Ginny
Potter seppe immediatamente
che sua figlia voleva dirle qualcosa dalla maniera in cui la ragazza
entrò nel
suo studio, si guardò attorno in maniera vaga e si
lasciò cadere sul divanetto
di pelle con un eloquente, calcolato sospiro. Quella di andare dalla
madre a
discutere di quello che la premeva – e Ginny se lo aspettava
fin dal giorno in
cui era tornata da Hogwarts per le vacanze di Natale - doveva essere
stata una
di quelle decisioni coraggiose che si prendono appena svegli, col cuore
in
mano, seppure ancora un po’ addormentato. Aveva
quell’espressione vagamente
scossa di chi si è appena svegliato, i capelli come un nido
di qualche uccello
selvatico. Per un attimo ebbe la grande voglia di prendere una spazzola
e
pettinarla, come faceva quando era piccola; ma era evidente che Lily
aveva più
bisogno di quattro chiacchiere oneste tra madre e figlia che di una
buona
spazzolata. Così, recitando la battuta standard da usare in
quei casi, Ginny chiese,
con molta gentilezza, ‹‹Non ti senti bene,
Lily?››
La
ragazzina la guardò con aria
incerta. Ginny sapeva leggerla tanto bene da sapere che, sotto
quell’incertezza,
c’era anche una certa gratitudine e una forte ansia di
levarsi il suo peso dal
cuore. ‹‹Volevo parlarti di una
cosa.››
Mise da
parte la penna d’oca e il
foglio di pergamena. Stava scrivendo per la sua rubrica settimanale sul
Profeta, ma l’ispirazione nel periodo delle feste era poca, e
Lily aveva
bisogno di aiuto.
‹‹Sentiamo.››
‹‹Ecco,
io… volevo un consiglio.››
‹‹Sono
qui per questo.››
L’incertezza
di Lily, mescolata al
suo aspetto un po’ scosso, iniziava vagamente a preoccuparla.
‹‹Mi
piace un ragazzo.›› La sua
pelle così chiara nella luce grigia di una mattinata
invernale arrossì
violentemente. Nonostante quella tendenza ad arrossire fosse sua, in
quel
momento la figlia le ricordò Harry in molti modi. Padre e
figlia erano sempre
stati un po’ restii a conversare sui problemi sentimentali;
Lily a tal punto
che Ginny aveva saputo del suo primo ragazzo (Thomas Erstwhile,
Tassorosso, l’anno
prima) solo da un James assolutamente indignato
(‹‹Non è
nemmeno Grifondoro!››).
‹‹Oh,
ma è bellissimo, Lily! Chi
è?››
La domanda
dipinse una smorfia sul
viso di Lily. ‹‹E’ questo il
problema.››
‹‹Perché?››
‹‹PensochemipiacciaScorpius,››
disse tutto d’un fiato Lily, come se
fosse un’unica sillaba. Arrossì ancora
più profondamente.
‹‹Scorpius
Malfoy?››
La testa di
Lily si rovesciò
pesantemente all’indietro, cadendo sullo schienale.
‹‹Lui.››
Ginny
dovette combattere con
l’impulso di ridere. Ecco qui la sua bambina quattordicenne,
tutta rossa per
l’imbarazzo, che ammetteva con tono di scuse di avere una
cotta – era solo una
cotta? – per il figlio di Draco Malfoy. Se glielo avessero
detto a sedici anni,
pensò, avrebbe giurato a se stessa di diseredare la figlia
in questione; ma ora
aveva quarantuno anni, e l’unica cosa che riusciva a provare,
in reazione a
quella notizia, era un senso di immensa tenerezza. Lily, la sua
bambina, era
innamorata.
‹‹E
qual è il problema
esattamente?››
La testa di
Lily si risollevò.
‹‹Bè…
è un Serpeverde… ed è figlio di Draco
Malfoy…››
‹‹Ma
è anche amico di Albus,››
replicò Ginny con tranquillità,
‹‹il quale, come avrai notato, è anche
lui un
Serpeverde. E’ un bravo ragazzo,››
aggiunse diplomaticamente, ‹‹e non è
certo
colpa sua se Draco Malfoy è suo padre,
no?››
‹‹James
me ne aveva parlato male -››
‹‹Lo
sai com’è fatto -››
‹‹…
ma è come dice Albus, non è
male davvero. E’ simpatico,››
aggiunse quasi bisbigliando, come se un po’ si vergognasse ad
ammetterlo, ‹‹è
gentile con me. E poi è carino,››
soggiunse ancora più in fretta, come se le
parole le fossero uscite di bocca prima che avesse potuto censurarle.
