Capitolo 2
Le 5.40 del mattino. Arianna non
credeva che sarebbe mai riuscita ad arrivare alla camera d’albergo.
Dopo la comunicazione di Emilia
dell’imminente partenza per Tokyo, le tre ragazze si erano fiondate ognuna a
casa propria per preparare le valige, in preda a una crisi di nervi. Arianna
veniva interrotta ogni 20 minuti da una telefonata di Emilia che le ricordava
di mettere in valigia cose ovvie come lo spazzolino e le mutande. Alla settima
telefonata prese il telefono e urlò.
-COSA C’E’ ANCORA?????
-Ehm, Ari…stai bene? – era Camilla.
-Ah scusami Cami, credevo fosse Emilia che mi
tormentava per l’ennesima volta!
-Ecco a proposito di Emilia…- la voce dell’amica non aveva un tono molto
rassicurante-…abbiamo un problema.
Arianna alzò gli occhi al cielo –
Cosa è successo stavolta? Le si è scaricato il cellulare e ha detto a te di
chiamarmi per dirmi di lavarmi i piedi?
-Ehm, no…in effetti è il suo
piede il problema. È scivolata mentre scendeva le scale e ha preso una
distorsione.
Arianna rimase un attimo in
silenzio, riflettendo sulle implicazioni del fatto che quella donna fosse
costretta a letto con un piede saldamente fasciato.
-Vuoi dire…che non può venire a Tokyo?- chiese con un filo di voce.
-Purtroppo si! Mi dispiace, ma ci sarà mio fratello a fare da manager
per tutte. Tanto siamo della stessa agenzia!
Silenzio.
Silenzio.
-Ari, ci sei?
-EVVAIIII!!!!!!!!!! Questa è la divina punizione del karma per avermi
chiamato 4 volte dicendomi di lavarmi dietro le orecchie! A proposito, cosa
stava facendo quando è scivolata?
-In effetti, stava chiamando te…
-E ti pareva!
Bè, da un certo punto di vista la cosa
non era iniziata molto male. Salite sull’aereo però Dalia aveva iniziato a
vagare fra le poltrone armata della sua videocamera e a riprendere qualcuno
anche se si grattava il naso. E Camilla sedeva terrorizzata all’idea che
l’aereo precipitasse da un momento all’altro.
Dopo circa 12 ore di volo, con i
capelli a nido di chiurlo e le borse degli occhi che arrivavano fino alle
ginocchia, erano rimaste ferme 1 ora alla dogana perché Dalia aveva deciso di
portarsi dietro un enorme salame piccante, nel caso le fosse venuta nostalgia
di casa.
Ma finalmente erano in albergo,
arenate sui letti in silenzio catartico.
-Voglio dormire per 4 giorni…- mugugnò Camilla.
-Voglio mangiare…- mugugnò Arianna.
-Voglio che qualcuno mi spieghi cosa c’è di male nel portarsi in giro un
piede di porco!
Le altre due evitarono di
rispondere.
Il silenzio: che bella cosa. Un
materasso: che bella cosa. Alberto che entrava in stanza spalancando la porta:
che brutta cosa.
Sollevata la testa quel tanto che i
loro muscoli permettevano di farlo, le ragazze videro il fratello di Camilla
troneggiare davanti ai letti con sguardo di disapprovazione.
-Cosa state facendo?
-Stiamo morendo..- rispose Arianna.
-Non avete il tempo di morire! Dovete incontrarvi con gli Arashi fra precisamente 23 minuti!- disse lui puntando il
dito sull’orologio da polso.
-Ma questi qua non dormono?- chiese Dalia alzandosi dal letto e vagando
alla ricerca degli occhiali da sole che aveva in testa- E poi non hanno dovuto
sopportare un viaggio di 12 ore.
-Voi
qui siete ospiti, quindi dovete adattarvi- puntualizzò il manager con fare
drammatico.
-L’ospite non è sacro per i giapponesi?- la domanda di Arianna rimase
sospesa nella stanza, visto che Alberto evitò accuratamente di rispondere,
scomparendo oltre la porta lanciando gli ultimi avvertimenti.
Dopo un tempo record di 10 minuti,
le tre ragazze erano riuscite a lavarsi la faccia, domare i nidi di chiurlo che
avevano in testa e spalmarsi un po’ di fondotinta in faccia, giusto per non
sembrare le 3 mogli di Dracula.
Alberto era riapparso poco dopo per
guidarle nella sala al primo piano dell’hotel, dove si sarebbe svolta la
riunione preliminare e l’incontro con i protagonisti maschili. La stanza, non
particolarmente spaziosa, era stata arredata con un paio di grandi tavoli,
circondati da poltrone dall’aria non molto confortevole; accanto a uno di
questi tavoli, stavano in piedi due uomini impegnati in una conversazione, ma
che non appena videro le ragazze e il loro manager entrare, si proferirono in
inchini, dando loro il benvenuto.
Subito dopo le presentazioni, i due
uomini, rivelatisi essere i produttori esecutivi, spiegarono come avrebbero
dovuto attendere ancora un po’ prima di poter incontrare gli Arashi, in ritardo a causa di uno dei loro impegni televisivi.
-Quindi potevamo prendercela comoda!- borbottò Dalia in italiano, mentre
si accomodava su una delle poltrone- Non fanno certo una bella figura,
arrivando in ritardo al primo incontro.
-Non ti lamentare Dali…- la rimproverò
Arianna, notando come i due produttori le stavano osservavano, incuriositi dal
sentirle parlare quella strana lingua. La ragazza si affrettò a sorridere,
sperando di convincerli che non era stato detto niente di negativo; dopodiché
lanciò uno sguardo all’amica, incitandola a fare lo stesso.
Dalia sbuffò, ma poi sorrise anche
lei, mentre veniva offerto loro del tè.
Per ingannare l’attesa, i produttori
decisero di rendere le loro ospiti partecipi di ulteriori dettagli riguardo al
progetto; nonostante si trattasse di informazioni di cui erano già al corrente,
le ragazze si limitarono ad annuire gentilmente, mentre Alberto, dietro di
loro, prendeva appunti freneticamente.
-Spero che arrivino presto questi Arashi…-
sussurrò Dalia all’orecchio di Arianna.
L’altra non fece in tempo a
rispondere che la porta della stanza si aprì e un viso paffuto fece capolino
mormorando un “Shitsureishimasu”.
I produttori si alzarono
immediatamente e le tre ragazze li imitarono, mentre anche altri quattro
ragazzi si facevano avanti.
Colui che era entrato per primo era
il più basso del gruppo, come il ragazzo che gli stava accanto: uno aveva dei
capelli castani, così dritti sulla testa da sembrare di riuscire a vincere la
forza di gravità, mentre l’altro sfoggiava un viso da bambino, ma dall’aria di
poter trarre in inganno.
Subito dietro di loro due tipi più
alti, uno dei quali teneva i capelli in quella che Dalia, fra un colpo di tosse
e l’altro, definì un “pettinatura ad Uovo di Pasqua”; l’altro invece sembrava
avesse una paresi facciale a furia di sorridere.
Per finire, l’ultimo membro del
gruppo si fece avanti con uno sguardo truce e sexy, prendendo un capo della sua
sciarpa con inquietanti piume bianche cucite sull’orlo e gettandoselo oltre la
spalla.
Fu proprio lui a fare un ulteriore
passo avanti e a parlare, rivolto alle tre ragazze.
-Hajimemashite*…noi siamo gli Arashi.
*hajimemashite:
espressione utilizzata per presentarsi la prima volta che si incontra qualcuno