Okay, quanto ci vorrà mai ad indossare un vestito?
Cioè, va bene che siamo in presenza di Phlegm, miss
delicata-come-un-fazzolettino-di-seta.
Va bene che non è un semplice vestito, ma è un vestito da
sposa.
Ma a tutto c’è un limite.
Hermione rimuginava astiosamente fuori dal camerino di un grazioso negozio di Diagon Alley di vestiti da sposa, sposo, testimoni e damigelle. Dio, aleggiava un profumo così forte e zuccheroso che aveva la nausea.
Effettivamente, però, era lì seduta da un’ora e venti. Cioè, non era mai stata in un negozio così a lungo. Tranne che in libreria.
Per la ventitreesima volta, Fleur fece capolino da dietro la tenda in tutto il suo odioso splendore nonostante fossero appena le nove del mattino. Hermione non era così neanche dopo cinque caffè.
- Come mi sto? – disse, con il suo solito accento. Si mostrò agli occhi di annoiatissime e disperatissime Hermione, Ginny e Molly.
Come al solito, come tutti i vestiti che aveva provato, le stava alla perfezione. Bianco, lungo, con veli tutt’intorno alla vita, neanche fosse stata una nuvola.
Hermione e Ginny cominciavano a pensare che il giorno in cui Dio aveva distribuito la bellezza dovevano essere tutti in pausa pranzo tranne Fleur.
- Molto bene – mormorò Molly, sfinita. Ormai non aveva neanche più la forza di arrabbiarsi.
- Ma se sembro una cicogna! – piagnucolò Fleur, tirando leggermente i veli morbidi come batuffoli di cotone.
- Beh, Bill non ha mai detto che non gli piacciono le cicogne – borbottò la signora Weasley, in preda ad un moto di sprezzo.
Fleur non parve cogliere il tono ironico e ci pensò su.
- Forse è melio che ne pronda un altro. –
Tutte impallidirono.
- Ma, Phleg… Fleur – balbettò Ginny. – ne hai provati ventitré. Ce ne sarà pure uno che preferisci. –
La ragazza storse il nasino all’insù.
- Non sono convinta… - mormorò, rimirando il proprio riflesso allo specchio intero con aria afflitta.
Poi la sua espressione si illuminò nuovamente.
- Beh, allora, facciamo una pausa per un po’. –
Hermione si sentì così sollevata che le parve di essersi liberata di un macigno. Fece per filarsela, indossando la giacca, ma Fleur la fermò con un battito di ciglia (Hermione non sapeva come si potesse fermare una persona con un battito di ciglia: fatto sta che in qualche modo oscuro e misterioso Fleur ci riusciva).
- Intendovo, perché non proviamo i vestiti delle damisgelle? Non abbiamo ancora controllato le misuré. –
Ginny si alzò di scatto.
- Ehm… io devo andare un attimo in un negozio qua vicino. Scusatemi, è un impegno molto importante… -
Nessun idiota avrebbe creduto ad una bugia raccontata così male, ma Fleur le sorrise facendole cenno di andare, anche se con una vena preoccupata (probabilmente era ancora triste perché Ginny era nata con i capelli rossi e ciò non le permetteva di far indossare alle damigelle il suo colore preferito).
Molly si offrì in un impeto di sospetta generosità di andare a comprare qualche caffè e cornetto dal bar lì a fianco, e Fleur accettò entusiasta (a questo punto verrebbe da chiedersi dove diavolo li mettesse tutti quei cornetti quella ragazza, che aveva la vita stretta che neanche una zanzara… forse consumava parecchio rompendo i cosiddetti alle altre donne con la sua estenuante bellezza).
Fleur ed Hermione rimasero sole.
Hermione tentò di formulare una scusa abbastanza credibile per sparire, ma Fleur non gliene diede il tempo e la trascinò in un altro camerino.
- Che ne dici di provare tu il vostito di Ginny, Hermione? Avote quasi la stesa talia, e vorrei tonto vederti con un vostito descente ogni tonto! –
Hermione istintivamente si guardò allo specchio: una sobrissima t-shirt bianca, la felpa allacciata alla vita ed un paio di blue jeans. Provò un moto di rabbia. Solo perché Fleur andava in giro con svolazzanti vestitini mozzafiato con fantasia di fiori non significava che anche lei dovesse farlo. Insomma, era una ragazza, va bene… ma aveva dei criteri.
In qualche modo Fleur riuscì a ficcarla dentro il camerino con il vestito azzurro da damigella in mano. Anche lei che si lasciava convincere: quel vestito era splendido, ma non voleva farsi vedere in giro conciata in quel modo, dato che l’ultima volta che si era buttata sul genere aveva ricevuto in cambio solo guai.
Da dietro la tendina Fleur parlava a raffica.
- Sono così emozionata per il matrimonio! Mancano solo due settimone! – chiocciò. – come te la stai cavondo? –
Hermione sbuffò e si chiuse la cerniera su un lato del vestito. Tirò la tenda di lato con il broncio.
