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Autore: Haruakira    31/07/2011    3 recensioni
Yamamoto Takeshi non era lo stupido idiota del baseball. Questo Hayato lo aveva capito bene. Non era uno stupido, Yamamoto, anche se rideva tanto e forse troppo. Chi del resto poteva dire di averlo visto arrabbiato? Chi poteva dire sinceramente di avere visto uno Yamamoto diverso senza dovere per forza associare il suo nome a una faccia allegra e a una risata spensierata, a un paio di occhi che sorridevano essi stessi di serenità e di gioia? Nessuno.
Tranne me.- mormorò una voce stanca ma decisa.
Il confronto di due ragazzi con i propri errori, i rimpianti e le amarezze. Il tentativo di capire il perchè dei loro fallimenti e quello più arduo di tantare di rialzarsi, magari insieme.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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c. 9 la pioggia...
Capitolo 9
Musica

"Musica"

Gokudera chiuse gli occhi appoggiandosi contro la parete.
E sorrideva.
Gokudera avrebbe voluto piangere.
Gokudera avrebbe voluto ridere.
Gokudera avrebbe voluto dirgli "torna idiota!"
Gokudera avrebbe voluto che Yamamoto fosse già lì accanto a lui.
Gokudera avrebbe voluto urlare.
Urlargli nelle orecchie ti amo, urlargli quanto fosse idiota e quanto avesse bisogno di lui.
Avrebbe voluto gridargli tutte le sue più intime debolezze, quelle che gli scorrevano dentro il corpo come un fiume sotterraneo, come magma che ribolle invadendo ogni interstizio, bruciandogli ogni nervo e rendendolo al medesimo tempo quasi elettrico.
Aveva chiuso gli occhi e poteva sentire tutto questo, aveva volontariamente isolato sè stesso dal mondo nell' esatto istante in cui aveva sentito la voce di Yamamoto, sarebbe potuto finire, il mondo, e lui non ci avrebbe fatto caso preferendo tendere l' orecchio, per una volta -una sola-, alla sua anima che parlava e parlava e sembrava non volere tacere e che parlava attraverso il suo corpo teso e la voce dell' idiota dall' altro lato del telefono.

"Musica"

Quella voce per lui era musica.
Era la musica di un pianoforte scordato nella stanza, era quella melodia che non suonava da una vita perchè gli ricordava la persona più bella del mondo, la parola che non osava pronunciare perchè era una bugia.

"Mamma"

Quella che non aveva mai avuto, la cui coscienza -la coscienza, il sapere che quella ragazza fosse lei- gli era stata negata negli attimi, pochi, in cui gli era stata vicina. Vicina, seduti davanti quel pianoforte.

"Avrei potuto abbracciarla" pensò per un momento.

E la voce di Yamamoto in quell' istante era musica.
Non ci aveva mai fatto caso prima di allora.
Era quella melodia dolce e amara che gli scorreva al posto del sangue nelle vene, che gli arrivava al cuore facendolo vibrare come la corda di una chitarra, come un sasso buttato nell' acqua.
Era il Do che tutto iniziava e tutto chiudeva.
Era il La della sua vita che irradiava le sue onde in tutto il corpo attraversandolo fino all' anima.
L' anima tremava e la mente si perdeva in mille chimere, in mille illusioni -ancora- e i muscoli del corpo si tendevano sotto quella pressione di suoni.
Musica e magma.
Yamamoto e le sue debolezze.
Yamamoto e la sua forza.
Erano cose che viaggiavano insieme condividendo lo stesso binario e invadendo la sua essenza.
-Go-Gokudera?- chiamò incerto Yamamoto non sentendolo più.
-Parlami. Parlami ancora. Chiama il mio nome Takeshi- sussurrò l' altro a bassa voce.
Non aveva aperto gli occhi
"Questo sogno è troppo reale"
-Ha-Hayato- balbettò l' altro prima incerto e imbarazzato- Hayato- ripetè poi con più sicurezza come se quel solo nome -una parola- avesse potuto trasmettergli tutto ciò che provava.
E forse era così.
Ormai Gokudera aveva definitivamente perso ogni contatto con la realtà.
"Deve trattarsi di un sogno, è così"- si disse deciso ad andare fino in fondo. Tanto era un sogno, che poteva succedere di male?
In quello stesso istante aprì gli occhi:- Quandò torni?- domandò senza uan particolare intonazione nella voce e come se fosse la cosa più normale del mondo, come se Takeshi fosse solo andato a comprare del latte.
L' altro sorrise, o almeno così Gokudera immaginava:- Presto. Presto, te lo giuro.
-Non devi.- disse tagliente
-Cosa?- si allarmò l' atleta
-Non devi giurare, idiota-
-Ma io torno. Te lo prometto-
-Ti ho detto...- sbottò l' altro contrariato
-Ti ho detto che torno- lo interruppe deciso il ragazzo- oggi prenoto il volo.

