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Autore: Luce Lawliet    28/07/2011    22 recensioni
Il mio nome è Lyanne Stoinich e questa è la mia storia.
A sedici anni sono stata rinchiusa in un istituto, con altri pazienti, molto...speciali.
Già, perchè il Wammy's Hospital è un luogo molto particolare, decisamente non adatto a voi se non sapete sopportarne la tensione.
Il Wammy's Hospital è un Ospedale psichiatrico.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, Mello, Misa Amane, Near, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                               10.

                                        Bramosia.

 

<< Andiamo a giocare, Sally?>>

Rimasi a fissare quella ragazzina sgambettare lungo il corridoio, la sua vocina spensierata, mentre cantava una canzoncina alla bambola.
Onestamente, più che un Ospedale psichiatrico, questo posto stava decisamente diventando un castello degli Orrori, il mio inferno personale.

Nuvole nere e profumo di incubi.

Oh, sì, mi ritrovai a pensare improvvisamente nell'angolo più remoto e oscuro della mia coscienza. Il tempo perennemente malato e l'intenso odore di medicinali sono abbastanza da far sembrare tutto questo un incubo ad occhi aperti.

Inutile continuare a tessere fili tanto sottili, comunque; alla fine venivano sempre spezzati e io sarei stata prigioniera di quest'incubo... a meno che non avessi trovato il modo di svegliarmi e di liberarmi, uscendo dalla gabbia.
Facile a dirsi... ma come avrei fatto?
Un'ombra si proiettò sul pavimento dietro di me, attirando la mia attenzione.
Mi voltai, ruotando su me stessa, anche se mi bastò scorgere il profilo dell'ombra sulle piastrelle grigiastre per capire che si trattava di Beyond.

<< Che cosa vuoi?>>

<< Passare>>, rispose, incrociando le braccia al petto. << ma tu blocchi il corridoio>>.

Che iperbolico; il corridoio era largo tre metri, ci passava benissimo anche con me in mezzo, ma prima che potessi ribattere, lui aggiunse: << Stavi venendo da me?>>

<< No.>>

<< Capisco.>>, rimuginò, facendo qualche passo e girandomi intorno. Proprio quando stavo iniziando a pensare che se ne stesse andando, ecco che si voltò.

<< Vuoi venire da me?>>

<< No!>>, risposi con più vigore. << Non voglio venire!>>

<< Peccato...io vorrei>>, mormorò, perdendosi ad osservare con il suo sguardo scarlatto ogni singolo centimetro del mio corpo più volte, riuscendo a mettermi a disagio.
E non solo. Perchè forse era solo la mia immaginazione che mi giocava brutti scherzi a scopo di autodifesa, ma avevo appena colto nella sua frase un doppio senso che le mie cellule si stavano sforzando all'inverosimile di non captare.

Gli diedi le spalle e mi misi a camminare in fretta, per non fargli vedere la mia espressione imbarazzata. Santi numi, ma cosa mi stava succedendo da una settimana a questa parte?
Adesso non avevo più nemmeno il coraggio di sostenere il suo sguardo, e per cosa poi?
Per qualche stupida allusione generata dall'irrefrenabile lingua di un cromosoma y?

<< Nikolaus Stoinich>>, la sua voce intimidatoria e divertita riuscì a farmi fermare dalla sorpresa. << è il nome di tuo padre? Era originario della Russia?>>

Io non avevo rivelato a nessuno il nome di mio padre. Gli unici a saperlo forse erano i medici che avevano fatto alcune ricerche su di me.
Allora questo significava che Beyond aveva davvero letto il mio fascicolo.

<< Come lo sai...?>>, chiesi, mentre mi voltavo, ma lui stava salendo le scale, senza più degnarmi di attenzione.

<< Ehi!>>, lo chiamai, mettendomi quasi a correre, per non perderlo di vista.

Salii i gradini tre alla volta per stargli dietro e una volta giunto al reparto numero 1, B si mise a camminare lungo il corridoio.
Io avevo già il fiatone e intanto iniziai ad avvertire un fastidioso martellio dentro al mio cranio, presagio di un prossimo e violento mal di testa.

