Storie originali > Introspettivo
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Autore: Key_    01/08/2011    0 recensioni
Salve!Mi chiamo Yuriko,tutto quello che mi è successo,avevo voglia di raccontarlo a qualcuno,spero che mi ascoltiate durante questo viaggio.E chissà,forse mi accadrà qualcosa che mi stravolgerà la vita e che mi farà sentire davvero viva?
Avvertimenti:Storia di Genere Introspettivo,Sentimentale con un linguaggio "abbastanza forte".
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La solita domenica.Sveglia alle 8.00,pur dovendo smaltire la sbronza del giorno prima,grazie a quella donna che rompe;la solita colazione:cereali,latte e caffè;commissioni in casa;pomeriggio per dimenticare la settimana a dir poco pesante:jeans stracciati con camicia,troppo colorata per i miei gusti,skate,I-pod e quella fottutissima Nikon da cui ho tratto dipendenza;infine doccia e uscita con le amiche.La solita domenica quindi.
 
8.00 del mattino.
 
*driin driin driin*
 
"La sveglia! Di gia'! Ma sono andata a dormire poco fa.Cazzo la testa! E cazzo sono ancora vestita!"-pensai-
Postumi da sbronza del sabato sera? Decisamente sì.
 
Sono anni ormai che non faccio altro che questo,non me ne sono resa nemmeno conto,continuo ad ubriacarmi e a tornare a casa in condizioni pietose,ma almeno ne vale la pena.Per una volta posso sentirmi felice e dimenticarmi tutto quello che mi circonda.
 
"Non avrei mai voluto una figlia come te!"
 
Quelle dannate parole continuano a ronzarmi in testa.Il viso di quell'uomo continua a tornarmi alla mente.Le lacrime versate quella notte sono state le ultime.
 
 
 
Tre anni prima.
 
Avevo ancora sedici anni,passavo le mie giornate nello studio totale,cercavo di non pensare mai a quello che mi circondasse realmente,era troppo diverso da me,non mi andava a genio,lo ignoravo,esistevo solo io,lo studio e della buona musica che non fa male a nessuno e che mi accompagna ancora tutt'oggi.
E il fine settimana? Bé,ad ubriacarsi con gli amici no?
 
 
7.00 del mattino.
 
Semplice mattinata grigia di Dicembre,una giornata come tante d'altronde.
Zompettavo sulle scale cercando in tutti i modi di non perdere l'equilibrio mentre mi infilavo quei jeans neri stracciati e scoloriti,e di abbottonarmi quella camicia che tanto odiavo.Avevo ancora abbastanza tempo per non farmi vedere spettinata e struccata dai miei.Odiavano quando arrivavo a colazione tardi e senza essere pronta.Per fortuna avevo ancora tempo,dalla mia camera alla cucina era come camminare chilometri e chilometri a piedi ed era piena di specchi enormi.
Arrivata in cucina vidi,come tutte le mattine,mio padre,l'uomo piu' puntuale di tutta la Terra,che leggeva il giornale,accompagnato da una tazzina di caffè ed un croissant dall'odore sublime,appena sfornato.Mia madre aveva appena finito di preparare la mia colazione,come se ne avessi mai avuto bisogno.Mio fratello,invece,ronfava beatamente nella sua camera e come ogni giorno avrebbe fatto tardi a scuola,-"colpa della sveglia"-diceva.
 
" 'Giorno! " - salutando con la mano i miei,mi sedetti al tavolo dove si stava svolgendo la colazione.
 
" 'Giorno! " - risposero i miei in coro.
 
"Quali sono i tuoi progetti per oggi?"- mi chiese mio padre -
 
"Scuola,capatina a casa di Hannah per studiare e poi corsa alle prove con la band" - risposi.
 
Ebbene sì,avevo una band.Puro divertimento da sedicenni,della serie:"Vivo di musica".
 
"Bene,a che ora avresti intenzione di tornare?" - l'insistenza di mio padre non mi andava a genio.
 
"Dopo cena"
 
"Allora disdici tutti i tuoi impegni.Questa sera si esce in famiglia" - disse mio padre con il solito tono da "non fare obbiezioni,è stato deciso così"
 
Così feci.Acconsentì e corsi in camera per lavarmi i denti e per prendere il mio I-pod,lo skate,il cellulare,lo zaino e la giacca a vento per poi correre verso l'uscita.
 
"Otto in punto!" - urlò mio padre prima che attraversassi la porta.
 
