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Autore: Soul Sister    30/07/2011    2 recensioni
Chiara, ragazza venticinquenne solare ed allegra, crede che la sua vita sia perfetta: ha un ragazzo con cui crede di star bene,un lavoro noiosissimo in una rivista per teenager, e delle amiche splendide.
Tutto fila liscio, per lei, finchè una delle sue amiche la invita a passare le vacanze da lei, intenzionata a fare una rimpatriata con le vecchie conoscenze. Di certo, però, non crede di ritrovarsi Lui, il ragazzo che le aveva rubato il cuore e un solo bacio anni prima; lo stesso ragazzo che l'amava, ma che aveva rifiutato perchè ormai non c'era più tempo, perchè era stanca di soffrire.
Ma il cuore, traditore, le batte forte, con Christian al fianco, mentre la sua relazione è sempre più instabile e sfiancante, per lei.
Le amiche di Chiara, a conoscenza di tutta la loro tribolata storia, decidono di mettere insieme l'unica coppia scoppiata della compagnia, che merita finalmente di essere felice. Sarà così?*Estratto del terzo capitolo*
Quando, finita la birra, la accartocciò, Chiara gli riservò l’occhiata più truce che avesse mai lanciato a qualcuno, e lui si aprì in un ghigno soddisfatto. Si allungò e le sfilò il libro di mano, proprio quando lei cercava di recuperare la pazienza e la voglia di leggere quel benedetto libro.
-Ehi!- si lamentò.
Fece per riprenderselo, pronta anche ad una rissa, quando lui le fece il sorriso più furbo e affascinante che le avesse mai rivolto.
-Sei da venti minuti sulla stessa pagina, Chiara.- l’apostrofò, e lei si sentì maledettamente in imbarazzo, perché aveva ragione.
-E’ colpa tua!- sbottò, -Fai casino!- ed era la verità..se non fosse stato che, se al suo fianco ci fosse stato un’altra persona, lei non sarebbe stata così distratta. Era lui, la sua vicinanza, il suo profumo..maledetto lui, e quel suo magnetismo!
Lui ridacchiò, e lanciò la vecchia copia del libro sul tavolino.
-Dato che a casa siamo soli, io e te..- lasciò in sospeso la frase, in un sussurro pieno di doppi sensi. Chiara si sentì arrossire; il suo cervellino era andato in pappa, con pensieri tutt’altro che dovuti per una ragazza già impegnata. –Potremmo parlare.- concluse Christian, con un sorriso divertito e malizioso allo stesso tempo, osservando le reazioni della ragazza al suo fianco.
Parlare..ma chi cavolo vorrebbe solo PARLARE con Christian?!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Estate: Amicizia, divertimento e..AMORE!'
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Capitolo due. La Tettona platinata e l’Emarginato senza lingua
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Chiara sentiva tutte le sue forze sgretolarsi man mano che il tempo passava.
Ma la sfiga non aveva niente di meglio da fare, che seguirla passo passo nella sua crescita? No, perché partire per dimenticare un sogno, e poi ritrovarsi in un incubo, di certo, non era nei suoi piani.
Farsi un viaggio in aereo per passare del tempo con le amiche, e ritrovarsi come compagnia Lui, di certo, non era nemmeno lontanamente contemplato nella lista delle cose da fare.
Arrivare lì, per coccolarsi la figlia della sua migliore amica, e poi invidiarla fino a diventare verde perché parlava con il soggetto delle cose “da non fare”, sì beh..questo non se lo sarebbe mai aspettato.
In quel momento, sentì qualcuno sfiorarle i capelli,facendola trasalire, e scoprì essere il suo fidanzato. Erano arrivati anche gli altri ragazzi.
-Viola, ragazze, perché siete ancora sulla soglia?- chiese Matteo, accigliato.
-Gli faccio paura, evidentemente!- esclamò Christian, attirando l’attenzione su di lui. Matteo e Jacopo si illuminarono in un secondo, e gli si catapultarono addosso come dei cinghiali imbufaliti. Viola rideva a quella scena, mentre Andrea sembrava esasperata all’ennesima potenza. Diego richiuse la porta, e fece togliere agli ospiti giubbotti e giacconi. Andrea sfilò la cuffietta di lana a Luca, e i capelli chiarissimi si rizzarono in piedi per l’elettricità.
Normalmente, Chiara avrebbe strillato, emozionata anche per quella piccola cosuccia; ma non in quel momento. Se ne stava dietro Andrea e Viola che sistemavano i propri figli, e cercava di respirare normalmente senza cadere nel panico più nero. Marco sembrava tranquillo, semplicemente sulle sue, senza parlare; probabilmente si aspettava qualcosa, come una presentazione al ragazzo accampato al divano, ma quella non arrivava. E non sarebbe arrivata, non se aspettava il cenno di Chiara.
Ma ci pensò Christian, a divincolarsi dai suoi amici e alzarsi per presentarsi al ragazzo che per lui non aveva nome. Quando notò Chiara, mezza nascosta dalle sue amiche, ci rimase un po’ male. Be’, non mangiava mica!