Fleur batté le mani, estasiata.
- Ma stai bonissimo! – strillò. – peccato che tu non sia una delle mie damisgelle. A Ron piasceresti moltissimo! –
Hermione, che di fronte a cotanta dimostrazione di gioia non aveva potuto fare a meno di arrossire di pura vergogna e si stava di nuovo infilando nel camerino, sbirciò da dietro la tenda con gli occhi scuri indagatori.
- Che c’entra Ron? –
- Non state insiome? –
Lei si sentì peggio che mai e si chiuse la tenda dietro le spalle con decisione.
- Devono averti informata male – borbottò, soffocando nei volants del vestito.
- Davvero? Incredibile. – mormorò Fleur, con un tono di serio disappunto.
Hermione tacque volutamente e indossò i vestiti di prima.
Fleur la guardò con aria delusa.
- Senti… -
- Oh, buongiorno, ragazze! Abbiamo avuto la stessa idea. –
Le due si voltarono. Bill le salutava con la mano entrando nel negozio, seguito da un Harry ed un Ron che sembravano estremamente storditi dalla quantità di stoffe e colori femminili che c’erano in giro.
Fleur strillò ed Hermione sussultò per lo spavento.
- Nascondi il vostito! – le urlò in un orecchio, e lei nella confusione vide il… cioè, l’ammasso di vestiti da sposa su un divanetto. Non sapendo con esattezza a quale diavolo di vestito si riferisse, si sedette sopra a tutti cercando di nascondere alla meglio tutto ciò che poteva dar loro una parvenza di abbigliamento.
- Il vestito? Allora state scegliendo il vestito da sposa? – disse Bill, con aria curiosissima.
Ron guardò di sbieco Hermione stravaccata sulla stoffa bianca.
- A me sembra più un ammasso di lenzuola da lavare – mormorò, ma in modo che né Bill né Fleur lo sentissero.
Hermione avrebbe voluto obbiettare, per pura abitudine, però; in fondo, non la pensava tanto diversamente.
Fleur svolazzò da Bill a dargli un bacio.
- Oh! Sapete che prima Hermione si è provata il vostito di Ginny e stava divinamonte? –
Tutti si voltarono a guardarla e lei affondò ancora di più nei vestiti, stavolta per la vergogna.
- Ci fate la sfilata, allora? Sono sicuro che sareste entrambe splendide – occhieggiò Bill. – vero, ragazzi? –
Harry prese la saggia decisione di accennare un vaghissimo movimento della testa, mentre Ron come al solito non poté trattenersi.
- Ho i miei dubbi – mormorò, pensando sognante ad una Fleur avvolta in seta e rose rosse.
- Ron, che vorresti dire? –
Hermione gli lanciò un’occhiata fulminante. Ron si rese conto di aver dato inizio al solito patatrack. Ma insomma, com’è che non se ne accorgeva mai prima di farlo?
- Niente – cercò di rimediare, ma il rossore alle orecchie lo tradì.
- Sei veramente pessimo. Voglio poi vederti, rigido come un bastone in uno smocking… anche se sarà sicuramente meglio dell’ultimo vestito da cerimonia. – sbottò Hermione, per qualche motivo in preda alla più cupa rabbia.
Ron la fissò.
- Prego, Hermione? Potresti ripetere? Non capisco molto bene la lingua delle zitelle acide. –
- Oh, scusa, nemmeno io so parlare la lingua degli idioti senza cervello. –
Harry avrebbe voluto buttare lì una battuta simpatica alla ma avete comunque un dialogo, ah ah ah ma non era il caso.
Bill e Fleur, che non erano molto abituati ai loro bisticci, erano preoccupatissimi.
- Oh, ragazzi, come siamo irascibili – disse Bill, appoggiando una mano sulla spalla di un Ron seccato.
Sia lui che Hermione gli lanciarono un’occhiataccia.
Bill sbatté le palpebre, senza capire.
- Beh, sarà il caso di andare a provare i nostri, di vestiti – fece, schiarendosi la voce. – Harry, Ron… -
I due lo seguirono, mentre Ron stringeva gli occhi in modo ostile verso Hermione e lei faceva una smorfia.
Quando se ne andarono nel reparto da ‘uomini’, Fleur sospirò di sollievo ed invitò Hermione a rialzarsi dai vestiti.
“I’m talking out my hair “Mi aggiusto i capelli
I’m pulling at my clothes mi liscio i vestiti
I’m trying to keep my cool cerco di mantenermi fredda
I know it shows lo so che si nota
I’m staring at my feet fisso
i miei piedi
My checks are turning red le mie guance diventano rosse
I’m searching for the words inside my head”
cerco le parole nella mia
testa…”
Fleur sorrise allegramente, mentre
rimettevano nelle grucce i vestiti, servendosi della bacchetta.
-
Numero quindici
– disse.
Hermione la guardò, inarcando un
sopracciglio. Pregò che la signora Weasley e Ginny tornassero il più presto
possibile.
