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Autore: Tsuki Hoshizora    04/08/2011    4 recensioni
A Feliks erano sempre piaciuti gli abiti femminili: li vedeva nelle vetrine dei negozi e desiderava con tutto se stesso poterli indossare. A volte, fingeva addirittura di avere una sorella e diceva alle commesse che erano per lei. Per sua fortuna, infatti, aveva una corporatura esile e dei lineamenti piuttosto androgini, così capitava spesso che lo scambiassero per una ragazza! Si era chiesto tante volte come sarebbe stato nascere donna. Sarebbe stato meglio? Come lo avrebbe trattato Toris? Avrebbe tanto voluto possedere una bacchetta magica, quando arrivavano quei pensieri...
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Nessuno può capire quanto io mi sia divertita (malissimo, aggiungerei) nello scrivere questo capitolo. Lo so che è stupido, ma ci tenevo a dirlo! Ci sono certe situazioni che mentre le descrivevo.. A volte un pò di sana demenza fa bene, è un rimedio contro la tristezza xD
Non aggiungo altro, buona lettura ^_^/
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02. Non so dove guardare..

La mattina seguente si svegliò ancora prima del solito, trovandosi davanti agli occhi il viso tranquillo di Lituania che dormiva profondamente. Era sollevato dal fatto che almeno stanotte non avesse avuto qualche incubo, a volte capitava che si agitasse nel letto come se stesse lottando contro qualcuno ed ogni volta doveva svegliarlo. Invece stanotte si era riposato, a giudicare dalla scomparsa delle leggere occhiaie grigiastre che si portava dietro da ieri mattina. Sorrise continuando ad osservarlo. Solo quando dormiva non aveva quel suo solito cipiglio preoccupato.
Improvvisamente l'altro emise un leggero sospiro e storse appena il naso, socchiudendo subito dopo gli occhi.
«Buongiorno Po..», borbottò poi, mentre si stiracchiava.
«Buongiorno Liet!», rispose quasi cantilenante Polonia, ricordandosi improvvisamente ciò che aveva pianificato di fare durante la notte. Si alzò quindi di scatto, chiedendosi che ore fossero e pensando a quale sarebbe stato il momento migliore per fare quella chiamata. Nel mentre Toris si era già diretto alla finestra per aprire le tende. Fuori il sole stava facendo
timidamente capolino da dietro le nuvole bianche che la sera precedente avevano sparso neve ovunque. Era davvero una bella giornata.
I due sistemarono il letto parlando di cosa avrebbero potuto mangiare per colazione, pare fossero soltanto le nove del mattino. Feliks ciabattò fino alla cucina di buon umore, così che l'altro non poté fare a meno di venire contagiato dalla sua allegria. Lituania neanche se ne accorse, ma l'altro continuava ad osservarlo di sfuggita per capire quando poter agire lontano dal suo sguardo indagatore. Polonia non voleva che lo sentisse parlare al telefono con Inghilterra, anche solo per il fatto che in parte la sua idea lo riguardava direttamente.
Finito di mangiare e messa in ordine la cucina, i due si andarono a vestire. Quando scesero nuovamente al pian terreno erano ormai le undici. Toris si sedette sul divano e Feliks subito lo imitò, afferrando il telecomando e cominciando a fare zapping fra i vari canali.

