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Autore: _Renesmee Cullen_    29/07/2011    11 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ragazze!!!
Finalmente riesco a postare!!! Non penserete mica che mi sia dimenticata di voi vero? Ovunque vada giro con la pennetta o un cd. spero che la gente non mi prenda per matta o psicopatica dato che appena vedo un pc chiedo di poterlo usare XDXD
Adesso che posso fare lo cose con calm, ringrazio calorosamente Cleppy_Ds e CharriBomb_ per le fantastiche recensioni chemi lasciano *.* e ovviamente ringraio anche tutte le altre ragazze chemi recensiscono.
Vi anticipo che questo è un capitolo..... bomba atomica!!!! E' il più "bomboso" di tutti, come dico io.
Mi raccomando recensite in molte, è lungo  mi sono impegnata molto mentrelo scrivevo.
Mi scuso in anticipo se i link non si vedranno.
Non so quando posterò, ma continuate a seguirmi
ciao ciaoo e buona letturaaaaa

 

Capitolo 20 Castelli di sabbia

Pov Diletta

Quando entrai in classe il giorno dopo, Sister mi corse incontro tutta eccitata, come se fosse successo qualcosa di stratosferico.

-Senti Sister… ti andrebbe di venire al mare domani mattina?- chiese. Io la guardai dubbiosa, certa che mi stesse nascondendo qualcosa. Sicuramente per me non sarebbe stato un problema, durante l’anno avevo fatto pochissime assenze, e sicuramente mamma mi avrebbe mandata. Non avevo bisogno di dirle bugie. Il problema forse sarebbe stato papà ma a questo avrei pensato dopo.

-Chi siamo?- chiesi. Lei abbassò un attimo gli occhi e sospirò. Sperai che si ricordasse di quello che mi aveva promesso.

-Io, Fra, tu… e Matteo- sgranai gli occhi. Ci avrei scommesso! Fortunatamente glie lo avevo chiesto prima, altrimenti me lo sarei ritrovata tra i piedi ancora una volta! E li davvero mi sarei incazzata con Sister. Appoggiai dubbiosa lo zaino sul banco.

-…Non so se mamma mi fa venire se ci sono anche due ragazzi…- in realtà era vero, ma se ne avessi avuto voglia avrei sempre potuto dire che ci andavo con Athe Francy e Lucy.

-Dile per favore non sparare cavolate. So che se ti va troverai un modo per venirci.- supplicò. Ci pensai su.

-Vengo solo se viene anche Francy.- sorrisi furba. Questa era la mia condizione. Prendere o lasciare sorellina.

-Francy non può perchè domani deve recuperare il compito di italiano, che quando l’abbiamo fatto noi lei non c’era.- affermò. Sbuffai e presi i libri continuando a pensare. Sicuramente Fra e Athe sarebbero stati appiccicati come due ventose e avrebbero lasciato me e Matteo da soli…. Ma io non avevo alcuna voglia di restare sola con lui, soprattutto non dopo quello che era successo. E Sister lo sapeva questo.

-Sister, lo sai…- cominciai –E ricorda che hai promesso di non interferire più!- esclamai. Eppure un po’ ero tentata di andarci… mi avrebbe fatto bene saltare una giornata di scuola. Per di più io amavo il mare e domani avremmo avuto tre ore di Italiano di fila, una tortura.

-Ma io non interferirò! Non farò niente per farvi parlare o cose del genere. E poi se anche voi due rimarrete da soli al massimo potrete ignorarvi. E poi mamma non mi manda se non vieni anche tu… ti prego! Fallo per me almeno!- mi chiese con le mani giunte e con gli occhi da cucciolotta che sapeva fare tanto bene.

