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Autore: MooNRiSinG    29/07/2011    11 recensioni
"Era ragionevolmente sicuro che un giorno o l’altro avrebbe finito per strangolare Blaine Anderson. Ed era altrettanto sicuro che qualsiasi giuria sana di mente gli avrebbe concesso tutte le attenuanti del caso."
Fanfiction interamente dedicata alla coppia Kurt/Blaine.
Disclaimer: i personaggi di Glee non mi appartengono, così come tutte le canzoni citate.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kurt Hummel non era mai stato particolarmente forte, ma quella sera, quando entrò in casa sbattendo la porta, riuscì a fare un baccano tale da svegliare perfino suo padre, che si era accasciato sul divano davanti a quel programma di approfondimento così stimolante che gli aveva consigliato Carole.
A metà fra l’allibito e il preoccupato, l’uomo osservò suo figlio transitare con la stessa foga di un uragano attraverso il soggiorno per tuffarsi in cucina (probabilmente in cerca di un’ignara vittima in cui affondare i suoi affilati artigli freschi di manicure).
Burt considerò per un attimo la possibilità di sgattaiolare come un ninja al piano superiore e fare finta di essere morto: se avesse avuto a che fare con un orso inferocito quella sarebbe di certo stata una tattica vincente, ma cominciava a sospettare di avere a che fare con una iena che si sarebbe probabilmente divertita un mondo ad infierire con sadismo sul suo cadavere indifeso.
Decise quindi di assecondare l’imprudente ondata di istinto paterno che gli aveva invaso il petto e seguì Kurt in cucina per porgli una delle domande che avrebbe potuto essere inserita a buon diritto nel manuale ‘Cose da non chiedere ad un adolescente se non vuoi che ti stacchi la testa dal collo e la usi come fioriera’: “E’ successo qualcosa?”
Il ragazzo si voltò con gli occhi pericolosamente iniettati di sangue, l’espressione rassicurante di un pluriomicida che ha appena ricevuto per posta il nuovo set di coltelli Shogun (Chissà se riescono davvero a tagliare una recinzione metallica, si chiese oziosamente Burt prima di tornare a focalizzarsi sulla possibilità molto più concreta di essere sventrato come un cervo nella stagione della caccia dalla sua stessa progenie).
“Secondo te?” sibilò la suddetta progenie, stringendo la busta del latte con tanta forza da far saltare via il tappo e schizzare il contenuto su ogni superficie nel raggio di due metri.
“Amico, è una domanda trabocchetto! Se vuoi un consiglio, non rispondere.” lo ammonì Finn, che era appena entrato in cucina.
Si diresse verso il frigo senza trovare apparentemente nulla di strano nel fatto che il tavolino e il fornello sembravano essersi magicamente tramutati in caseifici di fortuna: “Se gli rispondi di no ti chiederà come fai ad essere così insensibile, se invece opti per il sì rilancerà con un ‘E allora cosa lo chiedi a fare?’, per poi chiudere la questione aggiungendo che comunque non sono affari tuoi.”
“Come fai a sapere tutte queste cose?” si meravigliò Burt, guardando il figliastro con occhi colmi di un rinnovato rispetto e con un filo di incredulità.
Finn liquidò la questione alzando le spalle: “Prova a giostrarti anche solo per una settimana fra Quinn e Rachel… imparare queste cose è tipo un requisito fondamentale per sopravvivere senza riportare danni fisici e mentali permanenti.”
Kurt si voltò verso l’altro ragazzo come una furia: “Per caso mi hai appena paragonato a quelle pazze psicotiche delle tue fidanzate? E poi scusa, perché hai preso subito le sue parti?”
Finn alzò le braccia in segno di resa: “Scusa, amico... solidarietà maschile!”
“Solidarietà maschile?! E io cosa sarei, Candy Candy?!”
“Ti mancano il procione e l’istinto da crocerossina, ma… per il resto direi che ci siamo.” ridacchiò l’altro.
A quel punto Kurt si sentì decisamente punto sul vivo: “Ehi, io sono decisamente pieno di istinto da crocerossina. Digli come mi sono preso cura di te dopo il tuo primo infarto, papà!”
Burt si fece piccolo piccolo e cominciò a mormorare qualcosa di incomprensibile, in cui a Finn sembrò però di scorgere le parole regime dittatoriale. Per la sua stessa salute mentale decise comunque di non infierire sul fratellastro e tornò rapidamente all’argomento di partenza: “Allora, sputa il rospo: cosa è successo? Hai litigato con Blaine?”