-
Scusa? –
-
Dirgli che non
a questo punto dei preparativi non ho ancora scelto il vostito. Numero
quindici della lista delle cose che non dirò mai. –
Hermione cercò di trattenere una
smorfia.
-
Hai
anche una lista? –
-
Beh, è una
lista montale. –
Lei rimase zitta per un attimo.
-
Stai
dicendo che non a volte non sei sincera? – sbottò, per qualche motivo.
Fleur la guardò, incuriosita.
-
Oh, non
discevo mica una lista di busgie. Ma ognuno ha i propri segreti,
no? Scerte cose non si riescono a dire neanche volendo. –
Hermione si annodò la felpa in
vita, sentendosi strana.
Ah, se lei avesse avuto una lista
di cose che non dirà mai, avrebbe avuto bisogno di tanta carta quanta l’intera
foresta amazzonica. C’erano tante frasi che aveva lasciato a metà… ma non era
l’unica.
-
Tu, ad
esompio, non sci credo che sei così fredda e porfettina..
–
Hermione la guardò, leggermente
incredula. Cos’era tutta questa confidenza? A conti fatti, con Phlegm ci aveva
parlato sì e no cinque volte e di sfuggita.
-
Chi
sarebbe, perfettina? – esclamò, punta sul vivo.
-
Ah, non so. Se
non lo sai tu – mormorò Fleur con un inquietante sorrisetto enigmatico,
indossando una giacca.
-
Non… -
- Oh, non volio liberorti dai tuoi travagli adolescenziali. Sono così divertonti… nel ricordo. – ridacchiò, scivolando verso una commessa per dirle che per i vestiti delle damigelle andava bene ma che ‘ci avrebbe pensato su’ riguardo al vestito da sposa.
“…Cause I’m feeling
nervous “… perché mi sento nervosa
Trying to be so perfect
cercando di essere così perfetta
Cause I know you’re worth it
è che so che ne vali la pena
You’re worth it…”
ne vali la pena…”
Uhm. Cose che non dirà mai.
Vediamo… ad esempio, non era molto
brava a sciare. Nonostante andasse in montagna tutti gli anni con i suoi
genitori, non era portata per niente per lo sport, però ad Harry e Ron aveva
lasciato sempre intendere di essere una specie di atleta sulla neve.
Poi… che ogni tanto leggeva un
romanzo (anche se contemporaneamente ai soliti trattati e libri di storia).
Però, forse non era quello che
Phlegm intendeva.
Aspettando accanto all’uscita,
vide che Fleur veniva raggiunta alla cassa da Bill, Harry e Ron, che parevano
invece essere stati molto veloci a scegliere gli smocking ed il futuro sposo
doveva versare l’acconto.
Involontariamente guardò Ron, che
aveva i capelli tutti spettinati, probabilmente a causa dei tentativi di
indossare la camicia dello smocking senza slacciare i bottoni, per fare prima.
Pensò che non era proprio tipo da cravatta, ed era anche questo che…
Si voltò, deglutì, un po’ arrossì.
Ecco.
Cose che non dirò mai…
Uno.
Che lui mi piace anche per questo.
Ecco. Va bene? Una cosa che non avrebbe detto mai. Ma insomma, non ci si vedeva proprio. Hermione Granger che diceva esplicitamente una cosa simile. Non tanto per timidezza… ma, sapete, c’è una strana paura in questi casi, a cui nessuno ha ancora dato un nome. Una paura strana, che si insinua lungo la spina dorsale e ti blocca tutto, che la mente smette di pensare e la bocca non sa più come parlare.
“…if I could say what I want to
say “… se potessi dire ciò che voglio dire
I’d say what about you… away direi che voglio
mandarti fuori… di testa
Be with you every night stare con te ogni notte
Am I squeezing you too tight?…” ti sto stringendo troppo
forte?...”
Non che non dicesse la verità
quando doveva dirla.
Però… insomma, tutti la conoscono
quella sensazione, bene o male.
Ci sono volte in cui non è che non
puoi dire la verità, non è che non devi… è che non ci riesci.
Ron si voltò e la guardò con aria
interrogativa. Mormorò qualcosa a Harry, che stava cercando disperatamente di
convincere Bill a evitargli di indossare anche il farfallino nonostante non
fosse nemmeno uno dei testimoni, e la raggiunse.
-
Fai
parte dell’arredamento? – le chiese, mettendosi le mani in tasca.
Hermione fece una smorfia.
-
Sì,
pensavo di piantare le tende. Anche perché pare che Phlegm ci voglia vivere,
qui dentro… -
-
Oh,
insomma, la finite tu e Ginny con ‘sto ‘Phlegm’? –
Lei si voltò dall’altra parte con
aria indifferente.
Ron la trovò buffa e sorrise.
Due.
Dirgli che non sopporto quando
pende dalle labbra di un’altra ragazza.
Hermione lo squadrò, fissando
improvvisamente il suo sguardo su una guancia di Ron, che aveva un graffio
sullo zigomo.
