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Autore: Sery94cp    30/07/2011    0 recensioni
Ecco un' altra one-shot a tema Harry Pooter, questa volta basata sulla coppia Ron/Hermione! Cosa faranno a Capodanno Harry e i suoi amici?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Driiiiiiiiiiiiin…driiiiiiiiiin…driiiiiiiiiiin…
Odiavo il suono di quella stupida sveglia, interrompeva ogni volta un sogno piacevole, un pensiero dolce, una riflessione…tutti riguardanti Hermione. Lei, la mia gioia e la mia rovina. La prima cosa che vidi quella mattina fu proprio il suo viso, riempito dai grandi occhi marroni che mi fissavano, e realizzai immediatamente di avere un aspetto orrendo: era tornato Charlie a casa la sera prima e mi aveva raccontato fino a tardi i progressi con i draghi che allevava…e chi gli aveva procurato ogni bruciatura. Avevo occhiaie profonde, capelli scompigliati e un pigiama decisamente ridicolo e troppo corto. Hermione mi stava chiamando energicamente: “Roooooon!! Alzati è tardi!!”, ma la sua voce mi giungeva come ovattata, il sonno mi stava divorando. Ma chi aveva programmato la sveglia che mi stava ancora rompendo i timpani con quel fastidioso trillo?? Sicuramente non io, cavolo, ero in vacanza!! Allungai le braccia per spegnerla e come unico risultato la feci cadere a terra…almeno però si zittì. “Rooooooooon! Ho messo io la tua sveglia…è Capodanno! Dobbiamo addobbare tutta la casa per la festa di stasera!”. Capodanno, la festa, gli addobbi…ovviamente avevo dimenticato tutto. Quando uscii dallo stato di semi-incoscienza in cui mi trovavo ogni mattina appena sveglio, decisi finalmente di alzarmi. Erano le undici, Hermione era stata molto buona con me…probabilmente lei era sveglia da ore ma sapeva che se non avessi dormito abbastanza sarei diventato piuttosto irritabile… Dopo una sciacquata alla faccia e una pettinata alla massa di capelli vermigli che non volevano proprio stare a posto, scesi in cucina. L’atmosfera natalizia era palpabile: come ogni anno, la casa era piena di gente che correva da una stanza all’altra seguita da fiocchi, pacchetti e palline volanti. Le decorazioni sfrecciavano qua e là andandosi a posizionare sull’albero di Natale altro più di 3 metri che si trovava in giardino. A fare colazione c’era solo Harry, il Prescelto, colui che aveva distrutto il Signore Oscuro, ma soprattutto mio migliore amico, e la sua fidanzata Ginny, nonché mia sorella. Ok, sapevano che di fronte a me non dovevano avere atteggiamenti troppo romantici, ma non potevo impedirgli anche di tenersi la mano a colazione, quindi li guardai e sorrisi…erano una bella coppia, si erano incontrati molti anni fa e ormai si conoscevano alla perfezione, un po’ come me e…meglio lasciar perdere. Neanche il tempo di addentare una soffice brioche che entrò mia madre, ovviamente in iperventilazione per la festa di quella sera: << Ron ma ti rendi conto? Tra 10 ore questa casa sarà piena di ospiti! Verranno i vostri compagni di scuola, i colleghi di papà del ministero, gli amici di Bill e Fleur per non parlare di tutti i parenti Weasley! Su datevi da fare, la casa deve essere perfetta! >>. Ormai lo sapevo, quando era in quello stato di agitazione la mamma non andava mai contraddetta. Rinunciai così alla mia invitante colazione e mi recai in salotto dove Fleur stava convincendo gli gnomi che componevano il presepe a non muoversi…wow, Fleur era una di quelle ragazze che, anche se te le ritrovavi per casa tutto il giorno, non smettevano mai di levarti il fiato, con i capelli argentei ondeggianti e lo sguardo di ghiaccio…ma chi era lei rispetto alla bellezza dai capelli scuri che le stava affianco? Hermione stava iniziando ad apparecchiare la tavola (con largo anticipo direi) facendo volare per la stanza posate e tovaglioli. Tentai di afferrare un coltello che mi aveva quasi sfiorato la guancia ma ovviamente lo mancai e finì dritto nelle sue