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Autore: Martyx1988    31/07/2011    5 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

3 – Verso il Santuario


Nonostante le persiane chiuse e le tende tirate, un esile raggio di sole riuscì ad infiltrarsi tra le barriere per andare a riscaldare un punto circoscritto sulla guancia di Ayame. Su quel punto comparve un leggero rossore, che un tempo avrebbe donato alla ragazza, ma che ora metteva in risalto quanto fosse pallida e debole.

Ayame dormiva profondamente, probabilmente non stava nemmeno sognando.

A Psiche dispiaceva doverla svegliare, ma era tardi. Per tutto. Per la colazione, per risolvere quella situazione, per qualsiasi cosa riguardasse quella che era stata la sua dea, era tardi.

La Sacerdotessa la scosse leggermente dalla spalla, chiamandola sottovoce.

Ayame si svegliò con lentezza, negli occhi tutto il vuoto che portava dentro. Si voltò per vedere chi l’aveva destata e sorrise debolmente a Psiche, che ricambiò con più vigore.

Era bella, Psiche, tra le donne più belle che avesse mai visto, con labbra rosee e carnose e occhi limpidi, di chi ha sofferto ma è andata avanti. Ayame si chiese se anche lei sarebbe riuscita ad andare avanti.

Come stai?” le chiese Psiche, premurosa.

Meno stanca, ma sempre uno straccio” rispose sincera Ayame.

Psiche annuì e l’aiutò ad alzarsi. Ayame non ebbe nessun problema a cambiare posizione, come non ne ebbe a mettersi in piedi. Vacillò solo un pochino per il fatto di essere rimasta sdraiata tanto tempo.

Il vestito che indossava era ancora quello della festa e aveva i capelli tutti annodati e ancora duri per la lacca che le aveva tenuto in posizione l’acconciatura. Sentiva quindi il bisogno di farsi una doccia e Psiche la assistette per tutto il tempo, per intervenire prontamente nel caso fosse stata di nuovo male.

Ma, a parte la spossatezza e la solita sensazione di vuoto che provava dentro, Ayame stava bene.

Una volta che Ayame si fu asciugata e vestita, Psiche le disse che era necessario che scendesse in salotto per delle questioni importanti.

Ayame non si sentiva in grado di affrontare neanche una questione banale, figurarsi quelle importanti.

Scese comunque insieme alla Sacerdotessa e con lei varcò la soglia del salotto di Saori.

L’amica sedeva sul divano, con accanto Hyoga, che subito si alzò per andarle incontro. Sugli altri divani e poltrone sedevano altri uomini. Ayame ne riconobbe solo uno, il primo viso che aveva visto dopo essere caduta nell’abisso. Era un personaggio curioso, con un’aria mistica enfatizzata dagli occhi perennemente chiusi. Lei però li ricordava azzurri come il mare e rassicuranti.

Hyoga e Psiche l’accompagnarono al divano di Saori e Ayame si sedette tra l’amica e il ragazzo, che le teneva la mano.

Gli altri presenti si presentarono. I loro nomi erano Mu, Saga, Camus e Aphrodite. Il mistico, invece, si chiamava Shaka. Erano tutti Cavalieri d’Oro, le spiegò Saori, devoti ad Atena come lo erano il suo Hyoga e gli altri Cavalieri di Bronzo.

Ho sentito parlare molto di voi” sorrise Ayame, cercando di mostrarsi più affabile e meno penosa del solito. “Soprattutto di te, Aphrodite dei Pesci. È merito tuo se Psiche figura tra le schiere della dea Afrodite”.

È stato per me un onore allenare una futura Sacerdotessa di Afrodite” rispose composto il bel Cavaliere.

Era strano, sia Aphrodite che lei stessa parlavano della dea che era stata come se fosse un’entità astratta e lontana.

Ayame cercò di riprendere a sorridere e si rivolse stavolta a Camus.

Tu, invece, hai addestrato Hyoga alla manipolazione delle energie fredde”

Esatto, Afrodite, e non posso che ritenermi soddisfatto del guerriero, ma soprattutto dell’uomo che è diventato”

Ayame sorrise grata al Cavaliere dell’Acquario per il suo tentativo di farla sentire ancora una dea. Ma in quel momento era l’ultima cosa che si sentiva di essere.