-
Beh? Che
ti è successo? – chiese, aggrottando le sopracciglia.
Ron si portò una mano sul graffio
e per qualche motivo distolse lo sguardo e arrossì profondamente.
-
Uhm… un
paio di giorni fa, quando sono venuto da queste parti con mio padre per farmi
aprire un conto alla Gringott… ehm, ho avuto un ‘incontro ravvicinato’, per puro
errore, con Lavanda… -
Hermione ci mise un momento per
metabolizzare e lo fissò con aria insieme furiosa ed orripilata e fece un passo
indietro.
Ron si accorse che forse l’aveva
un attimo frainteso.
-
Ehm, non
è come credi – si affrettò a chiarire. – eravamo andati a pranzare e l’ho
incrociata, e prima che potessi fare qualcosa, che so, rinchiudermi dentro una
bara pur di evitarla, mi ha visto e mi è saltata addosso… appena uscita
dall’estetista, con le unghie affilate che neanche la spada di Godric
Grifondoro… -
Ron rabbrividì al solo ricordo ed
Hermione suo malgrado scoppiò a ridere.
Tre.
Che mi piace come mi fa ridere.
Da piccola, quando ancora
gattonava o aveva appena imparato a camminare, non c’era mai stato verso di
farla ridere di gusto. I suoi genitori le compravano montagne di giocattoli
buffi, suo padre e sua madre si impegnavano nell’inventare storie comiche ai
limiti dell’assurdo ed a fare smorfie. Ma niente, lei abbozzava un sorriso, ma
non rideva. Forse sotto sotto era un po’ musona. Forse perché pensava troppo.
Fatto sta, che per quanto avesse lottato contro questa sua caratteristica,
proprio non ci riusciva a ridere spensierata quando una cosa non la faceva
ridere. D’altra parte, non si può lottare più di tanto con la propria natura.
Questo però non le impediva di sentirsi, come dire… diversa?
-
Brr – li
interruppe Harry, venendo verso di loro con aria furtiva. – quei due là sono
tremendi. E dire che Bill mi è sempre sembrato uno a posto… è proprio vero che
l’amore di fa diventare scemo. –
Ron annuì, guardando disgustato
Bill e Fleur che facevano le fusa mentre sceglievano il colore del vestito per
la signora Weasley e la madre di Fleur, neanche quel matrimonio fosse stato una
sfilata durante la settimana della moda.
-
Temo che
solo una Maledizione Confundus potrebbe renderti così cretino – assentì.
Scoppiarono tutti a tre a ridere.
Quattro.
Che a volte ho paura di sapere
cosa sarebbe successo se non li avessi incontrati.
Se non avesse dovuto cercare il
ranocchio di Neville, se non si fosse fermata in quel vagone sei anni prima, se
non avesse ricevuto la lettera di Hogwarts… o se non fosse nemmeno stata una
strega.
Faceva quasi paura con quanta
precisione il caso avesse voluto farla arrivare fino a lì.
Che poi, lo sapeva cosa sarebbe
successo se lei non li avesse incontrati.
Sarebbe andata avanti normalmente,
perché lei era indipendente e in un modo o nell’altro se la cavava. Era una che
si rialzava anche se cadeva dieci, cento, mille volte, che percorreva un
sentiero ripido anche se non ne vedeva la fine… però, sarebbe stata da sola.
Quando una cosa è meglio di un’altra
te ne accorgi solo se te la tolgono.
-
Bene,
ragazzi, è tutto a posto – fece Bill, con un braccio intorno alla vita di una
Fleur tutta soddisfatta. – con i vestiti siamo a posto. Naturalmente, Harry ed
Hermione, voi potete più o meno vestirvi come volete. –
Ron li guardò con profonda
invidia.
-
Ma dove
sono finite Ginny e tua maman, Bill? Sono sparite da un po’… -
Uscendo dal negozio le videro fare
tranquillamente colazione in un bar.
Grazie mille, pensò Hermione.
Giorno del matrimonio.
Gente francese ovunque. Sembrava
che Fleur avesse invitato la Francia e tutte le colonie annesse.
Per l’occasione, il giardino della
Tana era stato liberato di tutti gli gnomi (li avevano lanciati talmente
lontano che ci avrebbero messo parecchio a tornare) e Phlegm aveva insistito
per far costruire un piccolo palcoscenico bianco per l’orchestra. Il catering
aveva piazzato una decina di tavoli in giro con tanto di una ventina di vassoi
traboccanti di stuzzichini per ognuno di questi.
Hermione guardava la gente correre
da una parte all’altra dalla finestra della camera sua, di Ginny, di Gabrielle
e di un paio di ragazze amiche di Fleur.
Naturalmente, tante ragazze in una
sola stanza era una cosa improponibile: la stanza era inguardabile per quanto
era incasinata.
