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Autore: Lady Rachel    30/07/2011    1 recensioni
Una storia che prende vita con i suoi personaggi, tra coincidenze (per chi ci crede), imprevisti, scelte, eventi e soprattutto sentimenti...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia cadeva. Goccia a goccia. Grondava incessante e si insinuava nelle scarpe dei passanti, negli sventurati sandali dei turisti, nei cappucci non messi di alcuni ragazzi. Scrosciava, scivolava via, toccava terra con un tonfo sordo e correva lungo i marciapiedi, fino a scendere giù in strada. E correva, correva via la pioggia formando fiumiciattoli impetuosi, passando davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore, scendendo per via Merulana, percorrendola diritta senza fermarsi.

Di colpo aprì gli occhi. Le gocce la assalivano, le scendevano lungo il viso con violenza, la bagnavano contro la sua volontà. La sua camicetta azzurra era diventata quasi blu, un blu triste, spento. Si passò una mano sulla fronte, poi sugli occhi, che si stropicciò due volte. Intanto la pioggia continuava, incessante. I suoi jeans grondavano acqua, e i suoi capelli stavano diventando mossi.

“Ragazzì spostate da in mezzo alla strada che te bagni!”. Girò lentamente la testa nella direzione dove aveva sentito la voce. Alzò di poco lo sguardo e vide una signora anziana, grassottella, con un vestito a fiori, che le faceva un segno continuo e deciso con la mano da una finestra aperta, come per dire “spostati!”. Eppure non aveva nessuna intenzione di muoversi. Se ne stava lì, impassibile, fissando la strana signora che le faceva quel goffo gesto con tanta foga. Sorrise appena, e abbassò lo sguardo. In fondo quella signora le faceva tenerezza. Si girò di scatto e cominciò a camminare, continuando a sorridere, con le mani in tasca. Poco dopo udì un tonfo sordo, come quando una porta viene chiusa di colpo. Girando appena la testa vide che la finestra era stata chiusa. Cominciò a correre verso San Giovanni, mentre la potenza della pioggia aumentava sempre di più. Più correva più le pareva che le gocce la inseguissero e si divertissero a cascargli prepotentemente addosso, tutte insieme senza darle tregua. Mentre correva cercava di incrociare gli sguardi dei passanti. Le piaceva, quasi si divertiva, a cercare di capire dove stessero andando e a volte inventava le vite più stravaganti attribuendole a quegli sventurati passanti.

“Hei bela un obrelo, compra un ombrelo”. Un ragazzo alto, robusto, con i capelli nascosti in un cappello stile jamaicano le si era parato davanti sorridente e lei era stata costretta ad arrestare la sua corsa. Lo fissò un momento negli occhi, di un colore molto intenso, soffermandosi sulla cicatrice che aveva sull’occhio destro e poi fece per continuare a camminare. “Oh ombrelo!” il ragazzo aveva alzato la voce e l’aveva presa per il braccio sinistro, come per non farla andare via. Lei si girò di scatto, fissandolo dritto negli occhi. Il ragazzo sorrideva e le tirò il braccio per attirarla a sé. Opporre resistenza per lei era inutile, la stretta del ragazzo era troppo potente e lei era troppo debole per reagire. Il ragazzo fece cadere gli ombrelli e cominciò a toccarla, cercando di infilare le mani sotto la camicia che ormai le aderiva perfettamente al corpo. Lei si divincolava, cercava di allontanare quelle mani esili, sproporzionate con il resto del corpo, dal lei. Il ragazzo iniziò a ridere mentre ormai il suo corpo aderiva perfettamente con quello di lei. Girò la testa di scatto e iniziò ad urlare, ma lui gli mise subito una mano sulla bocca. Non c’era nessuno ormai per strada. Lei non poteva muoversi, bloccata mani e gambe in una morsa di ferro. Con le lacrime che le scendevano calde lungo le guance diede un morso alla mano del ragazzo, che lanciò un urlo. La mano iniziò a sanguinare. Fu un attimo. Sempre tenendola ben ferma lui la guardò e la sbattè con violenza contro il muro dell’edificio retrostante.

La sua ultima immagine furono i piedi del ragazzo, gli ombrelli sparpagliati sul marciapiede e poi il buio.

  
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