-Voooi!- ululò a un certo punto Squalo- dannato boss, che diavolo ci fai qui?
"Squalo"- pensò Hayato diventando bordeaux. Si girò lentamente verso la fonte di quei suoni molesti.
"Squalo"- si ripetè mentalmente iniziando a dubitare che stesse veramente sognando.
Che brusco risveglio. Gokudera si sentì come se gli avessero buttato un secchio d' acqua in faccia o lo avessero improvvisamente spinto giù dal letto in malo modo.
-Squalo!- sputò irritato. Quel deficiente gli aveva rovinato un momento bellissimo.
"O forse dovrei ringraziarlo?"- si stupì Gokudera pensando che senza l' intervento dello spadaccino dei Varia avrebbe potuto dire qualche scemenza.
"Roba da romanzi rosa"- pensò il guardiano con disgusto prima di dedicarsi nuovamente al suo interlocutore, che per inciso, dio solo sapeva perchè stesse ridendo.
-Smettila di ridere idiota!- sbraitò l' albino
-Su, su Gokudera. Ridiamoci su!- fu la risposta gioviale di Yamamoto.
-Ma... ma ridere di che?!
-Mha... così... l' amore non è bello se non è litigarello, non lo sapevi? Ahahahaah
Gokudera era senza parole. Questa era la volta buona che lo strangolava. Certo, se fosse stato lì con lui.
Lui stava per confessare le sue indicibili pene d' amore e quell' idiota non aveva capito un tubo. E come avrebbe potuto del resto? Quello era Yamamoto Takeshi.
-Senti un po'- riprese serio e più calmo- hai intenzione... cioè... veramente... vuoi fare quello che vuoi fare?
-Prego? Scusa ma credo di non aver capito.
Hayato si passò una mano in faccia -"E quando mai capisce qualcosa"- pensò.
-Cazzo! Idiota!-
-Gokudera... ritorno davvero. Te l' ho promesso. Per restare.
L' altro rimase per un momento interdetto.
Era vero.
Si sentiva più leggero. La felicità è una piuma.
-A me non interessa. Non sono fatti miei, però sbrigati pezzo di cretino. Qui c' è gente che ti aspetta. Sono tutti disperati per colpa tua. - fece una piccola pausa- Io no.- borbottò alla fine.
Yamamoto rise. Era stata la chiamata più bella della sua vita.