Kurt tornò a strizzare con ferocia la busta del latte, fortunatamente ormai vuota: “Quel… quel… piccolo, lurido…”
Finn gli tappò prontamente la bocca con la mano e inarcò le sopracciglia: “Adesso rilassiamoci, facciamo un respiro profondo e ricominciamo da capo evitando di sfidare la sorte con dei termini che ci farebbero finire in punizione per un mese o giù di lì, ok?”
L’altro annuì e lui lo lasciò libero di parlare.
“Ieri sera Blaine mi ha portato a cena in un nuovo ristorante francese che hanno aperto vicino Westerville.” cominciò Kurt, dopo aver inspirato ed espirato profondamente un paio di volte, “Inizialmente stava andando tutto a meraviglia, il posto era davvero carino e nessuno ci ha minacciato di morte nonostante ci stessimo tenendo per mano… insomma, la serata sembrava decisamente promettente.”
“E poi? Cos’è successo?” chiese incuriosito Finn, addentando l’avanzo di un sandwich che probabilmente aveva già fatto la domanda per la cittadinanza nel frigo.
“Poi è arrivato quello.” concluse Kurt con aria tetra.
Quando gli altri due si limitarono a fissarlo con aria interrogativa, proseguì con un sospiro esasperato: “Il cameriere. Quello svergognato ha cominciato a flirtare spudoratamente con Blaine nonostante fosse palese che eravamo lì insieme. Si comportava come se io non esistessi: gli posava la mano sulla spalla, gli sorrideva allusivo e gli ha persino fatto un complimento per i suoi capelli!”
“Beh, effettivamente Blaine ha dei capelli splendidi.” si trovò a commentare molto virilmente Finn, ma venne subito zittito da un’occhiata omicida.
“C’è una riunione di famiglia e non sono stata invitata?” commentò Carole con un sorriso, entrando con la spesa.
“Un cameriere ha fatto il cascamorto con Blaine.” la aggiornò Burt in maniera estremamente coincisa.
“E lui cos’ha fatto?” chiese prontamente Carole, mollando la spesa in terra e inerpicandosi su uno sgabello.
“Ci credereste? Lui non ha fatto assolutamente niente!” esplose Kurt, spalancando le braccia in maniera teatrale.
Gli altri tre lo guardarono con espressione impassibile per un minuto.
“Definisci meglio il concetto di niente.” si arrischiò prudentemente a proporre Burt.
“Niente significa niente. Ha continuato a ringraziarlo tutto giulivo come se niente fosse e gli ha addirittura lasciato la mancia!” spiegò il ragazzo, completamente scandalizzato.
“Tesoro,” si intromise Carole, “hai pensato che Blaine a volte tende ad essere un po’, come dire, leggermente inconsapevole di quello che lo circonda?”
Kurt la guardò con gli occhi sgranati: “Vuoi dire che secondo te non si è nemmeno accorto che quell’idiota ci stava provando come un disperato? Fidati, era davvero troppo evidente, se ne sarebbe accorto anche un cieco, era tutta una… vibrazione!”
“Io non ne sarei così sicura. Blaine non è esattamente una persona… percettiva, quando si tratta di queste cose: probabilmente era talmente concentrato sulla vostra serata che non gli è passato nemmeno per l’anticamera del cervello che quel ragazzo ci stesse provando.”
Finn tornò ad inserirsi nella conversazione: “Ma tu con Blaine ci hai parlato?”
Kurt annuì secco: “Certo, non appena siamo usciti nel parcheggio l’ho affrontato.  Alla fine gli ho urlato contro e me ne sono tornato a casa, perché lui continuava a chiedermi cosa aveva fatto per farmi infuriare tanto. Cioè, riuscite a credere alla sua sfacciataggine?!”
I suoi familiari lo fissarono per un secondo, poi Carole si decise a pronunciare la frase più utile della serata: “Finn, mi prenderesti la griglia sullo scaffale più alto? Stasera voglio cucinare delle bistecche.”
 
 
Kurt si lanciò fuori dalla sua auto sistemandosi freneticamente il colletto della camicia: la sera prima non era riuscito ad addormentarsi e quella mattina non aveva sentito la sveglia, quindi ora si trovava a dover gestire un ritardo titanico.
Stava già per oltrepassare i familiari cancelli della McKinley, quando una voce familiare lo sferzò da dietro: “Kurt Hummel! Sei davvero in un mare di guai!”
