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Autore: Toti1424    28/07/2011    5 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction, ho pensato di inserire un nuovo personaggio nella riserva di Forks. L'arrivo di questo nuovo personaggio scombussolerà un pò la tranquillità della piccola città e i cuori di alcuni Quilieute. Ho deciso di creare un personaggio con un amore passato molto dolce ma che si è tramutato in un contorto e malato affetto per ciò che rimane di un'altro personaggio. Ho molte idee per questa, ci saranno colpi di scena, e inaspettate confessioni, paure e odio. Il nuovo personaggio si ritroverà in una posizione molto particolare all'interno dei Quilieute, in bilico tra i buoni che non riescono a fidarsi completamente di lei e dall'altra parte uno spietato clan nomade tenterà di trascinarla con loro. Lei subito dice esplicitamente da che parte stare, ma non si sa mai, una serie di avvenimenti potrà farla avvicinare dal lato sbagliato.
Spero che vi alletti la ff, attendo le vostre recensioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Fuga

 

Arrivai a Forks dopo mesi di cammino; ero stanca, affamata, disperata. Non sapevo dove trovarli, come riconoscerli. Non avevo la più pallida idea di cosa fare.

“ Torna a casa.” Risuonò nella mia testa e un brivido mi si arrampicò per la schiena.

“ Scordatelo! Sono venuta qua per uno scopo ben preciso e non me ne andrò senza averlo portato a termine! Costi quel costi!”Non potevo andarmene così, non dopo tutta la fatica che avevo fatto per arrivare fin qui.

“ Ti prego, fallo per me. Lo sai cosa ti capiterà se non farai ciò che ti dico vero? Quindi ti scongiuro, non fare l’eroina, questa volta non è un gioco.” Lo sapevo, era tutto reale quello che stava accadendo, purtroppo non era finzione e si, sapevo cosa mi sarebbe capitato… sarei morta, mi avrebbero uccisa, come hanno fatto con la mia gente… la nostra.

“ Preferisco morire che diventare come te Nick! Sei uno traditore e io non lo sarò mai, mai!” Il respiro mi si affannò… rabbia, ira, la emanavo da ogni poro.

“Elias non ti rifarà la domanda che ti ho posto io, lui non ti darà un’altra possibilità, quindi per favore dimmi che tornerai indietro, solo così riusciresti a salvarti.”  Sospiro “ Melody, io… io non ti voglio perdere.” No. “ lui sta arrivando.” Mi si mozzò il fiato in gola, al solo pensiero… sarebbe stato atroce. Lui non avrebbe fatto le cose indolore, no, sarebbe stata una tortura senza fine, un’agonia. Ho già visto cosa fa alle sue vittime. Ho visto… ho visto mia madre implorare la morte ed è questo che lui vuole, lui prova piacere nel dare il dolore alle persone. Sadico, uno schifoso succhiasangue senza pietà.

“ Non ho paura.” Mentii, non potevo mostrarmi debole, non potevo permettermelo “ non mi fermerete, li avviserò e voi sarete in svantaggio e perderete.” Mi convinsi da sola, ma sapevo che c’era anche un’altra possibilità, infatti avevo più possibilità di fallire, ma non potevo che tentare. Lo dovevo fare, per tutte quelle persone che sono morte per mano loro, per le vite che hanno spento come se fossero candele.

“ Anche se sapessero di noi, non cambierebbe nulla.” Strappai con violenza una foglia da un cespuglio la gettai a terra, ero in collera. Non poteva succedere un’altra volta. Non potevo fallire di nuovo, no. Tutto tranne rivivere quegl’istanti, non volevo rivivere quel massacro, non l’avrei sopportato, non una seconda volta. Tutto tranne questo.