<< Ti ho chiesto come lo sai?!>>, ripetei, cercando di non alzare la voce, per non attirare l'attenzione di un'infermiera che se ne stava dietro una scrivania in noce, in fondo al corridoio, intenta a battere un timbro su una pila di fogli.

<< Evita di fare domande stupide>>, mi rispose, entrando in una stanza. Giusto, la domanda che gli avevo rivolto era oltremodo stupida. Così ne formulai immediatamente un'altra.

<< Che altro sai?>>, dissi, seguendolo. << Cosa c'era scritto?>>

<< Sei venuta>>.

<< Cosa?>>

Mi girò intorno, costringendomi a fare un mezzo giro su me stessa.

<< Alla fine...>>, fece qualche passo indietro e chiuse la porta della stanza, lentamente. Spalancai gli occhi, rendendomi conto solo in quel momento di dove mi trovavo. << ...sei venuta>>.

Fece un passo verso di me. Ecco, adesso avevo paura.
Imposi a me stessa di stare calma; dopotutto, l'infermiera era in fondo al corridoio, era lontana da me solo di una quindicina di metri.
Forse era il caso di ricordarlo anche a lui.

<< Ti avevo detto che non volevo più che ti avvicinassi a me.>>, gli intimai, indietreggiando di un passo, quando lo vidi avanzare.

<< E' difficile starti lontano. Hai un profumo delizioso...>>.

Aggrottai la fronte. << E questo cosa c'entra?>>

<< ... Ma è delicato. Fin troppo leggero. Per assaporarne meglio l'effluvio bisogna per forza starti vicino>>, precisò, avvicinandosi ulteriormente, senza fermarsi, stavolta.

Mi sbilanciai, indietreggiando bruscamente, finchè le mie gambe non finirono contro qualcosa, e mi ritrovai seduta sul letto.
Qualcosa di freddo e duro mi punzecchiò, sopra la stoffa dei jeans. Spostai appena la gamba e vidi che ai lati del materasso erano state inchiodate delle sbarre con attaccati dei lacci di cuoio, provvisti di ganci metallici.
Un impeto di rabbia e panico nacque all'improvviso, così inaspettato e repentino, che per un secondo smisi di respirare.

<< Perchè non mi parli un po' di tuo padre, vuoi?>>

<< Voglio tornare di sotto>>

<< Stai seduta>>, ordinò, piazzandosi esattamente davanti a me.

<< Near mi sta aspettando>>, insistetti, cercando di spostarmi, ma lui mi mise una mano sulla spalla.

<< Adesso sei con me. E non ti lascio andare via>>.

Affilai lo sguardo. << Cos'è, una minaccia?>>, sbottai, furiosa. Tagliente, carica di disprezzo, la mia voce ebbe più o meno l'effetto di un fulmine a ciel sereno. Avevo usato un timbro talmente diverso da quello moderato con cui parlavo di solito a tutti... era più o meno lo stesso che aveva usato lui la prima volta che ci eravamo scontrati, in Mensa. << Tanto non mi fai nessuna paura!>>

Stratosferica bugia.

<< Non ho nemmeno iniziato a farlo>>, ribattè, sedendosi di fianco a me.

<< Non puoi obbligarmi a restare>>, dissi, fredda.

<< Vuoi davvero sfidarmi?>>

<< Mi metto a urlare>>.

Inclinò la testa da un lato. << Voi ragazze siete proprio affascinanti... specie quelle come te. Siete così ingenue...! Questa stanza è insonorizzata>>, mi spiegò, mentre un sorrisino vittorioso gli mistificava il volto, rendendolo più crudele.

Mi bloccai. << Stai scherzando>>.

<< Sono serissimo>>.

<< Vuoi farmi credere che con la porta chiusa, per quanto strilli nessuno mi sentirà?>>, continuavo a pensare che volesse solo impressionarmi.