Il ragazzo ruotò su se stesso e si ritrovò a fronteggiare Wes e David, che al momento lo stavano guardando come se fosse l’insetto più ributtante mai strisciato fuori dalle viscere della terra.
“Cos’hai fatto al nostro povero, piccolo Blaine?” ruggì Wes, che sembrava la versione asiatica e smilza di una leonessa che difende il suo cucciolo.
“Cos’ho fatto io a lui?” scattò subito Kurt, “Forse se avesse evitato di mettersi praticamente a sbavare sul cameriere del ristorante proprio davanti ai miei occhi, rovinando il nostro appuntamento, non ci troveremmo in questa situazione!”
“Come ho fatto a non pensarci?!” esclamò Wes, alzando le braccia al cielo, “E’ ovvio che Blaine ha passato tre ore a compatirsi sopra una vaschetta di gelato solo perché avevi scoperto il suo subdolo piano!”
“Blaine Anderson: come conquistare il mondo un cameriere alla volta…” continuò David con aria ispirata, per poi tornare a voltarsi verso di lui: “Spero che tu ti renda conto di aver commesso un errore ridicolo!”
Kurt batté il piede a terra, indispettito, e avanzò di un passo per fronteggiarli: “Non vedo proprio come le cose fra noi due possano essere affar vostro! Blaine è grande e vaccinato e mi sembra perfettamente in grado di affrontare la cosa da solo, senza bisogno che voi due gli facciate da balia.”
Wes e David si lanciarono uno sguardo nervoso e sembrarono immergersi per un attimo in una sorta di comunicazione muta, poi annuirono impercettibilmente e tornarono a voltarsi verso di lui: “Vedi, Kurt… Blaine non è sempre stato quello che conosci tu. Quando è arrivato alla Dalton, sembrava terrorizzato da tutto e da tutti: sobbalzava quando qualcuno sbatteva una porta, non incrociava mai lo sguardo del suo interlocutore e si tirava indietro come se si fosse scottato ogni volta che una persona si azzardava anche solo a provare a sfiorarlo.”
Il ragazzo spostò lo sguardo dall’uno all’altro, evidentemente confuso, ma fece loro segno di proseguire.
“Sono passati mesi prima che io e Wes riuscissimo ad avvicinarlo, e Dio solo sa se ci abbiamo messo impegno!” continuò David con un sospiro, “Alla fine siamo riusciti a vincere la sua diffidenza e lo abbiamo convinto ad unirsi ai Warblers: la nostra intenzione era solo quella di spingerlo a socializzare un po’, non immaginavamo nemmeno che dentro quel nanerottolo si nascondesse una voce del genere.”
Nonostante tutto, il cuore di Kurt si contorse disperatamente al pensiero di un Blaine tanto fragile e spaventato.  
“Anche dopo che siamo diventati amici, però, Blaine ha continuato a comportarsi in maniera composta e controllata.” riprese Wes, “Non si lasciava mai andare del tutto, non rideva mai apertamente e quando cantava stava sempre attento ad evitare di rivolgersi a qualcuno in particolare, come se avesse paura che gli altri avrebbero potuto avere chissà quale reazione violenta.”
Kurt si lasciò sfuggire una risata amara: “Credetemi, capisco fin troppo bene la paura di Blaine!”
David lanciò un’occhiata incerta a Wes e cercò di arrivare al punto: “E’ per questo che ci siamo stupiti così tanto quando vi siete incontrati: di punto in bianco Blaine ha alzato la testa e ha cominciato a cantare fissando negli occhi questo ragazzo che non aveva mai visto… e da allora non ha mai smesso. Ha sempre cantato solo ed esclusivamente a te.”
“Quindi non ci venire a raccontare che ha anche solo vagamente pensato di tradirti.” lo interruppe il compagno, “Tu non puoi saperlo, ma senza nemmeno rendertene conto l’hai preso per mano e l’hai aiutato a ritrovare se stesso: da quel momento in poi Blaine non ha più visto nessun altro. Forse a volte è un po’ goffo e non sa esattamente come dirtelo, ma te lo dimostra praticamente di continuo.”
Il senso di colpa sommerse Kurt fino a soffocarlo e il ragazzo dovette combattere contro l’impulso di lanciarsi dentro la scuola per cercare Blaine e implorarlo di perdonarlo per essersi comportato come il più enorme degli idioti.

Si trattenne solo per i pochi secondi necessari a ringraziare Wes e David, poi oltrepassò di corsa i cancelli della McKinley. 

   
 
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