Quello era uno dei pochi momenti
in cui non c’era nessuno, però. Si stava divinamente, lì alla finestra con un
po’ di vento rinfrescante ed il sole che segnava circa le cinque del
pomeriggio. Ginny si era dileguata, tirando su alla caviglia il vestito azzurro
da damigella (indirettamente colpa di Hermione, che era un po’ più alta di lei
e l’aveva provato dimenticandosi questo particolare), alla ricerca di qualcuno
che le appuntasse le margherite tra i capelli, cosa che Phlegm si era
estremamente raccomandata che tutte le ragazze facessero.
Hermione appoggiava il mento alle
mani, seduta accanto al davanzale. I camerieri stavano mettendo a posto gli
ultimi vassoi e l’orchestra stava accordando gli strumenti, mentre gli invitati
chiacchieravano, mentre un gruppo particolarmente grosso di persone attorniava
Bill, estremamente elegante e bello nonostante le cicatrici nel suo smocking.
Naturalmente, Fleur aveva deciso di non farsi vedere in giro finché non fosse
iniziata la cerimonia.
Il suo sguardo arrivò vicino al
palcoscenico, dove Harry e Ginny ridevano per qualcosa. Vide Harry aggiustarle
goffamente una margherita che lei aveva tra i capelli rossi e Ginny arrossì un
po’, tesa.
Hermione sorrise.
Quasi istintivamente cercò altrove
con lo sguardo.
In un attimo, vide Ron seduto poco
elegantemente ad un tavolo mentre giocherellava con una forchetta, con lo
smocking da testimone già un po’ stropicciato ed il nodo alla cravatta lento.
In fondo era estate, quell’abbigliamento era un po’ pesante. Gabrielle, la
sorella minore di Fleur, gli ronzava intorno senza che lui se ne accorgesse. Da
quando era arrivata con i genitori sembrava essersi presa una gran cotta per
Ron ma non sembrava trovare il coraggio di parlarci.
Hermione la guardò fingere di
aggiustarsi il vestito, lanciandogli ogni tanto qualche occhiata furtiva, e
stranamente si sentì incredibilmente simile a lei.
Cinque.
Che anche se sono sempre stata
la più adulta, in realtà sono sempre stata la più bambina.
Del resto, una donna non è una
donna se non ha contraddizioni, anche Hermione, che a parole non si
contraddiceva mai.
Ron alzò lo sguardo proprio verso
di lei, che sobbalzò.
Lui la guardò stupito e senza
sapere bene cos’altro fare le fece un cenno di saluto con la mano.
Hermione fece lo stesso, un po’
imbarazzo, e chiuse subito la finestra.
Era il caso di scendere, la
cerimonia stava per iniziare. Si aggiustò istintivamente i capelli (la signora
Weasley, in un attimo di tempo libero, si era impegnata a renderli
presentabili, tirarli su ed appuntarci le margherite) e lisciò il vestito blu
al ginocchio. Mise lo scialle sulle spalle, prese il respiro ed aprì la porta.
Si ritrovò Ron davanti, con la
mano tesa verso dove prima si trovava la maniglia.
-
Oh –
dissero, entrambi.
Sei.
Che sei l’unica persona che
riesce a fare sempre il contrario di quello che mi aspetto.
-
Ti stavo
venendo a cercare – farfugliò Ron, arretrando di un paio di passi per lasciarla
uscire.
-
E io
stavo scendendo… – disse Hermione, chiedendosi perché a volte le usciva quel
tono di voce così odioso.
Ron fece per replicare, poi però
la guardò meglio, ammutolì, la guardò di nuovo.
Hermione arrossì e si strinse lo
scialle intorno alle spalle, sentendosi come se centocinquanta persone la
stessero osservando in silenzio.
-
Beh, che
hai da guardare? –
-
Bella… -
Entrambi si guardarono, piuttosto
increduli di quello che stavano dicendo.
-
… la
pettinatura, cioè. – cercò di rimediare Ron, voltandosi immediatamente ed
invitandola in modo un po’ brusco a seguirlo.
Ma perché a volte le parole sono
così pericolose?
“…if I could say what I want to see “… se potessi dire cosa vorrei
vedere
I want to see you go down vorrei vederti
abbassarti
On one knee su
di un ginocchio
‘Marry me today’ ‘sposami
oggi’
Yes, I’m wishing my life away…”
sì, penso di stare ignorando la mia vita…”
L’orchestra si stava dando da fare
con chitarre e violini vari. Parecchi invitati ballavano. Fleur alla fine si
era fatta fare un vestito su misura, e pareva aver levato il fiato a tutti. Era
una creatura indescrivibile. Bill sembrava al settimo cielo. La cerimonia era
stata quasi commovente: ora ballavano assieme a tutti gli altri.
Hermione, Ginny, Harry e Ron se ne
stavano seduti ad un tavolo a mangiucchiare a chiacchierare. Ormai il sole
stava per tramontare: il sole si era tinto di uno splendido arancione.
Ormai la cravatta di Ron doveva
essere andata persa: nessuno la trovava più da nessuna parte da dopo la cerimonia.