Si rivolse al ragazzo, porgendogli la mano e sorridendo cordiale. –Ciao, piacere! Io sono Christian!- Marco la strinse, e ricambiò con un tono meno caloroso, ma comunque accennando un sorriso. –Il piacere è mio, sono Marco, il fidanzato di Chiara.- Il sorriso allegro di Christian si gelò. Beh, era ovvio, non poteva essere il primo che passava. E se fosse stato amico di Diego e Alice, l’avrebbe conosciuto, o almeno sentito nominare.
Si voltò verso di lei, sempre con quel sorriso stiracchiato. –Quanto tempo è passato, vero?- commentò. Lei, con le guance passate da un bianco latte a un rosso porpora, accennò un sorriso imbarazzato. –Quattro anni..- mormorò, schiarendosi la gola. Per la prima volta, alzò lo sguardo su di lui: Viò aveva ragione, era cambiato tantissimo. Ed era..bellissimo, senza sprecarsi in dettagli. Non che prima fosse brutto, anzi, ma ora era..non c’erano parole, punto.
E, se mai era possibile, i suoi occhi erano ancora più magnetici.
Quando, in un mezzo secondo, si trovò tra le sue braccia, ancorata al suo petto, probabilmente il suo cuore smise di battere.
Era così diverso, quell’abbraccio, da quello che una volta-e una sola- si erano scambiati quando erano più giovani. Non riusciva nemmeno a pensare come le sembrava; anche se non si vedevano da anni, dopo due addii non dei migliori, non era freddo, ma tutt’altro. Era..tenero.
Qualcuno, che identificò poi come Marco, si schiarì la gola. Chiara si staccò come scottata, arrossendo di botto. In quel momento, desiderò essere single, e poterlo abbracciare quanto voleva. Poi, pensò che magari anche lui era fidanzato, e che non gli fregava niente di lei. Beh, ma quello era un abbraccio da amici, dopotutto, non c’era assolutamente nulla di male. Era come abbracciare Paul. E comunque, pensò Chiara, Marco non sapeva che lei e Christian non erano mai stati nemmeno lontanamente amici, neanche prima che lei s’innamorasse di lui. Ma questo era solo un insignificante dettaglio.
In quel momento, Chiara si rese conto che quell’abbraccio aveva ammutolito tutti. La piccola Giulia si accigliò, confusa. Avanzò sino a Chiara e Christian, e si mise tra di loro, guardandoli intensamente.
-Ma zia Chiara! Io non ho capito! Quale è il tuo fidanzato? Lui –e indicò Marco, che aveva strabuzzato gli occhi, divenendo paonazzo, -o Christian?-
Chiara si ritrovò a balbettare una risposta senza senso, messa in una difficoltà estrema. Anche Christian era piuttosto spiazzato, mentre Marco era solo alquanto irritato, ma lo nascose dietro ad una risatina nervosa.
A quel punto, prima che Viola, Andrea o i diretti interessati potessero spiegare la situazione, Mirko marciò avanti, spavaldo, affiancandosi a Giulia.
-Giulia, a questo nemmeno il mio papà ci aveva pensato!- esordì, mentre la bambina guardava l’amico con sguardo ammirato. –Però avevano solo quindici anni, anche se non ho capito cosa c’entra..però ha detto papà che conqui..conquistava la mia mamma se non la sposava, e lo deve fare anche zio Christian!- Quel discorso spezzato e confuso di Mirko aveva fatto sbiancare sia Jacopo che Andrea. La ragazza, pallida quanto un cencio, si avvicinò al figlio fingendo di essere divertita.
-Ma tesoro mio..cosa dici?- balbettò.
Mirko si accigliò.-Ma mamma, lo avete detto tu e papà!-
Alice, che come tutti nella stanza eccetto Marco aveva capito almeno il concetto del monologo della Peste Bionda, invitò gli amici ad andare in cucina, usando la scusa di fare assaggiare i suoi muffin.
-Però..è una novità Alice ai fornelli!- cercò di cambiare discorso Viola, mentre si scambiava uno sguardo terrorizzato con Andrea.
Alice si toccò la pancia, e sorrise. –Beh. Prima o poi bisogna imparare! E io devo dire che sono abbastanza brava, vero Diego?- e lanciò uno sguardo intimidatorio al fidanzato, che si passò una mano sulla nuca, annuendo.
-Un vero chef!- i ragazzi risero, mentre Alice assumeva un’aria soddisfatta.
Marco rimaneva accigliato. Non si sentiva a suo agio, in mezzo agli amici di Chiara; erano così diversi da lui e dai suoi. Senza contare che li riteneva troppo egocentrici e sbruffoni, specialmente quel Jacopo e il tipo che aveva abbracciato Chiara. Era arrivato lì da lui con un sorriso da amicone..ma non riusciva a ritenerlo simpatico, soprattutto per come guardava la sua fidanzata. Era palese che Chiara lo ritenesse di troppo, era sbiancata quando l’aveva abbracciata. Evidentemente era infastidita dalla sua presenza; era da maleducati imporsi così.
Sospirò, e portò lo sguardo sulla sua fidanzata, che stava analizzando con minuzia lo spigolo del tavolo. Non l’aveva mai vista così.