Presi un tono arrogante: “ Allora perché non volete che sappiano ciò che è successo?” tutto questo non aveva senso, non stava né in cielo né in terra, dicevano cose incoerenti. Perché proprio a me doveva capitare tutto questo? Non sono una persona dal carattere forte, non riesco a sopportarla più questa situazione! Allora perché? Perché faccio tutto questo’ sarebbe più semplice se stessi dalla loro parte… già, sarebbe meno doloroso. Quindi perché dovrei fare tutto questo per persone che nemmeno conosco? Semplice. Per non fargli capitare ciò che è successo a me ad altri, lo faccio perché mi hanno tolto tutto, non ho più niente e nessuno, hanno ucciso tutti: la mia famiglia, i miei amici, tutti. Purtroppo, però credo di farlo soprattutto per vendetta. Mi pulsa dentro, brucia e logora la mia anima ormai in pezzi. Voglio vederli morti, tutti quanti, devono pagare, compreso  Nicolas, ma comunque non potrò rivedere ciò che ho perso, per sempre. Non rivedrò mai più le persone che amo, qualsiasi cosa io faccia, non potrò mai riportarli in vita, non sono un angelo, non lo sono neanche lontanamente.

“ Non hai capito niente.”

“ che cosa dovrei capire?” il cuore stava per balzarmi fuori dal petto, i battiti aumentavano vertiginosamente.

“ Il tempo sta per scadere, quindi, ti prego… fai ciò che ti dico. Alleati con noi.”  Sbuffò sconsolato “ Elias sta venendo da te.” Il sangue mi si gelò nelle vene. Ero immobile come una statua di marmo e il cuore smise di battere… panico.

Incominciare a correre, veloce, attraverso alla foresta, schivando gli alberi come un cerbiatto. Corsi come non avevo mai fatto prima, ma sapevo, in fondo, che non sarebbe servito a nulla, non potevo competere, non con un vampiro.

Sotto al naso sentivo l’odore acre del sangue, era vicino, stava giocando con me, come un gatto fa con il topo e preda la ero io. Era sempre più vicino, l’odore nauseabondo che sentivo mi faceva rivoltare lo stomaco, ma cosa potevo fare? Mi fermai di colpo, nei pressi di un prato fiorito, senza volerlo mi ero addentrata nel cuore della foresta, proprio come voleva lui… e il gioco ben presto sarebbe finito.

Respiravo a fatica, ero in trappola, non  avevo via di scampo… non ne avevo mai avute, se ricominciavo a correre mi avrebbe presa, avevo perso fin dall’inizio.

Decisi di aspettare che facesse la prima mossa o almeno che si facesse vedere, ma purtroppo sapevo che avrebbe rallentato di poco la mia fine e che non mi sarei salvata comunque.

Nell’aria si sentiva solo il mio respiro e nella testa contavo le pulsazioni cardiache, l’adrenalina scorreva in tutto il corpo… si stava avvicinando, il suo odore rivoltante era inconfondibile, puzzava di morte, ti faceva venire voglia di vomitare.

Mi girai di scatto: la sua corporatura esile non lo faceva sembrare molto pericoloso, la prima impressione era di un vecchietto quieto, gentile, ma i suoi occhi, scarlatti, rispecchiavano in pieno il  suo carattere spietato.

<< Non sei così male in fondo, non è una tattica stupida la tua sai?>> Incrociai il suo sguardo, senza timore, non dovevo mostrare paura, non potevo. Aveva capito troppo presto la mia tattica, come sempre, ma questa volta era diverso, non sarei sopravvissuta, ero allo scadere del termine. Rise << Dovevo immaginarlo, sei proprio come tua madre: meravigliosa, indomabile, senza alcun timore, fiera e maestosa. Una meraviglia, sarebbe un peccato.>> si avvicinò e delicatamente mi accarezzò la guancia. Sentii un brivido, la sua pelle era gelida, marmorea << anche se in questo momento vorrei dissetarmi della tua linfa vitale… sei così invitante…>> si allontanò da me con un balzo a una velocità impressionante sfregandosi i corti capelli bianchi. << no, non posso. Potresti essermi utile, molto utile.>> fece un ghigno soddisfatto del suo autocontrollo.