Misi per terra lo skate,accesi l'I-pod e mi incamminai verso la scuola,che tanto lontana non era.
Controllai l'orario sul cellulare erano le sette e trenta,troppo presto per la scuola,quindi decisi di fare una piccola deviazione.
Ed eccolo,quel posto che tanto amavo.Era un pontile,non molto lontano da casa,adoravo andarci,mi dava pace,mi faceva sentire libera.C'era il mare,adoravo il suo profumo aspro,quei gabbiani che gironzolavano qua e là alla ricerca della loro preda,e c'era lui,il sole,almeno quando il tempo lo permetteva.
Anche se stavo per diventare un pinguino,restai lì,finchè la mia migliore amica,Hannah,mi chiamò e mi infornò che stavo per fare tardi a scuola.
 
La giornata terminò troppo in fretta.
Fattesi le sette,dopo un estenuante giornata passata a studiare con la mia migliore amica,Hannah,decisi di passare al "sottoscala",un luogo buio e sperduto,regalatoci dallo zio di Alex (il bassista della band),dove ogni settimana ci riunivamo per suonare un pò di buona musica e dimenticarci del mondo esterno.
La band era composta da tre ragazzi,poi c'ero io,ero come una mascotte per loro.
Li adoravo,erano la mia seconda famiglia,forse anche la prima.
Giunta al "sottoscala" dissi loro che per questa sera non potevo restare con loro e che non potevo oppormi al tono da "non fare obbiezioni,è stato deciso così" di mio padre. Quindi salutai i miei amici e corsi a casa.
 
"Otto in punto"- pensai guardando l'orologio.
Ero davanti casa,aprii la porta ed entrai.Mi stavano aspettando.Salutai i miei fin troppo eleganti,e a quanto pare dovevo esserlo anch'io.
Dall'espressione del viso di mia madre capii che era ora di andarsi a preparare e scendere al piu' presto.
E così feci.Mi feci una doccia.Indossai un'abito da sera,nero,con la scollatura anni sessanta,era uno dei pochi abiti regalatomi da mio padre,lo adorava,e per farlo contento decisi di indossarlo proprio quella sera.
Aprii la cassettiera dove giacevano quelle scarpe con il tacco che tanto odiavo.Ne indossai un paio nere e aggiunsi un tocco di rosso a tutto quel nero che i miei odiavano.
Sistemati i capelli e sistemato il trucco,corsi nell'atrio per raggiungerli.
Attraversato il giardino,come sempre,trovammo Robert che ci attendeva e che ci apriva la porta dell'auto.Odiavo quel lusso.
Purtroppo mio padre era un politico e tutto questo secondo lui era necessario.
Ci stavamo dirigendo in un ristorante,mio padre ci aveva appena comunicato di aver vinto le elezioni e quindi aveva deciso di festeggiare.
Non riuscivo a capire come tutti potessero essere felici,addirittura mio fratello lo era.
Non riuscendo a mascherare il mio disgusto,fui rimproverata e come al solito mio padre mi pregò affinchè mi comportassi bene.Come se non l'avessi mai fatto.
Sbuffai al solo pensiero della ramanzina che stava assalirmi,e per una volta,mi resi conto che stavo sbagliando e che quella mia boccaccia doveva restare chiusa.
 
"Non fai altro che tornare sbronza soprattutto il sabato sera,non fai altro che passare il tempo con quei teppistelli,non fai altro,non fai altro,smettila e cresci per una volta! Non avrei mai voluto una figlia come te!"
 
"Hai finito?! E' vero non sono le figlia che fa per te.Non è questa la vita che voglio.Il lusso non mi sta bene.Odio la politica.Odio tutto questo.Posso farne a meno!"
 
"Allora al posto di farne a meno,inizierai ad amare tutto questo! Il lusso,la politica,tutto! Da oggi in poi smetterai di uscire,smetterai di vedere quei ragazzi,smetterai di ubriacarti,diventerai la figlia perfetta!"
 
"Non voglio! Non ti permetterò di distuggermi la vita,come tu hai distrutto la tua! Non te lo permetterò!
Robert ferma questa cazzo di auto! Ferma quest'auto!"
 
Presa dall'ira non mi accorsi di nulla,nemmeno che l'auto stava sbandando,nemmeno che un camion si stava dirigendo a tutta velocità verso di noi,nemmeno che il conducente picchiava forte sul clacson,e neanche di quello stesso suono che mi stava distruggendo i timpiani...
  
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