C’è un motivo per cui abbiamo disturbato il vostro riposo… “ iniziò Mu, ma Ayame lo interruppe subito.

Vi prego, tutti quanti. Non sono più una dea, è inutile continuare a mentirci a vicenda, perciò niente riverenza e niente ‘voi’. Non l’ho mai voluto da dea e non lo voglio ora”.

I cinque Cavalieri annuirono, quindi Mu proseguì. “Dunque, Ayame, è difficile da spiegare in poche parole. Suppongo saprai a quale sorte fummo destinati dagli dei”

Ayame annuì. Zeus aveva voluto che tutti gli dei dell’Olimpo assistessero all’imprigionamento delle anime dei Cavalieri d’Oro nella Colonna nel Santuario. Non le era sembrato giusto, al tempo, ma non aveva potuto farci niente.

Bene. A quanto pare, è stato Zeus in persona a volere il nostro ritorno. Voleva che evitassimo quello che stava per succedere ieri sera”

Stava per succedere? Non capisco…” Ayame si sentì in qualche modo offesa da quell’affermazione, come se ciò che le era accaduto fosse cosa di poco conto rispetto a qualcos’altro.

Non eri tu l’obiettivo dell’Angelo, Ayame” spiegò Mu. “Il suo bersaglio era Atena, ma nella colluttazione ha colpito te, e questo è stato un bene per due motivi. Atena si è salvata e Shaka è stato in grado di salvare te. Se l’Angelo avesse colpito Atena, sarebbe morta sul colpo”

A quel punto, vedendo Ayame confusa, intervenne Saga.

Quello che Mu sta cercando di dirti è che il tuo sacrificio non è stato vano. Hai mostrato ai nostri nuovi nemici che il loro piano aveva una falla piuttosto grossa, hai salvato Atena e hai dato a noi il tempo di rimediare alla nostra mancanza. Probabilmente se fossimo arrivati poco prima saremmo riusciti a proteggervi entrambe. Ti chiedo scusa a nome di tutti per questo”

Ayame, colpita dalle parole del Cavaliere dei Gemelli, sorrise e fece cenno col capo che non era necessario scusarsi.

Adesso ho abbastanza capito, anche se alcuni particolari ancora mi sfuggono, ma non penso siano fondamentali”

Mu riprese la parola.

Sta di fatto, comunque, che sei uscita dallo scontro enormemente indebolita e la dea dentro di te è assopita”

Assopita. Quindi Afrodite non l’ha abbandonata completamente! Non potè non rallegrarsi di quella notizia.

Sei un bersaglio facile per i nostri nemici, perché sicuramente tenteranno di rimediare all’errore commesso, Ayame. Dobbiamo quindi portarti in un luogo sicuro”

Qui non è abbastanza sicuro?” domandò Ayame, conoscendo però già la risposta.

Non per te, purtroppo. Temo che dovrai venire con noi al Grande Tempio”

Ayame sospirò e si voltò a guardare Hyoga. Le bastò un’occhiata per capire che lui non sarebbe venuto ad Atene con lei, che sarebbe rimasto lì a Tokyo per proteggere la sua dea.

Tornò a rivolgersi ai Cavalieri d’Oro. “Quando partiamo?”


Di nuovo nella sua stanza, con la fedele Psiche ad aiutarla a preparare i bagagli, Ayame si guardò un’ultima volta intorno, per ricordare ogni momento meraviglioso passato in quel luogo dopo la sconfitta di Efesto.

Non era solo la sua stanza, la condivideva con Hyoga. Su quel letto avevano fatto l’amore e si erano coccolati tante volte, sul terrazzo si erano scattati tante fotografie, più o meno serie, e in bagno si erano dati battaglia molte volte con l’acqua, per poi finire di nuovo a fare l’amore.

Posò sul letto tutto ciò che aveva raccolto in bagno, vicino alla sacca che Psiche aveva preparato. Anche con le ragazze aveva vissuto momenti indimenticabili. Le venne in mente il loro primo pigiama party, passato, come voleva la tradizione, a farsi la manicure e raccontarsi pettegolezzi più o meno peccaminosi sui maschi. Non avrebbe mai dimenticato le espressioni imbarazzate di Galatea nel sentire i commenti delle sue compagne sugli uomini.