<< Allora… non è un po’ imbarazzante? Un esercito di vampiri che segue una giovane ragazza per mezzo continente? È così difficile catturarmi?! Perché fino ad ora non avevate fatto molti progressi, quindi posso supporre che siate dei vampiri un po’ scadenti. Hai perso un po’ di cera vecchio.>> non riuscivo a controllarmi, sapevo che provocandolo non avrei di certo aumentato le possibilità che avevo di uscirne viva da quel bosco, ma la bocca andava da se << allora?>> scostai le lunghe ciocche castane dalla spalla mostrandogli così il collo nudo<< lo vuoi uno spuntino o la dentiera l’hai dimenticata a casa?!> ma che diavolo stavo facendo?!

In un battito di ciglio lo ritrovai a un centimetro dal mio viso << Non mi tentare.>> Mi sussurrò all’orecchio per poi mettermi le sue gelide mani sul mio collo… ecco, lo sapevo…strinse la presa e in un attimo mi ritrovai a mezz’aria. << anche se tu lo ignori, devi sapere, che sei molto più di una semplice preda, più di una pedina. >> Sorrise beffardo, non riuscivo a respirare, mi faceva male la testa << ed è per questo che non posso ucciderti mia cara.>>

Lui abbassò il braccio facendomi toccare il terreno allentando leggermente la presa << rispondimi: una semplice quindicenne, riuscirebbe a fare tutta questa strada, da sola, nel bel mezzo della foresta   per aiutare otto fetidi cani?>> mi scosse con violenza << speri veramente che daranno retta ad una ragazzina?! Come farai a spiegargli come conosci tutti noi? gli dirai di Nicolas? Gli dirai chi è?!>> scosse il capo << ti crederanno una spia! Non ti daranno retta e ti consegneranno alla polizia! Cosa succederà quando troveranno tutti quei morti a Talkeetna, eh?! Dirai anche agli sbirri che dei vampiri li hanno uccisi?!>> in fondo aveva ragione, che cosa potevo fare? Un bel niente, mi sono fatta tutte queste miglia per farmi dire da un freddo che non ho speranze, sono proprio patetica, una bambina che crede ancora nel lieto fine.

Mi tremavano le gambe, che fine avrei fatto ora? C’erano solo due possibilità: unirmi a loro e far soffrire altra gente o morire lì, senza che nessuno trovi il mio assassino e lasciar che se la vedano da soli i Quileute… Bhè, scelgo la terza: tentare il tutto e per  tutto tentando di salvarmi: << Hai davvero così paura Elias?! Temi che grazie a me tu e tutti i tuoi disgustosi amici facciate una brutta fine non è vero?! Mi fai ridere, da quando un vampiro dotato come te teme una ragazzina innocua? Penso che se lo venissero a sapere i Volturi diventeresti una barzelletta!>> risi istericamente, l’avevo provocato forse un po’ troppo, anzi, senza il forse, avevo esagerato alla grande.

Tentai di liberarmi dalla morsa, mi dimenai, scalciai, feci tutto il possibile, ma fu inutile, più tentavo di liberarmi, più lui stringeva la presa. Il cuore smise di battere, e la vista mi si stava offuscando, mi scoppiava la testa. Stavo soffocando e per un attimo sperai di morire più in fretta, ma non glielo chiesi, era proprio quello che lui aspettava da me ed io non l’avrei soddisfatto, preferivo patire in silenzio senza  soddisfarlo << Mi fai proprio pena.>> usai l’ultimo fiato che avevo in gola per poi cadere in dormi veglia, sentivo ciò che accadeva, cosa diceva, sentivo dolore, tutto ciò che avevo intorno lo riuscivo a sentivo perfettamente.

Con violenza mi spinse scaraventandomi contro al tronco di un albero, caddi a terra a peso morto ed un dolore lancinante mi pervase.

Rimasi li, sull’erba, emettendo piccoli lamenti. Non riuscivo a muovermi, non volevo nemmeno farlo. Incominciai a tremare, non so se per il male o per la paura, non sapevo cosa fare, non potevo alzarmi, la frattura non me lo permetteva, era meglio rimanere immobili per non  aggravare le mie condizioni, così dicevano quando ti rompevi una gamba – Aspetta che arrivi  qualcuno quando ti fai male, non devi muoverti e non farti muovere fino a che non arriva l’ambulanza o un dottore.- ma qui, non sarebbe arrivato nessuno, almeno, non in tempo per soccorrermi.

