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Autore: A thousand suns_    31/07/2011    0 recensioni
Quando una persona a noi cara ci lascia, perdiamo noi stessi nel dolore della perdita.
E questa perdita strangola il nostro cuore, finendo per ucciderlo.

***
E nonostante tutto sia così dannatamente cambiato, rimane così tristemente immutato. Questa sensazione di infinito dolore e soffocante malinconia ti consuma. Ed io non ho fatto niente per tornare a vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faint.

La zia ha smesso di chiedermi come stai.

A nessuno importa più. Io dovrei seguire il loro esempio. Ma non ci riesco. Perchè sei l'unico fratello che io abbia mai avuto. Perchè il sole sul mare di Portland non illuminerà più la tua stanza. E tu non sarai lì a farti illuminare. Come io non sarò lì a tirarti giù dal letto perchè è tardi ed abbiamo perso il pullman.

Perchè andrò in giro a canticchiare "Battle of one" da sola. Non mi farai da sottofondo con la tua voce stonata. Non mi riderai in faccia quando sbaglierò le note, poichè troppo alte per una voce assai bassa come la mia. Perchè in fondo vedo ancora quel tuo sorriso che ti balena in viso. E vedo anche quelle due perle blu qui davanti a me. Che mi fissano cercando di trattenere una risata, che sappiamo entrambi, scoppierebbe molto, troppo presto e eccheggierebbe per tutta la via.

Perchè Natale è passato Chris. E' passato e chiesi ad un Babbo Natale immaginario di riportarti da me. Ma sotto quell'albero -che feci rigorosamente da sola con i miei- trovai solo una nuova maglietta da aggiungere alle altre mille che ho. E sai cosa mi può importare di una maglietta? Così sperai che saltassi fuori dal grosso pacco che mia sorella scartò con cotanta "grazia". Ma ne uscì solo un'altalena che cigolava, perchè aveva bisogno d'olio ma mio padre si dimenticava sempre di comprarlo..

Perchè anche Pasqua è volata. E dentro il mio uovo trovai un pupazzetto. Non di quelli graziosi che decidi di tenere, no. Solo uno di quelli che se tu fossi qui, vedrei volare fuori dalla finestra. E allora lo lanciai oltre il vetro. E quando mi accorsi che mio padre l'aveva travolto con le sue ruote, sorrisi, sapendo che avresti gioito a veder quell'orsacchiotto in quello stato.

E poi è arrivato giugno, Chris. Giugno e quel caldo che mi soffoca. Ed un altro anno scolastico se ne era andato. Dimenticato tra i miei mille ricordi, in una testa troppo piccola per contenere tutte quelle cose. Perchè andai a lavorare nel bar vicino casa. Quello in cui dicesti di aver conosciuto il tipo sfigato. Bhe, lui lavorava lì ed era simpatico. Ovviamente, se calcoli che ogni signore che entrava in quella stanzetta era un anziano.

E poi giunse Agosto e la casa al mare dei nonni. Devo ammettere che quella villetta sembrava tanto vuota senza di te. Così grande per una bambina come me. E la mia malinconia crebbe velocemente. I ragazzi mi chiesero di te. E io dissi loro che te ne fosti andato, poichè avesti trovato lavoro in un'altra città. Perchè mi vergogno a dire la verità, Chris. Perchè non ho tutt'oggi la forza di guardare la gente negli occhi sussurrando il tuo nome.

E poi toccò Settembre, con mille compleanni da festeggiare, incluso il mio. E le mie diciotto candeline le sprecai a desiderare che tu tornassi. Per vederti giocare in cortile con quel gatto del vicino che tanto odiasti. Quel gatto che giurasti avresti amato, prima di andartene. Così lo amai io per te, lo amo ancor'oggi, solo per te. E per il compleanno della nonna le regalai una sciarpa. Odiavi i compleanni ed i regali, poichè ti ostinavi a dire che non sono quelli a portare la felicità d'un giorno. E così adesso li odio anch'io, sebbene il mio lo abbia festeggiato.

E poi Novembre portò con sé i primi freddi, quel cappotto grigio sotto il quale ci riparammo dopo il temporale, quella camomilla calda che fuoriusciva dalla tazza blu. Anche quella comprammo per un compleanno, ma poichè dimenticammo di darla al mal capitato, ce la tenemmo noi. E poi ilsalice piangente che ci ospitava sempre, che ci riparava dal resto del mondo, che ci invitata a piangere con lui. Perchè era questo il Novembre a cui noi eravamo abituati.

Dicembre volò via come il canarino che tenevamo nella gabbia. Sai quello giallo che rischiasti di perdere alla fiera? Sono entrambi volati. Come un soffio. E a Capodanno la mamma e il papà hanno brindato, con la loro usuale e noiosa compagnia. E si sono augurati un buon anno. Io però sapevo che niente sarebbe mutato. Perchè, nonostate la tua essenza -imprigionata nei fiocchi di neve- cadeva incessante, non ti avrei mai più toccato. Avrei solo riguardato le foto ricordando i nostri momenti. Immaginandomi oltre il lago a ridere con te. Perchè un nuovo anno era arrivato, ma solo per loro.