 

-Ok, ok, ma lo faccio solo per te. E poi mi farà bene un po’ di aria di mare…-

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Il giorno dopo

La borsa era pronta, dovevo solo infilare il costume e poi potevo andare. La crema solare me la sarei spalmata direttamente in spiaggia. Misi uno dei miei costumi preferiti

http://www.polyvore.com/love_summer_dile18/set?id=27781580

 

 

e salutai mamma. Ufficialmente andavo al mare con Francy, Lucia e Athe e ne mamma ne papà avevano obiettato, a condizione che non mi facessi il bagno, dato che non c’era un adulto. Io avevo annuito con la mia tattica vincente “sorridi e annuisci” ma poi avrei fatto come volevo. Al massimo non mi sarei bagnata i capelli. Mamma mi voleva accompagnare almeno fino al porto, dato che il mare era almeno un’ora in automobile distante da Bologna. Io avevo obiettato, dicendo che con il treno ci saremmo divertite di più. Presi il bus e arrivai alla stazione con un po’ di anticipo rispetto all’orario prestabilito. Puntuale come sempre. Comprai direttamente il biglietto e aspettai. Come di regola, se io ero in anticipo, Sister arrivò un po’ in ritardo insieme a Francesco. Matteo arrivò poco dopo.

-Ciao Sister! Ciao ragazzi!- salutai disinvolta. Avrei cercato di stare alla larga da Matteo senza darlo a vedere, s’intende. Non volevo rovinarmi quella giornata. Mi salutarono tutti e tre e insieme andammo a prendere il treno. Dentro c’erano molti ragazzi che salavano, noi non eravamo gli unici. Mi venne da sorridere.

-A quanto pare non siamo i soli…- disse Sister che stava seduta sopra a Fra a causa della mancanza di posti. Mi Lesse nel pensiero. Rovistò poi dentro la borsa ed esclamò

-Oh no! Ho dimenticato il telo da mare! Cavolo!- esclamò. Fra si offrì per farle usare il suo, da bravo gentleman. Che dolce! Dopo più di un’ora passata a chiacchierare e a farci foto, arrivammo presso la costa Romagnola. Avevo promesso a mamma di chiamarla quando sarei arrivata e così feci

-Ciao mamma! Siamo arrivate va tutto bene. Adesso andiamo in spiaggia. Si mi metto la crema. Lo so che sennò mi scotto.- mamma cominciò con le raccomandazioni, dato che io avevo una carnagione molto chiara, e mi scottavo con facilità.

-Si mamma quando prendo il treno per il ritorno ti chiamo. Ti salutano le altre, ciao ciao.- riattaccai tirando un sospiro di sollievo. Bene, la copertura teneva.

-Ha detto a tua madre che venivi al mare?- chiese Fra curioso. Io sorrisi

-Si, altrimenti come le spiegavo che uscivo di casa con una borsa da mare? E come avrei fatto a stare fuori una giornata intera?- chiesi. Fra mi guardò senza capire a allora Athe spiegò

-La mamma e il papà di Dile sono… un po’ protettivi ecco, e quindi vogliono sempre sapere dove va e con chi. E non l’avrebbero lasciata fuori un’intera giornata senza sapere dove si fosse cacciata. In più ha detto che veniva con me, Francy e Lucia, senno il padre non la mandava.- fece. Si lo so, era una cosa snervante, ma cosa ci potevo fare io?

-Voi che avete detto?- chiesi di rimando.

-Io ho detto semplicemente che venivo al mare. Gli l’ho detto sta mattina e non ha chiesto niente.- la mamma di Athe le lasciava fare quello che voleva. Che fortuna. Sperai che mia madre non chiamasse quelle di Francy o Lucia, perchè sarebbero stati guai. Mia madre odiava quando le mentivo, quindi cercavo di non farlo se non era necessario, dato che, sebbene io fossi un’attrice nata, lei non so come veniva sempre a sapere tutto.

-Ehm… io ho detto che dopo scuola andavo in piazza e mangiavo con i miei compagni di classe- fece Fra. Matteo non disse nulla. Era un po’ taciturno quel giorno. Andammo in uno chalet in centro, prendendo ombrelloni e lettini.