Anche i capelli ben pettinati da Molly Weasley erano andati a farsi benedire,
se li era spettinati appena sia Fleur e Bill avevano detto il fatidico sì,
provocando in Harry una specie di attacco di risa che dovette trasformare in un
colpo di tosse.
-
L’unica
cosa positiva – disse, a bocca piena. – è che si può mangiare a volontà. Tanto
pagano tutto i genitori straricchi di Fleur. –
Ginny ed Harry scoppiarono a
ridere.
Hermione sorrise.
-
Potresti
smettere di essere venale per cinque minut… -
-
Ehm,
scusami. –
Tutti e quattro si voltarono verso
qualcuno vicino a Ron.
Gabrielle, rossa come un peperone,
lo guardò.
-
Possiamo
ballare? – disse, in un filo di voce.
Ron la fissò, accigliato. Poi
guardò oltre la spalla della ragazzina: Fleur, mentre ballava con Bill, gli
fece un cenno di preghiera.
Lui scrollò le spalle.
-
Certo –
sorrise, ancora un po’ sorpreso. Gabrielle parve non contenere tanta gioia.
Harry, Ginny ed Hermione li
guardarono allontanarsi, divertiti.
-
Pensa,
Hermione – ridacchiò Ginny. – è riuscita a chiederglielo una ragazzina e te
invece sei ancora lì imbambolata. –
Hermione la fissò, arrossendo
leggermente sulle guance.
-
Finiscila
– tagliò corto, incrociando le braccia.
Sette.
Ammettere che avrei dovuto
chiederlo.
“…it don’t do me any good “…
tutto questo non mi fa bene
It’s just a waste of time è solo una perdita di tempo
What use is it to you secondo
te a cosa serve tutto questo
What’s on my mind tutto quello che ho in testa
If ain’t coming out se non verrà mai fuori
We’re not going anywhere non stiamo andando da nessuna parte
So why can’t I just tell you that I care…” ma perché non posso solo dirti che m’importa…”
Hermione si alzò.
-
Vado a
fare un giro… torno fra una decina di minuti. –
Ginny fece spallucce.
-
Ti
consiglio di andare sul retro, se vuoi prendere una boccata d’aria decente. Non
dovrebbe esserci molta gente. –
Hermione annuì ed eseguì il
consiglio.
Effettivamente, sul retro della
Tana era tutto molto tranquillo. E poi, diavolo, che vista. Da quella parte
stava tramontando il sole. E poi bastava scavalcare una staccionata per
ritrovarsi nei campi incontaminati. Hermione cercò di non strapparsi o
sporcarsi il vestito e di non inciampare con quelle scarpe scomode sul prato.
Si diresse verso un albero lì vicino e si appoggiò contro il tronco, godendosi
una delle ultime serate d’estate. Presto sarebbero dovuti partire per cercare
gli Horcruxes… chiuse gli occhi.
Più se ne rendeva conto, più ogni
momento le pareva importante.
Rimase lì ad ascoltare l’orchestra
che suonava attutita dalla lontananza.
“… what’s wrong with my tongue “ … che cos’ha la mia lingua
These words keep slipping away queste parole continuano a sfuggirmi
I stutter, I stumble off balbetto, mi
blocco
Like I’ve got nothing to say…”
come se non avessi niente da
dire…”
-
Pisolino serale? –
Hermione aprì gli occhi.
Ron arrivò, con le mani in tasca,
camminando sul prato verso di lei.
Otto.
Che a volte vorrei smettere di
pensare perché pensare mi fa illudere e le illusioni fanno soffrire e soffrire
fa male.
-
Avevo
solo caldo – mormorò Hermione. – tu invece non ti eri lanciato nelle danze? –
Ron fece una smorfia.
-
Non ti
dimentichi mai niente, eh? Comunque, ancora lo devo capire cosa diavolo voleva
la sorella di Fleur. –
Hermione sorrise.
-
Mah, chi
lo sa – disse, incrociando le braccia.
Rimasero in silenzio per qualche
secondo, senza sapere bene cosa dire.
-
Oh! –
esclamò improvvisamente Ron, squadrando l’albero a cui Hermione era appoggiata.
-
Cosa? –
-
Ti trovi
sotto il mio celebre nascondiglio. –
Lei lo guardò, confusa.
-
Nascondiglio?
–
-
Sì, beh,
verso i nove o dieci anni. Prova tu a vivere con tanta gente per tutta
l’infanzia, dopo un po’ la nausea ti viene. Ed i nascondigli sono il posto
perfetto. –
Hermione assunse un’espressione
contrariata.
-
Ma smettila,
tutti i tuoi fratelli, eccezion fatta per Percy, sono straordinari. E anche i
tuoi genitori. –
Nove.
Che a volte mi sento sola. Ma
resisto perché è questo che ci si aspetta da me.
Ron scosse la testa.
-
Parli
così perché sei figlia unica. –
-
Parli
così perché non sei figlio unico. –
Lui scrollò le spalle, deciso
almeno per un po’ ad evitare qualche altra rocambolesca litigata.
