.” Si lagnò, con un paio di lacrimucce agli occhi, Shima mentre Izumo afferrava la mano che le veniva offerta da Deisuke per salire sulla pagoda.
“E chi ti dice che io voglio stare nella stessa barca con te.” Lo fulminò lei.
“Quanto sei cattiva, perché mi tratti sempre così male?” Pianse il giovane, salendo malvolentieri su quella di fianco, preceduto da Rin.
“Perché è quello che merita uno stupido come te. E vedi di finirla con questa storia, mi stai innervosendo.”
Deisuke osservò con attenzione il comportamento dei due, valutandone bene i comportamenti e gli sguardi, soffermandosi poi su quello burbero di Izumo.
“E daa~i, cosa ti costa avermi con te. Prometto di non saltarti addosso.”
“Vorrei vedere che non mi salti addosso, tu vicino a me non ci vieni!” ribatté lei guardandolo tra l’irato e il sorpreso sotto la lieve e roca risata del ragazzo nel vederla reagire così.
Una risata che si placò man a mano quando si rese conto degli occhi del giovane monaco che si stavano puntando fin troppo a lungo sulla figura di Izumo.
“Io però non capisco..” s’intromise Rin, in difficoltà, seduto di fronte a Shima. “Perché tutti voi dovete litigate con me nel mezzo!?”
“Volete continuare o possiamo procedere?” chiese alla fine, Deisuke, iniziando a spazientirsi.
In meno di dieci minuti, dunque, raggiunsero il Torii nel mezzo del mare anche se solo dopo aver impiegato metà del tempo ad insegnare a Rin come si vogasse, aiutato fondamentalmente da Deisuke e in seguito anche da Shima, il quale rischiò seriamente di ricevere un remo in pieno viso per colpa della svista dello stesso compagno.
“Whoo, quant’è alto!” esclamò alla fine, mettendosi una mano sulla fronte per ripararsi dal sole ed osservarlo con più attenzione in tutta la sua altezza.
“Non pensavo potesse essere così tanto alto, non ho mai visto una cosa del genere. Sono felice!” continuò Shiemi mentre la barchetta dove si trovava si avvicina ad uno dei pilastri color arancio acceso, quasi sfiorandolo.
“E’ uno dei portali più imponenti, alto sedici metri. Ha lo stile dei quattro pilasti, Yotsu-ashi, e nell’antichità si era soliti passare prima da questa porta per poi entrare nell’isola in modo tale da mantenere fuori gi spiriti maligni.”
“Quante cose che sai, apprendista monaco.” Principiò Izumo alzandosi con lo sguardo verso l’alto, sottolineando volontariamente l’ultima frase.
Non gli piaceva quel tipo, per nulla.
Sapeva fin troppe cose sul monastero, per esservi solo venuto da soli due mesi; in più, anche se fiocamente e con poca chiarezza, sentiva aleggiare attorno a lui una strana aura, particolare, che non presagiva nulla di buono.
Shiemi si alzò in fretta dal suo posto, avanzando verso il lato opposto della barca per poggiare le mani sulla colonna, come porta fortuna, ma ci fu qualcosa che fece andare storto il suo proposito.
Nel mentre avanzava in avanti il legno umido dell’imbarcazione, a contatto con i suoi sandali laccati, la fece scivolare e cadere involontariamente in avanti; caduta accompagnata da un suo urletto acuto e che, fortunatamente ai suoi riflessi, anche se lievi, venne bloccata dalla balaustra della barca, impedendogli di cadere in acqua.
Lo sballottamento della pagoda, però, avvenne con troppa irruenza da far sbilanciare eccessivamente la figura di Izumo all’indietro, verso il pilastro al quale si erano momentaneamente fermati.
Con gli occhi sbarrati e il respiro bloccato tra i polmoni e la gola, attese inerme che il colpo alla nuca e alla schiena giungesse, pronta a sopportare il dolore che ne sarebbe scaturito.
Ma, con suo stupore, ciò non avvenne.
Deisuke era stato più veloce di quanto potesse immaginare.
La mancina era posata sulla palafitta di modo da mantenere saldi tanto il suo quanto il peso di lui stesso, mentre l’altra le reggeva con fermezza e delicatezza la testa, impedendo che vi sbattesse contro.
Tutti rimasero diversi secondi senza fiatare, osservando attoniti l’azione del monaco nei confronti di Izumo, la quale in quel momento tentava di reggersi con le sue sole forze al pilastro e ritornare a reggersi da sola con i piedi per terra.
I suoi occhi erano incollati a quelli cerulei di Deisuke, scrutando ogni suo minimo movimento.
Era stupita per ciò che aveva appena fatto, su questo non c’erano dubbi, ma per un momento aveva avuto seria paura che le volesse far del male più di quanto non si sarebbe potuta fare lei stessa andando a sbattere sul pilastro.
“S..sc..scusami tanto, Izumo-chan!”
La prima a rompere quel silenzio fu Shiemi, che rimessasi in piedi, si era avvicinata alla compagna con il viso segnato da una profonda colpevolezza.
“Non era mia intenzione, davvero, so.. sono scivolata e.. e la barca si è mossa da sola. Io.. io non volevo. Mi dispiace.”
“La prossima volta vedi di fare più attenzione.” La redarguì Izumo, innervosita, per poi, osservando le lacrime che si stavano facendo largo sul visino tondo della biondina, addolcì lievemente lo sguardo e il tono con cui le si rivolse. “Comunque non mi sono fatta nulla, non preoccuparti. E, ancora di più, non piangere: non sei più una bambina.”
A quelle parole, dopo un attimo di perplessità, Shiemi annuì con un leggero sorriso a piegargli le labbra.
Non si ricevevano tutti i giorni delle rassicurazioni da parte di Izumo, dopotutto.
“Che..”
Rin saltò da una barca all’altra, avvicinandosi estremamente serio in viso, per contro, guadando prima la compagna e poi il monaco. Ed in un battito di ciglia i suoi occhi si illuminarono e la sua espressione divenne molto simile a quella di un fan alla vista del proprio eroe.
“Che ficata, Deisuke!” esordì lui, entusiasta. “Come diamine hai fatto? Insegnamelo anche a me, ti prego!”
“Ah, mica è preoccupato che mi potessi far male. Gli interessa di più il monaco e del come ha fatto!” si lamentò Izumo, senza parole, sospirando e con uno sguardo eloquente.
“Oh, giusto. Come stai Kamiki? Tutto bene?”
“Idiota.” Borbottò, volgendo lo sguardo da tutt’altra parte per non vedere più quanto stupido potesse essere l’amico.
E mentre Rin e Shiemi erano tutte e due concentrati su Deisuke e sulle sue abilità, Izumo non poté non notare l’espressione del compagno dai capelli rosa, colpevole più di quella di Shiemi, con lo sguardo rivolto verso il basso, tanto da farle nascere in petto un enorme e sofferente peso, quasi come se fosse colpa sua e di come si era comportata.
Ma non capiva il motivo né il modo con cui lo avesse potuto ferire.
E ciò le faceva ancora più male.