-Bene, direi che possiamo andare a farci un bel bagnetto!- esclamò Sister raggiante. Io, che mi stavo ancora sistemando, dissi

-Ma non è un po’ presto? E poi Sister aspetta che mi devi aiutare a mettere la crema sulla schiena…- troppo tardi, lei e Fra si tuffarono in acqua senza indugi. E io, come non detto, rimasi da sola con Matteo. Me lo aspettavo. La spiaggia era quasi deserta, dato che erano appena le nove del mattino. Anche se era solo il 14 di Maggio faceva piuttosto caldo. Le temperature erano molto alte rispetto alla media stagionale. E io ne ero alquanto felice, dato che adoravo il caldo e il sole. Cominciai a spalmarmi la crema solare protezione trenta sul viso e sul corpo. Avrei dovuto rimetterla a metà mattinata, dopo pranzo e al pomeriggio. Se mi fossi scottata avrei potuto dire addio alle uscite con gli amici al mare. Mia mamma aveva il terrore delle scottature che si prendevano al mare. Solitamente d’estate io mi abbronzavo pochissimo, e i miei amici del mare mi chiamavano Biancaneve. Mio padre era ancora più bianco di me, era da non credere. Quando dovetti mettere quella maledetta crema sulla schiena mi fermai: non ci arrivavo. E adesso come diavolo facevo? Sister era in acqua a sbaciucchiarsi con Fra e non sarebbe uscita nemmeno per tutto l’oro del mondo. Restava solo… *suspance* Ma no Diletta non puoi farti aiutare da lui. E’ fuori discussione. Avrei aspettato che Sister uscisse dall’acqua. E sarei rimasta all’ombra. In realtà però non avevo voglia di rimanere seduta sotto l’ombrellone, e tanto avrei scommesso che mi sarei scottata comunque. Per di più era troppo caldo per rimettere la maglietta. Guardai Matteo che stava ascoltando l’iPod. Deglutii di nuovo davanti al suo fisico da urlo. Mamma mia, chissà quante ragazze gli correvano dietro al mare… scossi la testa e tornai al presente: non potevo rischiare di scottarmi, quindi…

-Matteo… scusa mi potresti aiutare a mettere la crema sulla schiena che io non ci arrivo?- dissi tutto in un colpo e diventai subito paonazza. Fortunatamente se arrossivo non si notava molto dato che, sebbene fossi chiara di carnagione, le guance mi rimanevano sempre colorite di un bel rosso. Lui mi guardò tranquillo

-Certo- fece. Gli passai la crema titubante e mi voltai, tirando su i capelli. Merda cazzuta merda cazzuta merda cazzuta. Mi imposi la calma. Che c’era di strano? Nulla assolutamente nulla. Non c’erano motivi per cui io dovessi essere agitata. Quando sentii le sue mani sulla mia schiena mi trattenni dal sussultare. Oh cielo! Immancabilmente sentii quel maledetto calore che percepivo quando stavamo vicini. Non era un calore spiacevole, anzi… era qualcosa di difficile da spiegare. Sentivo la schiena in fiamme, come se il sole mi avesse già bruciata. Il cuore mi batteva a mille senza una spiegazione logica. Sarà stato il caldo o… il cambiamento d’aria da città a mare.

-Fatto- fece, alla fine. Tirai un sospiro di sollievo. La tortura era terminata. Molto bene.

-Grazie- gli sorrisi. E al diavolo i tentativi di ignorarlo completamente. Cercai di rimediare al casino che avevo combinato, e cominciare a ignorarlo da ora. Spostai il lettino un po’ al sole, misi gli occhiali da sole di Gucci e mi misi prona a leggere VOGUE. Adoravo i giornali di moda e da li prendevo lo spunto per arricchire il mio guardaroba già vastissimo. Sister e Fra uscirono dall’acqua e si avvolsero insieme nell’asciugamano. Lanciai un’occhiataccia a Sister che mi guardò senza capire. Non strozzarla non strozzarla. Immaginai un modo molto doloroso per ucciderla ma non lo misi in atto. Tornai alla mia rivista, ma qualcuno mi tirò addosso una secchiata d’acqua gelida, inzuppando me, il giornale e il mio asciugamano. Grazie al cielo gli occhiali rimasero asciutti, come i miei capelli. Mi levai gli occhiali e mi voltai verso il colpevole. Matteo. Repressi l’istinto di saltargli al collo. Se lo avrei ucciso non mi sarei potuta vendicare.

