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Autore: TheWhiteFool    30/07/2011    3 recensioni
Quando un affascinante sconosciuto si presenta alla porta di Glenn Brennan dicendole che è una strega, lei lo prende per matto. Peccato solo che sia tutto vero, e che la realista Glenn si ritrovi catapultata nel bel mezzo di una lotta millenaria fra i maghi del Sole e maghi della Luna... e non è detto che lei stia dalla parte dei buoni.
E, come se non bastasse, ci si mettono anche il misterioso Nathan e il dolce Anthon a confonderle le idee...
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Passeggiamo lentamente lungo il sentiero roccioso che costeggiava la riva del lago. Il sole, ancora una volta, splende e i suoi raggi giocano allegri come bambini sulla riva dell'acqua, decorandola da riflessi argentati.

Anthon tiene Regina in braccio. Io ho il piccolo cucciolo striato senza nome, che dorme pacifico fra le mie braccia e che non smetto di accarezzare. Per una gattofila come me, questo è il massimo della vita.

-Allora- sorride Anthon dopo un pò. Non c'è molta differenza fra l'allegria del suo viso e quella del sole.

Beh... in effetti lo è, un mago del Sole. Mi chiesi se fossero tutti così spigliati, e se gli adepti della luna fossero tutti come.... Nathan e me, presumo.

-Allora cosa?- chiedo al ragazzo dai ricci dorati. .

-Sembri pensierosa- mi dice, saltando sopra un masso che si era trovato davanti -Sorridi poco, eppure quanto lo fai si capisce che provi una felicità genuina. Per lo più, ghigni.-

-Ghigno?!- gli chiedo sbalordita. Io non ghigno! Era Nathan quello che ghigna, mica io.

-Di tanto in tanto, ma non penso che tu lo faccia con cattiveria- dice alzando le spalle. Di colpo, si ferma e mi guarda dall'alto con quei suoi occhi verde chiaro.

-La verità è che non riesco a capire cosa pensi. Sei come un enigma.-

Alzo un soppracciglio -perchè, di solito capisci cosa pensano le persone? Ma chi sei, Edward Cullen?-

-Oh, non parlarmi di quel vampiro!- è il suo turno di alzare gli occhi al cielo -mia sorella ne è completamente cotta, povera ragazza. Ha tappezzato tutta la sua camera con poster di Robert Pattison: ormai non c'è più un centimetro di muro libero.-

Ridacchio -la mia amica Dotty, invece, è nel team Jacob. Sai, il lupo mannaro. Però scommetto che ha qualche anno in più di tua sorella.-

Lui scoppia a ridere, riprendendo a camminare -Credo che Twilight sia una specie di virus che colpisce le donne. Peggio dell'influenza. Tu ne sei immune, spero?- mi chiede divertito, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni.

-Certo.- rispond serissima. Non è il caso di dirgli che in realtà mi piace Carlisle, il vampiro e dottore biondo.

-La verità è che cerco di capire quello che le persone provano perchè vorrei diventare psicologo.- mi dice dopo un attimo di silenzio. Lo guardo sorpresa, e lo vedo che fissa il terreno ed era arrossito.

-Non stavo cercando di psicanalizzarti, non farti l'idea sbagliata- mi dice impacciato, prima che io possa aprir bocca –è solo che mi piace l'idea di mettermi in contatto con le persone. Mi... intriga, capisci? Poter capirle meglio, cosicchè un giorno, magari, potrò anche aiutarle in caso di difficoltà... devo sembrarti stupido- aggiunge con una risatina nervosa -allora, cambiamo argomento! Che ne dici di parlare del tempo?-

-Cavolo...- mormoro, guardandolo con occhi spalancati.

-Cavolo cosa?- mi chiede lui confuso.

-Cavolo... ti si addice perfettamente. Fare lo psicologo, intendo. In genere sono molto diffidente verso gli strizza cervelli- spiego -ma tu... sei diverso. Penso che a te importerebbe davvero di aiutare le persone, non lo faresti solo per "guadagnarti la pagnotta".-

E in più era riuscito a mettermi a mio agio, cosa non facile, visto che in genere sono ostile verso gli sconosciuti. Anche perchè l'ultimo sconosciuto che ho incontrato (leggi: Nathan), mi ha praticamente sconvolto la vita.