Quella stessa sera, a notte fonda, un fragore squarciò il religioso silenzio del monastero.
Per chiunque si trovasse sveglio, avrebbe potuto notare una donna dai lunghi capelli neri, occhi scuri e profondi simili a pozze nere, pelle diafana e lunghe vesti bianche aleggiare sulle acque calme del mare all’interno del tempio.
Si soffermò per qualche minuto di fronte ad una balaustra del corridoio centrale, osservandone non le striature ma qualcosa di più profondo e esterno. In un battito d’ali, con la sua sola unghia dell’indice, sradicò quella sezione del ponte, distruggendo completamente ogni singolo frammento di legno, per poi scomparire subito dopo.
Il fremito del legno sotto ai loro corpi, costrinsero i giovani esorcisti a svegliarsi di soprassalto e, ancora mezzi addormentati, uscirono velocemente fuori dalle proprie camere.
“Cos’è successo? Che è stato quel rumore?” chiese Rin, con la spada serrata saldamente nella mano ma con gli occhi ancora semichiusi.
“Rin, Izumo-chan guardate!”
Ciò che Shiemi indicò, lasciò i ragazzi perplessi e sconvolti nel vedere come parte di un ponte era stata distrutta, pareva, dal nulla.
Corsero nel luogo dove era appena avvenuto il fatto, osservando il consistente tratto spazzato via nella sua totalità.
“Chi cavolo ha fatto una cosa del genere?”
“Tu che dici?” rispose sorniona Izumo, alla domanda di Rin. “Il demone, no? Sennò non saremmo qui in missione.”
“Ma come ha potuto fare questo e scomparire con così tanta velocità.” Domandò Shiemi, interrogativa.
E la giovane Miko stava per rispondere quando il suo sguardo si posò verso le assi di legno ai suoi piedi, ricoperti da leggeri graffi e segni, facendole venire in mente che anche quella mattina erano passati su quel ponte, lo stesso dove li aveva fatti passare Deisuke.
“Oi, ragazzi! Avete senti.. to.” La voce di Shima si spense non appena, avvicinandosi, si rese conto di ciò che era accaduto. “Whau, che casino! Come avete fatto a ridurlo così?”
“Non l’abbiamo fatto noi, stupido!” lo redarguì Izumo, notando solo in quel momento delle occhiaie marcate attorno agli occhi scuri del compagno.
“Ooh, Izumo-chan in pigiama~!” affermò esultante lui, avvicinandosi eccessivamente a lei con sguardo estasiato.
Quella vicinanza, come le altre volte dopotutto, la fecero arrossire in maniera eccessiva e la costrinsero a reagire con uno scatto ritardato, dopo alcuni secondi.
“D.. devi starmi lontano, non l’hai capito!?” borbottò abbassando lo sguardo e premendogli le mani sul petto per scansarlo. Lui, per contro, rimase con lo sguardo fisso sul suo, interrogativo.
“Mh? Izumo-chan hai la febbre per caso?” chiese ponendogli la mano destra sulla fronte.
Quella semplice mossa le bloccò il fiato in gola per un periodo che le parve infinito, e ciò la rese ancora più rossa di quello che era sottolineando ciò che aveva realizzato il giorno prima sull’autobus.
“Non mi prendi a pugni come fai sempre!”
Quella conclusione detta quasi sogghignando come suo solito fece ripartire il cuore della giovane forse fin troppo violentemente da non farla agire di sua spontanea volontà e, assecondando i suoi istinti, finì per darglielo sul serio un pugno sul naso.
“Sei felice ora?” ringhiò, irata. “Non mi provocare, Shima, o ti farai più male di così!”
D’improvviso un lampo argenteo saettò nel cielo, illuminando la notte con un rombo molto più potente ed intenso di quello precedente, facendo tremare per diversi minuti la terra dell’intera isola.
E sotto allo sguardo sconvolto di tutti e quattro, più della metà del Torii sospeso nell’acqua venne spazzato via da una corrente argentea che, dal basso, lo trasportò verso l’alto con una tale forza e prepotenza da farli impallidire di terrore.
“Penso.. che abbiamo trovato il demone.” Affermò roco Rin, con goccioline di terrore che gli solcavano la fronte.
In quel momento, però, nessuno poté notare la figura di Deisuke correre verso l’esterno del monastero, coperto solamente dal buio della notte, che gli costituiva un mantello pressoché invisibile.
Nessuno, tranne Shiemi.