-Ti rendi conto che se mi avessi bagnato gli occhiali non avrebbero più trovato neanche la tua salma? Quelli sono di un’edizione limitata! Non sai cosa ho fatto per averli!- sbraitai. Gli vennero le lacrime agli occhi dal gran ridere. Strinsi i pugni e sogghignai. Intanto che Matteo continuava a ridere come un matto insieme ad Athe e Fra, presi il secchio che stava a terra, andai di corsa in riva, lo riempii e in un lampo tornai da Matteo che stava ancora ridendo. Gli mostrai il secchio. Se gli avessi lanciato l’acqua non avrei disturbato nessun altro dato che stavamo in prima fila in una spiaggia praticamente deserta. Sorrisi ancora. Volendo potevo anche tirargli l’acqua con il secchio compreso.

-Non lo farai scricciolo!- esclamò sicuro –Ho il cellulare in tasca- continuò.

-Dici?- chiesi con sguardo colmo di sfida. L’avevo visto prima mentre lo metteva dentro lo zaino. Ahahahah fregato! Mi avvicinai ancora e gli rovesciai il secchio d’acqua ghiacciata in testa con lentezza esasperante, bagnandolo da capo a piedi.

-E non chiamarmi scricciolo!- precisai di nuovo. Detestavo quel soprannome. Io non ero piccola! Rimase davvero basito, poi mi guardò con i penetranti occhi verdi che gli ridevano e fece

-Scappa- capii le sue intenzioni e cominciai a correre lungo la riva. Non mi sarei fatta buttare in mare, assolutamente no! Non volevo bagnare i capelli, mamma si sarebbe incavolata se mi fossi fatta il bagno e se ne fosse accorta. Matteo mi corse dietro. Scappai ancora per un po’ finchè non feci una storta che mi rallentò. Tanto per cambiare. Matteo mi fu subito addosso, mi prese in spalla come un sacco e si avviò verso la riva.

-No! Lasciami! No!- urlai, contenta. Era da tanto che non mi divertivo così. Gli diedi qualche pacca leggera sulla schiena, ma lui fece finta di niente. Ad un tratto mi lasciò e io caddi in mare. Trattenni il respiro, e quando riemersi dall’acqua scoppiammo entrambi a ridere. Avrei dovuto asciugarmi bene prima di tornare a casa. Dopo aver ripreso fiato esclamai

-Questa me la paghi.- sogghignai e gli piombai letteralmente addosso e gli spinsi la testa sott’acqua. Quando andò giù pensai di aver vinto, ma esultai troppo presto, dato che mi sentii trascinare giù per i piedi. Feci appena in tempo a prendere un respiro profondo e mi ritrovai sott’acqua. Era una sensazione che adoravo, sentire la salsedine nel naso. Aprii gli occhi, come facevo da quando ero bambina. Non avevo mai usato gli occhialini e alla fine i miei occhi si erano abituati all’acqua salata e non bruciavano più. Riemergemmo insieme e scoppiammo a ridere di nuovo.

-Certo che è dura cercare di affogarti!- esclamò divertito Matteo. Lo sapevo, io ero una sottospecie di pesce, dato che d’estate, da quando avevo due anni, stavo perennemente dentro l’acqua. Avevo imparato a nuotare benissimo.

-Lo sai che se tu mi avessi bagnato gli occhiali ti avrei ucciso?- chiesi. Lui scoppiò a ridere. -E adesso per colpa tua dovrò spiegare a mamma perchè i miei capelli saranno un macello quando tornerò a casa.- sbuffai scherzosamente. Sperai vivamente che il sole di Maggio fosse in grado di riasciugarmi tutta prima che fossi tornata a casa. Lui rise ancora. Mai come quella volta mi ero sentita… bene, tranquilla. Tutti i miei pensieri erano volati via. Sorridere mi veniva naturale.

Uscimmo dall’acqua che ancora ridevamo.

-Adesso potrei impanarti…- fece poi Matteo sorridendo furbo. No, la sabbia no! Tutto ma non la sabbia!