Gokudera chiuse il telefono e si stiracchiò un momento. Si sentiva proprio rilassato.
-Yamamoto-san...- chiamò avvicinandosi all' uomo intento a osservare lo spettacolo gentilmente offerto dai Varia- Takeshi...ecco... credo, e dico credo, che torni a casa.- affermò con una certa cautela.
Hayato non sapeva se aveva fatto bene a dirglielo o no. In fondo non sapeva se Yamamoto voleva o meno, ma forse, pensò alla fine, già glielo aveva detto.
Lo sguardo del proprietario del locale si addolcì e le labbra si piegarono in un largo sorriso, un sorriso diverso dal solito, come se un' infinita dolcezza e serenità  lo avessero pervaso completamente.
-Sono contento, Gokudera-
Non aveva detto grandi cose. Era una frase apparentemente stupida eppure in quelle brevi parole Gokudera potè toccare con le sue mani l' affetto di un genitore, il suo orgoglio di padre, la mancanza nei confronti del figlio, la preoccupazione, la solitudine di quei mesi, infine una felicità contagiosa.
Takeshi meritava un padre come Yamamoto-san. Era fortunato e lui stesso si sentiva fortunato e onorato di aver potuto conoscere una persona come lui.
Lo faceva sentire a casa.
Il padre di Yamamoto sembrava accogliere tutti, indistintamente, però alo stesso tempo aveva una spiccata sensibilità che gli faceva allargare maggiormente quelle grandi ali per proteggere gli uccellini più spauriti.
-Vado a prendere il sushi per quelli là- dichiarò Gokudera rivolgendo uno sguardo scocciato in direzione dei Varia.
-Voooi! Non dovete venirci qui!- sbraitava Squalo all' indirizzo del boss seduto comodamente su di una poltrona gentilmente portata fin lì da Levi, immobile dietro di lui.
-Credevi che non ti avremmo mai scoperto?- chiese Levi soddisfatto della vittoria ai danni del capitano.
-Voooi! Stà zitto, ammasso di lardo ambulante.
-Che?! Ma come...
-Ora basta- li interruppe Xanxus fermando le iridi rosse sulla figura di Squalo. Poi, il boss, ghignò e l' onnipresente bicchiere colmo di liquido ambrato finì sulla testa dello spadaccino- feccia- soffiò.
Il silenzio calò nella sala, in sottofondo si sentiva solo la risatina di Bel. Finalmente Gokudera tornò con le scatole di sushi:- Smammate- si limitò a dire posandole con forza sul bancone.
Ma il boss dei Varia non si prendeva certo il disturbo di eseguire gli ordini altrui, di un Vongola poi, no, no di certo:- Portaci da mangiare- affermò più che deciso a rimanere incollato a quella poltrona rossiccia per dare una lezione al Vongola.
E infatti i Varia se ne andarono solo tre ore dopo.
-Venite a trovarci di nuovo!- li salutò Yamamoto-san, soddisfatto del lauto guadagno mentre Gokudera aveva l' insana voglia di far espodere qualcosa. Magari qualche Varia.
Non aveva iniziato da molto a lavorare per il padre di Takeshi quando Squalo si presentò nel locale urlando quel solito Voooi. Non appena lo vide per la prima volta il guardiano della Tempesta tirò fuori i candelotti di dinamite pronto a proteggere l' incolumità di Yamamoto-san senza ovviamente considerare che l' uomo fosse in ottimi rapporti con l' inatteso ospite il quale  lo redarguì con un "Non rompermi le palle, coglione, e portami il sushi" mentre si accomodava al bancone.
-E allora... quel moccioso torna o no?- domandò Squalo al padrone del locale.
-Eh no- sorrise l' altro negando col capo
-Quel cretino!- si alterò lo spadaccino- tsè... baseball... gliela rompo in testa qulla mazza se non riprende in mano la spada!- Squalo era evidentemente indignato e pronto a perorare al sua causa.
Gokudera rimase visibilmente interdetto di fronte a quella pacifica -se di pacifico si puà parlare con un Varia mezzo- scena. Ma il padre di Takeshi lo sapeva che stava parlando con un Varia? Un assassino?
E poi... che diavolo ci faceva Squalo lì?
E perchè?
Gokudera non sapeva che fare. Stringeva i pugni e avrebbe voluto fare un occhio nero all' oggetto dei suoi pensieri.
Poi notò che Squalo veniva puntuale come un orologio una o al massimo due volte al mese. Sempre da solo.
Gokudera avrebbe voluto strangolare Squalo. E anche Yamamoto che non gli aveva mai parlato di quelle visite. Il dubbio sorse spontaneo. Non è che per caso quell' idiota gli stava decorando la testa?
Alla fine, dopo vari ripensamenti e velate minacce di morte, trascinò lo spadaccino nel vicolo e lo spinse contro il muro.
-Voooi! Vuoi morire per caso?!
-Chiudi quella fogna e ascolta cosa ho da dirti.
Gokudera fece un momento di pausa, Squalo lo guardava accigliato battendo il piede a terra e pensando che il suo sushi giaceva ancora nel piatto. Poi finalmente lo chiese:- Che cazzo vieni a fare qui? In che rapporti sei con Takeshi? E perchè vai così d' accordo con Yamamoto-san?
Squalo scoppiò a ridere, dovette tenersi la pancia a appoggiarsi contro il muro per non cadere per terra. Gokudera aveva iniziato a bestemmiare al suo indirizzo quando finalmente lo spadaccino si degnò di parlare:- Ridicolo, sei ridicolo- e ridacchiò ancora- questa Yamamoto la deve proprio sapere. Tsè... sei geloso-
-Non sono geloso!
Alla fine Gokudera aveva scoperto che Squalo faceva delle periodiche incursioni in casa di Takeshi per convincere l' altro ad abbandonare quello sport insulso che era il baseball e dedicarsi completamente alla sacra arte della spada. Gli aveva rubato un sacco di mazze, le aveva sostituite con delle spade appese alle pareti, aveva persino nascosto -buttato- i trofei nei cassonetti della spazzatura.
-Ma quel moccioso non ne vuole sapere niente- capitolò ormai sull' orlo di una crisi di nervi dovuta agli insuccessi collezionati.
-E... Yamamoto-san?- domandò Gokudera con circospezione
-Yamamoto-san è un ottimo spadaccino. Non ha la testa bacata come suo figlio... e poi fa un ottimo sushi.
-Che... cosa?- Gokudera lo guardò con gli occhi sgranati.
Tutta quella preoccupazione... per niente. Solo comunanza di interessi. Solo sushi. Solo dello stupido sushi.
-Alla fine anche se Yamamoto è andato via non mi dispiacciono due chiacchiere con suo padre davanti a un buon piatto di sushi.- spiegò il ragazzo prima di di urlare un voooi per il tempo perduto e ritornare all' interno del locale.





