No post on Sunday

Ciao Hermione,
grazie per la tua lettera. Qui va tutto bene, davvero.
Ho comprato una nuova casa. Si, è un appartamento. Accanto a quello di George, ci credi?
E' carino, non tanto grande. Poi Ron è sempre qui, davvero! Adesso sta dormendo sul divano. E' stanchissimo, passa ogni giorno in negozio con suo fratello. Ma questo lo sai, penso.
Mi hai chiesto dell'accademia, giusto? Va bene. Non è Hogwarts, no. Non ci devo andare tutti i giorni e per di più mi sembra sempre una lunga lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
Con Remus, non con la Umbridge, ovviamente.
Hai sentito Herm, che fine ha fatto la vecchia rospa?
Ad Azkaban. E' quello che si merita, no?
Salutami Ginny, sto per scrivere un messaggio anche a lei.
Stammi bene.

Harry distolse lo sguardo dalla pergamena e si guardò il dorso della mano destra, dove si potevano intravedere ancora le cicatrici.

Non devo dire bugie, si disse.

Rilesse la lettera, la arrotolò.

Poi la srotolò di nuovo e cancellò le ultime due righe.

Herm, mi manchi.
E' strano non vederti in giro, non sentire la tua voce da così tanto tempo.
Vorrei che tu potessi venire a vedere la casa, a lamentarti del disordine, a sfogliare i miei nuovi libri.
E' strano.
A volte ci penso, magari dovevo tornare ad Hogwarts anche io.
Mi manca il tuo giudizio.
Ho paura che questo appartamento sia troppo grande per me.
Ogni tanto si sentono le esplosioni degli esperimenti di George..
Dovresti venire a vederlo.
Dovresti venire a trovarmi, Herm.

Dopo qualche minuto di riflessione, Harry si alzò e si diresse verso la cucina.

A metà del tragitto, quasi si scontrò con il divano sul quale Ron dormiva beato.

Rimase incollato al pavimento, a osservare il suo migliore amico che dormiva.

Hermione era la ragazza di Ron.

E lui era un gran bugiardo.

Non aveva intenzione di scrivere a Ginny quella sera.

Tornò per l'ennesima volta alla scrivania, sigillò la pergamena e la buttò in un angolo.

“Ron. Se vuoi dormire qui va bene, ma dovresti avvisare tua madre.” disse a voce alta.

Non provò nemmeno a tradurre il mugugno sommesso dell'amico.

L'aveva avvisato, poteva andare a letto con la coscienza pulita.

“Sto uscendo.” urlò Ron la mattina seguente. “Passo in posta, invio io questa pergamena?”

Non provò nemmeno a tradurre il mugugno sommesso dell'amico.

Aveva già la pergamena in mano, sapeva che era per Ginny, poteva andarsene con la coscienza pulita.

TOC TOC

Harry si rigirò tra le coperte.

TOC TOC

George avrebbe trovato un'altra cavia per le sue pastiglie. Si sfiorò le costole, ricordando l'ultimo spiacevole effetto delle pasticche euforiche, che lo avevano fatto ridere ininterrottamente per cinque ore.

TOC TOC

“Che c'è?” chiese spazientito, aprendo con violenza la porta della camera. “Hermione.”

“Questo appartamento è troppo grande per te, Harry.” disse lei sorridendo.

Harry la strinse con forza.

“Entra.”

Cercò di lanciare gli abiti di Ron in un angolo, di sistemare alla meglio il divano dove il suo migliore amico aveva passato la notte.

“Questa casa è un disastro. E cos'è questo rumore?” chiese Hermione sedendosi in un angolo.

“I Tiri Vispi. Sono aperti anche la domenica, ora. Ma tu.. Che ci fai qui?”

“Ho una notizia buona e una cattiva. Da dove inizio?”

Harry si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi assonnati.

Hermione era lì, non poteva esserci una notizia migliore.

“Quella cattiva.”

“Ginny ha l'influenza ed è in infermeria da un paio di giorni.”

Harry la guardò confuso.

“Mi dispiace molto. Non me l'ha detto. E' grave?”

“No, no. Non preoccuparti. E' una brutta influenza, ma sai che Madama Chips fa miracoli.”

“La buona notizia?” chiese Harry alzandosi per prepararsi un caffè.

“Non ha letto la lettera. Mi ha chiesto di portarle la posta in infermeria.. Ma la pergamena era mezza aperta, ho visto che non era per lei, era per me.”

Quasi gli cadde la tazza dalle mani. Lasciò uno sguardo sulla scrivania. La lettera che aveva scritto la sera prima c'era più.

“Hai mandato quella lettera a Ginny.” commentò imbarazzata Hermione estraendo la pergamena dalla busta. “Era per me credo.. emm.. “Ciao Hermione””

“Sì, certo. Io penso sia stato Ron. Non so. Fino a cinque minuti fa dormivo, non so cosa sia successo. Credeva fosse per Ginny. Se l'avesse letta..”

“Non penso se la sarebbe presa. Sono la tua migliore amica, no?” chiese Hermione alzandosi a sua volta, aprendo uno ad uno gli armadietti della cucina.

Harry osservò i suoi gesti, il semplice appoggiare la borsa sul tavolino da thè, guardarsi intorno ancora, borbottare qualcosa, avvicinarsi a lui.

“Non hai dei cornflakes? Ho voglia di cornflakes.” chiese poi quando gli fu accanto.

“Penso che Ron li abbia finiti.”

“Vi siete fidanzati, tu e lui? Sembrate una coppia di vecchi sposi.”

Risero entrambi.

“Mio marito è veramente disordinato.” commentò lugubre Harry, muovendo platealmente il braccio per mostrare il salotto disseminato di roba di Ron.

“La McGrannit mi ha dato il permesso di stare fuori per pranzo. Ti do una mano io a sistemare.”

“E Ron?”

“Oggi sono qui per te, Harry.”