-Non ti azzardare! Ti trucido se ci provi!- esclamai tirandomi indietro. Troppo tardi, Matteo mi prese e mi buttò sulla sabbia asciutta. Cercai di rialzarmi, ma lui si chinò e cominciò a farmi il solletico sulla pancia. Cominciai a ridere come una matta

-No, il solletico no, ti prego.- non la smettevo più di ridere, io soffrivo tantissimo il solletico. Lui continuò finchè io, non avendo più fiato, lo spinsi e anche lui cadde sulla sabbia. Mi misi in ginocchio e cercai di fargli il solletico ma era immune. Uffa! Non ce la facevo più a smettere di ridere. Non avevo mai riso così tanto in vita mia. Dopo esserci tirati su ci andammo a fare la doccia, dato che eravamo tutti insabbiati come delle cotolette impanate, ed io mi sciacquai bene i capelli. Tornammo all’ombrellone. Presi il mio asciugamano ma era tutto bagnato. Come se non bastasse in quel momento si alzò un po’ di vento e io cominciai a sentire freddo. Tombola. E ora come facevo? Cominciai a tremare.

-Hai freddo?- mi chiese Matteo. Io cercai di non battere i denti e di minimizzare.

-Solo un po’, ma adesso mi asciugo.- feci. Non mi fece finire di parlare e mi avvolse con se sul suo asciugamano. Mi sentii subito meglio, tanto che mi accorsi troppo tardi che stavamo praticamente appiccicati, avvolti in quell’asciugamano. Cercai di mantenere la calma e di non dar a vedere che il cuore mi batteva veloce. Anche lui non sembrava molto tranquillo. Feci finta di niente.

-Grazie…- dissi, davvero molto imbarazzata. Era stato davvero… gentile. Come mai nessun ragazzo lo era stato con me. Molto, molto gentile. Non sapevo se essere contenta o no.

Dopo esserci asciugati per bene Fra chiese

-Ragazze volete qualcosa da bere?-

-Io un the alla pesca, grazie!- esclamò Sister, che adorava il the freddo.

-Io coca cola, grazie- sorrisi. La mia dipendenza dalla coca cola si manifestava in qualsiasi momento, soprattutto quando era caldo. Matteo e Fra andarono al bar, lasciando me e Athe da sole. Oi Soteria non perse l’occasione

-Sister! Hai visto Matteo che gentile che è stato? Poi lui non è cotto di te…- cominciò, ma io non la feci finire.

-Si, è stato molto gentile, va bene, ma è la stessa cosa che avrei fatto io con un amico. Punto. Scommetto che se fosse stato Fra avrebbe fatto la stessa cosa.- minimizzai. Io non piacevo a Matteo, era un dato di fatto. La cosa poi era reciproca.

-Non ti sei divertita con lui adesso?- mi chiese. Non risposi ed in quel momento i ragazzi tornarono. Sister continuò a squadrarmi ma non disse nulla. Si, indubbiamente mi ero divertita molto con Matteo, ma anche tra amici ci si divertiva no? Forse quello che era successo l’altra sera… era stato solo un terribile equivoco. Forse se n’era già dimenticato. Magari non si era reso conto di quello che faceva, ed era meglio così. Restava comunque la domanda che da giorni mi martellava in testa. Perchè l’aveva fatto? Non… non riuscivo a capirlo. Forse era meglio far finta di nulla e non pensarci. Capita a tutti di fare qualcosa che non vorremmo no? Un’altra cosa che non riuscivo a spiegarmi era la reazione che avevo quando gli stavo vicino e quando lo toccavo. La spiegazione più logica era perchè lui era davvero… bello. Si probabilmente era solo per questo. Scommetto che mi sarebbe successa la stessa cosa se avessi abbracciato Taylor Lautner o Kellan Lutz.

Verso l’ora di pranzo Sister si mise in testa che voleva andare al Mc Donald.

-Dai ragazzi, ci prendiamo un bel Big Mc e pi andiamo a prendere il gelato!- esclamò. Io, contrariamente a tutti i ragazzi, odiavo il Mc Donald, non mi piaceva affatto. Detestavo anche il Ketch-up e la maionese. E qualsiasi altra salsa. Per di più, il cibo del Mc Donald non era affatto salutare.

-Ma no dai andiamoci a prendere una pizza. Per di più ci vorrà almeno mezzora per arrivare là. Non mi va di camminare sotto il sole cocente.- affermai. Di certo una pizza era cento volte migliore di quello che si mangiava là. Matteo annuì

-Concordo.-disse solamente. Fra non fu d’accordo, anche lui voleva andare con Athe. Ma si trovavano sempre d’accordo su tutto quei due?