Si avvicinò al tronco, si aggrappò
ad un ramo e dopo un attimo di concentrazione ci si arrampicò sopra.
-
Scimmione
– disse Hermione, guardandolo scalare l’albero.
-
Grazie.
Guarda che qua si sta benissimo, se si tiene l’equilibrio. –
Ron si sedette su di un ramo che
considerò abbastanza robusto e le fece cenno di salire.
Hermione scoppiò in una risata
sarcastica.
-
No,
passo – esclamò, con decisione.
-
Oh,
andiamo. –
-
Ron,
vorrei mantenere parvenze umane almeno fino alle dieci di sera. Se mi metto ad
arrampicarmi sugli alberi, mi si sporca il vestito, e se si strappa è anche
peggio. Se tu vuoi rovinare un vestito nuovo di zecca non sono affari miei. –
Lui scoppiò a ridere, dondolandosi
sfacciatamente sul ramo.
-
Ehi, da
quando fai così la femmina? Neanche ti avessi chiesto di buttare a mare uno dei
tuoi libri. –
Lei gli lanciò un’occhiataccia.
Lui rispose con uno sguardo di sfida parecchio irritante.
Hermione si tolse le scarpe ed
afferrò un ramo.
Scivolò.
-
Ah, ah,
ora capisco perché non volevi – ridacchiò Ron. – qui c’è qualcuno che non sa
manco arrampicarsi sugli alberi. Hai passato tutta la tua infanzia a leggere? –
Lei fumò di rabbia e ci riprovò.
Stavolta riuscì, seppur molto goffamente, a salire sul primo ramo.
Ron fischiò ironicamente ammirato
e ridendo le porse una mano per farla arrivare alla sua altezza.
-
Siamo
sicuri che quel ramo ci reggerà? – fece Hermione, esitando a prendergli la mano.
-
Certo!
Reggeva pure Fred e George quando avevano sui quattordici anni. A meno che tu ultimamente non sia ingrassata…
-
Hermione gli prese la mano, ma la
strinse un po’ troppo violentemente mentre riusciva finalmente a sedersi
accanto a lui.
-
Ahia –
disse Ron, scrollando la mano.
Lei guardò di fronte a sé, ancora
parecchio accaldata dalla scalata.
Il sole stava tramontando proprio
in quel momento.
Era uno spettacolo straordinario:
cose che si vedono solo nelle fotografie.
Il cielo rosso ed i campi ed il cielo
limpido… era valsa la pena di fare tutta quella fatica.
Una margherita le cadde dai
capelli sulla mano.
Lei sbuffò, rigirandosela tra le
dita.
-
Peccato
– mormorò.
-
Ma
insomma, cos’hai oggi, che sei così fissata con vestiti e capelli? – rise Ron.
– non è per niente da te. –
Lei lo guardò per replicare
acidamente, ma arrivò quel momento.
Quel momento in cui la mente non
ti ascolta, la bocca non sa più parole, e dire che le parole sono lì… ma non
escono.
“…Cause I’m feeling
nervous “… perché mi sento nervosa
Trying to be so perfect
cercando di essere così perfetta
Cause I know you’re worth it
è che so che ne vali la pena
You’re worth it…”
ne vali la pena…”
Ron la guardò e smise di ridere.
Quel momento.
Quello di quella paura alla spina
dorsale.
Lo so che potrei, lo so che
dovrei… ma non ci riesco.
-
Io… io
credo che sia ora di andare, altrimenti non sapranno dove cercarci – disse,
ridendo nervosamente. Cercando di farcela da sola, scese dal ramo ed in un
attimo tornò a terra.
Ron parve metterci un attimo per
riprendersi. In fretta, scese anche lui dall’albero mentre lei si rimetteva le
scarpe.
-
Ehm,
Hermione… -
-
Ron, noi
siamo due idioti completi. –
La ragazza si aggiustò lo scialle
e cominciò a camminare verso il giardino della Tana.
Ron la seguì, con aria confusa.
-
Che
cosa? E perché? –
Hermione aveva i nervi
improvvisamente a pezzi.
-
Oh,
indovina! – esclamò, esasperata e stranamente triste.
Era inutile. Se uno non le dice le
cose, niente andrà avanti. Se uno aspetta, poi il momento passa.
Ma faceva così rabbia…
-
Non… -
Ron probabilmente voleva dire non
ti capisco, ma mentre lo diceva capì. Si fermò.
Lei si voltò a guardarlo.
-
Beh? –
fece, con le sopracciglia aggrottate per la disperazione.
-
Hermione,
devo capire perché te la prendi con me, adesso. Fino a prova contraria anche tu
sei capace di parlare. –
Lei, presa in contropiede, lo
guardò dritto negli occhi azzurri. Era strano che Ron accennasse anche soltanto
alla cosa. Effettivamente non sembrava molto sicuro di sé, in quel momento.
Aveva le orecchie in fiamme.