Riuscii a trattenere le lacrime mordendomi il labbro inferiore, ero scappata da lui molte volte ormai, mi ero sempre salvata per un soffio, ma non potevo farlo per sempre e, purtroppo, me ne ero resa conto troppo tardi.

Mi alzò tirandomi per i capelli << Speri ancora di farcela?>> si, lo speravo ancora, fino a che non mi mordeva, lo avrei sperato, con tutta me stessa e sembra una cazzata dirlo ma la speranza era l’ultima ad andarsene, soprattutto in questo caso, perché se pensi fin dal principio che non sopravivi allora, non lo farai.

Dio che ragionamenti sto facendo in un momento simile, sono proprio agli sgoccioli della ragione.

In quell’istante, un licantropo con il manto corvino azzannò Elias che si dissolse come fumo nell’aria facendomi accasciare sul terriccio umido, erano arrivati.

Non riuscivo a crederci; sdraiata sorridevo al cielo e ringraziandoli mentalmente.

<< Stai bene?>>inginocchiato al mio fianco c’era un giovane Quileute, mi guardava senza sapere cosa fare, sorrisi, lui corrugò la fronte preoccupato << ragazzi, mi sa che ha battuto la testa.>> si alzò lasciando posto ad un compagno più grande.

Egli mi osservò senza sfiorarmi << Mi chiamo Sam, adesso ti porto in un posto sicuro, non ti preoccupare.>> mise una mano dietro al mio ginocchio, stava per prendermi in braccio e probabilmente non si era accorto della costola.

Mi sfiorò il punto della frattura e lanciai un urlo atroce, il lupo si immobilizzò spaventato << me la so…sono rotta…credo.>> gli spiegai tra flebili lamenti e si allontanò per farmi riprendere, dietro di lui vedevo altre sette persone, tra cui anche una ragazza, cosa che mi sbigottii parecchio. Nel nostro clan non ce ne sono, il gene degli Siux viene si ereditato anche dalle figlie femmine, ma la trasformazione in licantropo non avviene poiché solo i più forti riescono a diventarlo. In noi donne si manifestano solo dei “sintomi”, io riesco a comunicare con i miei fratelli, riuscivo, poiché ormai cono morti, tutti tranne Nick con cui purtroppo riesco a comunicare e ho una guarigione più veloce degli umani.

<< Mi dispiace, non..>> scosse il capo << come ti chiami ragazza?>> si accarezzò la nuca, probabilmente dubbioso sul mio silenzio riguardo alla loro identità e sull’esistenza dei vampiri.

<< Melody, St…Stewart.>> risposi sedendomi << e forse è meglio che ci arrivo camminando al “posto sicuro”.>> sorrisi, ricambiò aiutandomi ad alzarmi << non fa così male, in fin dei conti è sopportabile.>> lui, sbigottito nel vedermi alzare mentre prima non riusciva nemmeno a prendermi in braccio, si avviò attraverso la foresta facendo cenno a due suoi fratelli di camminarmi vicino.

Camminavamo lentamente per colpa mia e da almeno venti minuti su di noi regnava il silenzio, nessuno osava aprir bocca, erano tutti assorti nei loro pensieri e non facevano poi così caso a me. A ogni passo emettevo un gemito involontario che li distoglieva dai loro labirinti di pensieri, ma subito dopo ripiombavano in essi.

Notai che il loro aspetto era completamente diverso da quello della mia gente: loro erano con la pelle mulatta, occhi immensamente scuri e capelli corvini. Tutti molto belli, anche la ragazza che come loro aveva anche una muscolatura piuttosto sviluppata.

<< Io non dirò di voi, il vostro segreto non è in pericolo.>> incominciai un discorso, poiché ero piuttosto infastidita da quell’atmosfera tombale.

<< E cosa ce lo assicura?>> fece uno di essi; lo squadrai << come facciamo a fidarci di te?>> si voltarono tutti, aveva appena dato voce alla domanda che ronzava in testa a tutti da quando mi hanno salvata.

