“Silenzio!!!”
e come
sempre il preside fu costretto a richiamare all’ordine la
scolaresca, ma questa
volta poteva capire la loro euforia: per la prima volta il ministro
della magia
Cornelius Caramell aveva accordato loro il permesso di passare gli
ultimi due
giorni di scuola al mare per salutare l’estate finalmente
arrivata.
Quella
era una grande
occasione non solo per gli alunni, ma anche per i professori che
avevano
finalmente l’opportunità di cercare di rafforzare
i legami fra le diverse case.
E
così, bagagli fatti,
civette, gufi, gatti e altri animali vari affidati alle cure di Hagrid,
che
aveva preferito non seguirli per la paura dell’acqua,
e… partenza!
Dopo
qualche minuto tutti
gli alunni di Hogwarts si ritrovarono sulla spiaggia grazie alla
materializzazione
concessa in caso straordinario anche all’interno della
scuola; furono sistemate
quattro tende per le quattro diverse case e finalmente i ragazzi
vennero
lasciati liberi con la sola raccomandazione di non usare la magia.
La
spiaggia era di sabbia finissima,
chiara e il mare era
uno dei più limpidi
che i ragazzi avessero mai visto, con qualche pesce che nuotava
tranquillamente
fra i piedi dei bagnanti.
“Profumo
di mare!” esclamò
Hermione raggiante mentre legava in una lunga coda alta i bei capelli
ricci:
“Da quanto non lo sentivo!”
Ron
disse qualcosa che
però Harry non ascoltò minimamente: non aveva mai
visto il mare; passava le
vacanze rinchiuso in casa, costretto ad obbedire ai suoi zii che non lo
avevano
mai lasciato libero di passare l’estate lontano dal numero 4
di Privet Drive,
al massimo, dopo qualche rocambolesca fuga, era riuscito ad arrivare
alla Tana
e lì era rimasto.
“Harry?
Harry andiamo?” i
suoi due migliori amici lo stavano guardando sorridenti, invitandolo ad
andare
con loro a fare il bagno, ma non appena lui aprì la bocca
per rispondere qualcuno
lo interruppe: “Ehi Potter! Potter
guardami!”
Era
Malfoy.
Il
biondo stava avanzando
verso di lui ghignando con la solita banda di smidollati al seguito:
“Che c’è
Potter? Non avrai mica paura di un paio di pesciolini, tanto scommetto
che
persino loro scapperanno di fronte al fisico mal riuscito del
Bambino-pultroppo-sopravvissuto…” Malfoy
ridacchiò fermandosi a pochi
centimetri dalla sua nemesi: indossavano entrambi un costume bianco ed
Harry usò
proprio quel particolare per ribattere: “Anche tu un costume
bianco, Draco?”
usava un tono strafottente, ma contemporaneamente calmissimo, come se
gli
insulti di Malfoy non gli facessero né caldo né
freddo: “Sai si mimetizza con
la tua pelle… attento a non scottarti, saresti
la prima aragosta con i capelli bianchi!”
Il
principe di Serpeverde
arricciò il naso dritto, sottile e quel gesto
ricordò a tutti una ragazzina
troppo permalosa: “I miei capelli…”
cominciò in un sussurrò irritato: “I
miei
capelli sono perfetti, sfregiato, perché io, al contrario
tuo, mi pettino ogni
tanto!”
Harry
non perse tempo e
sussurrò a sua volta, in modo che solo Malfoy lo sentisse:
“Questo lo so caro,
ma io ti consiglio una bella tinta per combattere
l’invecchiamento precoce.”
Potter sorrise allegramente, ma il biondo scattò buttandolo
a terra con un
pugno: “Quando il Signore Oscuro ti catturerà
consigliala a lui la tinta! Forse
è proprio per questo che ha ucciso la tua sporca madre
mezzosangue, da qualcuno
dovrai per aver ereditato la deficienza!”