Lui soffocò una risatina. << Prego, urla pure, se non ti fidi.>>, diminuì la distanza tra i nostri corpi. << Tutte le camere dei casi gravi sono insonorizzate. Il che significa che uno come me potrebbe approfittarsi di una ragazzina come te senza problemi>>.

Istintivamente serrai la mano destra a pugno, pronta ad usare violenza se si fosse azzardato ad avvicinarsi ancora di mezzo centimetro.

<< Ti avverto che ho preso lezioni di Bajiquan!*>>, lo minacciai raddrizzando il petto.

Quando avevo dieci anni.
Cinque o sei lezioni al massimo.
Poi avevo mollato, perchè decisamente non faceva per me. Ma ritenni più saggio non rivelare queste cose.
Lui non disse nulla per una decina di secondi.
Subito dopo scoppiò a ridere, arrivando ad appoggiarsi una mano sulla pancia.

<< Bajiquan?!>>, ripetè, incredulo. << Tu...BAJIQUAN?!>>

<< Ehi, adesso smettila!>>, berciai, punta nell'orgoglio. In effetti, chi praticava il cosiddetto " pugilato degli otto estremi", aveva di conseguenza un certo fisico che testimoniava ore e ore di lavoro letale, e capivo benissimo che il mio non rendeva neppure lontanamente l'idea, ma...

<< Va bene, ci credo.>>, si alzò in piedi e mi afferrò un braccio, costringendomi a fare altrettanto. << Colpiscimi>>.

Pensai di aver capito male.

<< Prego?>>

Mi guardò con una luce di sfida. << Sei mi hai detto la verità sarai in grado di sbattermi a terra in mezzo secondo. Coraggio, dimostrami che non sei l'uccellino spaventato che credono tutti, colpiscimi più forte che puoi>>.

Cercai di prendere tempo mentre mi affannavo a trovare una scusa.

<< Non posso... non penserai mica...potrei farti male sul serio!>>

Lui alzò gli occhi al soffitto. << Sta calando la notte, ragazzina...>>

<< E smettila con questa " ragazzina", accidenti! Da quando abbiamo iniziato a parlarci mi hai sempre chiamata così, non ti ho mai sentito pronunciare il mio nome neanche una volta!>>, mi infervorai, irrigidendomi.

Di punto in bianco, B perse l'espressione amichevole e divenne preoccupantemente serio.

<< D'accordo, ti chiamerò per nome. Potresti solo dirmi come ti chiami?>>

Se fossi stata un personaggio dei cartoni animati la mia mascella avrebbe raggiunto il pavimento.
Davvero non conosceva il mio nome?!

<< Ti diverti a prendermi in giro, vero? Tutti sanno come mi chiamo>>, affermai, gettando un'occhiata di sbieco alla porta. << E comunque, non dovevamo parlare del mio fasc...>>

<< Tutti ti chiamano con quel nome>>, ribattè, continuando a restare serio.

<< Perchè quello è il mio nome! Ora dimmi che cosa hai letto...>>

<< E qual è il tuo nome?>>, mi interruppe.

<< Lyanne, dannazione!>>, gridai, perdendo la pazienza. << Lyanne, il mio nome è Lyanne Stoinich!!!>>

<< Ah, davvero?>>, mormorò.

Per quasi due minuti nessuno di noi due parlò. Il martellio nella mia testa si acuì, facendomi quasi scappare un lamento. Mi portai automaticamente una mano alla tempia, esercitando una leggera pressione con le dita, perchè le fitte stavano diventando allucinanti.
Battei le palpebre un paio di volte, rendendomi conto che la vista si era offuscata, lasciandomi per un attimo disorientata. Vedevo B muovere le labbra, ma non udivo alcun suono provenire da esse, perchè mi ero portata le mani ai lati della testa, fremendo dal dolore che il capogiro mi stava facendo provare, impedendomi di rilassarmi.

<< ...spondimi! Devo chiamare l'infermiera?>>

Riaprii gli occhi e vidi che Beyond mi aveva afferrata, appoggiandomi nuovamente sul letto. Feci un respiro profondo, poi scossi la testa.