Insieme a Psiche, tentò di far entrare tutto il voluminoso beauty case nella sacca. A missione compiuta, Psiche sospirò vistosamente.

Qualcosa non va?” si preoccupò subito Ayame, notando lo sguardo basso della Sacerdotessa.

Questa rialzò la testa, risoluta come sempre, ed espose il problema.

Voglio venire ad Atene con te”

Dopo la decisione di partire coi Cavalieri d’Oro, Ayame aveva predisposto che le Sacerdotesse restassero invece a Tokyo, per affiancare i Cavalieri e proteggere Atena. Aveva dovuto insistere un po’ per convincerle, ma, alla fine, tutte avevano ceduto. O almeno, così le era parso.

Psiche, starò bene anche senza il vostro aiuto. Bastano i Cavalieri d’Oro per proteggermi…”

Non voglio venire per te” la interruppe bruscamente l’amica, che subito si corresse “Voglio dire, anche per te, ma il fatto è che… ho bisogno di andarmene da qui. E tu sai perché”

Sì, lo sapeva. Durante lo scontro con Efesto, Psiche si era innamorata del Cavaliere della Fenice, Ikki, ma non era riuscita a scalfirne il cuore di pietra ed era andata incontro ad un netto rifiuto che l’aveva ferita nell’orgoglio, oltre che nel cuore. Probabilmente sperava che Atene le desse la possibilità di ritornare ad essere la Psiche energica e sicura di un tempo.

Ho già parlato col mio maestro e con Saori e loro sono d’accordo” si affrettò ad aggiungere Psiche.

Allora chi sono io per andare contro ai tuoi desideri?”

Felice come poche volte lo era stata, Psiche abbracciò Ayame ringraziandola mille volte. Presa, poi, una maniglia del borsone ciascuna, fecero per portare il bagaglio al pian terreno. Una volta aperta la porta, però, si imbatterono in Galatea. Aveva il pugno chiuso sollevato a mezz’aria. Probabilmente erano minuti che stava lì davanti alla porta, incerta se bussare o meno.

Sia ad Ayame che a Psiche sembrò più nervosa del solito. Deglutì molte volte prima di iniziare a parlare.

Io volevo sapere se… insomma… se potevo venire con te ad Atene”

Ayame si trovò in difficoltà. L’aver acconsentito alla richiesta di Psiche quasi la costringeva ad accogliere anche quella di Galatea. Psiche, però, le aveva dato una valida motivazione.

Perché vorresti venire con me?” le chiese allora, curiosa.

Galatea prese un respiro profondo, quindi spiegò tutto.

Sono sempre stata la più piccola, la più timorosa, la più inesperta, la più tutto e… non voglio più esserlo. Voglio crescere e so che ad Atene posso farlo”

Era strano sentire un discorso del genere uscire dalla bocca di Galatea, l’unica delle Sacerdotesse ad essere nata ai tempi del mito e quindi, in termini di anni, la più anziana. Ma molti di quegli anni li aveva passati sotto forma di statua d’avorio, insieme a suo fratello Palemone, che in quel momento era in giro per il mondo al fianco di Julian Solo e Sorrento.

Ayame e Psiche si lanciarono uno sguardo di approvazione e Ayame rispose alla sua Sacerdotessa. “Ok, puoi venire con noi”

Indicò Psiche a Galatea, facendole intendere che sarebbero state in tre a partire, quel pomeriggio. La ragazza abbracciò le amiche con trasporto e corse subito nella sua stanza a preparare i bagagli.

Mentre scendeva le scale, Ayame si accorse che il pensiero di andare ad Atene in compagnia delle sue due Sacerdotesse le faceva pesare di meno l’allontanamento da Hyoga, che comunque le sarebbe mancato come l’aria.

Terzo capitolo per voi :) Per il momento non sono ancora lunghissimi nè emozionanti, me ne rendo conto, ma il movimento arriverà, promesso ;) Buona lettura!

   
 
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