Dio, avrebbe davvero voluto…
Avrebbe voluto.
- Beh, allora devo capire perché
dovrei essere io a prendermi la responsabilità! – replicò, ritrovando dignità.
Lui aggrottò le sopracciglia.
-
Perché…
perché sei tu che hai tirato fuori l’argomento. –
-
Sì, ma
sarebbe compito tuo! Io non ce la faccio! –
-
Chi l’ha
detto che devo farlo io? E’ una nuova legge? –
-
Ed io
continuo a dire che non farò nulla se prima non dici qualcosa! –
Si guardarono male.
Ron deglutì.
-
Va bene.
– disse, con fermezza nonostante la voce un po’ tremante.
Lei lo fissò, confusa.
-
Va bene?
–
-
Vuoi che
lo dica io? Te lo dico io. –
Nonostante i buoni propositi,
seguì un lungo silenzio. Ron aprì e chiuse la bocca a intermittenza, senza fare
uscire un solo suono.
Hermione, per qualche motivo,
scoppiò a ridere.
-
Ehi,
grazie dell’appoggio! – protestò Ron, rilassando per un attimo i muscoli.
-
E’ che
sembra che abbiamo tredici anni e ne abbiamo diciassette e siamo degli stupidi.
–
Si guardarono.
Lei sorrise, in imbarazzo.
-
E’
meglio lasciare perdere. Dimentica quello che ho… quello che non ho
detto. –
Riprese a camminare, eppure si
sentì decisamente meglio di prima. Un sorriso le si stampò in faccia senza che
neanche se ne accorgesse.
Ron la raggiunse, un po’ meno
soddisfatto, probabilmente scontento della sua pessima figura.
-
Beh,
magari non adesso… però se mi lasci preparare psicologicamente te lo dirò.
Quando meno te lo aspetti, perciò stai all’erta… –
Improvvisamente, la tensione si
sciolse completamente. Scoppiarono a ridere.
Hermione si voltò e Ron la baciò.
Bacio sulle labbra, l’adrenalina
corre sulla spina dorsale e fa volatilizzare quella paura.
Appoggiò una mano sul suo collo e
lui si sentì sufficientemente sicuro per approfondire il bacio.
Si scostò solo per un attimo.
-
Ah,
comunque, quello che ti dovevo dire… è che ho perso il libro che mi avevi
prestato. –
Hermione ghiacciò sul posto e dopo
un attimo lo spintonò via.
-
Era
della biblioteca! – esclamò.
-
Lo so!
Non è colpa mia se mia madre vuole sempre rassettare camera mia. –
La ragazza riprese a camminare con tutta la dignità che
si può avere con dei tacchi su di un prato.
-
Basta,
mi hai stufato – disse, gli nascose il sorriso, però.
Ron rise ed entrambi scavalcarono
la staccionata.
Dieci.
Che sono innamorata di te.
Ma questa la mettiamo nella lista
solo temporaneamente.
“If I could say what I want to
say “Se potessi dire ciò
che voglio dire
I’d say what about you… away
direi che voglio mandarti fuori… di testa
Be with you every night stare con te
ogni notte
Am I squeezing you too tight?…
ti sto stringendo troppo forte?...
If I could say what I want to
see se potessi dire
cosa vorrei vedere
I want to see you go down
vorrei vederti abbassarti
On one knee su
di un ginocchio
‘Marry me today’ ‘sposami
oggi’
Yes, I’m wishing my life away sì, penso di stare ignorando la mia vita…
With these things I’ll never say.” con
queste cose che non dirò mai.”
**
Ho voluto fare anch’io la mia
versione del matrimonio di Bill e Fleur, dato che ne ho lette diverse versioni…
e poi era da tempo che mi girava per la testa una storia così. La canzone a cui
è ispirata la one-shot è Things I’ll never say di Avril Lavigne… è una
canzone a cui sono molto affezionata, quando mi capita di sentirla vedo subito
Hermione. A proposito di questo, naturalmente io non ho alcuna voce in capitolo
e non sono la Rowling (altrimenti in questo momento sarei in costume da bagno a
farmi una nuotata in una piscina riscaldata… anche se, a dire la verità, non so
se la Rowling ha una piscina riscaldataO_O), però ho proprio voluto cercare di
porre il personaggio di Hermione come viene esposta nel libro. Insomma, ridendo
e scherzando nei film è stata brutalmente maltrattata. Io l’Hermione del grande
schermo non la conosco, per me è un’altra persona, un’altra storia. Non che ce
l’abbia con la Watson o simili, perché è colpa di tutta la Warner, credo.
Comunque, lasciamo perdere! Non
voglio mettermi a fare discorsi noiosi, la storia è questa, ed è così come la
vedete e non pretende niente. Ringrazio molto Weasleygirl che ha contribuito
a farmi nascere quest’idea, assieme alla canzone, e se lo merita!
Spero che questa one-shot vi sia
piaciuta. Fatemi sapere, eh._.
A presto!
Miwako__