<< No. Mi capita...>>, alzai lo sguardo. Ora vedevo perfettamente il suo volto. << ...spesso>>.

Lui mi contemplò per qualche secondo. << Perchè non ti decidi a dirlo al dottore?>>

<< Che cosa?>>

<< Che soffri di emicrania oftalmica*>>.

Dallo stupore, rimasi a bocca aperta. << Tu... come sai che...>>

Scosse la testa con aria di rimprovero. << Te l'ho detto, ho una laurea in medicina. E comunque non sono cieco: ho notato quante volte al giorno ti massaggi le tempie>>.

<< E... quante volte al giorno passi il tuo tempo a...notarmi?>>, chiesi, a metà fra la sospettosa e la lusingata.

Finalmente abbandonò l'espressione seria e mi concesse un sorrisetto. << Tanto, tanto tempo>>.

<< Ma perchè?>>, volli sapere, incuriosita.

<< Perchè sei diversa>>, rispose.

L'ironia scomparve dal mio volto. Era la stessa, identica frase che mi aveva detto Near.

<< Di...diversa>>, ripetei, turbata.

<< Non c'è scritto Lyanne Stoinich sul tuo fascicolo. Hanno lasciato lo spazio in bianco. E ci sono parecchie pagine ancora incomplete su di te. Le informazioni in mano loro sono superficiali, ma per il momento ti reputano un soggetto inoffensivo. Dovresti gioire>>, mi confidò, facendomi l'occhiolino. << tu che non hai questo grazioso ornamento>>, aggiunse, facendo un cenno verso la sua caviglia.

<< Perchè hai detto che sono diversa?>>

Lui non rispose e mi rivolse un'altra domanda. << Hai sempre avuto questa patologia?>>

Scossi la testa lentamente, sforzandomi di ricordare. << Forse da bambina, ma per poco tempo... pensavo fosse passata del tutto. Invece, ultimamente...>>, chiusi gli occhi con forza. << ... è come se avessi il cervello in fiamme>>.

<< Quello è prevedibile, ma... è il resto che davvero non capisco>>.

La sua frase mi lasciò perplessa; gli chiesi spiegazioni con lo sguardo.

Si morse le labbra, come se stesse parlando tra sè e sè. << ... Perchè ogni volta che ti succede, la tua data di ...>>, si bloccò, mentre l'espressione turbata lasciava posto a una neutra. << ... no, niente>>, si corresse, allontanandosi di qualche passo.

<< Cosa stavi per dire?>>

Mi sorrise con falsa superbia. << Stavo per dirti che un rimedio infallibile contro la tua emicrania è il caffè amaro accompagnato da un analgesico. Funziona sempre, credimi. Vieni, andiamo di sotto, se abbiamo fortuna riusciamo a convincere le cuoche della Mensa a preparartene un po'. Per il farmaco, però, dovresti chiedere a un infermiere>>.

Perchè mi stai mentendo?, pensai.

Il mio sesto senso aveva capito immediatamente che non era bravo quanto me a inventare menzogne, né a formularle, tuttavia non mi sembrò educato farglielo sapere.

<< Non voglio medicinali>>, mi alzai in piedi. << Ma un caffè ci starebbe volentieri>>.

 


Avevo chiesto con garbo, pregato, supplicato fino allo stremo una delle cuoche per avere una stupida, inoffensiva tazzina di caffè, ma a quanto mi aveva risposto, era meglio non dare caffeina ai pazienti di sera, per evitare di disturbare loro il sonno.
Stavo per arrendermi quando Beyond si mise davanti a me e con quattro parole dette in un "certo" modo, riuscì stranamente a far ribaltare idea alla donna.
Il ragazzo aveva ragione: mi sentii subito meglio.

<< Grazie del consiglio, ne farò buon uso in futuro!>>, gli dissi, voltandomi per andare alla sala giochi.