Ginny rise.
Guardandolo
con l’occhio un po’
distaccato di una donna adulta, poteva condividere il giudizio estetico
della
figlia. Era un bel ragazzino, rassomigliante a Draco nel colorito
(stessi
capelli biondi, stessi occhi grigi e stessa pelle pallida), ma dai
lineamenti
più morbidi. Aveva visto Scorpius regolarmente nel corso
degli ultimi anni, due
volte l’anno al binario 9 e ¾, e quella volta,
l’anno prima, che Scorpius aveva
passato le vacanze di Pasqua a Grimmauld Place. Lui ed Albus avevano
passato
gran parte delle loro giornate a Diagon Alley, tornando per
l’ora dei pasti: le
era sembrato un quattordicenne più o meno come gli altri,
dalle ottime maniere
anche se comprensibilmente a disagio di trovarsi nella casa
dell’antico rivale
del padre, intelligente e un po’ riservato, e, soprattutto,
sinceramente
affezionato ad Albus. Certo, forse l’idea dei due ragazzi di
indossare le spille
di Serpeverde tutto il giorno non gli aveva accattivato le simpatie di
Ron, ma…
‹‹Allora
non ti fa schifo l’idea?››
Ginny
scosse la testa. ‹‹Ma no,
Lily. Ma è già successo qualcosa
o…?››
‹‹No,
no, no,›› disse subito Lily.
‹‹Cioè forse. Voglio dire,
è carino con me, quando ci vediamo. Mi
guarda…››
‹‹…con
lo sguardo di un ragazzo
interessato,›› concluse Ginny per lei.
La
ragazzina annuì, con un piccolo
sorriso.
‹‹E
mi ha regalato un libro che
volevo per Natale, e mi ha inviato una lettera,››
disse. Il suo sorriso prese
un po’ di sicurezza. Sembrava che si stesse trattenendo dal
sorridere
apertamente. Poi, più seria, aggiunse,
‹‹Ma se – ipoteticamente
- … papà come la
prenderebbe?››
‹‹Come
ha preso il fatto che Albus
sia finito a Serpeverde, con un sorriso,›› disse
Ginny. ‹‹Le cose che sono
successe tra noi e i Malfoy risalgono a più di venti anni
fa. Sono cose
spiacevoli, certo, ma sono state perdonate, da papà per
primo. Un giorno saprai
tutto e allora capirai molte cose, ma per il momento non ha senso che
tu ti
vergogni di avere una cotta per Scorpius.››
Lily parve
rincuorata. Le erano
rimaste due chiazze rosse sulle guance, ma i suoi occhi erano pieni di
gratitudine e sul volto le era spuntato un sorriso sincero.
Chissà da quanto
tempo andava cercando il coraggio per parlarne: non avrebbe certo
potuto
parlarne con James o Albus, e, conoscendo quanto tenesse alla sua
riservatezza,
nemmeno con le sue amiche di Grifondoro. La notizia che una Potter
– un cognome
difficile da portare per una ragazzina così giovane
– di Grifondoro avesse una
cotta per un Serpeverde avrebbe fatto il giro della scuola in dieci
minuti. Era
il prezzo della celebrità.
‹‹Penso
che andrò a fare
colazione,›› disse alzandosi. Si
specchiò in una vetrinetta, passandosi una
mano nei capelli: era uno dei vizi presi da Harry. Li aveva
già un po’ mossi
per natura, e quell’abitudine tendeva a farglieli apparire
ancora più
disordinati. Ginny sospettava che in realtà le piacesse
quell’aria vagamente trasandata.
Prima di uscire si fermò alla porta di scatto, come
immobilizzata da un
pensiero improvviso.
‹‹E
zio Ron? Lo hai visto come si
è comportato quando Scorpius è venuto qui
l’anno scorso… ››
‹‹…
e papà e zia Hermione gli
hanno detto in privato di darci un sonoro
taglio,›› disse Ginny, scuotendo la
testa. ‹‹Non ti preoccupare di lui. Zio Ron
è un idiota. E poi, pensandoci,››
soggiunse con una piccola risata, ‹‹forse
potrebbe anche fargli piacere.
Vorrebbe dire che nessun Malfoy ha messo le mani su
Rose!››
Lily
scoppiò a ridere, e poi,
all’improvviso, fece quattro passi di corsa e le fu accanto,
cingendola in un
abbraccio e dandole un bacio sulla testa.
‹‹Grazie, mamma,›› disse,
tenendola
stretta. ‹‹Sei la
migliore.››