mani, mentre il volto le si illuminava di un sorriso angelico, assolutamente divino. Decisi che per non passare la giornata a fissare Hermione per essere poi rimproverato dalla mamma per non aver fatto nulla, dovevo dedicarmi a un lavoro molto complicato, per il quale serviva concentrazione, come la disinfestazione del giardino. Vicino al porticato trovai mio padre che stava tentando di farsi spiegare da Harry come venivano utilizzati i cellulari dai Babbani e così decisi di salvare il mio amico da un lunghissimo discorso sull’utilità e la necessità di conoscere il mondo e gli strumenti usati dai Babbani per la nostra formazione…“Harry ti va di aiutarmi a cacciare tutti questi gnomi?” “Certamente – rispose, cogliendo al volo l’occasione, – scusi signor Weasley ma c’è davvero tanto da fare!”. Mio padre si allontanò deluso e Harry mi si avvicinò: “Grazie amico mi hai salvato! Comunque non volevo solo liberarmi di lui, dobbiamo parlare un po’ io e te.”
“Di cosa?”, gli chiesi sfacciato. Cavolo, sapevo bene di cosa! Era il mio migliore amico, sapevo che si accorgeva che non stavo bene...e al diavolo il tentativo di non pensare a lei per un po’.
“Lo sai, di Hermione, o meglio, di te e Hermione…com’è la situazione?”
“Stabile direi…abbiamo deciso di andarci molto cauti perché siamo migliori amici e se la cosa andasse male rovineremmo un’amicizia durata anni…dobbiamo capire i nostri sentimenti e vedere se davvero ci piacciamo a vicenda o se quel bacio durante la battaglia fu solo uno sbaglio…”
“Ma tu li conosci bene i tuoi sentimenti vero?? Non le stacchi gli occhi di dosso!!! Ahahahahahah”
“Si vede tanto eh??”
Le nostre risate esplosero nel cortile seguiti dall’urlo di mia madre: “Non c’è tempo di ridere e di divertirsi, Ron!!! Ti è appena passato uno gnomo sotto il naso!! Muovetevi!”.
 
Era arrivata finalmente l’ora x: l’arrivo degli invitati. Il primo fu Hagrid con la sua grande bottiglia di whisky incendiario, seguito da Lucius Malfoy e la sua famiglia. Dopo la battaglia con il signore oscuro le nostre famiglie si erano ravvicinate…alla fine la madre di Draco aveva salvato la vita di Harry! Si accomodarono tutti nelle sedie che avevamo sistemato in ordine nel giardino ma al passaggio di Hagrid molte caddero e dovemmo rimettere a posto di nuovo. Quando gli invitati arrivarono tutti i violini cominciarono a suonare (da soli ovviamente) e la gente a ballare. C’erano mamma e papà, Bill e Fleur, Harry e Ginny, Hagrid e Holympe Mazime (che occupavano da soli metà pista da ballo), Luna e Neville…e poi c’era lei…appoggiata a una colonna con i capelli raccolti e il capo che portava il tempo della musica. Indossava un vestito azzurro a balze molto aderente decorato con motivi floreali e il colore era ripreso da un fermaglio ceruleo che le sorreggeva la capigliatura ma che non impediva a qualche ciocca di ricaderle presuntuosamente sul viso. Mi avvicinai a lei e, diventando più o meno dello stesso colore dei miei capelli, le sussurrai: “Ti va di ballare?” Accettò con entusiasmo e questo aumentò di un po’ la mia autostima che era costantemente rasente lo zero quando ero con lei. Non mi sentivo alla sua altezza…che ci faceva una ragazza del genere con un imbranato come me? Non sapevo neanche allacciarmi la cravatta da solo, figurati ballare! Nonostante le aspettative molto basse, me la cavai egregiamente, forse perché averla tra le braccia mi faceva sentire invincibile e capace di fare qualunque cosa. Lei rideva, si stava divertendo molto, e mi si bloccò il cuore quando con la sua vocina dolce mi disse “Io e te dobbiamo parlare.” Oddio…poteva dovermi dire qualcosa che mi avrebbe portato al settimo cielo…o che mi avrebbe distrutto completamente. Ci misi un po’ a rispondere…“Si, sono d’accordo. Io…” “Avanti a tavola prima che si raffreddi tutto!” L’ottimo tempismo di mia madre ci interruppe e decidemmo di rimandare la chiacchierata a un momento più tranquillo.