Quella mia ultima frase sottointendeva anche un saluto, ma mi fermai quando sentii i suoi passi leggeri seguirmi. Lo fissai e probabilmente lui riuscì a scorgere l'enorme punto interrogativo stampato sul mio volto.

<< Non avevi detto che dovevi andare da Near?>>, mi chiese, infilandosi le mani nelle tasche.

<< Sì, l'ho detto. Ma so dov'è la sala giochi, non ho bisogno dell'accompagnatore>>, puntualizzai. Che Near mi vedesse assieme a lui avrebbe voluto dire rafforzare le sue convinzioni e non se ne parlava. E poi, se B fosse venuto con me, quasi sicuramente il piccolo non avrebbe aperto bocca e io avevo altre domande da fargli.

<< Non ti sto accompagnando. Ci andiamo insieme>>, mi corresse, con un ghigno perfido che primeggiava sulla sua faccia, madando all'aria il mio piano per la serata.

<< Scordatelo! Ci andrò da sola!>>

<< Abbassa la voce.>>

<< Perchè tutto a un tratto ho la raccapricciante sensazione che dovunque vada, tu mi pedini sempre?>>, sibilai.

<< Oh, questa è facile: mi ero stufato di studiare il tuo seno da lontano>>.

<< Mi è appena scaturito un dubbio: ti hanno sbattuto qui dentro per molestie sessuali?>>, sibilai, iniziando a nutrire un profondo disgusto verso quel tracotante ragazzo che mi stava davanti.

<< No, ma non tentarmi; tu saresti una piacevole eccezione.>>, mi provocò. << O eccitazione. Quale delle tue ti garba maggiormente?>>

Non riuscivo a rispondergli.

Perchè in fondo sapevo perfettamente quale delle due mi attirasse di più. Vedevo il suo sguardo accendersi di qualcosa che solo un mese fa non sarei mai stata in grado di riconoscere. Bramosia.

<< Scusa>>, borbottai infine, non sopportando più di guardarlo negli occhi e concentrandomi sulle mie scarpe. << ma più tempo passo a parlare con te, più mi rendo tremendamente conto di non esserci proprio abituata>>.

La sua mano eburnea corse ad imprigionarmi il mento, obbligandomi a sollevare la testa. Il suo sorriso si ampliò.

<< Ai ragazzi?>>

<< No.>>, gli afferrai il polso e lo allontanai bruscamente. << Ai bastardi>>.

 

                 
                                                                                                                 ***

 

<< Se muovi l'alfiere farai il suo gioco. Piuttosto, togli di mezzo il suo pedone, laggiù>>.

La voce di B mi distolse dal filo di pensieri che stavo tessendo con estrema attenzione allo scopo di creare un buon piano di difesa mentale da applicare poi sulla scacchiera, distraendomi.

<< La vuoi smettere? E' il mio turno e faccio come mi pare!>>, sbottai, cercando di non badare a B, semisdraiato sul pavimento, di fianco a me, mentre esaminava con diffidenza la disposizione dei miei pezzi sulla scacchiera.

Dal canto suo, Near faceva vagare liberamente lo sguardo da me a lui, da lui a me, da me alla scacchiera e così via.
Non aveva detto una parola vedendo il terzo incomodo, ma non sembrava per niente impressionato dalla presenza di B. Anzi, pareva più che mai incuriosito dal nostro modo di interagire, dato che avevamo finito col metterci noi due contro di lui. Avevamo stabilito di muovere uno dei nostri pezzi a turno, prima io, poi Near, poi lui, poi di nuovo Near e da capo con me.
Solo ora capivo che il mio vero avversario non era il piccolo fiocco di latte di fronte a me, ma il caso grave che tentava in tutti i modi di mandare all'aria il mio campo di battaglia, spostando volontariamente tutte le pedine che avevo posizionato in modo da utilizzarle in seguito.
Il vero problema evidenziava il semplice quanto devastante fatto che la mia tecnica si basava sulla difesa, la sua, invece, puntava tutta sull'attacco.