-Allora facciamo così-cominciò Sister –Io e Fra andiamo al Mc, tu e Matteo andate a prendere quello che volete e ci ritroviamo qui allo chalet.- sogghignò lanciando un’occhiata d’intesa a Fra. Mi sembrò una proposta ragionevole, tanto ormai tutti i miei tentativi di ignorare Matteo erano andati al diavolo. Cosa mi cambiava passare un altro po’ di tempo con lui? Niente. Anche Matteo si trovò d’accordo, per cui ci separammo. Mentre mettevo dentro alla borsa le cose e mi rivestivo, Matteo disse

-Conosco un’ottima pizzeria qui in centro, se ti va possiamo andarci.-

-Si, buona idea, ho proprio voglia di pizza.- sorrisi. Camminammo un po’ in silenzio finchè non arrivammo in pizzeria. Mi venne da ridere quando ricordai cos’era successo l’ultima volta che io e lui eravamo andati a comprare un pezzo di pizza. Dopo averle prese, tornammo allo chalet e ci sedemmo all’ombra sotto l’ombrellone a mangiare.

-Come va?- mi chiese Matteo mentre stavo addentando la pizza, che era davvero ottima. Ci pensai su un attimo.

-Mhh… direi che va abbastanza bene. Anche se la scuola mi sta distruggendo!- esclamai infine. Non dissi che avevo una gran confusione in testa, come mai prima. –E tu?- chiesi di rimando. Anche lui ci pensò su per qualche secondo

-Anche io direi abbastanza bene, a parte il fatto che sono in punizione e che per mio padre ufficialmente sono a studiare a casa di Fra. Mamma invece sa tutto, e mi dovrebbe coprire. E se papà mi scopre non uscirò più di casa.- scoppiò a ridere. Evidentemente la cosa lo divertiva.

-Come mai sei in punizione? Per… quella cosa dell’altro giorno? Che avevi combinato?- chiesi. Lui tacque -Cioè, se non vuoi non sei obbligato a dirmelo…- precisai. Non volevo essere invadente, glie lo avevo chiesto solo per curiosità, null’altro.

-Ho spaccato il setto nasale ad un mio compagno di classe con un pungo- disse alla fine. Spalancai al bocca. –Non intendere male…- continuò –Non sono un tipo manesco ma… quando ci vuole ci vuole.- concluse. Non potevo giudicarlo, io che in spiaggia avevo fatto scoppiare una rissa. Mi venne da ridere. Io contro cinque miei coetanei. Avevo undici anni. Alla fine avevo vinto io.

-E… come mai lo hai picchiato?- chiesi ancora. Lui sembrò esitare, ma poi rispose

-Io e lui non ci sopportiamo dalla prima media, e… quello che ha fatto e detto è stata la ciliegina sulla torta.- concluse. Non sembrò volesse continuare, così non chiesi altro.

-Mamma mia questa pizza e squisita!- esclamai cambiando argomento. Lui sorrise. Poi tornò di nuovo serio

-Senti ma… tu ce l’hai il ragazzo?- chiese. Quasi mi strozzai con il pezzo che avevo addentato. Tossii per farlo andare giù e ci bevvi dietro un bel sorso d’acqua. Sperai che non si fosse accorto del mio sgomento. Riflettei un attimo. Sicuramente lui aveva avuto migliaia di ragazze, non volevo farmi sfottere dato che non avevo mai avuto un fidanzato, quindi…

-Non attualmente. Ho lasciato il mio ultimo ragazzo- e sottolineai la parola ultimo, giusto per far intendere che ne avevo avuti altri –diciamo… qualche mese fa- inventai. Non sembrò stupito. Brava bugiarda come sempre.