Ma questo non glielo dico.

-Beh... grazie!- mi dice, genuinamente contento delle mie parole.

-Ma il lavoro al ristorante?-

Alza le spalle -Oh, quello è solo un modo per mettere via dei soldi per l'università di psicologia. I mie non possono certo mantenermi: anche la facoltà più economica ha dei costi piuttosto alti. Sai, ho ventun anni. É da quando ho finito il liceo che lavoro in quel locale- aggiunge con una smorfia -ancora un paio di mesi, e avrò messo da parte abbastanza soldi per pagarmi la facoltà e un soggiorno al campus.-

Lo dice quasi come se non gli importasse, ma si vede che i soldi, per lui, sono un argomento spinoso. Aveva lavorato sodo per più di due anni per mettere da parte i risparmi... e aveva detto che i suoi genitori non possono mantenerlo. Mi chiedo se abbia dei problemi in famiglia.

Di colpo, sento come l'istinto di doverlo aiutare. Il che è strano, visto che in genere sono generosa quanto una vedova taccagna.

Passare il tempo con Anthon... era così diverso dallo stare con Nathan. Con il ragazzo biondo chiacchieravo, sciolta come non mai, eppure, in qualche modo, era come se avessi io in mano le redini della situazione. Sapevo che avrei potuto ferire il cuore sensibile di Anthon in un attimo, con una parola, anche se non avevo la minima intenzione di farlo.

Con Nathan, invece... era una lotta. Una lotta continua, eppure, stranamente, quel continuo confronto mi faceva sì perdere i gangheri, ma mi rendeva anche più viva che mai.

-Sei rimasta silenziosa- osserva viso-d'angelo -ti ho forse annoiata con le mie chiacchiere e ora pensi a come stendermi senza che io me ne accorga?-

Rido -non saprai mai cosa penso, Mister Psicologo- gli dico con un sorissetto furbo.

-Glenn, così mi ferisci- si lamenta, facendo finta di asciugarsi le lacrime inesistenti. Poi sorrise di nuovo.

-Ok. Basta parlare di me, anche se so bene di essere un bellissimo argomento. Dimmi qualcosa di te.-

-Ehm...- mormoro confusa. Com'è strano, quando ti chiedono di parlare a ruota libera e non sai come iniziare. D'altronde, cosa posso dirgli? Che faccio parte del gruppo dei suoi nemici mortali?

-Fammi qualche domanda.- decisi alla fine.

-Uhm...- annuisce lui pensieroso -allora... ti piace Lady Gaga?-

Scoppio a ridere. È talmente insensato! E questa da dove gli è venuta?

-No- rispondo con le lacrime agli occhi -cioè, sì... dipende.-

-Ma allora, sì o no?-

-In generale no affatto- dico alla fine, tenendomi la pancia. Mi fanno male le costole dal ridere -Ma due delle sue canzoni, telephone e bad romance, non sono poi tanto male.-

-Telephone è passabile. Ma bad romance...- si ficca due dita in gola e mima un conato di vomito, facendomi ridere ancora.

-E allora, quale musica ti piace?-

-My chemical romance. Evanescence. Alcune dei Green Day, ma più che altro i Linkin Park.- dico alzando le spalle.

Annuisce, come se avesse compreso uno dei più grandi misteri della vita -Musica urlata, insomma, anche se non tanto quanto i Nirvana o cose del genere. Non c'è male.-

Stavolta ghigno davvero -Allora, sono promossa in gusti musicali?-

-Uhm...- dice lui squadrandomi e prendendo tempo -sì, può essere. Con la sufficienza, però!-

Sorrido e, girando la testa, e vedo un cartello con scritto: "benvenuti a Distan Spring".

