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Autore: La Kurapikina    30/07/2011    4 recensioni
Durante una gita al mare per saluatre l'estate finalmente arrivata, le cose cambieranno fra Harry e Draco...
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Silenzio!!!” e come sempre il preside fu costretto a richiamare all’ordine la scolaresca, ma questa volta poteva capire la loro euforia: per la prima volta il ministro della magia Cornelius Caramell aveva accordato loro il permesso di passare gli ultimi due giorni di scuola al mare per salutare l’estate finalmente arrivata.

Quella era una grande occasione non solo per gli alunni, ma anche per i professori che avevano finalmente l’opportunità di cercare di rafforzare i legami fra le diverse case.

E così, bagagli fatti, civette, gufi, gatti e altri animali vari affidati alle cure di Hagrid, che aveva preferito non seguirli per la paura dell’acqua, e… partenza!

Dopo qualche minuto tutti gli alunni di Hogwarts si ritrovarono sulla spiaggia grazie alla materializzazione concessa in caso straordinario anche all’interno della scuola; furono sistemate quattro tende per le quattro diverse case e finalmente i ragazzi vennero lasciati liberi con la sola raccomandazione di non usare la magia.

La spiaggia era di sabbia finissima, chiara e il mare  era uno dei più limpidi che i ragazzi avessero mai visto, con qualche pesce che nuotava tranquillamente fra i piedi dei bagnanti.

“Profumo di mare!” esclamò Hermione raggiante mentre legava in una lunga coda alta i bei capelli ricci: “Da quanto non lo sentivo!”

Ron disse qualcosa che però Harry non ascoltò minimamente: non aveva mai visto il mare; passava le vacanze rinchiuso in casa, costretto ad obbedire ai suoi zii che non lo avevano mai lasciato libero di passare l’estate lontano dal numero 4 di Privet Drive, al massimo, dopo qualche rocambolesca fuga, era riuscito ad arrivare alla Tana e lì era rimasto.

“Harry? Harry andiamo?” i suoi due migliori amici lo stavano guardando sorridenti, invitandolo ad andare con loro a fare il bagno, ma non appena lui aprì la bocca per rispondere  qualcuno lo interruppe: “Ehi Potter! Potter guardami!”

Era Malfoy.

Il biondo stava avanzando verso di lui ghignando con la solita banda di smidollati al seguito: “Che c’è Potter? Non avrai mica paura di un paio di pesciolini, tanto scommetto che persino loro scapperanno di fronte al fisico mal riuscito del Bambino-pultroppo-sopravvissuto…” Malfoy ridacchiò fermandosi a pochi centimetri dalla sua nemesi: indossavano entrambi un costume bianco ed Harry usò proprio quel particolare per ribattere: “Anche tu un costume bianco, Draco?” usava un tono strafottente, ma contemporaneamente calmissimo, come se gli insulti di Malfoy non gli facessero né caldo né freddo: “Sai si mimetizza con la tua pelle… attento a non scottarti, saresti  la prima aragosta con i capelli bianchi!”

Il principe di Serpeverde arricciò il naso dritto, sottile e quel gesto ricordò a tutti una ragazzina troppo permalosa: “I miei capelli…” cominciò in un sussurrò irritato: “I miei capelli sono perfetti, sfregiato, perché io, al contrario tuo, mi pettino ogni tanto!”

Harry non perse tempo e sussurrò a sua volta, in modo che solo Malfoy lo sentisse: “Questo lo so caro, ma io ti consiglio una bella tinta per combattere l’invecchiamento precoce.” Potter sorrise allegramente, ma il biondo scattò buttandolo a terra con un pugno: “Quando il Signore Oscuro ti catturerà consigliala a lui la tinta! Forse è proprio per questo che ha ucciso la tua sporca madre mezzosangue, da qualcuno dovrai per aver ereditato la deficienza!”

Harry rimase a terra, boccheggiante: avrebbe voluto reagire, insultarlo, prenderlo a calci, ma non ne aveva la forza.

Aveva passato sei anni a litigare con Malfoy, ma quest’ultimo non se l’era mai presa con i suoi genitori e per quello Harry gli era sempre stato segretamente grato, ma ora anche quell’illusione si era spezzata e contrariamente a quello che credeva, Harry non si sentiva pieno d’ira e rabbia, si sentiva solamente svuotato.

“Perché devi sempre rovinare tutto Malfoy?” lo chiese a voce bassa, tremante, con le lacrime agli occhi chiari, occhi che posò sul biondo, l’unico Serpeverde a non ridere.

“Che fai, piangi Potter?” Draco non usò un tono di scherno,anzi, sembrava veramente preoccupato, ma questo non impedì ai suoi compagni di iniziare ad insultare il Grifondoro con frasi del tipo: “Wee… vuoi la mamma Potter?” o: “Che c’è Potter, sei tanto triste?”

“Harry, andiamo via per favore.” Il moro si voltò verso i due amici: Hermione stava piangendo sconvolta, mentre Ron sembrava faticare a trattenersi dal picchiare i Serpeverde.