-E tu ce l’hai la ragazza?- chiesi io con non calanche. Lui rispose subito, non sembrò imbarazzato

-Ho la sciato la mia ultima ragazza due mesi fa.- Me lo aspettavo, non rimasi stupita. Era a dir poco ovvio che uno come lui avesse già avuto la ragazza. Guardai le onde che si infrangevano sulla riva, e senza pensarci dissi

-Quando ero piccola adoravo fare i castelli di sabbia, ma quando il sole asciugava la sabbia o il mare distruggeva tutto, mi dispiaceva sempre. Quando li facevo con mio fratello però non era facile buttarli giù.- conclusi, finendo anche la pizza. Matteo mi guardò per un attimo

-Se vuoi possiamo farne uno adesso.- propose. Scommetto che mi si illuminarono gli occhi

-Davvero?- chiesi speranzosa. Lui sorrise incoraggiante. Lo so che era un po’ da bambini, ma per me era troppo bello fare castelli di sabbia. Prendemmo in prestito dallo chalet paletta, secchiello ed innaffiatoio, andammo in riva e ci mettemmo all’opera. La gente ci guardava in modo strano, ma a me non importava. Matteo era proprio bravo, e glie lo dissi.

-Che rimanga tra noi ma… quando porto mia sorella al mare vuole sempre che io giochi con lei. E il brutto è che non posso rifiutarmi.- Scoppiammo entrambi a ridere. Continuammo a impiastricciare con la sabbia e devo dire che il risultato fu davvero sorprendente. Mi ripuliidalla sabbia soddisfatta

-E’ fantastico!- esclamai-qui ci vuole una foto!- presi il mio iPhone4 e lo diedi a Matteo. Mi misi in ginocchio davanti al castello e sorrisi raggiante. Guardai la foto che era venuta proprio bene.

-Aspetta, facciamoci una foto insieme, dato che l’abbiamo costruito in due- affermai. Chiesi gentilmente ad un passante se ci poteva fare la foto, così ci posizionammo dietro al castello. Ci guardammo e ci abbracciamo come due amici per la pelle. Sentii di nuovo quel calore, ma cercai di ignorarlo. Inutile negarlo, ma tra le sue braccia mi sentivo… felice e a casa. Il tipo mi restituì il cellulare e misi la foto come sfondo. Io e Matteo ridemmo insieme. Mi specchiai nei suoi occhi verdi e mi vidi davvero serena. Forse avevo trovato un nuovo amico?

Pov Athena

Quando vidi Dile e Matteo che si rincorrevano per la spiaggia, quasi non ci credetti. Lui l’acchiappò e la butto in mare, e lei invece di incavolarsi scoppiò a ridere. Andarono avanti così finchè non uscirono e Matteo non la buttò sulla sabbia. Per non parlare di quando si avvolsero insieme nell’asciugamano. Nessuno dei due si accorgeva che gli occhi dell’altro brillassero, e per quanto Dile cercasse di nasconderlo, io fui sicura che si sentiva felice. All’ora di pranzo mi venne quella fantastica idea di lasciarli completamente soli. Io e Fra ci avviamo mano nella mano verso il Mc Donald

-Sai che sei un genio?- mi chiese quando fummo abbastanza lontani da loro due, baciandomi.

-Diciamo che era da un po’ che rimuginavo sopra a questa faccenda. Io so che a Dile non piace il Mc…- cominciai con un sorriso furbo. E… si, avevo programmato tutto, in modo che Dile non si accorgesse che stavo ancora interferendo. Non avevo alcuna intensione di prestare fede a ciò che le avevo promesso, soltanto sarei stata più attenta a quello che facevo. All’inizio avevo avuto paura che Dile decidesse di venire con noi, ma poi fortunatamente non era stato così. Avevo tirato un sospiro di sollievo. Fra mi guardò con gli occhi che gli brillavano

-Tu hai macchinato tutto questo piano?- mi chiese, incredulo. Io sorrisi ed annuii. Si, direi che era stato un ottimo piano. Lui sorrise e mi baciò di nuovo, le nostre lingue si intrecciarono. Mamma mia come baciava bene! Mi passò una domanda per la mente

-Senti ma… tu hai avuto altre ragazze oltre a me?- chiesi. Lui tacque per un po’, poi mi strinse la mano e disse

-No, tu sei la prima- ne fui davvero felice, anche se la cosa mi sembrò alquanto strana. Comunque ci credetti, mi fidavo ciecamente di lui.