Sento il sangue gelarmi nelle vene. Ci siamo avvicinati troppo alla città degli adepti del Sole. Anthon non aveva percepito la mia aurea da strerga della Luna perchè è ancora inesperto, ma questo non significa che maghi e streghe più anziani di lui non possano identificarmi come loro nemica.

Non posso entrare a Distan Spring, non senza protezione.

Ovvero, non senza Nathan.

-Senti, grazie della chiacchierata- dico precipitosa, avvicinandomi ad Anthon per porgergli il cucciolo. Il gattino continua a dormire beato.

Anthon mi guarda confuso -ma ti ho fatto camminare chilometri sotto il sole, e mi hai aiutata a riportare a casa i gatti. Vieni da me, almeno ti offro qualcosa da bere...o, se hai paura della mia sorellina possiamo andare in un bar!- aggiunsge speranzoso.

-Mi dispiace- dico, e sento una strana fitta allo stomaco -ma...ho un impegno imprologabile. Scusa, me ne ero dimenticata. Ma grazie del tempo che abbiano passato insieme, mi sono divertita molto!-

Faccio per porgerli il gattino, ma lui mi guarda pensieroso e poi scuote la testa.

-No. Tienilo tu.-

-Ma... ma come! È il tuo gatto!-

-è il cucciolo di Regina- spiega, indicando la gatta bianca che tiene in braccio -ma i miei genitori non lo vorranno mai in casa. Un gatto solo basta e avanza, mi dicono sempre, lo sbatterranno alla fuori alla prima occasione che trovano. O in un canile- dice rabbrividendo.

-Forse è per questo che Regina l'ha tenuto lontano da casa, sapeva che glielo avrebbero tolto presto. Troppo presto. Ma so che con te sarà al sicuro.-

Me lo riporge e io stringo il cucciolo al petto. Non si era ancora svegliato: evidentemente era un dormiglione...

Proprio come me.

-Forse... forse può funzionare.- faccio esitente -Per un pò. Ma non so se avrò il tempo di prendermene cura.-

Lui sorride -io dico che sarai fantastica. Però, se ci fossero problemi, basta che mi chiami e ti aiuterò. Ti pagherò anche il suo mangime e le visite mediche: d'altronde, te l'ho mollato io.-

-Non dire sciocchezze! Io l'ho accettato, io mi curo di lui. Però, se ogni tanto vorrai venire a trovarlo... a vedere come sta, insomma, sei più che benvenuto-

Mi fissa: i suoi occhi versi si riflettono, per un attimo, nei miei.

-Ma certo che verrò a trovarlo.-

Restiamo un attimo in silenzio.

-Sei... proprio sicura di non voler passare da me?-

-Te l'ho detto. Ho un impegno. Io...ciao.-

Mi volto, cominciando a percorrere il sentiero a ritroso.

-Glenn!-

Mi rigiro verso di lui, e vedo che, di nuovo, ride.

-Me lo dai il tuo numero di cellulare?-

 

*

 

Un'ora abbondante dopo, quando mi rischiudo la porta scolorita del mio appartamento alle spalle, i piedi mi fanno un male cane. Sospiro stanca e appoggio il cucciolo striato sul divano. Si era finalmente svegliato. Si guarda intorno con aria persa e grandi occhioni celesti che, più che farlo sembrare un gatto furbo, gli danno un' aria ingenua. Miagola spaesato per un momento, poi muove qualche incerto passo sul cuscino rosa e ci fa la pipì sopra.

-Oh, grandioso!- mi avvicino in fretta e lo metto a terra, prendo il cuscino (cercando di non toccarlo troppo) e lo butto immediatamente nella vecchai lavatrice che tengo in bagno . Quando torno in salotto, trovo la bestiaccia che si stà facendo le unghie sull unico cuscino superstite.

-No!- urlo disperata, sottraendo il cuscino rosa dalle grinfie del gattino. Urto la bestiola per sbaglio mandandolo a zampe all'aria... dove rimane immobile.

Oh cazzo. Lo ho ucciso!