Annuì lentamente e si alzò, prendendo la mano della riccia e sorridendole piano per calmarla, ma a quel punto la voce di Malfoy risuonò squillante e più acuta del solito, quasi offesa: “Te ne vai Potter? Non hai il fegato di affrontare i nemici! Ma questo lo si sapeva già da quando avevi un anno, da quando hai lasciato che i tuoi genitori morissero per salvarti il culo!”

E quello fu troppo: il senso di vuoto in Harry venne velocemente sostituito da un’ira incontrollata, quasi una rabbia omicida che il moro aveva provato solo un’altra volta e cioè quando Bellatrix aveva ucciso Sirius.

Lasciò la mano di Hermione e si scagliò contro Draco, buttandolo a terra e colpendolo al viso ripetutamente, violentemente.

Malfoy urlava cercando di ripararsi e dopo qualche tentativo riuscì a liberarsi rifilando una ginocchiata nello stomaco dell’altro che urlò: “Sei un patetico vigliacco, come tutti i tuoi amici mangia morte! Solo i codardi seguono Voldemort perché non hanno il fegato di affrontarlo! Ma tu non hai colpe, con un padre bastardo come il tuo cos’altro potevi diventare?”

La rissa riprese fra i due ancora più violentemente nonostante ormai tutti i ragazzi di tutte le case cercavano di fermarli, mentre le ragazze strillavano per attirare l’attenzione dei professori e ci riuscirono: la Mcgranitt e Silente si precipitarono sulla spiaggia trovando i due intenti a picchiarsi e insultarsi ricoperti di sangue e anche bagnati visto che a furia di rotolarsi erano arrivati in mare.

“Ora basta, basta!” Silente estrasse la bacchetta con un gesto rapido e li divise, immobilizzandoli, mentre la Mcgranitt ordinò a tutti i ragazzi di tornare nelle proprie tende: “Weasly, Granger, anche voi.” Aggiunse più dolcemente quando si accorse che i due erano rimasti immobili sconvolti dalla furia di Harry.

I due ragazzi rimasero soli con i due professori, ma Silente non spezzò l’incantesimo continuando a tenerli immobilizzati ed in silenzio per qualche minuto, poi, finalmente, li liberò chiedendo loro di seguirlo con voce pacata ed invitò la Mcgranitt a fare altrettanto con un cenno del capo.

Arrivarono nella tenda del preside, quasi uguale al suo ufficio tranne per il fatto che non c’erano i quadri.

“Sedete prego.” I due ragazzi obbedirono: “Ciò che avete fatto è molto grave, ma prima di discuterne è meglio che entrambi veniate medicati. Per favore Minerva, chiameresti Madama Chips?”

Lei annuì concitata ed uscì velocemente tornando quasi subito con l’infermiera che in pochi minuti curò i due litiganti: “Solo ferite superficiali, fortunatamente.” Disse in un sospiro, quindi si dileguò.

“Allora… non ho intenzione di star qui a farvi una predica che non ascoltereste e non voglio sapere cosa vi è preso.” Silente parlava lentamente guardando prima l’uno e poi l’altro: “Ma devo assegnarvi un castigo: passerete la notte a raccogliere la spazzatura sulla spiaggia.”

“Senza magia.” Concluse la Mcgranitt a scanso di equivoci, quindi congedarono i due ragazzi che tornarono nelle rispettive tende senza parlare, ma non vi trovarono nessuno erano tutti tornati sulla spiaggia.

“Speriamo che almeno questa volta si chiariscano: non ammettono i loro sentimenti e per questo continuano a scontrarsi e litigare…” la Mcgranitt sospirò stancamente.

“Tranquilla Minerva, molte cose possono succedere in una notte d’estate.” Silente sorrise tranquillamente come se non avesse alcun dubbio su cosa sarebbe successo quella notte.

 

22.30

Harry salutò Ron ed Hermione, gli unici che erano tornati a parlare con lui dopo la rissa con il Serpeverde e uscì dirigendosi verso la spiaggia dove avrebbe dovuto incontrare quello stesso ragazzo, ma il biondo era già lì, seduto su uno scoglio, guardando il mare.

Potter si fermò a qualche metro da lui, senza farsi sentire e rimase ad osservarlo: era… bello.

Incredibilmente bello.

I capelli biondi gli ricadevano delicatamente sul viso sottile, affilato, con lineamenti precisi e perfetti.

Le labbra sottili erano leggermente dischiuse e Harry non poté fare a meno di chiedersi se fossero veramente morbide come sembravano, vergognandosi subito dopo di quel pensiero.

In quel momento Malfoy si voltò e rimase a sua volta a guardarlo con un mezzo sorriso sulle labbra, quindi scosse la testa e lo incitò ad avvicinarsi con un cenno del capo.

“Potter.” Disse quando il moro lo raggiunse: “Credevo che non venissi.”

“Io speravo che tu non venissi Malfoy.” Ribatté secco Harry: non era ancora riuscito a superare la rabbia di quel pomeriggio.