-Forza..- incitò Alice, posando sul ripiano un vassoio con i dolci.-Assaggiate.-
In meno di mezzo secondo, gli uomini –eccetto Marco che rimase composto e rigido- si buttarono a capofitto sui muffin, come se non mangiassero da anni.
Mentre Alice rideva della scena, Viola sembrava basita. –No, mi rifiuto di credere di aver sposato uno così..-
Andrea fece un gesto come a scacciare una mosca, rassegnata, e accarezzò i capelli biondi di Luca. –Oh, beh, io lo sapevo e mi sono accontentata..- scosse la testa, -Sembra che non gli do da mangiare! E posso assicurare che non è così!-
A quelle parole, Chiara alzò lo sguardo e ridacchiò. Il buonumore le stava tornando, e Andrea si sentì una Grande per esserci riuscita.
-Mamma! Anche io voglio un dolcetto!- dissero all’unisono Giulia e Mirko, entrando saltellando nella cucina di Alice. Viola sorrise, e cercando di fare attenzione prima che gli uomini le staccassero il braccio a morsi, ne prese due e li diede ai bambini, che sorridendo tornarono nel salotto a giocare.
-Quei due vanno fin troppo d’accordo..- commentò Andrea, soddisfatta di essersi conquistata a sua volta un muffin.
-Oh, ma sono così carini!- trillò Chiara, sorridendo intenerita, -Magari si metteranno insieme!- In quel momento, Matteo cominciò a tossire convulsamente, e Viola, un po’ perplessa, gli diede delle pacche alla schiena.
-Mia figlia non può stare con quel bambino..assomiglia già in tutto e per tutto al padre, ci manca che sia anche un dongiovanni! Ma scherziamo?- fece trafelato Matteo, facendo ridere tutti meno che Jacopo, che si alzò in piedi.
-Hai problemi, Matteo? Eh? Almeno io ho avuto la decenza di non provarci con la ragazza a cui era interessato il mio migliore amico.- Viola alzò gli occhi al cielo, Andrea sospirò rassegnata, e Chiara arrossì. Si tornava sempre sullo stesso discorso. Christian ghignava, si divertiva un mondo a vederli litigare come cane e gatto per sciocchezze.
-L’ho fatto per capire se interessavo a Viola, cretino! Ero disperato, e lo sanno tutti- sbuffò.
-Oh sì, che lo sappiamo!- rise Christian, -Mando o non mando il messaggio a Viola? E se non risponde? Magari è stata male! Cavolo, Matteo, sembravi una ragazzina!-
Matteo assunse un’aria scettica, -Almeno io non ho aspettato l’ultimo momento e mi sono messo in gioco. Non sono stato mesi a negare l’evidenza.- Il cuore di Chiara mancò di un battito, e il diretto interessato s’irrigidì, sbiancando.
Viola fulminò Matteo con uno sguardo truce.
-Ragazzi, tra cinque minuti comincia la partita!- Diego saltò in piedi, e Jacopo si battè una mano sulla fronte. –Cacchio, la Milan-Juve! Non ho portato gli striscioni!-
-Tanto vince il Milan..- disse ovvio Christian, gonfiando il petto. Il discorso calcio aveva fatto dissipare il momento imbarazzante e delicato, e li aveva fatti tornare pappa e ciccia. Mentre Jacopo ribatteva che la Juve era più forte quell’anno, si spostarono nel salotto davanti alla tv, lasciando le ragazze sole. Stranamente, anche Marco li aveva seguiti, e Chiara si sentì un po’ più tranquilla.
-Uomini..- borbottò Viola. –Per fortuna non gioca l’Inter, altrimenti Matteo avrebbe demolito la casa..è intrattabile, soprattutto se perde la sua squadra.-
-Oh beh..quello lo faccio anch’io..!- rise Andrea, -Siamo una squadra di Juventini sfegatati! Verò Luchino?- chiese al figlio, facendolo ridere per il solletico.
-Mi pare il minimo, amore mio!- s’intromise Jacopo, entrando in cucina con un sorrisone. –Alice, Diego dice che devo prendere le birre.- Lei indicò il frigorifero, da cui ne prese solo quattro, e due lattine di tè alla pesca, poi si rivolse a Chiara.
-Ma Chiaretta, il tuo fidanzato sa parlare?- scherzò. Chiara rise, ma in realtà Jacopo era seriamente preoccupato per la sfortunata sorte dell’amica. Proprio un manichino doveva scegliersi? Santi numi, lei parlava a macchinetta, e la sua “dolce”-e probabilmente calda com’era un Polaretto- metà sembrava sprovvisto della facoltà di parlare. Gli opposti. E no, in questo caso gli opposti non si attraevano.
Scosse la testa, e fischiettando tornò dagli amici, mentre le donne ricominciavano a chiacchierare.
