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Autore: Tsuki Hoshizora    30/07/2011    6 recensioni
A Feliks erano sempre piaciuti gli abiti femminili: li vedeva nelle vetrine dei negozi e desiderava con tutto se stesso poterli indossare. A volte, fingeva addirittura di avere una sorella e diceva alle commesse che erano per lei. Per sua fortuna, infatti, aveva una corporatura esile e dei lineamenti piuttosto androgini, così capitava spesso che lo scambiassero per una ragazza! Si era chiesto tante volte come sarebbe stato nascere donna. Sarebbe stato meglio? Come lo avrebbe trattato Toris? Avrebbe tanto voluto possedere una bacchetta magica, quando arrivavano quei pensieri...
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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L' unica premessa che mi sento di fare, rivolta soprattutto a chi ha letto le mie due precedenti fan fictions, è che in questa ho cambiato l'impostazione del testo, allargando inoltre il punto di vista e abbandonando quello puramente soggettivo! Se ci fossero degli errori, siete liberissimi di farmeli notare. Anzi, mi fate un grandissimo favore, visto che spesso mi sfuggono.. Che altro dire?
Lo ammetto, sono un pò fissata coi due, ma se tutto va bene, la prossima sarà incentrata su Arthur e Alfred, quindi non alzerete più gli occhi al cielo invocando l'aiuto di qualche divinità! Se esistessero fan fictions simili, mi scuso da subito e assicuro che non era assolutamente mia intenzione plagiare nessuno.. Ne ho lette poche su Feliks e Toris, quindi sono solamente certa di non avere in alcun modo copiato quelle.
Altra piccolissima cosa, per evitare ulteriori dubbi: questa storia non è in alcun modo collegata a nessun'altra fan fiction, tanto meno alla precedente.
Buona lettura ^_^
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01. C'è bisogno di un miracolo!

Stavano correndo verso casa del polacco in tutta fretta, quando quest'ultimo si fermò improvvisamente davanti ad una vetrina. Lui e Lituania avevano passato tutto il pomeriggio a giro per negozi a fare shopping, cosa facilmente intuibile dalla grande quantità di buste che penzolavano dalle loro braccia. Si stava facendo sera ed aveva cominciato a nevicare molto forte, fatto di per sé non preoccupante, visto che era ormai dicembre inoltrato. Ma tanto era bastato perché Toris si preoccupasse ed insistesse affinché si affrettassero sulla strada del ritorno.
Proprio per questo, quasi travolse Polonia quando questi si impuntò senza preavviso. Riuscì comunque a riprendersi in tempo, per poi respirare affannosamente nel tentativo di riprendere fiato ed alzarsi a vedere cosa avesse catturato l'attenzione dell'altro. Lituania conosceva Feliks così bene, che ormai non si sconvolgeva più di tanto quando lo trovava ad ammirare dei deliziosi abiti femminili. Non poteva certo negare che il ragazzo riuscisse ad indossarli in maniera del tutto impeccabile e che gli donassero pure molto. Non si stupiva neanche del fatto che, nelle occasioni in cui li aveva indossati in pubblico, avesse attirato l'attenzione di molti uomini, i quali si erano poi dovuti ricredere nel momento in cui avevano udito la sua voce. La voce di Polonia era indubbiamente quella di un ragazzo, bassa e a tratti profonda. Nonostante in molti lo avessero anche apostrofato negativamente, lui ci rideva sopra e scherzava come al solito, dicendo che si divertiva da matti a mandare gli estranei in confusione. Toris si chiedeva spesso se in realtà lui non si sentisse intrappolato dentro ad un corpo sbagliato, ma non osava chiedere.

