Coccinelle.
Eloise Midgen
amava la tranquillità. La
calma, possibilmente senza conseguente tempesta e annessi e connessi.
Il
silenzio.
Per questo il
pomeriggio rinunciava a
studiare in Sala Comune – era risaputo che la Torre di
Grifondoro fosse la più
chiassosa – e si rifugiava in biblioteca.
Non
c’erano individui particolarmente
fastidiosi, a parte quella coppia di Tassorosso accampata nella sezione
di
Storia della Magia da settimane ormai, ben conscia del fatto che
nessuno
avrebbe mai preso sul serio le ricerche assegnate dal professor Ruf. A
parte
Hermione Granger, ovviamente.
Quel
pomeriggio fu proprio lei a uscire da dietro
gli scaffali imbestialita e quando la vide, Eloise Midgen seppe che
alla calma
quel giorno, sarebbe seguita inevitabilmente una tempesta, ma non ne
avrebbe
mai immaginato le conseguenze.
Da
studentessa modello gentile ed educata,
Hermione Granger aveva subìto una trasformazione da quando
era diventata
Prefetto.
I primini
tremavano al suo passaggio, i
fantasmi la evitavano, i quadri fingevano di dormire.
Si diceva
avesse tolto trenta punti a
Corvonero per una cravatta allentata. C’erano storie sui suoi
occhi inceneritori
e sulla smorfia che le deformava le labbra quando notava qualcosa fuori
posto.
Qualche Tassorosso aveva anche raccontato di una certa pozione che la
McGrannitt le faceva ingurgitare a forza per calmarla.
Eloise non
amava i pettegolezzi, sapeva bene
che bisognava filtrare quello che girava, specialmente se
l’origine fosse stato
un Tassorosso, eppure quel pomeriggio, quando la vide, per un attimo si
chiese
se fosse tutto vero.
Sbatté
i libri sul tavolo che occupava,
facendola sobbalzare e borbottò qualcosa che aveva a che
fare con dei conigli
che non afferrò.
Delira,
pensò
subito Eloise, brutto
segno.
Continuò
a borbottare, e tra un’imprecazione
e l’altra richiamò a sé dei libri dagli
scaffali che le circondavano.
- Tutto bene?
– chiese timidamente Eloise.
Avrebbe preferito mordersi la lingua, ma non poteva studiare con quel
mormorio
in sottofondo.
Gli occhi
infiammati dalla rabbia di
Hermione si placarono un po’ al sentire la sua timida vocina
calma.
- Tutto
risolto, grazie. – disse secca,
ostentando un autocontrollo che faticava a riacquistare.
Eloise
sperò non volesse dire che li aveva
ammazzati.
Da quella
parte, in fondo, non li aveva
visti uscire e non si sentiva più quel risucchio disgustoso
di quando erano in attività.
Si
guardò intorno alla ricerca di altri
testimoni e quando si voltò nuovamente, Hermione aveva preso
posto di fronte a
lei.
- Sei Eloise
giusto? – le chiese,
tranquilla, sorridendole persino mentre apriva due o tre libri davanti
a sé.
-
Sì. – rispose annuendo con forza, sperando
che il gesto aiutasse le immagini macabre a uscire dalla sua testa.
Si
concentrò sulla conversazione.
Non era
sorpresa, era comune che
ricordassero il suo nome.
L’anno
prima era stato sulla bocca di tutti
dopo l’incidente con la maledizione. Sua madre le aveva detto
che soltanto gli
stupidi avrebbero potuto ricordarla per quello, invece che per i suoi
enormi
occhi e la sua gentilezza ma Eloise sapeva che lo diceva soltanto
perché era
sua madre, e, a parte Olbliviarle, nulla avrebbe fatto desistere le
pettegole a
tramandare quell’orribile episodio.
La prima
impressione sarebbe stata per
sempre quella: “Eccola, la brufolosa
Eloise Midgen col naso storto”.
Pix avrebbe
potuto scriverci su una canzone.
Il suo nome era musicale, almeno.
Così
quando Hermione disse - Mi ricordo di
te. – Eloise pensò “Ci
risiamo”.