Rientrammo in casa e prendemmo posto nella sala magicamente allargata riempita da un lunghissimo tavolo…passai accanto a zia Muriel, la professoressa Mcgranitt, madama Rosmerta, Aberforth Silente, Kreacher, Dean Thomas…non mancava proprio nessuno ed il bello era che tutti erano seduti a caso: si conversava, si rideva, si raccontavano aneddoti a chiunque senza il minimo imbarazzo. Da quando il Signore Oscuro era stato sconfitto erano cambiate davvero moltissime cose…Trovai i miei due migliori amici intenti a conversare con Gilderoy Allock, il nostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure del secondo anno che era stato costretto ad abbandonare la cattedra per essersi inflitto da solo un incantesimo cancella-memoria. Gli chiesi come stava e mi rispose chiedendomi chi ero e come mi permettevo di parlargli senza essermi presentato. Era da sempre stato un tipo piuttosto montato, convinto di essere l’uomo più bello dell’universo, cosa che condividevano in molte, tra cui Hermione, follemente innamorata di lui. Però c’era qualcosa che non quadrava: invece di tenere gli occhi fissi sullo smemorato come al solito, lei guardava me, e sorrideva. Da quello sguardo si poteva spiegare la frase “La mia gioia e la mia rovina”, poiché ero felice di vederla e di parlarle ma era capace di far scollegare completamente il mio cervello con una semplice occhiata. Quando le signore finirono i loro pettegolezzi, gossip, complimenti per il vestito di una e la capigliatura di un’altra, iniziammo la cena. La mamma quell’anno aveva davvero superato sé stessa: c’erano pietanze di tutti i tipi e gusti…e anche cose che non capivo minimamente cos’erano e di cosa erano fatte. Dopo la prima portata aiutai mia madre a portare i piatti in cucina, dove la trovai in lacrime.
“Mamma che cosa c’è??”, le chiesi preoccupato.
“Mi manca Fred, Ron, adesso lui e George ci avrebbero divertiti con il loro spettacolo di fuochi d’artificio e invece quest’anno non si farà”
Mio fratello Fred era morto poco meno di un anno prima, durante la battaglia con il Signore Oscuro, e nelle lacrime di mia madre vedevo il riflesso di tutti i suoi scherzi e le sue battute, compresa l’ombra dell’ultima risata stampata sul viso ormai immobile e privo di espressione. La abbracciai con dolcezza senza dire niente, non esistevano parole che l’avrebbero rincuorata, o che le avrebbero fatto dimenticare la morte del figlio, ma lei colse ugualmente il messaggio che stringendola a me le stavo mandando: che io c’ero, sempre, che non si sarebbe mai ritrovata da sola a fronteggiare l’enorme dolore che tutti provavamo e che Fred avrebbe voluto che quello fosse un giorno di festa, dove tutti ridevano e scherzavano, proprio come avrebbe fatto lui.