<< Qual è il colore che secondo te ti rappresenta meglio?>>, mi chiese di punto in bianco.

<< In questo momento il grigio piombo. E ora piantala, sto cercando di riflettere>>, risposi, mordicchiandomi un'unghia.

<< Risparmia la fatica, ormai hai condannato il re a morte certa>>.

Mi misi la testa tra le mani, sentendo che di lì a poco avrei perso la pazienza.

<< Qual è il tuo pezzo della scacchiera preferito?>>, chiese ancora.

<< La torre>>, dissi, muovendo l'alfiere.

<< Perchè la torre?>>

<< Perchè è irraggiungibile>>.

<< E chi lo dice?>>

La regina di Near mi mangiò l'alfiere, lasciando la mia ultima torre scoperta.
Sbuffai. Era tutta colpa sua.

<< E il tuo invece qual è?>>, gli chiesi, tanto per distrarlo a mia volta.

<< Il cavallo>>, rispose, senza batter ciglio. << E tutti i suoi differenti utilizzi>>, aggiunse, sfiorando la mia gamba con la sua.

Non so cosa mi trattenne dal tiragli uno schiaffo.
Mi limitai a guardarlo disgustata, non riuscendo a credere a come potesse dire certe cose davanti a un bambino, ma il piccolo sembrava non essersene accorto.

Sembrava.

Recentemente avevo scoperto che Near teneva la bocca chiusa, ma le orecchie ben aperte.  B si accorse della mia occhiata omicida e fece una faccina triste, rivolgendosi a Near, come per scusarsi.

<< Spiacente, piccolo. Mamma Lyanne ha litigato con il suo senso dell'umorismo, per questo stasera sembra un'arpia, ma ci pensa papà Beyond a tirarle su il morale, affinchè non faccia più partite tanto vergognose>>.

Mamma Lyanne.

Papà Beyond.

Piccolo Near.

Perchè la cosa mi sconvolse tanto?
E non in senso del tutto negativo...

Fugace, un pensiero mi attraversò la mente, facendomi scattare.

<< Oh, cavolo! Che ore sono?>>

<< Le dieci e venti>>, rispose meccanicamente B, indugiando con le dita sopra un pedone.

<< Cavolo!>>, sbottai, tirandomi su. << Scusa Near, devo allontanarmi per qualche minuto!>>

<< Dove vai?>>, volle sapere B.

<< Da Misa. Voglio controllare come sta. Non è ancora rientrata>>.

<< E' da codardi filarsela per non vedere il proprio esercito cadere>>, obiettò il ragazzo dai capelli neri.

<< E' andato in pezzi a causa tua. Prima di attaccare, bisogna sempre assicurarsi una difesa ineccepibile>>, lo rimbeccai.

<< La miglior difesa è sempre l'attacco, non lo sai?>>

Sorrisi. << In fondo sono generosa; ti regalo l'onore di venire sconfitto da solo>>.

 


                                                                                                        ***

 

La temperatura all'esterno si era abbassata bruscamente, ma non c'era un alito di vento a scompigliare le cime frondose degli alberi.
Per giungere al laghetto fui costretta ad addentrarmi nei cespugli selvatici, che crescevano liberamente, arrampicandosi ai tronchi degli alberi e allungandosi a dismisura sulla terra nera.

<< Misa?>>, la chiamai, quando giunsi alla riva.

Di notte il lago aveva un aspetto... bellissimo sarebbe stato riduttivo e in fondo anche sbagliato, perchè incuteva un certo timore il silenzio che ne permeava le acque immobili...era impressionante. La valle d'acqua era uno specchio che offriva un eccellente riflesso della luna piena e delle stelle più luminose.

<< Sono qui>>, rispose. Aveva una voce stranissima, come se in tutto quel tempo non avesse fatto altro che piangere.

Se ne stava con le ginocchia strette al petto. Si era tolta gli stivali e ora i suoi piedi toccavano la riva, bagnati e splendenti.
Feci qualche passo verso di lei.