-Eccomi qua!- esclamò Jacopo, posando le birre sul tavolino e aprendo le lattine di tè per Giulietta e Mirko. –Bene, comincia!- e si spaparanzò sul divano tra Christian e Matteo. Marco se ne stava rigido sulla poltrona, e guardava la tv senza proferire parola. Jacopo lo osservò qualche istante, poi diede una gomitata a Christian, e fece un cenno col capo verso di lui. L’amico soffocò una risatina, e si mise composto, imitando l’espressione di Marco. Jacopo ghignava, Diego e Matteo erano in procinto di scoppiare a ridere come pazzi. Il marito di Viola lanciò un’occhiata a Christian, poi si schiarì la gola. –Marco..allora..che squadra tifi?- domandò, mentre il suo migliore amico si afflosciava di nuovo come un barbone sul divano.
Marco si voltò sorpreso, e rispose tranquillamente che non seguiva molto il calcio, ma che comunque aveva una certa propensione per la Roma.
Di nuovo, Diego e Matteo si trattennero dal ridere, mentre a quel punto parlava Jacopo, che cercò di sembrare serio e interessato. –Mh..Roma?- Marco annuì, e vedendo che nessuno chiedeva altro sui suoi gusti, sollevato, tornò a fissare la tv. Gli scocciava fingere che quei quattro tipi gli stessero simpatici.
-Beh..- ma pensava male. Christian, quel brutto individuo che sembrava appena arrivato da una discarica, si stava rivolgendo a lui. –Da quando stai con la mia ClèClè?- Marco si accigliò, per quel possessivo di troppo. Christian si accorse della gaffe, e sorrise. –Beh, per me è come una sorella!- Diego, Matteo e Jacopo lo guardarono con tanto, tanto scetticismo, ma il loro amico li ignorò.
Marco, seppur sospettoso, decise di credergli. –Da quasi tre anni..- disse. Christian camuffò una smorfia con un sorriso stiracchiato. –Siete felici insieme?Lei, è felice?- Gli amici di Christian si erano fatti improvvisamente seri quanto il ragazzo. La partita era stata accantonata quasi da subito.
-Sì.- fu la risposta decisa che lasciò freddo Christian. Era felice. E se lei lo era, lo era anche lui. Sì, col cazzo!
In quel momento, il campanello di casa suonò, e Alice comparve dalla cucina con un’aria corrucciata. –Ma chi è?- chiese più a sé stessa che agli amici. Viola e le altre l’avevano seguita nel salotto, e si aprirono in un sorrisone quando l’amica aprì la porta, rivelando la figura slanciata e abbronzata di Paul, che teneva tra le braccia un bimbo di sei anni, dai capelli scuri e gli occhi cioccolato. Gli corsero tutte e quattro incontro, e lo abbracciarono e strapazzarono il piccolo Francesco, che continuava a sorridere. Sembrava quasi che tutti si fossero messi d’accordo per quando concepire i propri figli, perché a distanza di qualche mese tutti ne avevano sfornato uno.
-Paul, ma non dovevi arrivare domani?- chiese Alice, sorpresa ma felice.
Lui si aprì nei suoi sorrisi da orecchio a orecchio, -Sorpresa!- disse, entusiasta di vedere le sue amiche.
-Paolò!- una voce squillante giunse alle loro spalle, e Viola già dal principio storse il naso. Il loro amico alzò gli occhi al cielo, e ripose suo figlio a terra, che sbuffò.
Viola sorridente si chinò all’altezza di Francesco, e gli carezzò i capelli.
-Come sta la mamma, Francy?- gli chiese. Lui sorrise, illuminandosi al nominar della madre, Monica, l’ex moglie di Paul da ormai quasi un anno. L’ultima volta che Chiara l’aveva visto, allo scorso capodanno, il loro amico le aveva confessato che avevano qualche problema. Un mese e mezzo dopo, avevano deciso di separarsi e andare ognuno per la propria strada, perché continuare a litigare così faceva più male che lasciarsi.
-Bene! Ma dov’è Giulia?- chiese subito dopo, facendo ridere Viola, che rialzandosi gli mostrò la figlia seduta sul tappeto che giocava con Mirko. I due bambini alzarono lo sguardo, e sorrisero entusiasti, facendogli cenno di raggiungerli. Francesco non si fece pregare due volte, e si fiondò da loro.
Paul ritornò in casa, trascinandosi due trolley rosa shocking. Chiara alzò un sopracciglio, e lui sorrise incerto: -Un attimo solo.- ripose le valigie accanto a sé, e si spostò per fare entrare una biondissima platinatissima zoccola (a detta di tutte le donne presenti nella casa). Viola storse il naso, tutto della tettona le dava segnale di allarme. Andrea già a pelle sentiva che non le sarebbe andata a genio. Quando riconobbe distintamente un fischio arrivare da Jacopo, si girò meccanicamente verso il marito, e gli riservò uno sguardo inceneritore da far concorrenza agli occhi-laser di superman. Lui arrossì, e sprofondò nel divano, mentre i suoi amici ridevano.
-Ragazze, lei è Giselle Boubaton, la mia ragazza..Giselle, loro sono Chiara, Viola, Andrea e Alice, le mie amiche.- presentò, gesticolando imbarazzato. Forse percepiva lo scetticismo delle sue compagne di vita, o magari semplicemente sapeva bene che impressione dava quella sottospecie di Barbie con l’airbag.
