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Autore: Margaret24    29/07/2011    3 recensioni
La presente Fanfiction parla di una notte subito dopo la Luna Piena, mentre Lupin vive tra i suoi compagni Lupi Mannari a causa della missione affidatagli da Silente. Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 Faceva freddo, ma almeno era riuscito ad accendere un fuoco. Attorno a lui riusciva a sentire i mormorii e i movimenti degli altri. Chi si era riaddormentato, chi si curava le ferite, chi cercava da mangiare, chi piangeva, chi semplicemente fissava il vuoto. Era stata una notte terribile. Riusciva ancora a sentire nella sua testa gli ululati, i morsi, i graffi, tutti che si azzuffavano tra di loro. Un massacro. Rabbrividì negli stracci che era riuscito a raccogliere. Aveva avuto il buon senso di nascondere i vestiti lontano da quel posto, ma si sentiva ancora troppo debole per cercarli. Scansò il fazzoletto dal braccio e controllò ancora una volta la profonda ferita. Sembrava aver smesso di sanguinare. Il suo volto rimase impassibile. Era abituato al dolore. Poi guardò il fagotto di coperte accanto a lui, dove un ragazzino dormiva profondamente. Doveva avere dodici o tredici anni. Sembrava esausto ed era ancora molto pallido, sebbene Remus avesse fatto il possibile per tenerlo al caldo e curargli le ferite. Ma non c’era una cura, come lui stesso sapeva ormai da troppo tempo. Bisognava solo aspettare. Guardò le fiamme di fronte a lui, e la sua mente andò oltre. Pensò a Sirius. All’ultima volta in cui i due Malandrini avevano trascorso insieme una notte di Luna Piena. All’insaputa di tutti, ovviamente, Silente compreso. Ricordò come l’amico aveva insistito tanto per accompagnarlo, un’ultima volta, in ricordo dei vecchi tempi. Remus gli aveva detto un fermo “No”, ma Felpato aveva obiettato che non usciva da settimane e rischiava di impazzire in quella casa, e, comunque, quale membro del Ministero o Mangiamorte avrebbe cercato di catturare un cane che probabilmente era Sirius Black e per giunta in compagnia di un Lupo Mannaro? Si sarebbero protetti a vicenda: Lunastorta lo avrebbe protetto da Azkaban e da Voldemort, e lui avrebbe protetto Lunastorta da se stesso. Remus aveva ceduto, anche se l’ansia non l’aveva abbandonato per tutta la notte. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato inutile preoccuparsi. Sirius era morto in circostanze del tutto diverse...