“Grazie…” mi sussurrò e mi fece uno dei suoi sorrisi molto da…mamma. Si asciugò velocemente le lacrime e bastò un incantesimo per far sparire l’ombra nera che il mascara, messo eccezionalmente per le feste, aveva provocato sotto i suoi occhi. La guardai rientrare in sala con un sorriso sincero, come se non fosse successo niente, e capì che noi ci preoccupavamo per lei, ma inutilmente, in realtà era la più forte di tutti.
Tornai anche io a sedermi a tavola dove ci godemmo il resto della cena mentre le campane che ornavano la credenza suonavano un’allegra melodia natalizia. Questa era però quasi completamente coperta dalle urla di Teddy che piangeva in continuazione perché erano due giorni che in cielo c’era la luna piena. Il bambino non si trasformava completamente in lupo mannaro come il padre ma gli spuntava solamente la coda, il che però gli procurava un bel po’ di dolore…e di pianto. Di colpo sentimmo dei botti fortissimi provenire da fuori e ci accalcammo tutti alla finestra. Non è vero che lo spettacolo di fuochi d’artificio non si sarebbe fatto, l’avrebbe realizzato solo George, ma nonostante questo fu in più bello che io avessi mai visto. Riusciva a creare con gli scoppi qualunque forma: prima un drago, poi Babbo Natale sulla sua slitta, la Befana, e persino l’immagine della mamma che lo sgridava perché credeva che i fuochi fossero pericolosi. La guardai sorridendo, si era commossa e stringeva la mano di papà per farsi forza, anche se secondo me era lei a dare forza a lui, che tentava di rimanere impassibile senza riuscirci. Lo spettacolo di George si concluse con un fragoroso applauso da parte di tutti i presenti e ovviamente lui non mancò di fare pubblicità al suo negozio “Se volete fare dei bei fuochi d’artificio, non serve un grande sacrificio, dai Tiri Vispi Weasley dovete venire, invece di stare a casa a dormire!”
Scoppiammo tutti in una grande risata e in quel momento fiocchi di neve cominciarono a cadere lenti dal cielo rincorrendosi e coprendo tutto di un soffice manto bianco. Papà aveva ragione…aveva detto a Percy che non serviva far apparire la neve perché entro quella sera sarebbe scesa quella vera, che era di gran lunga più bella di quella uscita da una bacchetta. Adesso sì che era un Natale coi fiocchi! Questa battuta la pensai ma non la dissi, era davvero squallida, ma comparve sul mio viso un sorrisetto, che Hermione prontamente notò. Non servì neanche che mi chiedesse perché ridevo, aveva già capito la battuta e ora rideva anche lei. Ci guardarono tutti stupiti: eravamo lì, in mezzo alla sala, a ridere a crepapelle senza esserci detti neanche una parola. Sentì Bill sussurrare a Fleur “Eh, l’amore…”
 
Dopo aver divorato il dolce era d’obbligo giocare a carte per aspettare la mezzanotte, ovviamente non quelle babbane, ma delle carte magiche che si distinguevano in buone e cattive. Se pescavi una carta buona compariva il tuo cibo preferito oppure tutti i presenti erano costretti a farti complimenti o, se prendevi la migliore, accadeva ciò che speravi da tanto tempo; se invece la carta che avevi in mano era cattiva ti ritrovavi a testa in giù oppure ti si arricciava la lingua o ti veniva un terribile senso di nausea. Era davvero divertente vedere ad esempio Hagrid appeso come un salame per i piedi, Harry che diventava blu come un puffo o Seamus che si riempiva completamente di brufoli. Il gioco durò molto ma arrivò il momento della mezzanotte. Liberai il tavolo dalle carte e me le misi in tasca in attesa del brindisi. Mancavano all’incirca 10 minuti quando vidi Hermione che mi faceva segno si seguirla… ops, era arrivato il momento della chiacchierata. Passai accanto a Harry dicendogli “Se non dovesse andare bene credimi se ti dico che sei il mio migliore amico e lo sarai per sempre.” Lui scoppiò a ridere “Andrà benissimo Ron!”. Sì, era facile per lui dirlo, ma io invece mi stavo seriamente agitando e non avevo la minima idea di cosa dirle. Quando arrivai da lei mi prese per mano, il che mi fece sentire in paradiso, e vorticammo in aria ritrovandoci nella prima stanza che si trovava all’inizio del corridoio…il ripostiglio. Romantico. Eravamo nella penombra e lo spazio non era molto quindi eravamo schiacciati l’uno contro l’altro.