-Molto piascere.- disse, rivolgendo loro uno sguardo di sufficienza.
I ragazzi si alzarono e si avvicinarono con dei ghigni da deficienti; l’unico che non si era mosso era Marco, ma lui era un caso disperato di emarginazione sociale, secondo il modesto parere di tutti eccetto la fidanzata.
-Non vogliamo essere maleducati! Io mi chiamo Diego!-esordì il ragazzo, facendo irritare all’inverosimile Alice, che stette zitta e buona solo per il semplice fatto che doveva farlo per il suo bambino. In realtà, non le sarebbe dispiaciuto prendere a pugni il suo ragazzo, e mandar via a suon di calci la biondona.
-Piacere, Jacopo.- il ragazzo non osò dire altro, né porgerle la mano, perché sentiva le saette arrivare direttamente sulla sua schiena dagli occhi della moglie.
-Moi, je suis Matteo!- Gli occhi di Viola si ridussero a due fessure, e desiderò avere il super potere di Andrea, e di incenerire prima il padre di sua figlia, e poi l’ochetta che aveva portato il suo disgraziato amico. La separazione da Monica, pensò nervosa, gli aveva recato seri danni al funzionamento cerebrale.
Infine, si fece avanti spavaldo Christian: -Sono Christian, e sono single, se hai bisogno.- Paolo lo guardò con un sopracciglio alzato, e una mezza smorfia ad incurvargli le labbra. La biondona scoppiò a ridere in modo stridulo e civettuolo, facendo irritare a dismisura Chiara, che si era imbronciata. Ma quanto era scemo quel ragazzo? E beh, la biondona era proprio una troia con la T maiuscola, dato che sembrava lusingata da quell’esordio di Christian, proprio davanti al suo fidanzato. Ma Paul sembrava troppo preso da lei, per ammetterlo a sé stesso.
Oppure gli importava così poco di lei, che se ne fregava tranquillamente.
-Siete proprio sympa!- Purtroppo, non potevano dire lo stesso di lei, pensò acida Viola.
-Beh..- s’intromise Alice, stanca di quella scenetta vomitevole. –Paul, aggiungo tre posti a tavola! Vi avviso, la cena è quasi pronta..-
Le quattro amiche vennero immediatamente seguite dai bambini in cucina. Avevano un’aria cospiratoria, tutti e tre.
-Mamma!- esordì Giulia, con un’aria mogia. –Non è giusto..perchè Francy non ha qui la sua mamma?- sembrava davvero triste, a quella prospettiva.
-E’ vero! Ma chi è quella là? Parla in modo strano!- disse Mirko, perplesso, riferendosi alla Biondona Tettona. –Cosa vuol dire piascere?- continuò, facendo ridacchiare le ragazze.
-Papà dice che è una sua amica..però dorme a casa nostra.- disse risoluto il piccolo Francesco, per poi incupirsi. –Ma io preferivo quando c’era la mia mamma..-
-Anche noi.- disse Chiara, avvicinandosi al bambino per consolarlo.
Intanto, Andrea aveva aggiunto tre posti e delle sedie, e la cena era pronta.
-Mirko, vai dire a papà e gli altri che si mangia.- gli disse, poi si rivolse a Francesco e Giulia, -Voi andate con lui, e poi filate a lavarvi le manine!-
La cena passò quasi totalmente tranquilla. Quasi, perché se le ragazze erano felicissime di rivedersi, e chiacchieravano tranquillamente, i ragazzi-Paul compreso, che stranamente era entrato in sintonia con gli altri decerebrati- non coinvolgevano molto il silenziosissimo Marco.
-Coff..Emarginato..- tossì Paolo, provocando in Christian una serie di ghigni mal trattenuti. Il mondo sembrava aver cominciato a girare al contrario. La situazione sfiorava l’assurdo, e il top del top era l’affinità raggiunta tra l’amico delle ragazze e Christian, che da sempre non erano mai stati in buoni rapporti. Non avevano mai nascosto di odiarsi, ma quella sera parevano Pappa&Ciccia.
E anche Viola, Andy e Alice l’avevano notato.
Quando i commentini diventavano troppo diretti, Viola lanciava qualche sguardo ammonitore a Matteo e Jacopo, che non si preoccupavano di essere espliciti. Era palese, ormai, che Marco non stesse simpatico proprio a nessuno, con la sua aria da uomo di alta classe che non si abbassava al livello di paesani. E che paesani, pensò Jacopo, fighi come loro ce n’erano ben pochi!
Dopo il caffè, e dopo che ebbero sparecchiato la tavola, Marco si congedò dicendo di volersi fare una doccia, e che probabilmente si sarebbe coricato.
Paolo e i ragazzi continuavano a ridere tra loro, e Chiara, accigliata, si alzò in piedi mettendo le mani sui fianchi. –Finitela di prendere per il culo il mio fidanzato! Lui sarà educato e non vuole darvi rogne, però non è stupido, e nemmeno io.- esclamò, irritata.
