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Autore: Noth    30/07/2011    8 recensioni
Un tonfo da sotto il portico e delle voci.
Ron doveva essere arrivato.
Finalmente.
Harry corse verso la porta, e si sentì di nuovo ragazzino, come quando non vedeva l’ora di rivedere i suoi due migliori amici e non vi era nient’altro al mondo che importasse.
Spalancò la porta e si ritrovò davanti Ron, con il pugno alzato nell’atto di bussare alla porta ed un sorriso sorpreso e rincuorato nel vedere Harry ad un palmo dal suo naso.
I capelli color carota, così familiari alla vista, ed il sorriso un po’ storto dell’amico lo riportarono, ancora una volta indietro di anni.
« Ho mantenuto il mio sesto senso per le brutte cose. » commentò Harry, scoppiando a ridere per la sua stessa battuta. Poi si gettò su Ron e lo abbracciò forte. Il suo fratello mancato. La sua famiglia più grande.
L’amico ricambiò l’abbraccio con un verso di scetticismo.
« Non sono più poi così brutto! »
Odore di cannella e legno. Ah, Weasley.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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I giorni passavano ancora velocemente come un tempo, nei cuori di Harry, Ginny e in quelli del resto della generazione che partecipò alla battaglia magica nella quale Voldemort venne sconfitto.
Era il giorno di Natale.
L’aria profumava di burrobirra e marzapane, come quella di casa Weasley al tempo in cui Harry la considerava la sua unica vera famiglia. L’unico dettaglio in più era quel calore familiare che lo avvolgeva, e le grida dei bambini che si rincorrevano all’inseguimento del boccino d’oro giocattolo che Harry aveva regalato ai due figli maggiori.
Entrambi frequentavano Hogwarts ormai, James Sirius nella casata Grifondoro e Albus Severus in quella di Serpeverde. Erano due ragazzini ribelli, due canaglie, ma si volevano bene nonostante gli spintoni e gli scherzi.
Seduta sotto l’albero di Natale, con in mano un unicorno di peluche scintillante, se ne stava la piccola Lily Luna Potter, intenta ad accarezzare la criniera bianca dell’animaletto e a specchiarsi dentro le palline di Natale incantate che se ne stavano appese ondeggianti sul grande abete decorato. Per Harry la sensazione di essere a casa era ogni volta, dopo vent’anni, ancora una scoperta.
Si stupiva sempre della pace che provava e della stupidità della sua irrequietudine ad ogni minimo pizzicore della cicatrice.
Non bruciava più, era come se fosse morta.
Rimaneva insolito, ma era un sollievo talmente grande sentirsi bene.
Poi un rumore di cocci rotti.
« Albus, James! Se avete rotto di nuovo il piatto di porcellana con la data di nozze di Ron e Hermione dovrete stare attenti a come io rompo voi! » la voce di Ginny echeggiò dalla cucina dove stava preparando, con maestria, il pranzo natalizio, dando colpi di bacchetta a destra e a manca aggiungendo un tocco di spezie là dove mancava e mescolando la salsa di pomodoro e cinghiale.
Albus corse dal padre, che gli sorrise.
« Lo avete rifatto, non è vero? » chiese, sospirando e inginocchiandosi per arrivare all’altezza del figlio.
Il piccolo annuì.
« E’ colpa di James questa volta però. » protestò.
« Non è vero! » la voce del fratello provenne ovattata dal corridoio da dove era venuto il rumore di cocci rotti, ed Harry allargò il sorriso.
« Metto a posto io per questa volta, Albus, ma dovete stare più attenti. E ora andatevi a lavare le mani. Rose e Hugo saranno qui tra poco con la loro famiglia. » puntò la bacchetta in direzione del corridoio e sentì lo strisciare della porcellana che si rimetteva in sesto ridando forma a quel piatto così vecchio e malandato. Doveva ringraziare Hermione per avergli, alla fine, insegnato ad usare bene quell’incantesimo. Non ne era mai stato in grado, ma lei aveva avuto ragione: con dei figli come i suoi gli sarebbe servito eccome.