Ma poi lei
aggiunse: - Il professor Piton ci
disse che eri stata una delle poche a ottenere una E
al test dello scorso anno. E sai quant’è difficile
per noi
Grifondoro ricevere un minimo di gratificazione da lui! È
dal primo anno che ci
provo.
Ed Eloise
rimase un attimo a bocca aperta
prima di dire: - Già. Diciamo che
l’obbiettività non è il suo fort...
Ma non era
riuscita a finire la frase che
una testa di capelli rossi, come sparata da una catapulta,
piombò letteralmente
sul loro tavolo.
- Hermione,
ti prego devi aiutarmi. –
cominciò, più veloce dell’Espresso,
Ronald Weasley, ignorando completamente la
sua presenza e le buone maniere.
La ragazza
sbuffò:- Ron, ne abbiamo già
parlato. Questa volta non ti aiuterò. Sei Prefetto,
inoltre, e il buon esempio è un tuo dovere. Questi sono i
libri, leggili. –
disse, spostando pergamene e chiudendo e aprendo tomi con una logica
che Eloise
non riusciva a carpire.
- M-ma c-come
faccio a finirli tutti per
domani? – squittì Ron. Sembrava sul punto di
mettersi a piangere.
- Mi
dispiace, ma questo è un problema tuo.-
proruppe in un vano tentativo di tenere la voce bassa.
E addio alla
calma duramente conquistata.
Eloise cominciava a capire perché fosse così
stressata. Responsabilità da Prefetto,
studio, nessuna gratificazione e a quanto ne sapesse coinvolgimenti in
pericolosi accadimenti ogni anno. Si chiese se c’erano
possibilità di diventare
come lei, ma poi si ricordò di non avere alcun tipo di
rapporto con Harry
Potter. Forse quello l’avrebbe salvata.
- Siediti qui
e non alzarti finché non hai
finito. – ordinò.
Gli occhi
strabuzzati di Ron dicevano tutto.
Era talmente in stato di shock e senza fiato che non oppose resistenza
quando
Hermione lo spinse verso la sedia che prima era occupata da lei.
- Ciao,
Eloise.- la salutò, prima di
andarsene a passo di carica, lasciandola a guardare un ancora sconvolto
ragazzo
dai capelli rossi, mentre passava in rassegna la pila di volumi che
avrebbe
dovuto leggere.
Forse sarebbe
svenuto.
Eloise si
rimise a scribacchiare sulla sua
pergamena in attesa del tonfo della sua testa sul legno.
Dopo un
po’ però sentì uno strano formicolio
alla base del collo e si rese conto che il ragazzo la stava fissando.
Quando
alzò lo sguardo, lui non perse tempo.
- Sei Eloise Midgen, giusto? – chiese incuriosito.
- Esatto.
Notò
che aveva ripreso un colorito umano. Parve
addirittura sorriderle e per un attimo lei ripensò alla
conversazione che aveva
avuto con Hermione.
Forse si era
sbagliata a condannarsi in
anticipo. Pix avrebbe dovuto trovare un nuovo soggetto per i suoi
testi. Forse
le pettegole sul serio erano state scalzate dal tempo e dai suoi
risultati
scolastici.
Ma poi lui
disse: - Vedo che l’acne va
meglio.
E
capì che il sorriso altro non era che una
risata trattenuta.
Avrebbe
dovuto scrivere a sua madre e dirle
che, come sempre, aveva avuto ragione.
- Grazie.-
rispose facendo vibrare la r in
modo da rendere la parola
minacciosa.
Lui parve non
accorgersi della sua
irritazione e alzò le spalle.
- Sul serio.
Hermione l’aveva detto ma non
ho mai voluto crederle. Devi essere felice di esserti liberata
finalmente di
tutti quei punti in faccia.- disse, infatti, con un largo sorriso.
Eloise si
ripeté mentalmente che il tatto
era una virtù a non tutti concessa e non doveva per questo
sentirsi ferita, ma
i suoi occhi cominciarono a pizzicare automaticamente.