«Ehe, non c'è totalmente niente di interessante alla TV~», disse poi sbuffando imbronciato.
«Beh, ma così facendo neanche vedi di cosa parlano i vari programmi.. Come fai a dire che non ci sia davvero niente? Dà qua!», aggiunse l'altro, tendendogli la mano a palmo aperto.
«Okei.», rispose quindi Polonia passandoglielo, pensando subito di poter approfittare del momento. «Intanto che cerchi qualcosa di carino, tipo, io vado un attimo da Tekla a controllare che non abbia totalmente bisogno di me! Torno fra un pò..», aggiunse sbrigativamente alzandosi.
«Oh, d'accordo!», udì l'altro rispondere, mentre si incamminava lentamente verso l'ingresso, aspettando che Lituania si voltasse nuovamente verso lo schermo. Quando finalmente si decise a farlo, Feliks fece scivolare con indifferenza dietro la schiena il cordless e si allontanò il più in fretta possibile. Non appena si fu chiuso la porta alle spalle, tirò un sospirò di sollievo e raggiunse con pochi passi la piccola stalla dietro l'abitazione. Il numero se lo era appuntato mentalmente la mattina stessa, quindi, sedendosi sopra un secchio capovolto, lo digitò frettolosamente e si mise subito il telefono all'orecchio. L'animale si accorse della sua presenza e nitrì tutta soddisfatta, avvicinando il muso al volto del padrone. Polonia accarezzò delicatamente il suo pony e poi le fece segno di non fare troppo rumore, mentre attendeva una risposta dall'altro capo del cordless.
«Buona, buona~», aggiunse sorridendo a Tekla. Fu allora che finalmente l'inglese rispose.
«Pronto?», chiese una voce tranquilla.
«Buongiorno signor Inghilterra! Sono Polonia.», rispose dunque l'altro, cercando di non alzare troppo il tono della voce, per paura che Toris riuscisse a sentirlo nonostante la distanza.
«Polonia? Buongiorno a te! Anche se non capisco il motivo della tua chiamata, francamente..», disse sorpreso Arthur, il quale neanche si immaginava cosa potesse passare per la testa del polacco in quello stesso istante.
«Heh, sì, in effetti non è niente che riguarda il lavoro.», rise nervosamente un pò incerto sul da farsi. «Volevo chiederle tipo una cosa! Mi spiace se tipo la disturbo, se vuole posso totalmente richiamarla più tardi..», aggiunse sperando in una risposta negativa, visto l'impellenza della questione.
«Ah, no, non disturbi affatto! Non stavo facendo niente di particolare e se non riguarda il lavoro, dato che oggi è un giorno libero, non ci sono davvero problemi. Dimmi pure..», disse quindi Arthur, ora palesemente curioso.
«Bene~», rispose allegro Feliks. «Andrò direttamente al sodo. Lei può farei i miracoli, giusto?», chiese senza tanti giri di parole all'altro.
La conversazione durò per una buona mezz'oretta e quando fu conclusa, Polonia cambiò frettolosamente l'acqua al suo pony, le diede un buffetto e poi tornò quasi di corsa dentro. Doveva fare in fretta, aveva un aereo da prendere. Ma certo non poteva aspettarsi che Lituania fosse rimasto tranquillamente ad attenderlo
per tutto quel tempo. Infatti, come previsto, l'altro si girò preoccupato verso di lui non appena mise piede in salotto. Lo scrutava così intensamente che Feliks non sapeva come fare a rimettere il telefono al suo posto, così si bloccò in piedi contro il muro con aria decisamente un pò sospetta.
«Eccoti! Quanto ci hai messo? Stavo per venire a cercarti..», cominciò quindi Toris spegnendo il televisore. Polonia continuava a pensare come potesse fare, prestando a malapena ascolto a ciò che l'altro gli diceva. Poi, improvvisamente, ebbe un'idea. Forse era stupida, ma non gli venne in mente nient'altro. Così agì.
«BAM!», urlò insensatamente puntando il dito contro il muro opposto. Lituania quasi schizzò per aria dallo spavento, girandosi di scatto verso il punto indicato dall'altro e facendo qualche passo indietro. Senza perdere tempo, Feliks rimise al suo posto il cordless e corse sù per le scale che conducevano al primo piano. Preso ciò che gli serviva, tornò senza esitazione nell'ingresso e si accinse ad indossare il giubbotto e la sciarpa.
«Po? Perché diavolo hai urlato?! Mi hai fatto prendere un'accidente!», disse ancora in preda al panico Toris, raggiungendolo. «E adesso dove stai andando??», chiese a quel punto vedendolo già perfettamente vestito, il dubbio e l'ansia stampati in faccia.
«Ehm, Liet, ti spiego tutto quando torno. Fai tipo come se fossi totalmente a casa tua, io sarò di ritorno al massimo verso sera.», rispose in fretta e furia Polonia, uscendo di casa e lasciando il lituano immerso in un mare di domande senza risposta. Poi ci ripensò, aprì nuovamente la porta tanto quanto bastava per far passare la testa e fissò Lituania dritto negli occhi con sguardo deciso. «E non farti tipo venire il mal di stomaco dalla preoccupazione!», aggiunse sbuffando, per poi dirigersi seriamente verso l'aeroporto.
L'aereo non ci mise molto, ma era così agitato che gli sembrò di aspettare un'eternità. Avrebbe finalmente visto il suo desiderio realizzarsi, quasi non ci poteva credere. Non stava davvero più nella pelle, motivo per cui, quando finalmente raggiunse l'abitazione di Inghilterra, dovette trattenersi dall'abbracciare quest'ultimo non appena gli aprì la porta. Arthur lo fece accomodare e gli chiese di seguirlo giù in cantina, perché era là che teneva tutto l'occorrente per i suoi incantesimi. Tante volte aveva sentito gli altri parlare della magia oscura praticata dall'inglese. Inizialmente aveva creduto che fossero solamente dei pettegolezzi, poi, chiedendo informazioni al riguardo a Toris, aveva scoperto che lui stesso ne era stato accidentalmente vittima più volte, durante gli anni di servizio in casa di America. A quel punto si chiese se anche le voci sul fatto che fosse in grado di vedere le creature magiche di ogni nazione fossero vere, ma, trattenendo la curiosità, non osò farne parola col diretto interessato.
Giunserò in fondo alle scale ed Inghilterra si affrettò ad accendere la luce, perché erano immersi nella completa oscurità. Fu a quel punto che Feliks notò con sorpresa tutti gli strani oggetti che riempivano il tavolo e gli scaffali, alcuni dei quali sembravano ampolle o provette, oltre alla grande quantità di libri piuttosto vecchi sopra cui erano incise frasi in lingue a lui sconosciute. C'erano anche diverse candele colorate, poste sopra a dei piedistalli di ferro. Abbassando lo sguardo, vide chiaramente dei cerchi tracciati sul pavimento con del gesso bianco e si chiese sempre più curioso se Arthur avrebbe tirato fuori un mantello nero, come gli stregoni che aveva visto nei telefilm o nei film fantasy.

