1. Una poltrona di velluto rosso
Qualche volta mi sembra di vedere la mia vita come un film: guardo il protagonista agire, lo incito a fare cose che puntualmente non fa, e spero che accadano cose che puntualmente non accadono. E resto seduto sulla mia poltrona di velluto rosso, insultando lo sceneggiatore per aver scritto un copione che fa schifo. Tom, che usa il mio stesso identico paragone per descrivermi, dice che l'attore dovrebbe ribellarsi, strappare il copione e andare avanti a braccio. Ma l'attore non è così bravo: l'attore è il protagonista perchè è bello, e perchè piace, nel suo lavoro si limita ad essere discreto.
Ho chiesto a David di farmi prendere qualche lezione di canto, anche solo due o tre. Ma lui ha detto di no, perchè io non vendo la mia voce, bensì la mia immagine. Come una puttana, insomma; e si sa che le puttane muoiono tutte tristi e sole.
Note dell'autrice: Prima di tutto, grazie di aver letto!
Come avrete capito, questa serie di drabble non va a finire bene; insomma, niente lieto fine. Un po' perchè io nei drammi ci sguazzo, un po' perchè il cinismo mi appartiene, almeno in parte, e il "per sempre" è la più grossa stronzata che ci abbiano mai raccontato. E no, non sono appena stata mollata, sono sempre stata così!
Concludo dicendo che so che nella prima parte ci sono delle ripetizioni, ma sono volute: mi sembrava che il discorso risultasse più incisivo.
Fatemi sapere cosa ne pensate!