Cercò
di distogliere lo sguardo ma
nell’abbassare le palpebre non fece che spingere una lacrima
sulla pergamena
sotto le sue mani. L’inchiostro si sciolse proprio in quel
punto e Ron non poté
non vederlo così deglutì, cominciò ad
agitarsi sulla sedia, a scuotere la testa
e aprire la bocca senza emettere suono come se la sua voce fosse stata
succhiata via o come se una mano invisibile lo stesse soffocando.
-
C-co…ch…co… -disse solo per un paio di
minuti, e aveva una faccia così buffa che Eloise sarebbe
scoppiata a ridere se
si fossero trovati in situazione diversa.
Ma lei era
furiosa. Furiosa con sé stessa,
più che con Ron, per averci sul serio creduto, e aver
permesso di nuovo a
quella storia di buttarla giù.
Ron si
passò una mano tra i capelli:- Che ti
sta succedendo? – le chiese finalmente. – O-oh
è … è per quello che ho detto?
Io non… era un complimento! Cioè… era
per dire che stai meglio! Non sei più a pallini!
E il naso sembra più… al centro…
volevo solo… oh, miseriaccia, stai bene?
Eloise
serrò i pugni e cominciò a
raccogliere la sua roba, decisa ad andare via.
Non aveva
nessuna intenzione di rimanere ad
ascoltarlo. Già troppe volte aveva subìto quel
genere di trattamento.
Ron, dal
canto suo, continuava a balbettare
ed incespicare nelle parole.
- I-io non
pensavo…
- Certo,
certo che non pensavi, mi
è sembrato piuttosto chiaro. – esplose, senza
riuscire
a trattenersi oltre - Se avessi pensato, probabilmente ti saresti reso
conto
delle cose che stavi dicendo e magari non le avresti dette.
La boccetta
d’inchiostro rischiò di rovinare
a terra, ma con un incantesimo la fece volare direttamente nella sua
mano, che
la infilò nella borsa, già stracolma.
C’erano
altri tre libri sul ripiano di
legno. Eloise ebbe un moto di stizza: come
aveva fatto a farli entrare tutti, prima?
Al diavolo.
Si alzò prendendo i restanti tra
le braccia e solo allora si rese conto che Ron aveva continuato per
tutto il
tempo a parlare.
- Aspetta,
no, aspetta…- disse infatti
alzandosi di poco dalla sedia, una mano tesa verso di lei in un gesto
quasi
implorante che Eloise trovò patetico ed esagerato.
- No, ora
basta. Sono davvero stanca di
starvi a sentire tutti quanti. Il mio naso, i miei capelli, i miei
brufoli. È ora
che vi guardiate un po’ voi. Io non ti prendo in giro per i
tuoi permanenti punti in faccia,
Ron
Weasley!- disse con una voce stridula che non riconobbe come sua.
– Né tantomeno
per i tuoi fallimenti nel Quiddditch.
Questo parve
colpirlo in pieno. Ricadde seduto,
mentre il suo viso assumeva una tonalità scarlatta e la
bocca s’apriva in un’espressione
offesa.
Ma Eloise non
vi badò. Felice di aver
colpito nel segno, girò i tacchi e uscì, furiosa
ma soddisfatta, dalla biblioteca.
Sperò
che questo servisse da lezione a tutti
gli altri che sarebbero voluti tornare sull’argomento. Almeno
era sicura che
Ron Weasley avrebbe evitato di farlo.
Mai si
sarebbe di certo aspettata di tornare
sui suoi passi meno di cinque minuti dopo.
La cinghia
della borsa aveva ceduto sotto il
peso dei troppi libri, e solo mentre li raccoglieva si era accorta che
alcuni
non fossero di sua proprietà.
Dopo mille
ripensamenti, si era decisa a
marciare nuovamente fino alla biblioteca per restituirglieli.
Durante tutto
il tragitto si era ripromessa
di essere ferma, secca. Magari sbatterli sul ripiano, per fare un
po’ di scena
e dopo una mezza giravolta, tornare da dove era venuta, senza una
parola.
Ma poi lo
vide chino avvolto da un’aura
scurissima e finì per avvicinarglisi cautamente.