Andò in cucina, trascinando le ciabatte così che Ginny si sarebbe accorta della sua presenza.
E così fu.
Erano sposati da anni ma ancora si sentiva come il primo giorno in cui si rese conto di quanto fosse bella. Gli avvamparono subito le orecchie, ne era sicuro, e fece un cenno verso le pentole con il capo.
« Cosa bolle nel calderone? »
Ginny rise, e si slacciò il grembiule da dietro la schiena, posandolo su una delle sedie che circondava la tavola imbandita e luccicante a causa delle posate argentate, poi si votò verso Harry e gli sorrise.
I capelli le arrivavano alle spalle. Se li era tagliati da quando si erano conosciuti ad Hogwarts, ma non si poteva dire che non fosse sempre ugualmente splendida.
Gli passarono davanti agli occhi i ricordi di una vita intera, una vita che aveva passato, per più di metà, con lei.
« Lo scoprirai dopo, assieme agli altri. » lo ammonì lei, sventolando il mestolo.
Somigliava sempre più alla signora Weasley. Una madre premurosa, una madre forte, ma conservava sempre quello spirito da adolescente ribelle che Harry adorava e pregava che si tenesse stretta quanto più a lungo possibile.
Le si avvicinò le prese la mano e le diede un bacio a fior di labbra.
La vita era così tranquilla ora che non doveva più preoccuparsi di perdere qualcuno a causa del suo essere “il prescelto”.
Poteva amare, ora.
Un tonfo da sotto il portico e delle voci.
Ron doveva essere arrivato.
Finalmente.
Harry corse verso la porta, e si sentì di nuovo ragazzino, come quando non vedeva l’ora di rivedere i suoi due migliori amici e non vi era nient’altro al mondo che importasse.
Spalancò la porta e si ritrovò davanti Ron, con il pugno alzato nell’atto di bussare alla porta ed un sorriso sorpreso e rincuorato nel vedere Harry ad un palmo dal suo naso.
I capelli color carota, così familiari alla vista, ed il sorriso un po’ storto dell’amico lo riportarono, ancora una volta indietro di anni.
« Ho mantenuto il mio sesto senso per le brutte cose. » commentò Harry, scoppiando a ridere per la sua stessa battuta. Poi si gettò su Ron e lo abbracciò forte. Il suo fratello mancato. La sua famiglia più grande.
L’amico ricambiò l’abbraccio con un verso di scetticismo.
« Non sono più poi così brutto! »
Odore di cannella e legno. Ah, Weasley.
Due bambini gli schizzarono accanto ed entrarono dentro casa. Due bambini dai capelli dello stesso identico colore di quelli di Ron.
Harry si allontanò dall’amico e gli diede una pacca sulla spalla.
« Vedo che anche i tuoi figli hanno preso il mio temperamento ribelle. » gongolò Harry, abbracciando Hermione, che sorrideva radiosa.
I capelli erano rimasti la stessa nuvola vaporosa di un tempo, i suoi occhi sempre della stessa luminosa tonalità.
Il viso più adulto ancora, se possibile.
« Il tuo temperamento? Ah, andiamo Harry, sappiamo tutti che la ribelle qui sono io. » ridacchiò l’amica, nell’atto di srotolarsi la sciarpa da attorno al collo.
« Oh, sì, entrate pure! » Si ricordò Harry, anche se sarebbe rimasto dalla porta con loro per l’eternità.
Il trio.
Gli irriducibili.
« Ciao Ginny! » gridò Ron verso la cucina, da cui iniziava a provenire un profumo decisamente invitante. Un misto di agrodolce ed arrosto che fece venire l’acquolina in bocca ad Harry.
« Buon Natale. » aggiunse Hermione, togliendosi il cappotto e sfoggiando un maglione di lana blu con il cappuccio.
Ron la imitò e si levò il giubbotto scoprendo il solito maglione con la lettera “R” ricamata davanti. Quest’anno di un verdolino vomito piuttosto disgustoso.
Ron notò lo sguardo divertito dell’amico.