Harry
rimase a terra,
boccheggiante: avrebbe voluto reagire, insultarlo, prenderlo a calci,
ma non ne
aveva la forza.
Aveva
passato sei anni a
litigare con Malfoy, ma quest’ultimo non se l’era
mai presa con i suoi genitori
e per quello Harry gli era sempre stato segretamente grato, ma ora
anche
quell’illusione si era spezzata e contrariamente a quello che
credeva, Harry
non si sentiva pieno d’ira e rabbia, si sentiva solamente
svuotato.
“Perché
devi sempre
rovinare tutto Malfoy?” lo chiese a voce bassa, tremante, con
le lacrime agli
occhi chiari, occhi che posò sul biondo, l’unico
Serpeverde a non ridere.
“Che
fai, piangi Potter?”
Draco non usò un tono di scherno,anzi, sembrava veramente
preoccupato, ma
questo non impedì ai suoi compagni di iniziare ad insultare
il Grifondoro con
frasi del tipo: “Wee… vuoi la mamma
Potter?” o: “Che c’è Potter,
sei tanto
triste?”
“Harry,
andiamo via per
favore.” Il moro si voltò verso i due amici:
Hermione stava piangendo
sconvolta, mentre Ron sembrava faticare a trattenersi dal picchiare i
Serpeverde.
Annuì
lentamente e si
alzò, prendendo la mano della riccia e sorridendole piano
per calmarla, ma a
quel punto la voce di Malfoy risuonò squillante e
più acuta del solito, quasi
offesa: “Te ne vai Potter? Non hai il fegato di affrontare i
nemici! Ma questo
lo si sapeva già da quando avevi un anno, da quando hai
lasciato che i tuoi
genitori morissero per salvarti il culo!”
E
quello fu troppo: il
senso di vuoto in Harry venne velocemente sostituito da
un’ira incontrollata,
quasi una rabbia omicida che il moro aveva provato solo
un’altra volta e cioè
quando Bellatrix aveva ucciso Sirius.
Lasciò
la mano di Hermione
e si scagliò contro Draco, buttandolo a terra e colpendolo
al viso
ripetutamente, violentemente.
Malfoy
urlava cercando di
ripararsi e dopo qualche tentativo riuscì a liberarsi
rifilando una ginocchiata
nello stomaco dell’altro che urlò: “Sei
un patetico vigliacco, come tutti i
tuoi amici mangia morte! Solo i codardi seguono Voldemort
perché non hanno il fegato
di affrontarlo! Ma tu non hai colpe, con un padre bastardo come il tuo
cos’altro potevi diventare?”
La
rissa riprese fra i due
ancora più violentemente nonostante ormai tutti i ragazzi di
tutte le case
cercavano di fermarli, mentre le ragazze strillavano per attirare
l’attenzione
dei professori e ci riuscirono: la Mcgranitt e Silente si precipitarono
sulla
spiaggia trovando i due intenti a picchiarsi e insultarsi ricoperti di
sangue e
anche bagnati visto che a furia di rotolarsi erano arrivati in mare.
“Ora
basta, basta!”
Silente estrasse la bacchetta con un gesto rapido e li divise,
immobilizzandoli, mentre la Mcgranitt ordinò a tutti i
ragazzi di tornare nelle
proprie tende: “Weasly, Granger, anche voi.”
Aggiunse più dolcemente quando si
accorse che i due erano rimasti immobili sconvolti dalla furia di Harry.
I due
ragazzi rimasero
soli con i due professori, ma Silente non spezzò
l’incantesimo continuando a
tenerli immobilizzati ed in silenzio per qualche minuto, poi,
finalmente, li
liberò chiedendo loro di seguirlo con voce pacata ed
invitò la Mcgranitt a fare
altrettanto con un cenno del capo.
Arrivarono
nella tenda del
preside, quasi uguale al suo ufficio tranne per il fatto che non
c’erano i
quadri.
“Sedete
prego.” I due
ragazzi obbedirono: “Ciò che avete fatto
è molto grave, ma prima di discuterne
è meglio che entrambi veniate medicati. Per favore Minerva,
chiameresti Madama
Chips?”