“Si, così avresti dovuto fare tutto da solo.”

“Sempre meglio che farlo con te!”

Draco fissò i suoi occhi chiari nei suoi e nuovamente Harry rimase sorpreso della sua bellezza: era diverso dal solito.

Il suo sguardo non era freddo, non ghignava e non lo insultava, anzi, sembrava quasi dispiaciuto.

“Io sono uno stronzo, lo so, ma davvero non volevo dire quelle cose sui tuoi genitori. Un conto è insultare te, tutt’altro è insultare loro… non mi sarei mai dovuto permettere. Scusa.”

Harry rimase lì, a fissarlo a bocca aperta: Malfoy si stava scusando!

Draco Lucius Malfoy si stava scusando!

Doveva essere un sogno, non poteva essere altrimenti.

“Sono troppo permaloso, lo so.” Riprese il biondo abbassando lo sguardo: “Non volevo dire quella cosa su tua madre, né volevo dirti che è colpa tua se sono morti… è che Blaise mi aveva preso in giro fino alla morte solo perché gli ho detto che non avevo mai visto il mare. Aveva bisogno di sfogarmi e me la sono presa con te perché sapevo che non avrei destato sospetti: noi litighiamo sempre.” La voce di Draco tremò: “Blaise non sa cosa significhi essere soli… non ha la minima idea di cosa si prova, ma tu sì, tu puoi capirmi, per questo me la sono presa tanto quando sei andato dalla Granger: tu hai degli amici, mentre io devo sopportare quei fessi che nemmeno mi conoscono…” Malfoy si rese improvvisamente conto di ciò che stava dicendo: impallidì ed indietreggiò, cercando di andarsene, ma il moro lo afferrò per gli avambracci, trattenendolo: “Cosa stai dicendo? Io non capisco.”

Malfoy boccheggiò: non avrebbe mai dovuto lasciarsi scappare quelle cose, soprattutto non con lui!

“Lasciami! Lasciami andare!” strillo agitandosi e dibattendosi, ma era talmente magro che Harry non faticò minimamente a fermarlo.

“Calmati.” Sussurrò facendolo nuovamente sedere sul masso: “Calmati e dimmi cosa succede.” Harry parlava lentamente, con voce bassa, ma Draco continuava a tacere, poi, di colpo, una piccola lacrima gli rigò la guancia sinistra: sgranò gli occhi, confuso e visibilmente spaventato.

“Dimmi cosa succede… ti prego, dimmi cosa succede.”

Malfoy scosse la testa e ad Harry non rimase che abbracciarlo, nonostante fosse l’ultima cosa che avesse mai pensato di fare.

Il biondo tremava e piangeva stretto al petto dell’altro, che, confuso, rimase in silenzio; rimasero così pochi minuti, quindi Draco, respirando profondamente, si allontanò con un mezzo sorriso sulle labbra.

“Dimmi cosa ti succede… ti prego.” Ripeté Harry, insistendo e finalmente Malfoy sospirò, chiuse gli occhi ornati di lunghe ciglia e parlò, dicendo tutto d’un fiato: “I miei genitori mi hanno sempre tenuto segregato in casa e non mi hanno mai portato in vacanza: sono ossessionati da Voldemort e anche dal fatto che io non sono come loro; non voglio diventare un Suo seguace perché hai ragione tu: solo i vigliacchi lo seguono per paura di combatterlo. I miei genitori se ne sono accorti e hanno fatto di tutto per spingermi ad odiarti, così io ho finto con tutti, te incluso, ma segretamente non ho mai smesso di adorarti e l’unico modo che ho trovato per starti vicino è stato litigare con te, ma anche questa volta hai ragione tu: devo sempre rovinare tutto, ma io mi sono sempre sentito simile a te. Tu però hai degli amici, io no, io sono solo… e per questo ho superato il limite prendendomela con i tuoi genitori. Non ce la faccio più… non ce la faccio più ad andare avanti così: i miei “amici” sono degli stronzi come mio padre e mia madre non ha la forza per reagire, tu che sei il mio idolo mi odi e io sono solo…” Draco scoppiò a piangere: era pallido, tremava e sembrava sconvolto.

“Era solo una maschera… ho sempre saputo che in te c’era qualcosa di strano, di affascinante e finalmente ho capito.” Harry gli mise due dita sotto il mento, gli sollevò il viso e lo baciò; Draco rispose.

Quando si separarono rimasero abbracciati ed Harry disse: “Sì, sei speciale, per questo mi piaci tanto… sei diverso, unico e la cosa importante è che non sarai mai più solo… io non lo permetterò mai più…” si baciarono ancora e ancora e ancora, dimenticando completamente tutti i problemi e la punizione… quella fu l’estate migliore di tutte e Draco Malfoy abbandonò per sempre quella maschera che per troppo tempo lo aveva fatto soffrire… insieme, per sempre, nonostante il loro fu un amore criticato e contestato, ma a detta di Silente: “Ciò che è nato nel dolore non può che continuare nella gioia dell’amore.”            

  
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