« Mamma ancora si ostina a dire che prenderò il raffreddore se non lo metto. » scrollò le spalle con un sorriso. Hermione alzò gli occhi al cielo.
« E’ pronto in tavola! » gridò Ginny, imitando davvero troppo bene il tono autoritario di Molly Weasley.
Ron rabbrividì.
« Sembra mamma. »
Harry sorrise.
« Lo so. »
Chiuse la porta.
Si diressero in cucina dove i fratelli Weasley Hugo e Rose erano già seduti a tavola. Insieme a loro James Sirius che stava parlando fitto fitto con il maschio e Lily Luna che ancora non toglieva gli occhi dal suo pony luccicante.
Ginny si voltò verso i tre amici, la faccia esasperata,
« Albus Severus se non vieni subito a tavola ti trasformo in un copriteiera! » gridò, poi scosse la testa « Oh, ciao Ron, ciao Hermione, buon Natale. » sorrise, cancellando completamente dal suo volto l’espressione adirata di qualche istante prima.
Si sedettero tutti a tavola mentre Ginny, con dei colpi decisi di bacchetta, faceva volare le pentole sopra le loro teste e Albus si sedeva a tavola in tutta fretta con aria mortificata.
« Da quanto sei così brava a cucinare? » chiese Ron, storcendo il naso incredulo. Hermione gli diede una gomitata sulle costole.
Ginny gli lanciò un occhiataccia e Harry quasi non si soffocò con la carne che si era adagiata con grazia nel suo piatto, coperta da una salsa violacea e salata. Non era mai stato in grado di ridere e mangiare insieme.
Il pranzo ebbe inizio.
« Quindi Ron... » tossicchiò Ginny per interrompere il silenzio dovuto alla masticazione frenetica dei bambini e del fratello che si stava abbuffando come un... come un Weasley. « I tuoi figli dove sono stati smistati a Hogwarts? » chiese.
« Oh, Hugo è ancora troppo piccolo per andarci e Rose è chiaramente una Grifondoro cervellona come sua madre. » bofonchiò a bocca piena.
Questa sua affermazione gli costò un’altra gomitata diretta alle costole.
« Oh sì. Sono piuttosto brava in tutte le materie. » commentò la figlia, assaggiando una patata fumante.
James fece un verso scettico « E modesta. »
Rose gli tirò un calcio da sotto la sedia.
« Tutta sua madre. » commentò Ron sottovoce verso Harry che annuì.
« Peccato che frequenti quello Scorpius Malfoy più del previsto. » aggiunse nuovamente James Sirius.
Ron sospirò esasperato. Aveva tutta l’aria di essere uno dei discorsi all’ordine del giorno nella famiglia Weasley.
« Frequento che diamine voglio. » borbottò Rose, incupendosi.
« Ma certo, cara. » la rassicurò Hermione.
Il figlio di Malfoy.
Chissà se era come il padre.
Chissà se assomigliava al padre.
Chissà.
Ron si stava versando una caraffa di burrobirra quando Albus parlò.
« Chissà se anche noi diventeremo amici come i nostri genitori. » stava guardando con aria attenta il mucchio di piselli sul suo piatto.
Harry, Ron ed Hermione alzarono lo sguardo in contemporanea e si guardarono. Sul loro volto si allargò un grande sorriso.
Di colpo divennero tutti di nuovo dei ragazzini.
Di nuovo tutt’ossa e brufolosi.
Di nuovo studenti di Hogwarts, di nuovo Grifondoro.
Di nuovo sul campo di battaglia e di nuovo per mano anche nelle avversità peggiori.
Di nuovo il trio Potter, Weasley, Granger.
Di nuovo l’Esercito di Silente.
Gli anni migliori della loro vita.
E non sarebbero finiti mai.
« Sono sicuro di sì. » rispose Harry, quasi senza rendersene conto.
Di nuovo tornò solo il rumore delle forchette che sbatacchiavano sui piatti e delle mascelle che masticavano.
Poi Albus parlò di nuovo.
« Ah, buon natale a tutti. »
   
 
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