Videogiochi > Professor Layton
Segui la storia  |       
Autore: Kastel    28/07/2011    1 recensioni
Prendiamo in esame la trama del terzo gioco, divertiamoci a trasformare l' inganno di Clive in realtà.
Ecco che trovano posto il Professore e i Ripetenti, due fazioni con due ruoli e scopi differenti.
In mezzo ci sono un membro della Polizia Segreta e uno dei ribelli, che dovranno imparare a fidarsi l' uno dell' altro se non vorranno morire soffocati.
{Ovvi riferimenti a 1984 di Orwell e al manga Dolls di Naked Ape. Verrà aggiornato il più possibile}
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buongiorno e benvenuti al nostro programma, “Impariamo la storia del Professore”, voluto nientedimeno che dal nostro amato leader.
Nella puntata di ieri ci siamo fermati al momento in cui il nostro amato Professore è diventato insegnante.
Sono anni difficili, per il nostro paese: la crisi e la guerra portano solamente dolore, il cibo scarseggia, così come pure l' acqua.
Ciò di cui aveva bisogno, questo paese allo stremo delle sue forze, era un vero leader, un uomo forte, capace di risollevare le sorti del paese.
Quell' uomo fu il nostro amato Professore, che si presentò alle elezioni con un partito nuovo: il partito del Rinnovo. Il suo programma, basato su un totale rifacimento delle leggi e delle forze portati del paese, riscosse un grande successo; tanto da farlo eleggerlo appena si propone.
Dopo sappiamo benissimo cosa accadde: il nostro amato Professore andò al comando, ricreando il paese

A suon di violenza e repressione.
Spense la televisione, finendo di bere il suo caffè. Non aveva di certo bisogno di sentire certe stronzate di prima mattina, soprattutto se sponsorizzate da Layton.
Conosceva fin troppo bene il seguito di quel racconto: il Professore prese il potere con la forza, destituendo tutti coloro che governano fino ad allora e uccidendo chi gli era contro. Si erano trovati molti corpi di avversari politici lungo il Tamigi, ma ufficialmente erano stati dei ladri o si era suicidati. E non era neanche possibile capire quanti fossero i morti in realtà, visto che alcuni erano stati insabbiati. Una vera e propria carneficina, accuratamente nascosta dai media e dal governo. Il passo successivo fu quello di farsi mettere come unico Leader, che concentrava in sé tutti i poteri. Si fece chiamare con l' appellativo di Professore, nome che appariva ironico e di cattivo gusto. Lui, come molti altri, non voleva essere educati da un uomo simile. Eppure Layton insegnava a suon di pugni e organici, segreti o meno.
Non sapeva esattamente quante istituzioni fossero state create sotto il suo governo, si avevano notizie certe solamente della Polizia Segreta, la sezione che si occupava di liquidare tutti i problemi vari ed eventuali. Tipo lui.
Mollò il caffè appena sentì il bussare. Rimase fermo, sapendo benissimo chi erano. Non erano i suoi compagni, avrebbero usato il codice. Quelli fuori dalla porta, invece, bussarono e basta. Gli venne istintivo tremare, preparandosi a morire. La Polizia Segreta non perdonava chi si ribellava.

Apri! In nome del Professore ti ordino di aprire questa porta!”
Clive tirò fuori la pistola, pronto a combattere. Non si sarebbe di certo consegnato, piuttosto sarebbe morto nel tentativo di rendere un po' migliore quel paese.

Apri, Clive Dove! Sappiamo che sei lì dentro!”
Sapevano pure come si chiamava... non c' era niente da dire, facevano le cose per bene.
Il silenzio che seguì dopo quelle parole fu tra i più pesanti della sua vita. Avrebbe voluto urlare o rompere qualcosa per annullarlo, ma non poteva farsi scoprire. Non doveva.
All' improvviso l' Inferno. Clive pensò che almeno era pronto ad essere dannato per sempre: se lo vivi una volta puoi sopportarlo per sempre.
La porta cadde sotto i colpi di una magnum, lasciando entrare i due membri della Polizia, con la pistola ben carica e puntata su di lui.
Clive, preso dal panico, iniziò a sparare a caso, non sapendo cosa o chi stava colpendo. Intanto si avvicinò alla finestra, pronto a scappare da lì. Gli venne naturale sorridere quando sentì un urlo provenire da quello che appariva il più giovane dei due. Non ebbe molto tempo per preoccuparsi o pensare: prese le scale antincendio, fuggendo da quella casa. Di sicuro l' avrebbero inseguito, ma sapeva come seminare gli impiccioni.