Lei
annuì concitata ed
uscì velocemente tornando quasi subito con
l’infermiera che in pochi minuti
curò i due litiganti: “Solo ferite superficiali,
fortunatamente.” Disse in un
sospiro, quindi si dileguò.
“Allora…
non ho intenzione
di star qui a farvi una predica che non ascoltereste e non voglio
sapere cosa
vi è preso.” Silente parlava lentamente guardando
prima l’uno e poi l’altro:
“Ma devo assegnarvi un castigo: passerete la notte a
raccogliere la spazzatura
sulla spiaggia.”
“Senza
magia.” Concluse la
Mcgranitt a scanso di equivoci, quindi congedarono i due ragazzi che
tornarono
nelle rispettive tende senza parlare, ma non vi trovarono nessuno erano
tutti
tornati sulla spiaggia.
“Speriamo
che almeno
questa volta si chiariscano: non ammettono i loro sentimenti e per
questo
continuano a scontrarsi e litigare…” la Mcgranitt
sospirò stancamente.
“Tranquilla
Minerva, molte
cose possono succedere in una notte d’estate.”
Silente sorrise tranquillamente
come se non avesse alcun dubbio su cosa sarebbe successo quella notte.
22.30
Harry
salutò Ron ed
Hermione, gli unici che erano tornati a parlare con lui dopo la rissa
con il Serpeverde
e uscì dirigendosi verso la spiaggia dove avrebbe dovuto
incontrare quello
stesso ragazzo, ma il biondo era già lì, seduto
su uno scoglio, guardando il
mare.
Potter
si fermò a qualche
metro da lui, senza farsi sentire e rimase ad osservarlo:
era… bello.
Incredibilmente
bello.
I
capelli biondi gli
ricadevano delicatamente sul viso sottile, affilato, con lineamenti
precisi e
perfetti.
Le
labbra sottili erano
leggermente dischiuse e Harry non poté fare a meno di
chiedersi se fossero
veramente morbide come sembravano, vergognandosi subito dopo di quel
pensiero.
In
quel momento Malfoy si
voltò e rimase a sua volta a guardarlo con un mezzo sorriso
sulle labbra,
quindi scosse la testa e lo incitò ad avvicinarsi con un
cenno del capo.
“Potter.”
Disse quando il
moro lo raggiunse: “Credevo che non venissi.”
“Io
speravo che tu non
venissi Malfoy.” Ribatté secco Harry: non era
ancora riuscito a superare la
rabbia di quel pomeriggio.
“Si,
così avresti dovuto
fare tutto da solo.”
“Sempre
meglio che farlo con
te!”
Draco
fissò i suoi occhi
chiari nei suoi e nuovamente Harry rimase sorpreso della sua bellezza:
era
diverso dal solito.
Il
suo sguardo non era
freddo, non ghignava e non lo insultava, anzi, sembrava quasi
dispiaciuto.
“Io
sono uno stronzo, lo
so, ma davvero non volevo dire quelle cose sui tuoi genitori. Un conto
è
insultare te, tutt’altro è insultare
loro… non mi sarei mai dovuto permettere.
Scusa.”
Harry
rimase lì, a
fissarlo a bocca aperta: Malfoy si stava scusando!
Draco
Lucius Malfoy si
stava scusando!
Doveva
essere un sogno,
non poteva essere altrimenti.