«Ooh~ Lei deve essere proprio un mago potente!», esclamò sinceramente ammirato, pur non intendendosene affatto.
«Questo non è niente.», rispose fieramente Inghilterra, sentendosi onorato sia per la richiesta d'aiuto che per il complimento appena ricevuto, pur sapendo quante volte avesse commesso errori nell'eseguire le sue pratiche oscure. «Bene, adesso dovresti posizionarti al centro del cerchio magico.. Ho preparato tutto quanto prima che tu arrivassi!», aggiunse poi prendendo in mano una bacchetta magica alla cui estremità si trovava una stellina color giallo acceso. Polonia lo vide compiere un paio di passi alquanto complicati, poi una luce piuttosto intensa lo accecò per qualche secondo, lasciando subito dopo spazio ad una sottile nebbiolina. Quando questa si fu dispersa nell'aria e poi fuori dalle piccole finestre della stanza, fissò ad occhi sbarrati l'inglese che gli si parava nuovamente davanti, stavolta con indosso una tunica corta e scollata color panna, due ali mediamente grandi sulla schiena ed una luminosissima aureola sul capo.
«Oh..», disse in un bisbiglio, incapace di aggiungere altro, la stessa espressione sul volto.
«Non fare commenti riguardo il mio abbigliamento, so che voi altri lo trovate assurdo ed inaccettabile, non c'è bisogno che tu me lo ripeta!», si affrettò quindi a dire Arthur, fraintendendo completamente l'espressione del polacco. «Ora procederò con la formula magica, tu non ti muover- AH?!», aggiunse poco prima di essere interrotto da Feliks, il quale si era improvvisamente avvicinato e osservava con sguardo brillante il suo abbigliamento.
«Signor Inghilterra, non sapevo che anche a lei tipo piacessero questo genere di cose! Quest'abito è totalmente fantastico, lo ha cucito lei?», chiese poi con foga, animato da sincera emozione e visibilmente ormai troppo curioso per starsene zitto. L'altro rimase tanto sorpreso e assieme sconvolto da una reazione così insolita, da non sapere cosa dire. Poi si riscosse e, con l'orgoglio pompato da troppi apprezzamenti in un giorno solo, anche se leggermente imbarazzato, ringraziò di tutto cuore il polacco.
«B-beh, ti ringrazio, quasi nessuno apprezza quest'abito.. Comunque sì, l'ho realizzato a mano. E' il massimo per dare forma ai miei incantesimi, si adatta perfettamente alla loro magia! C-comunque, se vogliamo finire entro oggi sarebbe il caso che tornassi al tuo posto.», aggiunse poi tossicchiando e cercando di non lasciarsi trascinare troppo dalle sue parole, in parte chiedendosi quanto potesse effettivamente essere positivo ricevere simili complimenti da una personalità eccentrica quanto quella di Polonia. Quest'ultimo, del resto, si vestiva da ragazza. Per giunta, quel che gli aveva chiesto era proprio di diventare donna.
«Ah, sì, mi scusi. Mi sono tipo lasciato trascinare! Continui pure..», rispose improvvisamente serio Feliks, tornando alla sua postazione. L'altro poté quindi riprendere.
Nel tardo pomeriggio, finalmente, l'incantesimo ebbe i risultati sperati. Ringraziando più volte l'inglese, Polonia lasciò quindi l'abitazione di quest'ultimo per correre a prendere un aereo e tornarsene a casa. Aveva lasciato Toris abbandonato a sé stesso per troppo tempo. Sicuramente si era scervellato inutilmente durante tutta la sua assenza, conoscendolo. Quando finalmente scese a Varsavia, infilò dentro al primo taxi disponibile e disse al tassista di fare in fretta. Una leggera ansia lo stava lentamente assalendo.
Rimase quasi un quarto d'ora fuori, davanti alla porta, senza sapere come affrontare Lituania. Poi decise di buttarsi come suo solito ed entrò dentro abbastanza rumorosamente. Non disse niente e nessuno gli venne incontro. Posò quindi lo zaino sotto all'appendiabiti, riponendo anche giaccone e sciarpa, per poi dirigersi quasi in punta di piedi verso il salotto. Non c'era traccia del lituano, così entrò, dandosi subito dopo dello stupido per il suo comportamento da vigliacco.