<< Non ti avvicinare!>>, sibilò in malo modo, voltando la testa nella mia direzione.

<< Ma volevo solo vedere come...>>, esordii.

<< Non ti avvicinare!!!>>, gridò, alzandosi in piedi di scatto e mostrandomi cosa teneva stretto nella mano sinistra.

Una scheggia di vetro triangolare, appuntita.

<< Gli infermieri sono degli emeriti idioti>>, rise con nervosismo. << che senso ha mettere specchi di latta in tutto l'edificio quando poi permettono di tenere lo specchietto per il trucco?>>

<< Misa...cosa vuoi fare con quello?>>, dissi, senza staccare gli occhi dal pezzo di vetro che rifletteva la luce sul lago.

Il suo sguardò mi perlustrò con calma, poi tornò a fissare il frammento.

<< Ho pensato più volte di usarlo, l'anno scorso>>, mormorò, abbassando il braccio. << Per quello che avevamo fatto>>.

Chi aveva fatto cosa?
Non riuscivo a seguirla, perchè ad un tratto ero indecisa se avvertire qualcuno o tentare di calmarla. C'era qualcosa di diverso, in Misa. Aveva una luce malsana, preoccupante, negli occhi. E dal modo in cui teneva stretta quella scheggia, la mia paura aumentava sempre di più.

<< Non ti seguo>>, riuscii a dire, evitando di far tremare la voce. << Cosa avete fatto, l'anno scorso?>>

Lei ebbe un singulto. Credetti stesse ridendo, ma poi vidi lacrime nere di mascara disegnare righe tremolanti lungo le sue guance.

Piangeva disperatamente.

<< Io non volevo farlo!>>, gemette, portandosi le mani alla testa. << Lui non mi aveva mai fatto niente, era sempre stato gentile con me, ma poi...>>

<< Lui chi? Di chi stai parlando?>>

<< Abbiamo dovuto farlo, piccola Lilly>>.

<< Tu...e chi altri avete fatto cosa? Intendi gli altri pazienti?>>.

Misa scosse la testa e deglutì, rilassando le spalle. Mi avvicinai di un passo.

<< Cos'è successo? Dimmelo...>>, la incoraggiai, senza abbassare la guardia.

<< L Lawliet>>, sussurrò, stringendo il frammento con così tanta forza che vidi alcune gocce di sangue colare dal palmo.

<< Cosa gli è successo?>>, ripetei. << Parlami, Misa! Qualcuno ti ha costretto a fargli qualcosa?>>

 

 

                                                                                                                [ continua]

 

 

 

Ce l'ho fatta ad aggiornare!!!!!

Avete visto come sono brava? :P

* Bajiquan, come ho già scritto, viene di solito chiamato " pugilato degli 8 estremi", è uno stile d'arte marziale asiatica ( non ricordo più se cinese o indiana, pardon!), basata sull'uso dei gomiti. Se si impara bene ad usarla può produrre colpi potentissimi a breve raggio e di forza micidiale.


* Si parla di emicrania oftalmica quando avviene la vasocostrizione dei condotti ematici dell'apparato visivo.

NON è una malattia, ma può portare sintomi fastidiosi, tra i quali appunto un'emicrania micidiale( a volte anche perdita di sensibilità alle mani e al palato) e una percezione sbagliata della distanza degli oggetti... capito adesso perchè Lyanne a volte è tanto imbranata?

 

Ora però vi confermo con certezza che prima di settembre non potrò più aggiornare, perchè sarò occupata a nuotare, andare in canoa, fare immersioni e tante altre splendide cose :D

Attendendo con ansia il fatidico primo di agosto, ne approfitto per ringraziare

le 28 persone che hanno inserito The Wammy's Hospital tra le Preferite,

le 5 che l'hanno inserita fra le Ricordate

e le 37 che l'hanno inserita fra le Seguite

ma il grazie più grande va alle persone che hanno recensito l'ultimo capitolo!!

Mille millanta volte grazie e a presto!!

Un bacio e buone vacanze, Luce 

   
 
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