Ma cosa? Ma come si permetteva? << Se avevate paura per il vostro segreto facevate prima a lasciarmi lì a morire.>> ripresi la marcia, ma in modo molto più spedito, che stupida, mi hanno aiutata solo per dovere. Bhè, effettivamente è per questo che lo fanno, ma almeno potevano risparmiarselo il dubbio di aver fatto la cosa giusta.

Continuai a camminare, con il broncio, andavo dieci volte più veloce di prima e non esitavo a rallentare anche se le fitte erano insopportabili facevo in modo di non fermarmi.

Venni presa per il polso ed arrestai la mia corsa<< Lui non voleva dire che facevamo prima a lasciarti lì con il succiasangue.>> era l’alfa a parlare << solo che non sappiamo chi tu sia e se possiamo fidarci.>>

<< Non siete i primi licantropi che incontro, e fino ad ora non avete sentito alla televisione che ne hanno trovati no? Allora potete fidarvi.>> mi guardarono tutti con aria interrogativa, forse non sapevano del mio clan<< voi non..>> non ci potevo credere, come facevano a non sapere?

<< Ne esistono altri?>> Domandò il più giovane, avrà avuto la mia età, nemmeno nella nostra città si sono trasformati così precocemente, non capivo come fosse possibile.

<< Si.>> mi precedette Sam<< In Europa e più a nord, in Alaska, c’è il clan delle nevi, i Sioux, sono come i Volturi per i vampiri, Billy è molto amico dell’alfa mi sembra.>> mi si strinse il cuore, al pensiero delle mie montagne, della mia Alaska, del mio papà.

<< Thom, l’alfa delle nevi si chiama Thom.>> stavo per piangere, ma trattenni il mio sconforto sotto un velo d’indifferenza, non sopportavo di far compassione, non volevo che mi trattassero diversamente, perché è così che si comportano quando hai perso qualcuno: evitano di entrare nell’argomento, fatto tutto ciò che vuoi, ti consolano, e ti guardano come se fossi una disperata senza nulla. Io non voglio essere trattata diversamente da come tratterebbero una qualsiasi altra persona, non voglio essere diversa, non voglio fargli pena e non sopporto essere tagliata fuori dagli argomenti che riguardano la mia sfortuna. Finché respirerò avrò tutto, ho la vita, ho la mia missione, ho la speranza, non sono una disperata, ero debole, ma dopo tutto ciò che ho passato fino ad ora, mi ha resa in qualche modo più sicura di me ed un pelino più forte. Le mie paure stanno svanendo pian, piano e sto riuscendo a costruirmi una corazza che mi protegge e mi fa sentire al sicuro.

<< Come fai a saperlo?>> poveri loro, appena sapranno che tutta quella generazione di eroi è stata sterminata o lo sarà ben presto con la morte di Nicolas. No, non devono sapere della sua provenienza, di chi era.

<< Era mio padre.>> senza rigiri di parole, senza sembrare preoccupata.

<< E..Era?>> aveva paura di ferirmi con quella domanda, è proprio questo che non volevo, odio quando mi trattano da bambina fragile, anche se so di esserlo in parte non voglio essere trattata così.

<< Da Billy. Vi spiegherò la mia storia, e capirete che il vostro segreto con me è al sicuro.>> lanciai un’occhiata al licantropo che dubitava di me.

Stavo per affrontare qualcosa di più difficile del viaggio, stavo per concluderlo, dovevo convincerli ad aiutarmi, dovevo riuscire a non piangere e a dire tutto a testa alta, ma a questo ci avrei pensato lì al momento, non mi sarei preparata il discorso, avrei dato l’impressione di un’attrice che recita la sua parte ed io non fingo, dirò le cose che mi usciranno dal cuore, si, parlerò con esso.

Tutt’intorno a me solo alberi, verdi intenso; soffia una leggera brezza che mi muove i capelli come le foglie sugli arbusti. Il cielo è limpido, cosa molto rara a Forks, cobalto senza una sola nuvola, m’infondeva un’intensa sensazione di leggerezza, che mi liberava da ogni pensiero e preoccupazione che mi alloggiava in testa si librava libera nell’aria.

  
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