A Febbraio la mamma fu ricoverata, un calo di pressione, niente di grave. Ci preoccupammo tutti in maniera estremamente eccessiva e quando tornò a casa si sprecò in un discorsetto nel quale ci informava che tutto era a posto e che non era stato niente di grave. Lo sai no, la mamma è sempre così, molto protettiva e ripetitiva. E poi papà ha comprato una nuova auto. E' carina. E' grande, nera, così immensamente vuota. Perchè tutto divenne così dannatamente vuoto.

E Luglio comportò i miei esami per la patente. Riuscii a passare sia la pratica che la teoria, non con il successo da te -una volta- tanto acclamato. E poi mia sorella ed il suo fidanzato, un quindicenne con dei capelli assurdi e due occhi color legno. In confronto ai tuoi erano una nullità. Perchè quel blu così acceso e così vivo non può essere paragonato a niente. Se non a te e a tutta la tua vitalità della quale mi hai vergognosamente privata. Perchè dovresti essere qui oramai. Dovresti tenermi le mani e dirmi che tutto andrà bene.

Perchè saresti dovuto esserci quando a Settembre mia sorella si è sposata. Quella grande, per capirci. Si è trovata un uomo sette anni più vecchio di lei, ma confido nelle sue scelte. Sa cosa è meglio per lei stessa. E poi aveva un vestito bianco che le stringeva le gambe, risaltando perfettamente quella sua figura slanciata. Ed i suoi occhi erano tornati a brillare. Ed era felice Chris, felice senza di te. Perchè loro ce l'hanno fatta. Loro sono riusciti ad andare avanti. Io sono ancora ferma in questa sofferenza atroce. Perchè morendo tu, hai ucciso, senza pietà, anche me.

Perchè ad Ottobre, per l'anniversario della tua nascita, per la prima volta abbiamo festeggiato tutti insieme. Tutti insieme, Chris, significa che abbiamo pregato, nel nostro silenzio, che fossi ancora qui a spegnere le tue ventiquattro candeline. Ma quella torta non l'ha mai mangiata nessuno. E allora mi chiedo perchè l'abbiamo presa, finendo così ad immaginarti sul divano con la tua fetta tra la forchetta e la bocca. Perchè io ti vedo ancora così, con quel tuo sorriso che avrebbe illuminato l'intera città. L'intero mondo, se solo non l'avessi spento.

Ed infine, quel maledetto Gennaio, portammo dei fiori nuovi sulla tua tomba. Erano dei girasoli. E la zia disse di aggiungerci delle rose. E la ascoltammo. Ne prendemmo quattro bianche e due rosse. Ed il nonno ti portò anche dei tulipani. E piansero nell'ombra del giorno. Piansero nel loro piccolo. Perchè quella foto di te che sorridi accennando un "ok" con la mano fa raffiorare il dolore di una perdita. Niente è "ok", né oggi, né allora, né mai.



***


La zia non sa più chi sei.

Perchè quando ha sfornato il suo cotechino dal forno ha sorriso. E lei non aveva mai più cucinato questa sua delizia dalla tua scomparsa. Aveva apparecchiato in cucina con una tovaglia gialla, contornata da un filo arancione. Poi i tovaglioli bianchi così perfettamente posizionati e le posate impeccabilmente parallele le une alle altre. E ci siamo seduti in cerchio, deliziandoci con uno dei suoi piatti migliori. E la tua sedia l'ha occupata un nuovo ragazzo. Si chiama Sam. Lo hanno adottato da poco, i miei.

Non ha niente a che vedere con te: è basso, un po' tozzo, moro con occhi quasi neri. Molto silenzioso ed estremamente riservato. Dorme nella tua stanza. Sulle tue lenzuola. No, quelle no perchè le ho fatte togliere. Ho chiesto alla mamma se poteva darmele senza neanche lavarle. Perchè in quella stoffa c'è impregnato il tuo odore. Di quel profumo così strano che comprasti per fare colpo su Alaine. Lei ora sta con l'ex "figo" della scuola. Non è da molto che convivono.

Perchè vedi Chris, la nostra insulsa vita va avanti anche senza di te. Perchè mia sorella grande ha un figlio, ora. Perchè io sono andata a studiare medicina, come ti promisi in quella soleggiata mattina di Primavera. Perchè Sam è il preferito della mamma. Perchè lo coccola sempre. Lo protegge. Come fece con te. Ma con te, non riuscì a compiere il suo lavoro. Perchè ti abbiamo perso. Il gatto dei vicini è morto, forse per vecchiaia, forse perchè lo hanno investito. Forse è stato papà che -oltretutto- si è dato al giardinaggio.