Jacopo s’imbronciò. –Oddio, come sei Chiara! Stavamo scherzando!-
-Sì, sì- borbottò, sedendosi sul divano. Una decina di minuti dopo, Marco scese per dare la buonanotte, com’era nella sua natura, e scoccò un bacio a Chiara, che si sentì quasi in imbarazzo. –Notte, tesoro.-
-Notte..- biascicò lei, mentre lui faceva un cenno di saluto agli altri, e si avviava alle scale per salire nella camera da letto dove avrebbero dormito.
-Notte, tesoro..- sibilò tra sé Christian, alzandosi dal divano, infastidito.
-Dove vai?- gli chiese Matteo, accigliato, vedendo il suo migliore amico allontanarsi. –A dormire. Sono stanco.- fu la sua risposta secca, che lasciò perplessi tutti i presenti. Soprattutto Diego e Alice; sapevano bene che Christian era solito a dormire fino a tardi, ed andare a letto ancor di più. Non era il tipo, decisamente, che andava a letto alle undici di sera. Era come andare a dormire con i polli. Inammissibile, per lui.
Ma Christian non aveva intenzione di stare lì, e sentirsi uno schifo.
Anche se era stupido (oltre che inutile e soprattutto fastidioso) essere geloso di Chiara, sapeva di non poter farci assolutamente nulla. Aveva capito che era indiscutibilmente vano negare l’evidenza; soprattutto sconveniente, dato che l’ultima volta era arrivato tardi per il suo “non voler vedere la realtà”, e come risultato, a differenza di tutti i suoi amici, non era riuscito ad essere felice con la ragazza che gli piaceva. Che razza di sfiga.
Scosse la testa, e dopo essersi infilato nei pantaloni della tuta, si buttò sul letto matrimoniale che gli avevano messo a disposizione Alice e Diego.
Era passato tutto quel tempo..eppure non riusciva a pentirsi di aver tentato il tutto e per tutto dieci anni prima, anche se ormai sapeva di non poter far più nulla. Era colpa sua, dopotutto. Però Christian, se voleva, sapeva essere una persona piuttosto determinata a ottenere ciò che desiderava..purtroppo non aveva messo in conto il cuore spezzato di Chiara, e un suo possibile rifiuto.
Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Suo padre gli aveva appena annunciato che si sarebbero trasferiti di nuovo a Milano di lì a poco, proprio quando lui si era svegliato dal letargo, e aveva ammesso l’ovvio. Si era sentito morire. Quando si decise a parlarle, avevano litigato, tanto per peggiorare una situazione a sua detta già catastrofica. Di certo, non intendeva dirle che lei gli piaceva proprio dopo averle ribattuto contro che se fosse sparita dalla faccia della terra avrebbe fatto un piacere all’umanità. Quanto era stato romantico..non si meravigliava che gli avesse risposto che era troppo tardi, ed era andata via senza dir più niente. Così, si rassegnò a partire con i suoi.
Se solo non fosse stato così puerile e cocciuto, forse avrebbe capito di far del male a Chiara, e, soprattutto, non avrebbe perso del tempo prezioso.
Forse il caso voleva dargli una seconda chance, o semplicemente ricordargli, dopo sei anni dalla sua partenza, che non aveva dimenticato Chiara, benchè fosse stato con molte altre ragazze, perché probabilmente per un tempo (molto molto breve) erano stati amici. Fatto sta, che si erano rincontrati a Milano, e le aveva rubato un bacio. Anche se scherzando amaramente, lui le aveva detto “E’ solo un arrivederci. Non scordarti di me.”, ed era assurdo che ci avesse azzeccato.
Era una delusione, però, rendersi conto che solo qualche mese più tardi si era messa con quel Caco emarginato. Ma chi era lui, per lamentarsi? Nessuno; ma francamente pensava che Chiara avesse gusti migliori!
Dalle stelle alle stalle..e no, lui non era di certo egocentrico come Jacopo.
Intanto, gli altri erano ancora giù in salotto a chiacchierare. Andrea tartassava Paolo di domande, e Viola ascoltava curiosa qualsiasi cosa il loro amico dicesse. Doveva recuperare quasi un anno di avvenimenti, a partire dalla separazione (orrore e raccapriccio) da Monica, quella santa donna, perciò Paolo aveva tanto da raccontare.
Per lei era ridicolo e inammissibile vedere così poche volte i suoi amici. Solo il fatto che Chiara dovesse fare un’ora di viaggio per raggiungerla, era assurdo. Era così facile, quando erano più piccole; lei le mandava un messaggio dicendole di contare sessanta secondi, e quando Viola scendeva, lei era lì, sorridente o mogia che fosse, in base a quello di cui dovevano parlare. Era una cosa subitanea e indolore, mentre era impossibile non avere l’angoscia per il viaggio ora. Per questo, le visite erano sporadiche. In compenso, passavano ore al telefono a chiamarsi, cosa che prima non avevano mai fatto, e Chiara aveva cominciato a investire un quarto del suo stipendio in ricariche su ricariche, col terrore di rimanere senza soldi.