Che fosse nato donna o uomo, Lituania era quasi del tutto sicuro che Feliks non sarebbe cambiato affatto. Eccentrico, impulsivo, sorridente, spiccatamente ironico e a volte troppo egoista. Un carattere non facile da gestire, ma Toris vi era troppo affezionato per essere puntiglioso in quel senso.
Che fosse nato donna o uomo, lui era del tutto sicuro che nulla sarebbe cambiato, che gli avrebbe voluto comunque un gran bene.
«Po, ehm, senti, ci conviene sbrigarci sul serio!», disse sempre più ansioso, notando con la coda dell'occhio che il cielo si faceva sempre più cupo. Feliks così parve tornare alla realtà, quasi si fosse perso un attimo nei suoi pensieri, mentre contemplava quel grazioso abito a fiori.
«Oh~ Scusa Liet, mi ero totalmente incantato. Adoro anche solo, tipo, osservare le vetrine!», rispose sorridendo dolcemente al lituano, il quale ricambiò e, alzando ironicamente gli occhi al cielo, lo prese sotto braccio e lo trascinò via.
«Dai che manca poco, oltretutto dobbiamo ancora preparare la cena. Per caso non hai fame?», chiese Lituania scherzando, il suo stomaco che già brontolava all'idea dei manicaretti di Polonia. Nonostante fosse molto attaccato alla propria cucina, doveva ammettere che quella dell'amico non gli dispiaceva affatto. Molto probabilmente dipendeva solo dal fatto che le loro culture erano state legate per molto tempo e  che quindi si somigliavano, ma, in qualche modo, Toris aveva l'impressione che l'altro ci mettesse davvero tanto impegno nel preparare da mangiare per lui. Ecco perché era sempre così buono. Solitamente, infatti, Feliks era terribilmente pigro e difficilmente si smuoveva dal ciondolare sul divano o sulla poltrona. Eppure, quando si organizzavano per passare una sana giornata assieme, nel momento in cui toccava a lui andare ai fornelli, stranamente si attivava quasi dal niente e sembrava energico come non mai.
«Heh, no, affatto! Ho tipo una fame mostruosa!», rispose tutto accigliato l'altro, nonostante nello sguardo di Polonia non ci fosse alcuna traccia di rabbia o serietà. Così accellerarono entrambi il passo, continuando a chiaccherare del più e del meno. Ma la testa di Feliks era tutt'altro che presente, mentre tornava a riflettere su ciò che lo aveva distratto un attimo prima.
Arrivarono all'abitazione mezzi zuppi, a causa della neve che si era sciolta sui loro giacconi e sulle loro sciarpe. Le scarpe, del resto, non erano decisamente messe meglio. Misero dunque prima di ogni altra cosa i loro indumenti fradici ad asciugare in bagno sopra al termosifone, per poi tornare in salotto, dove avevano adagiato alla meglio i sacchetti coi loro acquisti. Ovviamente, come al solito, quello che aveva quasi messo fondo al proprio portafoglio era Polonia. Lituania cercava sempre come meglio poteva di controllarlo, ma riusciva ogni volta a fare davvero poco. Feliks adorava comprare cose nuove, era quasi inarrestabile quando si impuntava su qualcosa che desiderava ardentemente. Cocciuto come un muro, seriamente.
Mentre si apprestavano a raggruppare tutto quanto in un un'unica busta, una domanda cadde nel silenzio quasi casualmente, come se avessero lanciato un sassolino contro una finestra.