“Scusami è il primo posto che mi è venuto in mente…dobbiamo parlare urgentemente” Per farmi sentire questa frase dovette urlare perché al piano di sotto il televisore era acceso a un volume molto alto e si sentiva la voce della conduttrice che urlava “Mancano 8 minuti a mezzanotte!!”. Ignorandola Hermione continuò e parlò talmente veloce che mi sforzai per capire tutte le parole:
“Dopo il bacio che ci siamo dati durante la battaglia, in un momento completamente inopportuno in effetti, avevamo deciso di andarci piano per capire bene quali erano i nostri sentimenti…”
“7 minuti!”
“…però non penso che sia stata un’ottima idea perché, è vero che se la nostra storia andasse male potremo rovinare la nostra amicizia che è fantastica da ben 10 anni, però questo vale anche per Harry e Ginny eppure loro ci hanno provato e sono felicissimi…”
“6 minuti!”
“…Quello che ti voglio dire è: ha senso soffrire adesso stando lontani, solamente per paura di stare male in futuro, o vale la pena correre il rischio e stare insieme??...”
“5 minuti!”
“…A mezzanotte dovremo andare a fare il brindisi, quindi hai 5 minuti per dirmi tutto quello che pensi…”
“Credimi non basterebbero neanche tre giorni interi per dirti quello che ho qui dentro in questo momento – le dissi indicandomi la testa – o meglio, qui dentro – e mi misi una mano sul cuore – però so che con questo semplice gesto, capirai.”
Le strinsi le mani intorno la vita e la attirai a me…quando i nostri volti erano a qualche centimetro di distanza…la baciai…e provai una sensazione del tutto sconosciuta. Per tutta l’estate mi ero interrogato sui suoi sentimenti, sul significato dei suoi sorrisi e dei suoi sguardi, ma in quel momento tutto mi fu chiaro: come avevo fatto a non capire che anche lei mi amava, che mi desiderava esattamente nello stesso modo in cui la desideravo io? Le sue braccia strinsero il mio collo con forza come se volesse sottolineare che io le appartenevo…ormai era così, non ci saremo mai stancati di quella sensazione che sentivo che anche lei provava. Con quel bacio capì che quell’estate non doveva essere stata semplice neanche per Hermione e che quando la vedevo indagare il cielo con i suoi occhi grandi stava pensando a me, a noi. Ci guardammo e scoppiammo a ridere e, nel farlo, andai a sbattere contro dei vecchi scatoloni e sentì qualcosa scivolarmi dalla tasca. Mi piegai per raccoglierla e mi ritrovai in mano la carta dell’angelo, quella più buona di tutte, quella che faceva accadere quello che da sempre desideravi. Sorrisi, finalmente avevo pescato la carta giusta.
 
Quando la casa esplose in grida di auguri e felicitazioni scendemmo di nuovo in sala tenendoci per mano e, appena entrato, feci un segno di ok a Harry che mi mostrò l’espressione che tanto odiavo, quella del “te l’avevo detto!”. Prendemmo i bicchieri che la mamma ci porgeva e facemmo un brindisi tutti insieme al nuovo anno che era appena cominciato, sperando che fosse ancora più bello di quello precedente. Per me già lo era, senza dubbio. Mi girai verso Hermione, sorridemmo e, facendo tintinnare i bicchieri, sussurrammo: “A noi!”
Era mai esistito un Capodanno più bello di quello?? J 

Fatemi sapere che ne pensate! ;)
  
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