Note dell'Autrice:
Eccomi con il 2° capitolo :3
Penso che questa storia vada leggermente per le lunghe ma cerchero di non fare più di 5 capitoli. Ho il brutto vizio di essere molto descrittiva, quindi una scena di due minuti la posso far lunga persino 3 pagine...gomen >.<
Una noticina: per quanto riguarda gli occhi di Shima, documentandomi tanto sul manga quanto su internet, io ho messo che sono scuri anche se in qualche episodio dell'anime sono azzurri. Ho tenuto fede a ciò che mi veniva detto dai siti dove ho controllato quindi non fatemene una colpa xD
And noooow passiamo alle risponste di chi ha lasciato un commentino:

@dark dream: Ti ringrazio tanto, sia per questo commento sia per quello alla ShiemixAmaimon :3 Sono felice che ti inizia a piacere questa coppia e, devo dire la verità (che nessuno mi ammazzi per ciò che sto per dire D:) a me non è che piaccia tanto la ShiemiRin.. *fuggissima via* Ancora grazie, quindi ^-^ *inchino*

@Mepphychan: Eeeeh penso proprio che una Izumo così, come si comporterà alla fine, non si sia mai vista e non si vedrà mai.. anche se spero infinitissimamente che la Kato ci regali una scena del genere *-* (Sssh smettila di spoilerare tutto sulla fine! ndIzumo) (Wha! Gomen >^
@VelenPortuguese: Ti ringrazio! Sono felice che questa coppia piaccia perchè, davvero, penso stiano benissimo insieme ** Spero che questo capitolino ti sia piaciuto ^^

Per il resto ringrazio tutti coloro che hanno letto questo primo capitlo (e non pensavo potessero essere così tanti o///o)!
Alla prossima, see ya :3
  
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