«Non pensi, tipo, che le ragazze siano davvero fortunate a poter indossare quei vestiti così delicati?», chiese dunque Polonia tenendo in mano una sciarpa di lana pesante color porpora e dando completamente le spalle a Toris, il quale si girò istantaneamente con un'espressione sorpresa disegnata sul volto. Quella domanda sembrava così seria e solenne, che gli ci volle un pò per scuotersi e rispondere, fra l'altro in modo alquanto vago.
«Non saprei, non ci ho mai fatto particolarmente caso..», disse semplicemente, continuando a fissare la schiena del polacco, che, con sua grande sorpresa, si voltò con l'aria spensierata di chi non ha nessun pensiero per la mente. A quel punto Lituania si chiese se non avesse frainteso la domanda, visibilmente confuso nel vederlo tranquillissimo. Un minuto prima era suonato quasi sconsolato.
«Mh, suppongo che, tipo, normalmente un uomo non ci vada minimamente a pensare! Però, ecco, tu sai che io adoro totalmente gli abiti femminili.. Quindi suppongo di averci tipo pensato un pò di più», continuò gesticolando come suo solito. I suoi occhi sembravano brillare, mentre elogiava a quel modo una delle cose che preferiva maggiormente. Convinto di essersi preoccupato inutilmente, Toris tornò ad occuparsi dei vestiti, sorridendo ed annuendo col capo.
«Probabilmente», convenne quindi.
«Eppure Bielorussia è una ragazza e tu la guardi spesso..
», sussurrò piano Feliks, quasi parlasse a se stesso piuttosto che all'altro.
«Eh? Hai detto qualcosa?», chiese Lituania alzando appena la testa. Se anche il polacco avesse detto qualcosa, lui aveva appena percepito una specie di soffio.
«No!», rispose semplicemente Polonia, canticchiando un motivetto piuttosto infantile e finendo di ripiegare una camicia color rosa pallido. Però, mentre mostrava indifferenza riguardo alla questione, tornò a domandarsi se non avrebbe avuto un rapporto migliore con Toris nascendo femmina. Magari lui non avrebbe guardato con quello sguardo da triglia lessa Natalia. Si sentiva alquanto stupido ad esserne geloso, le prime volte che l'aveva incontrata ed aveva capito che Lituania aveva una cotta per lei. Poi aveva compreso il motivo del suo nervosismo e gli era salito lo sconforto. La persona che era adesso non poteva andare bene. Non fisicamente. Ne era perfettamente convinto.
«Po, porto io la tua busta in camera tua, tu occupati della cena!», disse l'altro prendendogli la busta dalle mani con naturalezza.
«Agli ordini~», ribatté dunque Feliks, mettendosi sull'attenti e imitando il tono che un subordinato avrebbe rivolto al suo superiore. Toris non pote fare a meno di portarsi una mano alla bocca e ridacchiare, scuotendo poi la testa. Polonia sorrise a sua volta e si diresse in cucina, per poi sbuffare un attimo. Quando avrebbe voluto dirgli apertamente ciò che provava. Sapendo benissimo che era del tutto inutile pensare cose simili, decise quindi di rimboccarsi le maniche, indossare il grembiule e cominciare a cucinare.
La cena trascorse tranquillamente, fra uno scherzetto e l'altro, con Lituania che non sapeva se ridere o fare una lavata di capo a Feliks, pur sapendo che non sarebbe servita a niente. Decise quindi semplicemente di sparecchiare, mentre l'altro stava quasi per addormentarsi a causa dello stomaco pieno. Sospirando rassegnato, lo scosse un pò per convicerlo a dargli una mano ed asciugare i piatti.
Quando ebbero finito era ormai buio, così decisero di andare direttamente a dormire. Si misero lentamente i loro pigiami, entrambi abbastanza spossati dall'intensa giornata, sbirciandosi reciprocamente quasi involontariamente, per poi girarsi nuovamente, un pò imbarazzati. Polonia non riusciva a fare a meno di guardarlo, era più forte di lui. Adesso che Toris sapeva che lui aveva visto la sua schiena e le cicatrici che la ricoprivano, non si nascondeva più di tanto. Si ritraeva solo un pò, come se gli fosse rimasto un tic nervoso addosso, ma non andava a cambiarsi in bagno come aveva preso a fare inizialmente. Così Feliks poteva tranquillamente osservarlo, pensando inevitabilmente che fosse davvero bello, senza ovviamente proferire parola al riguardo.
Anche Lituania era decisamente sollevato dalla situazione che si era andata a creare non appena gli era stato tolto dalle spalle quel peso enorme. Avere segreti con la persona praticamente più importante della sua intera esistenza era sfiancante. Adesso non c'era altro che sincerità fra di loro. Non si vergognava poi tanto con Polonia, in fondo avevano vissuto assieme per circa quattrocento anni. Si sentiva solo un pò sciocco quando, senza farlo apposta, l'occhio gli cadeva spontaneamente sulla pelle chiara e liscia dell'altro. Era leggermente più sottile di lui, una differenza appena percettibile, eppure ogni volta gli appariva così fragile. Più volte aveva sentito l'impulso di stringerlo protettivamente a sé, per evitare che potesse andare in frantumi da un momento all'altro. Ma subito si era ripreso mentalmente, dandosi dell'idiota. Nonostante ciò, era davvero difficile non fissarlo. Toris in parte credeva che Feliks possedesse una specie di aura, qualcosa capace di abbagliare il prossimo. Ogni tanto si sentiva quasi accecato dalla sua presenza e puntualmente ogni volta si ripeteva che erano solo impressioni insensate.
Mentre il lituano si coricava sotto alle lenzuola beige del letto, tirando su anche il piumone color panna, l'altro si stiracchiò sbadigliando con l'aria di chi non ce la fa più a tenere gli occhi aperti.
«Vieni a dormire prima di crollare disteso per terra..», lo rimproverò con gentilezza, il sonno che già ovattava la sua voce ed appannava i suoi occhi.
«Mh, buonanotte Liet!», rispose semplicemente il polacco, accoccolandosi accanto alla schiena dell'amico, avvolto nel tepore soffice che solo la notte e il riscaldamento ti possono concedere. Sentiva il cuore del compagno battere regolarmente, oltre ad udire distintamente i suoi respiri leggeri. Sorrise scioccamente, incredibilmente felice di essere assieme al suo migliore amico.
«Buonanotte Po», concluse con un sussurro l'altro, gli occhi già chiusi.
Nonostante la stanchezza, purtroppo, il biondo non riusciva proprio ad addormentarsi. Sentiva il disperato bisogno di abbracciare chi gli dormiva accanto, ma non come faceva normalmente. Insomma, aveva davvero un disperato bisogno di un miracolo! Però lui non aveva una bacchetta magica, né tantomeno possedeva dei poteri paranormali.. Poi, dandosi dello stupido per non averci pensato subito, si ricordò perfettamente il nome della persona che avrebbe potuto aiutarlo, se abilmente convinta.
Domani devo chiamare il signor Inghilterra, si disse infine, giusto un attimo prima di scivolare definitivamente tra le braccia di Morfeo.

   
 
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