-Vale anche per me!- esclamai. Era vero, non avevo mai avuto un ragazzo prima d’ora. Arrivammo al Mc e non ci risparmiammo: prendemmo due toast, due Big Mc e un hamburger con il pollo che non mi ricordo come si chiamava, ma era così grande che ne prendemmo uno in due. Dentro al locale vidi Giulio, il compagno di classe di Fra e Matteo. Aveva una grossa benda che gli copriva il naso. Cosa ci faceva lui li a quell’ora?

-Oi Fra ma che ha fatto Giulio l’amico vostro?- chiesi curiosa. Fra precisò che non erano amici, e poi mi raccontò di ciò che era successo con Matteo. Mi disse anche che era stato sospeso per cinque giorni. Quando seppi tutta la storia mi alzai dal tavolo e cominciai a saltare, e a urlare “yuppiii”. La gente mi guardò come se fossi una matta. Mi risedetti al tavolo ed esclamai

-E poi Matteo non è cotto di Dile?- sogghignai.

-L’impresa con Matteo forse sarà meno ardua del previsto. Già quello che ha fatto è un passo avanti… magari tra un po’ di tempo ammetterà che Dile gli piace davvero…- sperò Fra. Io invece sospirai

-Invece con Dile è difficile come lo aspettavo. L’altro giorno mi ha fatto una scenata perchè non valeva che io mi intromettessi nelle sue faccende personali. E’ ostinata a dire che lei e Matt non staranno mai insieme. E ti assicuro che se lo dice un motivo ci sarà… Può essere un problema.- conclusi.

Quando tornammo in spiaggia quasi mi venne un colpo. Diletta e Matteo stavano abbracciati in riva al mare dietro un castello di sabbia a farsi fare una foto. Spalancai la bocca. Fra non era rimasto meno basito di me. Non avrei mai creduto di vivere così a lungo da vedere un momento del genere. Mi vennero le lacrime agli occhi.

Fra mi disse

-Mi raccomando, non fare commenti. Non dire a Dile “che carini” o cose del genere altrimenti ricomincerà ad essere fredda come prima. Mi raccomando, fai finta di niente.- Io feci come lui diceva, era la cosa migliore. Mi trattenni dal fare commentati e il pomeriggio passò tranquillamente. Nessuno dei due fece parola di ciò che era successo, anche se morivo dalla voglia di sapere perchè si stavano facendo una foto con un castello di sabbia. Ogni tanto i due si scambiavano qualche battutina scherzosa, ma era troppo chiedere che non lo facessero. Quando andammo via Dile incolpò ancora Matteo perchè le aveva fatto bagnare i capelli:

-Adesso come faccio a tornare a casa? I capelli non mi si sono ancora asciugati, è tutta colpa tua- fece, dando una gomitata a Matteo, che le camminava a fianco. Risero insieme e lui controbatté

-E io ho i capelli ancora insabbiati per colpa tua!-. Sembravano una dolce coppietta. Peccato che non fosse ancora così.

-Guarda che hai cominciato tu! Io mi dichiaro innocente- continuò Dile alzando le mani –Quindi questa volta è colpa tua. E non si discute.- disse annuendo. Matteo fece la faccia da cucciolo bastonato

-Scusami… non volevo mi perdoni?- cominciò.

-Mhh… non so se perdonarti…- fece con faccia dubbiosa. Matteo sgranò gli occhi

-Tu non mi perdoni? E io ti faccio il solletico!- disse cominciando a farle il solletico sulla pancia. Dile cominciò a ridere come una matta. Poi, non avendo più fiato, si staccò da lui

-Oh mamma mia hai scoperto il mio punto debole! Non è giusto!- fece, sbuffando scherzosamente. Matteo le si avvicinò di nuovo ma lei si scostò, stringendosi la pancia

-Stammi alla larga- disse guardandolo con sguardo da killer.

Tornammo a Bologna e ci salutammo. Dile venne a casa mia, così si sarebbe potuta asciugare i capelli. Per tutto il tragitto fino a casa non chiesi nulla. Dile era assorta nei suoi pensieri. Sicuramente stava ripensando a quello che era successo, lei era una che rimuginava sempre sul quello che faceva. Certo era che non l’avevo mai vista così raggiante.

 



 

  
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