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ANGOLO AUTRICE: Lo so, dopo questo capitolo mi ucciderete. Ma tanto eh! All' inizio avevo pensato di dedicarlo solo a Yamamoto e Gokudera, poi però ho pensato di allentare la tensione anche perchè visto che Squalo è presente mentre loro parlano al telefono ho deciso di spiegare anche il mistero Squalo... ovvero... una grossa cretinata, lo so e forse ho anche rovinato il capitolo. Magari questo momento di leggerezza contrasta troppo con la prima parte e la rovina. Non saprei veramente. E forse la parte di Yama e Goku e troppo smielata. Non lo so ç.ç
Vorrei avvisarvi infine che per il mese di Agosto non riuscirò ad aggiornare regolarmente. Anzi, forse non ci riuscirò proprio. Mi spiego meglio, io ho un lavoro durante l' estate, a ciò sommiamo un esame che devo dare a settembre... facendo due conti ho  il tempo contato  e  la testa troppo  affollata di  pensieri vari per dedicarmi serenamente a questa storia  a cui, ormai lo sapete, tengo molto. Preferisco fare un buon lavoro  o almeno accettabile invece di tirar fuori capitoli che non  comunicano niente a me per prima.  Perdonatemi davvero. Spero di ritrovarvi  ancora, intanto diciamo che qua si è conclusa una parte,  ora ci aspetta un  ritorno  con tanto di annessi e connessi. Un ultima cosa, risponderò alle recensioni spero tra oggi e domani. Vi saluto  e vi stritolo in un abbraccio gigante,
Haru.
   
 
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