Non ti dimenticherai di me, vero?
Ora ascolta: ovunque io sia, riconoscerò le tue risate,
vedrò il sorriso nei tuoi occhi, sentirò la tua voce.
Il semplice fatto di sapere che tu sei da qualche parte su
questa terra sarà,
nell’Inferno, il mio angolo di Paradiso.
(M. Levy, Sette
giorni per l’eternità)
- Non puoi andare.-
Le parole le erano uscite di getto fuori
dalle labbra. Avrebbe dovuto contenerle, lasciare che rimanessero nella sua
testa – nel suo cuore – senza
prendere il sopravvento. Sarebbe dovuta rimanere in silenzio, beandosi solo
della possibilità di poterlo guardare, di poter accarezzare con i suoi occhi,
la sua figura magra e luminosa.
- Devo.-
Doveva davvero? Era così necessario
andare a rischiare la vita in un gruppo di persone
che avrebbero potuto ucciderlo da un momento all’altro, magari solamente per il
suo aspetto? Sì. Lo sapevano sia lui, che lei.
Era necessario per combattere Voldemort.
Era necessario per permettere alla
comunità magica di andare avanti senza più alcun problema.
Era necessario.
- Devi? Cosa ti obbliga a farlo? Chi ti
obbliga?-
Non poteva capire. O forse poteva, ma
semplicemente non voleva. Rimanere
lì, in quella casa, dopo che per l’ennesima volta aveva visto un amico morire.
Rimanere lì, in quella casa, insieme a lei, la cui sola vista gli provocava
terribili fitte all’altezza del cuore. Al
cuore.
- Devo, perché questa guerra non si
combatte da sola. È la mia coscienza, ad obbligarmi.-
La sua coscienza. Maledetta. Gli impediva
di vivere davvero quegli occhi che ogni volta lo cercavano, tentando
disperatamente di aggrapparsi a lui, senza lasciarlo più andare perché era una
ragione di vita.
- Sono stanca di combattere sai? Sono
stanca di vedere la gente morire … Prima Sirius, adesso potrebbe succedere … a te. Hai la minima idea di come mi
uccide il solo pensiero di non poterti rivedere mai più? Di non sentirti più
dire quanto io sia buffa …-
Le si avvicinò lentamente, desideroso di
potersene fregare di tutto e di tutti per poterla stringere tra le sue braccia,
baciare ogni singolo lembo di pelle che quegli assurdi vestiti che si ostinava
a comprare lasciavano libero. Riusciva a sentire solo il dolore che lui stesso
si procurava tenendola lontana.
- Non morirò. Starò attento, te lo
prometto.-
- Ma sarai comunque lontano da me.-
- Ninfadora pensa al lato positivo: non
mi vedrai e ti passerà più in fretta. Smetterai di essere innamorata di me e
tornerai a vivere la tua vita seriamente.-
Quante volte aveva pronunciato quelle
parole davanti a lei? Quante volte era stato costretto – dalla coscienza – a dirle che tra loro non c’era futuro? Troppe
volte, tanto che aveva perso il conto. Perché lui era vecchio, povero,
pericoloso. Eppure lei era sempre rimasta lì, a fregarsene di tutto ciò che la
gente pensava e diceva, pronta ad essere la sua ancora. Non era mai andata via,
neanche quando era stata cacciata con poca gentilezza.
-
Ti prego Remus, non ricominciare. Credi davvero che se rischi la vita, io possa
dimenticarmi tutto? Non puoi essere così sciocco.-
Sciocco.
Lo era sempre di più in quel periodo.
Così sciocco che faticava a riconoscersi a volte.
L’abbracciò forte, immergendo il viso in
quei capelli che adorava veder cambiare colore, beandosi di quell’odore che
solo lei sembrava avere.
Era così bella, la sua Ninfadora.
- Ti amo Remus.- sussurrò lei, affondando
ancora di più il viso nel petto di lui. Era così dolce il battito del suo
cuore.
- Dora …-
- Non lascerai che loro prendano il sopravvento
vero? Non ti dimenticherai di me, Remus, vero?-
Le baciò la fronte. Dolcemente,
desiderando che fossero le sue labbra.
- Come puoi pensare che io possa
dimenticarti, Dora?-
E sulle sue labbra ci arrivò.
Per giorni si era ripromesso di non
farlo, di non varcare mai quel lieve confine tra amore e amicizia, ma in quel
frangente non era sbagliato.
Perché se doveva morire, voleva che le
sue labbra fossero l’ultimo pensiero stupendo che avrebbe attraversato la sua
mente.
In fin dei conti, lei aveva ragione. La
amava, benchè non avesse ancora trovato il coraggio di dirglielo. Forse, perché
sperava che lei sarebbe rinsavita, un giorno. O forse avrebbe voluto
ripeterglielo ogni attimo della sua esistenza.
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Indovinate
un po’ cosa stavo facendo prima di scrivere questa? U.U
Spulciavo il quadernetto delle citazioni, ovvio.
L’altro
giorno era Musso, oggi (tecnicamente dovrei dire ieri) è Levy. Gente, se non
avete letto Sette giorni per l’eternità … beh mi chiedo come facciate ad esistere.
È il mio libro preferito, quello. Adoro il personaggio di Zofia e persino
Lucifero mi sta più simpatico, per non parlare poi di tutti gli altri
personaggi e Lucas e … ok, va bene, va bene la smetto.
La shot,
se non si fosse capito, è ambientata poco prima della partenza di Remus verso
il clan di Greyback. Per poco, intendo dire che
quando Ninfadora inizia a parlare, Remus sta facendo i bagagli (in senso
figurato, ovviamente. Credo che sarebbe stato strano, presentarsi al cospetto
dei mannari con una valigia in mano, in effetti.)
Mpf stamattina
sono più schizzata del solito.
Spero
che un po’ vi sia piaciuta, io ora evaporo.
Smack!