- Penso di
aver preso qualcosa di tuo. –
disse, poggiando i libri sul ripiano con calma.
Lui non
alzò neanche lo sguardo su di lei ed
Eloise si sentì leggermente a disagio. Cominciò a
pensare di aver esagerato con
quella storia del Quidditch.
Si morse
l’interno di una guancia, ma gli
voltò le spalle, decisa ad andarsene.
- Era quello
che cercavo di dirti, ma sei
fuggita via prima che te lo spiegassi. – disse
però Ron mesto senza darle il
tempo neanche di compiere il primo passo.
Il suo cupo
tono fece sospirare Eloise e dare
vita a quel senso di colpa che l’avrebbe tenuta sveglia tutta
la notte, se non
si fosse scusata.
-
Mi… -tentennò qualche secondo prima di cedere
definitivamente. - Mi dispiace per prima. Io… non intendevo
dire che tu sia un
cattivo portiere, anzi, t-te la cavi abbastanza bene…
- Non ho
preso neanche una palla.- borbottò
in risposta Ron, alludendo all’ultima partita contro
Serpeverde.
-
Bèh, non è questo che importa! Quello che
conta è che abbiamo vinto.
-
Sì che importa, invece! Sono stato deriso
da tutti e ho fatto una pessima impressione.
Eloise
aprì bocca, ma la richiuse un secondo
dopo, sulle labbra stampato un leggero sorriso.
- Credimi, di
derisioni e pessime prime
impressioni me ne intendo abbastanza. Non è la fine del
mondo. Poi, ci sono
tante altre partite, avrai la possibilità di dimostrare chi
sei veramente.
Solo allora
Ron alzò gli occhi su di lei, d’improvviso
consapevole, ed Eloise si sentì un po’ arrossire
sotto il suo sguardo intenso.
- T-ti chiedo
scusa anch’io, allora. –
accennò un sorriso – Non ha importanza che tu
abbia o meno dei punti in faccia.
E poi, ci sono tante cose carine a pallini. Le coccinelle ad esempio. E
anche
le... – si grattò la fronte - …altre
coccinelle.- concluse in imbarazzo,
abbassando gli occhi sul tavolo.
- Ci hai
paragonato a delle coccinelle?
Eloise si
chiese se la stesse prendendo in
giro o gli mancasse sul serio qualche neurone.
Forse era la
vicinanza ad Harry Potter a
renderli tutti un po’… toccati,
ecco.
Si ripromise di non sedersi mai più accanto a lui durante i
pasti. E magari
trovarsi un tavolo sotto l’occhio vigile di Madama Pince, la
prossima volta.
Ron non
rispose e lei non poté fare a meno
di lasciarsi scappare un sorriso.
- Accetto le
tue scuse.- disse quindi, e
fece per andarsene ma lui la fermò nuovamente.
- Se vuoi
puoi restare, ti prometto che non
ti darò più fastidio.
Ron non
credeva davvero che l’avrebbe fatto,
che sarebbe rimasta.
In effetti
aveva esitato per una manciata di
secondi prima di scostare la sedia e accomodarsi.
Non era
più arrabbiata, lo capiva dai suoi
gesti, dal modo in cui tornava di nuovo a sfilare i volumi dalla borsa
e Ron si
sentiva fiducioso e più leggero, ripensando alle sue parole.
I loro
sguardi s’incrociarono e si
ritrovarono entrambi a sorridere.
Fu quello il
momento in cui Ron si pentì di
non aver dato ascolto ad Hermione e di non averla invitata al Ballo.
Ma forse,
pensò, era in tempo per rimediare anche a quello.
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Rispondo, con un ritardo inaccettabile, alla sfida di Leireel, che ha pazientemente aspettato che partorissi questo. Eloise mi è troppo simpatica, tra parentesi e ti ringrazio che mi abbia sfidato con questo pairing, che mi ha permesso conoscerla.
Non sono soddisfattissima della fine (ci ho messo di più a scrivere le ultima cinquanta parole che il resto xD) e non credo sia propriamente divertente. Spero comunque che ti soddisfi (un pochino pochino? ç___ç)