Chiara stava tranquilla a sorseggiare la sua camomilla, che al posto di calmarla le metteva ancora più ansia, e squadrava spudoratamente la Boubaton piuttosto criticamente; no, non le stava per niente simpatica. Se credeva di essere chissà cosa perché aveva un prorompente petto e parlava francese…beh, pensò Chiara sfoggiando la sua modestia, sapeva parlare anche lei francese, e alla faccia di quella biondona, anche l’inglese e lo spagnolo. Ma non le importava poi molto che parlasse, quella francesina da strapazzo (non aveva nulla contro Francia e compagnia bella, la Boubaton era un caso isolato): si sarebbe evitata un timpano perforato. Per fortuna, se ne stava a cuccia bella e buona senza sfoggiare i suoi Ohlalà e Ohlaquà, Ohlasu e Ohlagiù.
In compenso, Alice se ne stava in panciolle semi-sdraiata su Diego, che le carezzava i capelli con fare melenso. Quei due erano di poche parole, ma sapevano capirsi con un cenno.
Al contrario, tra Andrea e Jacopo molte volte serviva un traduttore; ma dato che ne erano sprovvisti, erano più le volte che si sbraitavano contro. Ma il loro rapporto era così, non sarebbero stati loro due se non si fossero insultati almeno dieci volte al giorno (come se l’avesse prescritto il dottore), e se poi non si fossero saltati addosso per “far pace”. Anche se, pensò Chiara, non avevano bisogno di quella scusa per darsi da fare. Non si sarebbe stupita, se alla fine delle tre settimane di vacanza da Alice, fosse saltata fuori la terza gravidanza. Anzi, sarebbe stata sconvolta dal contrario. E pensare che era una coppia molto incerta,all’inizio. Nessuno ci avrebbe mai scommesso, nemmeno Jacopo e Andrea stessi: erano un continuo tira e molla, o ti amo o ti uccido. Finchè finalmente Jacopo aveva capito che non poteva permettere a qualcuno di rubarle Andrea, o peggio, allontanarla lui stesso.
Poi era nato Mirko, come a suggellare quella sua promessa, ed infine le aveva chiesto di sposarlo. Non per questo, i battibecchi erano diminuiti, anzi, erano ancor più pungenti e gelosi l’una dell’altro e viceversa.
-Beh..- sbadigliò Jacopo,-Io sono stravolto..direi che sia ora di andare a nanna..- constatò, accarezzando con lo sguardo il piccolo Luca che sonnecchiava sul suo petto, e poi Mirko, che seduto accanto alle sue gambe, dormiva con la testa a ciondoloni.
Anche Matteo si rese conto che fosse molto tardi, soprattutto per Giulia, che pisolava teneramente con la testa poggiata alla spalla dell’amico. Nemmeno Francesco si era preso il disturbo di raggiungere il lettino, stravaccato sul tappeto con la bocca semi aperta. Paolo ridacchiò, e si alzò per prendere tra le braccia il figlio, che somigliava a lui quanto alla madre. Andrea imitò l’amico e recuperò Mirko,mentre Matteo raccoglieva Giulia, e seguì Jacopo, che si avviava verso le scale mormorando un “buonanotte a tutti”, a cui gli amici risposero allo stesso modo.
-Oh..- sospirò Viola, stiracchiandosi. –Sono distrutta..-
-A chi lo dici..- ribattè Chiara, sbadigliando rumorosamente. –Raggiungo il mio fidanzato emarginato.- e scoccò un’occhiataccia a Diego, Matteo e Paul, che sorrisero colpevoli. –‘Notte..- disse in generale, per poi trascinarsi sulle scale fino alla sua stanza.
Tra uno sbadiglio e l’altro, ognuno raggiunse la propria stanza. Matteo ripose Giulia su una brandina e le rimboccò la coperta pesante con le Winx, e le scoccò un bacio sulla fronte sorridendo amorevoltemente, seppur stanco morto.
Appena Viola uscì dal bagno, lui la raggiunse e la abbracciò, riservandole lo stesso segno d’affetto che aveva dato alla piccola Giulietta.
Non dissero niente, sciolsero l’abbraccio stretto che si erano scambiati, e dopo essersi messi sotto le coperte, Viola si accucciò sul petto di Matteo, sorridendo beata. Quando l’aveva incontrato(di nuovo), di certo non avrebbe mai giurato di arrivare a quel punto. Alla fine, le premonizioni di Chiara si erano realizzate, anche se con molta, forse fin troppa, calma. Altro che virtù dei forti, stare senza Matteo la faceva uscire di senno. Ora come ora, non avrebbe potuto desiderare qualcosa –o qualcuno- più perfetto della sua vita o di suo marito. Senza contare Giulia, il loro piccolo raggio di sole. In teoria, la legge di Viola era “niente figli a soli vent’anni”, peccato che tra dire e il fare ci fosse di mezzo il mare. E con un fidanzato come Matteo, non fare era decisamente un affronto alla sua persona, e Viola non avrebbe mai voluto recare un cotale danno al suo uomo. Bando alle mancate precauzioni, alla fine Giulia era stata la cosa più bella dopo il loro fidanzamento. Anche se Matteo non avrebbe aspettato un istante a sposare Viola, dopo che seppe della gravidanza. Ma dato che un altro motto della sua compagna era “Niente matrimonio a soli vent’anni”, avevano optato per la convivenza fino a un anno e mezzo prima, trovandosi come damigella d’onore il loro piccolo miracolo che trotterellava per la navata centrale vestita con tulle e ballerine. Ed ora, si trovavano lì, senza dubbio più innamorati di prima, condividendo gioie e dolori.