“Sono
troppo permaloso, lo
so.” Riprese il biondo abbassando lo sguardo: “Non
volevo dire quella cosa su
tua madre, né volevo dirti che è colpa tua se
sono morti… è che Blaise mi aveva
preso in giro fino alla morte solo perché gli ho detto che
non avevo mai visto
il mare. Aveva bisogno di sfogarmi e me la sono presa con te
perché sapevo che
non avrei destato sospetti: noi litighiamo sempre.” La voce
di Draco tremò:
“Blaise non sa cosa significhi essere soli… non ha
la minima idea di cosa si
prova, ma tu sì, tu puoi capirmi, per questo me la sono
presa tanto quando sei
andato dalla Granger: tu hai degli amici, mentre io devo sopportare
quei fessi
che nemmeno mi conoscono…” Malfoy si rese
improvvisamente conto di ciò che
stava dicendo: impallidì ed indietreggiò,
cercando di andarsene, ma il moro lo
afferrò per gli avambracci, trattenendolo: “Cosa
stai dicendo? Io non capisco.”
Malfoy
boccheggiò: non
avrebbe mai dovuto lasciarsi scappare quelle cose, soprattutto non con
lui!
“Lasciami!
Lasciami
andare!” strillo agitandosi e dibattendosi, ma era talmente
magro che Harry non
faticò minimamente a fermarlo.
“Calmati.”
Sussurrò
facendolo nuovamente sedere sul masso: “Calmati e dimmi cosa
succede.” Harry
parlava lentamente, con voce bassa, ma Draco continuava a tacere, poi,
di
colpo, una piccola lacrima gli rigò la guancia sinistra:
sgranò gli occhi,
confuso e visibilmente spaventato.
“Dimmi
cosa succede… ti prego,
dimmi cosa succede.”
Malfoy
scosse la testa e
ad Harry non rimase che abbracciarlo, nonostante fosse
l’ultima cosa che avesse
mai pensato di fare.
Il
biondo tremava e
piangeva stretto al petto dell’altro, che, confuso, rimase in
silenzio;
rimasero così pochi minuti, quindi Draco, respirando
profondamente, si
allontanò con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Dimmi
cosa ti succede… ti
prego.” Ripeté Harry, insistendo e finalmente
Malfoy sospirò, chiuse gli occhi
ornati di lunghe ciglia e parlò, dicendo tutto
d’un fiato: “I miei genitori mi
hanno sempre tenuto segregato in casa e non mi hanno mai portato in
vacanza:
sono ossessionati da Voldemort e anche dal fatto che io non sono come
loro; non
voglio diventare un Suo seguace perché hai ragione tu: solo
i vigliacchi lo
seguono per paura di combatterlo. I miei genitori se ne sono accorti e
hanno
fatto di tutto per spingermi ad odiarti, così io ho finto
con tutti, te
incluso, ma segretamente non ho mai smesso di adorarti e
l’unico modo che ho
trovato per starti vicino è stato litigare con te, ma anche
questa volta hai
ragione tu: devo sempre rovinare tutto, ma io mi sono sempre sentito
simile a
te. Tu però hai degli amici, io no, io sono solo…
e per questo ho superato il
limite prendendomela con i tuoi genitori. Non ce la faccio
più… non ce la
faccio più ad andare avanti così: i miei
“amici” sono degli stronzi come mio
padre e mia madre non ha la forza per reagire, tu che sei il mio idolo
mi odi e
io sono solo…” Draco scoppiò a
piangere: era pallido, tremava e sembrava
sconvolto.
“Era
solo una maschera… ho
sempre saputo che in te c’era qualcosa di strano, di
affascinante e finalmente
ho capito.” Harry gli mise due dita sotto il mento, gli
sollevò il viso e lo
baciò; Draco rispose.
Quando
si separarono
rimasero abbracciati ed Harry disse: “Sì, sei
speciale, per questo mi piaci
tanto… sei diverso, unico e la cosa importante è
che non sarai mai più solo… io
non lo permetterò mai più…”
si baciarono ancora e ancora e ancora, dimenticando
completamente tutti i problemi e la punizione… quella fu
l’estate migliore di
tutte e Draco Malfoy abbandonò per sempre quella maschera
che per troppo tempo
lo aveva fatto soffrire… insieme, per sempre, nonostante il
loro fu un amore
criticato e contestato, ma a detta di Silente:
“Ciò che è nato nel dolore non
può che continuare nella gioia
dell’amore.”