Il fiume di pensieri, in parte giustificato da un albero genealogico, lo portò a Tonks. A quel pensiero che aveva cercato disperatamente di reprimere e che, allo stesso tempo, era stato la forza che l’aveva fatto andare avanti in quei giorni. Quel bacio... No, non poteva. Era pericoloso. Era sbagliato. Lui era sbagliato. Ancora non aveva dimenticato il clamoroso errore di meno di tre anni prima, quando aveva rischiato di uccidere sei persone in una sola notte, durante l’anno in cui insegnava a Hogwarts. E poi cosa aveva da offrirle? Non aveva niente. Non aveva un lavoro, non aveva soldi, non aveva più una casa, non aveva più una famiglia.
Udì un gemito. Il ragazzo si stava svegliando. Si rigirò su un lato e aprì gli occhi. Remus prese la bacchetta, evocò dal nulla un bicchiere d’acqua e lo porse al ragazzo, che lo bevve come se stesse morendo di sete.
“Va meglio?” chiese Remus con gentilezza.
“Sì” rispose l’altro. Poi chiese confuso: “Dove sono? Che cosa è successo?”
“La luna è tramontata” rispose Remus. “Hai una ferita alla gamba, ma non è grave”
Il ragazzo fece una smorfia, come se si fosse accorto solo in quel momento del dolore.
“Chi sei tu?” chiese, senza la minima traccia di timidezza.
“Mi chiamo David” rispose prontamente Remus. Era meglio non usare il suo nome di battesimo in incognito. “E tu?”
“Marcus” rispose il ragazzo. Parve esitare. “Sei...sei come me?”
A quella domanda, qualcosa si risvegliò in lui. A un tratto, vide se stesso negli occhi di quel ragazzino... Quando aveva la sua età e ancora non era pronto per dirlo ad alta voce. Si chiese se sarebbe mai stato pronto senza i Malandrini, che avevano la fastidiosa abitudine di esprimersi senza problemi.
“Sì, Marcus. Sono un Lupo Mannaro” rispose.
“Non ci credo” disse Marcus.
“Perché?”
“Perché sei adulto. Gli adulti non sono così gentili. Sono cattivi” rispose il ragazzo leggermente accigliato.
“Io, invece, non vedo il motivo per essere cattivi anche quando si può scegliere di essere buoni” rispose Remus. Quelle parole parvero colpire Marcus, che però non sembrava ancora convinto.
“Allora non sei... non sei cosìda molto tempo” disse risoluto.
“Tu dici?”
Marcus non rispose. Remus poteva capire la sua confusione. Aveva aperto un varco nel mondo di quel ragazzo, il mondo crudele e spietato che Fenrir Greyback cercava di inculcare a tutti quelli che riusciva a intrappolare nelle sue grinfie.
“Quando...Quando è successo?” chiese Marcus, mostrando per la prima volta un leggero imbarazzo.
“Avevo sei anni” rispose Remus, con un nodo alla gola.
“Oh” esclamò Marcus. “Mi dispiace”. Lo studiò per un po’, come per accertarsi che fosse il caso di continuare a dare troppa confidenza a quello sconosciuto. Evidentemente doveva sembrargli degno di fiducia, perché disse:
“A me è successo l’anno scorso” 
“Mi dispiace molto” disse Remus con un sussurro.
“Non mi ricordo niente, però” continuò Marcus, lo sguardo perso nel fuoco. “Mi ricordo solo che è stato molto doloroso e che avevo paura”. Tacque, poi chiese: “Tu te lo ricordi?”
Remus sentì il cuore accelerare i battiti. “No. Neanch’io me lo ricordo” mentì. Lo ricordava eccome, invece. Spesso invadeva ancora i suoi incubi...
“Allora tu non sei mai stato a Hogwarts” disse Marcus un po’ deluso. Remus non riuscì a trattenere un sorriso. Tuttavia mentì ancora, suo malgrado:
“No, non ci sono mai stato”
“Io sì” disse il ragazzo, e i suoi occhi parvero brillare.
“Davvero?” chiese Remus fingendosi curioso. “E com’è?”
Marcus si raddrizzò, guardandolo negli occhi. “È...è il posto più bello del mondo. Sai, c’è una sala, la Sala Grande, dove si mangia, e il soffitto è incantato e mostra il cielo fuori. Ci sono quattro Case, io ero di Tassorosso, e ognuna ha una Sala Comune dove ritrovarsi con i compagni. Ci sono passaggi segreti dappertutto, io non li conosco nemmeno tutti, e c’è anche un Poltergeist che si aggira per i corridoi e fa vedere i sorci verdi al povero Gazza, il custode. E poi ci sono i professori, che fanno le lezioni, e ti insegnano tutto: Trasfigurazione, Incantesimi, Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni... be’, a dire il vero il professore di Pozioni non è tanto simpatico, fa sempre favoritismi ai Serpeverde, la sua Casa...”
Remus si lasciò trascinare dal fiume delle sue parole. Nella sua mente, i ricordi si accavallavano uno dopo l’altro... ripercorse i corridoi del castello, le aule, i giardini, i passaggi segreti. Sentì nel petto quel dolore pungente, ma dolce allo stesso tempo. La nostalgia.
“...e poi” continuò Marcus, “dicono che si può visitare il villaggio di Hogsmeade al terzo anno...” ma si bloccò di colpo. Improvvisamente gli occhi gli si riempirono di lacrime, e distolse lo sguardo. Non ci sarebbe più stato un terzo anno per lui.
“Te ne sei andato...per quello che è successo?” chiese Remus.
Marcus annuì, e tirò su col naso.
Remus esitò. “Hai mai pensato di tornare?”
Marcus lo guardò confuso. “Tornare?” disse. Poi scrollò le spalle. “Non posso, no? Non abbiamo controllo...”
“Invece sì, Marcus” disse Remus fermo. Non sopportava l’idea che l’ennesima, giovane vittima si arrendesse nelle mani di Greyback. Lui aveva dimostrato a se stesso e a coloro che gli erano stati vicino che era possibile. Che si poteva sempre scegliere.
“Mi prendi in giro?” sbottò il ragazzo.
“No” rispose Remus testardo. “Ascolta. Non possiamo controllarci durante la Luna Piena, è vero, ma possiamo controllare il luogo in cui trasformarci. Possiamo scegliere un posto isolato, o rinchiuderci da qualche parte...”
“Sei matto?” disse Marcus incredulo. “Così ci ammazziamo da soli...”
“Io sono ancora vivo dopo trent’anni che convivo con questa condizione” continuò Remus calmo. Marcus guardò la sua gamba ferita, e Remus capì a cosa stava pensando.
“Il dolore fa parte della nostra vita, Marcus” disse. “Possiamo scegliere se provocarlo a noi stessi o agli altri”
“E perché dovrei provocarlo a me stesso, eh?” esclamò Marcus con rabbia. “Gli altri mi evitano, mi insultano, mi odiano. Perché non dovrei ferirli?”
“Secondo te perché lo fanno? Ci hai pensato?”
“Perché sono solo un ammasso di gente idiota”
“Perché siamo noi che li terrorizziamo, Marcus” insisté Remus, sempre con lo stesso tono calmo. “Non capisci? È un serpente che si morde la coda: noi li attacchiamo perché ci evitano, e loro ci evitano perché noi li attacchiamo”
 Quel mondo crudele parve vacillare ancora, mentre il ragazzo taceva. Poi disse:
“Noi...noi dobbiamo vendicarci di loro”
“È stato Greyback a dirtelo?” chiese Remus con perspicacia. Marcus non rispose. Remus sospirò.
“Non è colpa loro se siamo quello che siamo” disse. “Non dobbiamo vendicarci di loro. Non dovremmo vendicarci di nessuno, perché non serve a niente. Nessuno può riportarci indietro la nostra vita. Possiamo solo vedere il lato buono in quella nuova”
“E quale sarebbe?” chiese Marcus con aria di sfida. Remus gli posò una mano sulla testa e disse con un sorriso:
“Un giorno lo capirai”
Marcus non rispose. Si limitò a fissarlo speranzoso, con gli occhi lucidi. Probabilmente nessuno l’aveva più trattato con gentilezza da molto tempo. Remus pensò a Silente: era stato lui il primo a mostrargli il lato buono della sua nuova vita. Il primo che gli aveva dato una ragione per lottare, per resistere. Vedere quel ragazzino era come vedere se stesso, quando aveva undici anni, quando per la prima volta qualcuno aveva visto dentro di lui, ignorando i pregiudizi.   
Marcus tornò a fissare il fuoco.
“Tanto sarebbe comunque inutile tornare a Hogwarts” disse tristemente.
“Perché?”
“Perché non sarà più la stessa”
Remus si sentì impallidire, mentre il cuore gli sprofondava.
“Chi te lo ha detto?” chiese con voce grave.
“Ho sentito Greyback che ne parlava con quelli”
“Quelli chi?”
Marcus sbuffò. “Dai, quei fetenti che sfoderano quell’orribile marchio non appena li fai incavolare” disse. “Diceva che sarebbe tutto cambiato, dopo”
“Dopo cosa?” chiese Remus senza riuscire a trattenersi.
Marcus scrollò le spalle.
“Non ne ho idea” disse. Poi guardò Remus: “Che t’importa? Tanto tu non ci sei neanche mai stato”
Remus riuscì a fare un sorriso forzato.
“Già” disse. “Non ci sono mai stato”
Be’, pensò amaramente, adesso ho qualcosa in più da riferire a Silente.
 