Mi dimentico completamente del cuscino e corro verso di lui, portandomi le mani alla bocca -Oddio, non volevo! Non volevo! Senti, distruggimi pure tutta la casa se vuoi, ma rialzati, ti prego!-

Lo guardo disperata, mangiandomi le unghie. Il cucciolo freme, e poi... si rialza in un istante e trotterella contento intorno alle sedie del tavolo. Mi concedo un unico, lungo sospiro di sollievo.

-Mi hai fatto preocccupare, sai?- dico guardandolo seria e incrociando le braccia al petto

-quelli erano i mei cuscini preferiti!- Ed erano anche costosi: me li aveva regalati papà per la cerimonia del diploma.

So che può sembrare un regalo un pò strano, ma quando avevo visto quel paio di cuscini rosa chiaro, decorati da perline cucite a mano, esposti in una vetrina di un negozio, me ne ero innamorata.

Peccato solo che costassero, tipo, settanta dollari l'uno.

Papà era con me quel giorno. Era rimasto silenzioso come al solito,con le mani giunte dietro la schiena e l'aria tranquilla. Quattro mesi dopo, alla cerimonia, mi aveva consegnato il sacchetto con i due cuscini.... e le chiavi di questo appartamento.

"Ora che hai una casa tua, è tempo che cominci ad arredarla" aveva detto con un sorriso spontaneo.

Immersa nei ricordi, preparo un piccolo giaciglio di asciugamani per il micetto, che per cambiare non stà fermo un attimo.

-Dovrò darti un nome- faccio pensierosa, mentre lui (o lei: non ho ancora controllato) sale sul bancone delle cucina e annusa la ciotolina azzurra che contiene il pepe, per poi starnutire indignato un attimo dopo.

Beh, non si può proprio dire che sia furbo.

-Magari potrei chiamarti Ciuchino- gli dico meditabonda, come se mi ascoltasse;

-come l'asino di Shrek. O Ciuchina, se sei una ragazza. Io dico che ti stà a pennello.-

Anche se mi stà distruggendo mezza casa, non riesco ad arrabbiarmi con quella bestia. È un cucciolo troppo carino, e troppo stupido. Probabilmente non ha neanche idea di cosa sta facendo.

Il campanello mi distrae dalla mia ricerca di un nome appropriato. Aveva iniziato a piovere un attimo dopo che ero rientrata in casa, e mi chiedo chi diavolo potesse sfidare quel tempaccio per venire a vedermi.

-Arrivo!- grido -tu aspetta qui- guardo poi severa al cucciolo:

-e vedi di non combinarmi altri disatri.-

Mi avvicino alla porta, mentre il campanello continua a suonare, impazientemente e ripetutamente.

-Ho detto che arrivo, cazzo!- sbuffo spazientita mentre apro la porta -non c'è bisogno di...-

E il cuore mi si ferma nel petto.

Nathan.

Completamente bagnato dalla pioggia, privo di qualsiasi traccia di un ombrello, con i capelli scuri appiccicati al viso e le goccie d'acqua che cadono dalle ciglia, simili alla rugiada. Indossa una giacca di pelle nera e un paio di jeans sulle gambe lunghe, ormai completamente strafondi.

-Allora- mi dice, appoggiandosi allo stipite della porta e sporgendo il viso verso di me:

-Mi fai entrare?-

 

 

 

Ma certo che ti lasciamo entrare, Nathan! XDD

Questo capitolo lo dedico esclusivamente a Brida, che mi ha chiesto di continuare la storia! ^^

Scusate i ritardi negli aggiornamenti, ma la mia testolina si distrae troppo spesso. A volte accendo il computer per scrivere e finisco per fare altro (tipo sprecare il tempo su youtube o deviantArt) =_=

Comunque ho un'idea molto precisa di come andrà avanti la storia... il gattino, per esempio, l'ho programmato da settimane! ;)

E chiedo scusa anche per gli errori di ortografia, ma ora non ho tempo per ricontrollare il testo. Lo farò nei prossimi giorni.

Bacini e buon proseguimento delle vacanze! ^^

   
 
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