-A che pensi?- le domandò Matteo, distogliendo Viola dai suoi pensieri.
Lei seppe esattamente cosa rispondere, sorridendo contro il suo petto. –A noi.-
Matteo non potè che sorridere a sua volta. –Sono imperdonabile, sai?- rispose lui, carezzando i capelli di Viola dolcemente, che alzò leggermente il capo per poterlo vedere negli occhi, che sembravano neri e non color miele, sotto la fioca luce della lampada. –Perché?- chiese, curiosa e divertita al contempo.
-Come potevo ritenerti la mia migliore amica? Ero proprio stupido!-
Viola rise, scuotendo il capo. –Matt, avevamo cinque anni!-
Lui sbuffò. –Sciocchezze. Lì già tu mi morivi dietro!- Lei gli scoccò un buffetto sul petto, e lo guardò con un’aria saccente. –Tu eri il mio migliore amico sul serio, se mai quello che mi scondinzolava dietro come e peggio di un cagnolino eri tu, bello mio!-
-Puah! Ammettilo, sei consapevole e intimamente gongolante di questo.- la stuzzicò, solleticandole un fianco con la mano che non era impegnata a rigirarsi tra le dita i suoi capelli.
Viola sorrise in risposta. –Ovvio, tesoro. Come non potrei? Comunque, come giornata non è stata poi così disastrosa…a parte l’arrivo di Miss Zoccola nel mondo..-
-Gelosa?- la pungolò, sorridendo soddisfatto. Ma lei ignorò la domanda (era piuttosto ovvio che lo fosse), e continuò imperterrita.
-..e i vari linciaggi di Christian verso Coso.-
Matteo aggrottò le sopracciglia. –Per “Coso” intendi l’emarginato? Cioè, il tipo di Chiara?-
-Sì, proprio lui.- chiarì Viola, per poi sospirare. –Non so tu, ma non mi piace..boh, è troppo..-
-Altezzoso. Borioso. Montato.- Matteo elencò qualche aggettivo, che per quanto fossero in linea con il carattere di Coso, non erano i termini che Viola avrebbe utilizzato per definirlo.
-Sì..ma non so come definirlo. A pelle, comunque, non mi garba.- spiegò lei, -E nemmeno a Christian, a quanto pare.-
-Non è l’unico. Ma dai, quel tipo è l’opposto di Chiara!- bofonchiò Matteo, che era (come tutti) da sempre Team Christian. Be’, era il suo migliore amico, dopotutto. –Da quel che si dice, gli opposti si attraggono.- ribattè sconsolata Viola. Ma Matteo scosse la testa, carezzandole la spalla. –Sì, okay..ma non sono il tipo giusto di opposti!- fece, convinto.
Viola sorrise appena, -Speriamo..-bofonchiò, per poi sbadigliare, facendo ridacchiare Matteo.
-Direi che sia il momento di fare la nanna, Pupattola.- constatò lui, mettendosi comodo sempre con lei sul petto. Viola sbuffò.
-Anche tu con quel soprannome?-
Matteo si fece pensieroso. –Pupattola..sì, mi piace. Devo ringraziare Chiara per i suoi nomignoli stravaganti!- Altro sbuffo di Viola, che riposò il capo sul petto invitante di Matteo. –Buonanotte, Caco.-
-Caco? Io non sono un Caco, Violetts!- Quanto poteva essere dolce un nomignolo detto dalle sue labbra? Quel Violetts detto da lui, era la cosa più bella nella lista delle cose belle dette da Matteo, subito dopo Ti Amo, e Lo Voglio.
-Buonanotte- ribadì lei, ridacchiando.
-‘Notte, Violetts..ma sappi che ne riparleremo al più presto..Caco! Sono indignato. Almeno un bacino per farti perdonare me lo devi!- Per quanto lo ritenesse assolutamente puerile, idiota e senza contare irrimediabilmente tenero, non riuscì a non ridacchiare, e si sporse verso di lui per scoccargli un bacio a stampo, che lo fece sorridere come un ebete.
-Ora sì, che sono felice!- detto questo, spense la luce, e strinse forte a sé la sua mogliettina tutto pepe.


*Angolino *
Cioè. Alla faccia di chi dice che ci metto un casino a postare (nè, Mirkolin?), sono qui con un capitolo di ben 10 pagine di word! E ve lo siete beccati tutto tutto! :P Puahahah!
Che dire..vi sarà piaciuto? Sinceri fino all'osso, lo sapete (soprattutto tu, Cocchina).
Micholina sono imperdonabile, non ti ho fatto litigare con Jacopo o.o Sacrilegio! >.<
In compenso ho messo tanta dolcezza *.* (Pupattola.....)
E è arrivato Paul!! Con salvagente a presso -.-" xD Beh...valà. Un bacione a tutti.

  
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