«Po?», chiese dubbioso Toris, uscendo dalla cucina. Feliks si voltò di scatto, restando paralizzato sul posto, incapace anche solo di fiatare. L'altro continuò a fissarlo per un minuto buono, per poi sospirare, non si sa se per sollievo o esasperazione, dato l'abbigliamento del polacco. «Si può sapere dove sei stato? Ma, cosa ancora più importante, perché ti sei cambiato d'abito?», continuò, grattandosi incerto la testa, un sopracciglio alzato. Sembrava non essersi accorto di niente, quindi avanzò lentamente e tranquillamente verso Polonia, il quale si stava nervosamente strofinando le mani. Improvvisamente, però, parve notare qualcosa, perché si arrestò bruscamente. «Perché diavolo indossi un reggiseno imbottito?!», esclamò quasi urlando, fissandogli improvvisamente il petto, sul quale normalmente, anche quando indossava abiti da donna, non vi era effettivamente niente. L'altro quasi sobbalzò, rispondendo incerto allo sguardo e stringendosi nelle spalle. Così facendo, si rese ancora più minuto di quanto non fosse diventato a causa del cambio di genere. Tanto basto a far notare del tutto l'assottigliamento della sua figura, nonostante già i suoi capelli fossero qualcosa di insolito, visto che adesso erano lunghi fino al fondo schiena. Lituania, spalancando la bocca, senza curarsi di darlo a vedere per il pesante shock, cominciò ad arretrare. Non vedendo dove andasse, urtò con un piede il divano e vi si ribaltò sopra, stendendovisi supino. Il colpo sembrò fargli riguadagnare lucidità, poiché si sedette ed urlò, «Po, perché sei una donna?!».
Feliks, che già stava cercando di trattenersi dal ridere in faccia all'altro dopo la sua comica caduta, vedendo il suo sguardo mezzo allucinato non riuscì a reggere oltre e scoppiò in una fragorosa risata. Ciò che non si aspettava, però, era il suono quasi melodioso della sua vocina da ragazza. Sorpreso, s'interruppe e fissò davanti a sé per qualche secondo. Poi, sorridendo del fatto che Toris stesse letteralmente sbattendo gli occhi dallo stupore, prese coraggio e rispose.

«Ebbene, sono andato dal signor Inghilterra. Chi altri potrebbe fare questo? E' davvero divertente!», disse semplicemente con l'aria di chi ha appena scartato i regali di Natale, facendo una piroetta sù se stesso tutto sorridente.

   
 
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