 
Angolo autrice:
Innanzitutto grazie a chi è arrivato fino alla fine :) Lo so che dovrei concentrarmi sulla FF in corso, ma questa l’avevo in cantiere da parecchio tempo, e ho deciso di pubblicarla, anche se sicuramente è un argomento trito e ritrito. Alcuni chiarimenti: alla fine, Marcus si riferisce ai Mangiamorte, e Greyback parlava di quello che sarebbe successo alla Torre di Astronomia, anche se Lupin non ha idea di cosa sia. Inoltre, avrete notato la “citazione” delle parole di Remus nel sesto libro, quando dice a Harry che, secondo Greyback, i Lupi Mannari devono vendicarsi sulle persone normali. Quello che amo di Lupin è che riesce sempre a vedere il lato buono della situazione, e volevo che trasmettesse questa sua capacità ad un bambino nel quale si rispecchia. Mi sono sempre chiesta cosa spingesse Remus a scegliere la parte “buona” invece che seguire il lupo dentro di sé, ed ecco la mia interpretazione. L’italiano decisamente poco letterario di Marcus è puramente voluto. Altra cosa: vuole essere il più Canon possibile, quindi non esitate a farmi notare eventuali errori!
Grazie anche a chi spero recensirà ;)


Per fri rapace: Marcus è una specie di proiezione di Remus da bambino (come Teddy lo è di Harry), ma che, al contrario, è stato rapito e cresciuto da Greyback. Ha frequentato il primo anno ad Hogwarts nel 1994, quando Remus non insegnava più lì, ed è stato morso a dodici anni nel '95, quando avrebbe dovuto fare il secondo anno. I suoi genitori lo stanno cercando, ma il Ministero è sempre più ostile ai Licantropi, e non li aiuta di certo, perciò le probabilità che lo trovino sono molto poche =( In molte FF ho letto che la comunità dei Lupi Mannari è fiera di essere tale e disprezza gli umani, ma io credo che in fondo non sono pochi quelli che disprezzano ciò che sono, soprattutto quelli morsi da adulti, e che Greyback inculchi loro con la violenza e la paura le sue idee di vendetta (non è un caso se tra i Mannari c'è "chi piange" dopo la trasformazione). Remus dimostra che il suo ragionamento può crollare come un castello di carte, perché è solo una reazione al disprezzo da parte dei maghi

 
  
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