 

Merda!”
Luke, seduto nel letto di un ospedale militare, stava maledicendo il ribelle che gli era sfuggito da sotto il naso. Non si aspettava di certo che avrebbe sparato, dalle descrizioni che aveva ricevuto non ne era il tipo. Eppure era lì, che si teneva la spalla dolorante, sputando un “merda” ogni tanto per sentirsi meglio. Dannato ribelle, gliel' avrebbe pagata prima o poi.
Non sperò di certo di vedere sua moglie, sapeva bene quanto poco fosse interessata al suo lavoro, figuriamoci alle sue ferite. Non lo faceva perché non si preoccupava, anzi: non lo faceva perché non voleva lasciarsi distrarre dalle sue passioni: la lettura, lo shopping. Soprattutto lo shopping. Anzi, solo quello.
Luke evitò di pensare a quanto il conto della sua carta di credito fosse sceso in quella giornata. Si meravigliava, addirittura, che fosse possibile spendere tutti quei soldi in una volta sola. Lui ne avrebbe usati il meno possibile, non sapendo cosa comprare.
Il lavoro l' aveva reso una persona priva di interessi o hobbies particolari, l' esatto opposto di quando era bambino. Evitava di pensare ai momenti passati, ma non poteva fare a meno di ricordare con una certa dolcezza le letture che faceva o le discussioni appassionanti con il suo amato professore.
Professore che era entrato nella sua stanza, osservando il ragazzo con uno sguardo che avrebbe fatto paura a chiunque. Luke non fu l' eccezione.

Capo della sezione operativa Luke Triton.”
Luke abbassò il capo, sentendosi il bambino che era un tempo, beccato nel bel mezzo di una marachella, mentre veniva sgridato dalla madre. Ma lui non era un bambino e quella non era sua madre: lui era il suo capo e l' uomo che amava. Quando capì che in quello sguardo era contenuto soltanto delusione si sentì morire. La sensazione di star affogando non passava, anzi. Stava morendo asfissiato e non poteva fare altro che cercare di nuotare il più possibile, di stare a galla nonostante tutto.
Rimase quindi con il capo giù, ascoltando ogni parola di quel rimprovero.

Oggi mi hai molto deluso, sappilo. Quando ti ho scelto sapevo che eri la persona giusta per il ruolo di capo e non, come molti pensano, perché sei stato il mio amato allievo. Ma con oggi... hai perso parte di quella fiducia che riponevo in te.”
A Luke venne istintivo stringere la coperta con un pugno, ascoltando quelle che parevano un mucchio di emerite stronzate volte a farlo sentire peggio. Lo sapeva, che Layton non nutriva così tanta fiducia in lui. Lo sapeva bene che l' aveva scelto unicamente perché era stato il suo allievo, il amato allievo. Il suo sciocco, controllabile allievo.
Quando quel pensiero lo attraversò spalancò gli occhi, comprendendo qual' era il legame che univa lui e Layton.
Il burattino con il burattinaio.
Perché sapeva che avrebbe potuto scegliere, ad esempio, Descole come capo -violento, che amava il suo lavoro di assassino-, ma non avrebbe potuto controllarlo a dovere. Jean avrebbe sputato in faccia a Layton sentendo quel discorso, ridendo per l' assurdità di quelle parole. Lui invece stava fermo, con il capo chino, senza protestare. Rendendosi sempre più governabile.
Qualcosa dentro Luke si spezzò e non sarebbe più tornato. Al medesimo tempo, però, sentì di poter respirare meglio. Un poco, ma era già qualcosa.
Layton non si accorse di nulla, continuando a parlare.

Altrettanto bene so che non hai mai sbagliato. Questo è stato il tuo primo errore in anni di carriera. Quindi questa volta avrai il mio perdono. Ma è l' ultima, ricordati. Fallisci ancora e ad occuparti di te saranno i Secchioni.”
A sentire quel nome Luke rabbrividì, sapendo cosa sarebbe successo se fosse finito in mano a quella gente. L' avrebbero torturato o violentato -se gli andava bene- e poi ucciso. Oppure avrebbero fatto di peggio, ma non riusciva ad immaginare cose più terribili. Forse era lui a possedere una fantasia limitata, oppure preferiva chiudere gli occhi davanti alla sofferenza. Cosa strana, visto che lui la provocava ogni santissimo giorno.
Scosse la testa, non osando alzare lo sguardo.

Non... non fallirò più. Stia tranquillo, Professore.”
Non alzò lo sguardo neanche quando percepì la mano di Layton sulla sua spalla, neanche quando gli baciò la testa, nemmeno quando gli alzò il viso per osservarlo meglio.

Sono felice che non sei morto, Luke.”
Egocentrico che non sei altro... Pensi che non sappia che per te non sono altro che uno strumento? Pensi che non mi accorgo che i tuoi baci sono vuoti come questa città, svuotata di una qualsivoglia logica e sentimenti? Credi davvero che sarò per sempre il tuo burattino? Prima o poi ti punterò contro la mia pistola, quella con cui ho ucciso tanti tuoi avversari. Prima o poi verrai ucciso da coloro a cui riposto la tua falsa fiducia.
Prima o poi i tuoi pupazzi diventeranno delle persone vere. Non potrai farci non respirare per sempre.

Si.”
Un misero si e un bacio in risposta, un bacio che sapeva di ferro e nebbia. Un bacio che sapeva di nulla.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Professor Layton / Vai alla pagina dell'autore: Kastel