Perchè manca da morire la tua ingombrante presenza durante queste noiose giornate d'Inverno, quando la neve accarezza il suolo per poi ricoprirlo, per poi soffocarlo. Quando la pioggia scioglie la neve. Quando Sam esce in giardino per giocare ma si bagna, ritornando così tristemente in casa per non ammalarsi. Perchè questo focolare non scalda più. Forse è il legno che abbiamo bruciato. Forse è la fiamma. O forse sono io, troppo congelata dentro, per riuscire a scaldarmi. Perchè la tua tazza per la cioccolata calda è intoccabile sullo scaffale in cucina. E vorrei alzarmi, prenderla e bere un sorso per ricordarmi di noi, ma non ho la forza fisica per farlo.

Perchè sono passati quattro anni, Chris. E nonostante tutto sia così dannatamente cambiato, rimane così tristemente immutato. Questa sensazione di infinito dolore e soffocante malinconia ti consuma. Ed io non ho fatto niente per tornare a vivere. Per tornare a sentirmi completa, con me stessa. Con questo gelo sia esteriore che interiore. Perchè vorremmo tutti vivere nell'idillica sensazione di eterna felicità. Ma quando si tratta di affrontare la realtà, ci sentimo vuoti, senza forze, pronti ad arrenderci. Ed io sono la prima ad aver rinunciato a cercare un punto -nuovo- di riferimento, una colonna portante della mia essenza.

Perchè risulta così semplice vedere nei film scene al rallentatore dove gli/le attori/attrici realizzando improvvisamente che la loro vita sta andando a rotoli e si alzano gloriosi per riprendersi la loro felicità rubata. Ma cosa succede se chi ha portato via la mia, di felicità, veglia su di me senza che io possa fare niente per riaverlo con me? Ed ora che mi sono trasferita lontano da Portland, rifugiandomi in una fredda Stoccolma, cerco di non pensarti, ma mi rendo conto che non posso stare lontano mentalmente dalla tua figura per troppo tempo. Perchè queste nubi odorano di pioggia e la pioggia fu ciò che sancì il nostro patto d'amicizia, o d'amore.

Perchè la promessa di seguirti ovunque -come avremmo dovuto sapere dieci anni fa- avrebbe avuto dei limiti. Dei confini. Ed io non posso perciò mantenerla. Perchè sono codarda. Perchè hai rubato anche il mio coraggio per poi rinchiuderlo nei meandri più nascosti del tuo cuore colmo di ferite superficiali, mai curate. Sarei dovuta essere la tua salvatrice. Una "Superwoman". Ma non lo sono stata e mai lo sarò. Non so neanche proteggere me stessa!

Ma convivo con l'idea che un giorno tornerai in quella casa di campagnia e chiederai di me. Ti diranno che mi sono trasferita e mi cercherai. E una volta trovata, mi salverai da questa solitudine troppo stretta. Mi porterai sulla Luna con te come mi promettesti e vivremo su quel pianeta così lontano dalla tua malinconica realtà. Perchè sarà il tuo rifugio personale dal dolore di una vita passata a cercare la verità nascosta sotto le costanti bugie raccontate. Ed io sarò lì, con te, per te. Perchè mi sono persa nel blu di quei tuoi occhi troppo surreali, che incantavano qualsiasi persona ne rubasse un'occhiata. E non ho più trovato un'uscita in quell'inifta bellezza.

Perchè non avevo mai ritenuto qualcuno così importante prima di te. E rimasi incantata dalle tue gesta, il tuo corpo, i tuoi occhi, la tua voce, il passo leggero di quelle scarpe troppo grandi per i tuoi piedi relativamente piccoli, da quei cappellini che indossavi sempre, da quello skate che mi regalasti e che mai usai, da quel sapone che tanto amavi usare sulle tue mani, da quelle tue ginocchia costantemente sbucciate e sanguinanti e che mai ebbi l'onore di curare. "Non è niente" ripetevi sorridente tradito da una goccia di dolore nella voce. Ma io ti credevo. Qualsiasi cosa m'avresti mai rifilato. Perchè non so definire o dare un nome a quella sensazione che provavo quando eri al mio fianco. Ma so rinominare quest'emozione di continuo disagio esteriore ed interiore che provo da quattro lunghissimi, interminabili, immutati anni: dolore.

E magari un giorno tornerò a casa e ti vedrò sull'altalena di mia sorella. E mi sorriderai con quel tuo viso così magro. E io sentirò le mie snelle gambe tremare, minacciandomi di cadere. Ma proverò lo stesso a raggiungerti. Perchè non sai quanto continuo a sperarci di riabbracciarti. Ma non nei sogni. Perchè oramai incontrarti in quella dimensione è scontato.



***


Perchè sai Chris, ho ricominciato a vivere. Vivo con il tuo fantasma. Mi segue ovunque, come la mia ombra. E finchè posso pensare di vivere nella bugia che sei tornato per me, mi accontento. Mi sento completa, in un certo qual modo. Mi sento come se fossi qui con me, mentre ti accarezzo la fronte bagnata in questo pomeriggio di Ottobre. Mentre ti accarezzo la fronte bagnata nel giorno della tua venuta, della tua nascita. Mentre ti accarezzo la fronte bagnata con la scomoda certezza che domani, mi sentirò nuovamente così dannatamente da sola, così dannatamente in pericolo. In pericolo in un mondo che non riesce a garantire salvezza neanche a sé stesso.
  
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