Titolo:
Little pieces of memories
Fandom:
The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s):
Katherine/Elena; implied Damon/Elena/Katherine/Stefan
Genere:
Commedia, Fluff
Avvertimenti:
oneshot, femslash, UST (unresolved
sexual tension
– quanto mi piace questo warning, oh), what if..? ambientata
nel mio solito college-verse
in cui quei quattro condividono una relazione aperta, decisamente
irrealistica, ma tanto p0rnofluffosa e felice.
Challenge/Prompt:
scritta
per il TVG!Fest
@vampiregeometry,
prompt
Elena/Katherine
– pon pon da cheerleader
Note
iniziali: io non vorrei
finire a scrivere sempre cose così idiote, e giuro che prima
o poi
la smetterò con queste due, dedicandomi anche al resto
dell'OT4,
perché diamine, Delena, Stelena, Kamon, Steferine e
Salvatorecest mi
chiamano \o/ (Per non parlare del poligono al completo *tossicchia*)
Dedicata
a quell'esserino diabolico di Fiery,
perché ha gettato il seme del male shippandomi (?!) con i
pon pon di
Elena. Ho decisamente delle amicizie normali, mh?
Una
piroetta, e i capelli scuri le ricadono in morbide onde sulle spalle,
mentre la schiena si inarca. Le caviglie si piegano per poi
distendersi in un saltello atletico, in sincrono con le braccia che
si sollevano agitando in aria i pon pon.
Secoli
di vita immortale, di sangue, di omicidi e delle cose più
bieche che
si possano immaginare, e poi ci sono ancora sciocchezze infantili a
cui Katherine proprio non può resistere.
"Hey
ragazzi, sono Elena, la cheerleader che fa pena!"
canticchia
su ritmo improvvisato e demenziale.
"Le
tue rime sono pessime” sbotta Elena, seccata.
"E per la cronaca, non fai ridere”
"Oh,
così mi spezzi il cuore, bambina!” esclama
Katherine, portandosi
le mani al petto e fingendosi mortalmente affranta.
Elena
decide di non replicare, non servirebbe, limitandosi a sottrarle i
pon pon e rimettendoli a posto.
Sapeva che il trasloco da casa
Salvatore alla stanza del dormitorio del college non sarebbe stato
semplice – tra oggetti da trasportare e ricordi da ripiegare
ordinatamente sul fondo delle valige, assieme ai vestiti e alla
malinconia - , ma non aveva fatto i conti con la difficoltà
di dover
sopportare anche Katherine e le sue immancabili provocazioni.
D'altra
parte, doveva aspettarselo: nulla è mai semplice, quando
c'è la sua
doppelganger di mezzo, e comunque quello è solo l'inizio.
Dovranno
condividere una camera. Loro due sole. Di certo scoppierà il
delirio, ed Elena deve ritenersi fortunata solo per il fatto di
essere ancora viva.
Nel
frattempo, Katherine sta osservando una vecchia bottiglia di Jack
Daniel's vuota, tirata fuori da uno scatolone.
"La
mia prima sbronza”
recita una scritta sull'etichetta, tracciata
solo qualche anno prima, ma che sembra appartenere ad una vita fa.
"Allora
anche tu sapevi come divertirti, una volta!” commenta giuliva
la
vampira, sollevando la bottiglia e rigirandosela tra le dita sottili.
"Vuoi
stare ferma?” ringhia Elena, e Katherine, distratta,
obbedisce: la
sua attenzione è già stata attirata da
qualcos'altro.
È
davvero
una bambina.
"Tranquilla,
non rovinerò i tuoi preziosi tesori”
Già,
si limiterà solo a rovistare tra la biancheria intima e gli
effetti personali della sua sosia fino a portarla all'esasperazione -
un'abitudine cominciata da Damon che Katherine s'è premurata
di
perpetrare con una certa allegria.
"Potresti
aiutarmi, anziché imperversare e fare casino?”
sbuffa Elena,
roteando gli occhi.
Contava
sulla forza sovrannaturale della sua doppelganger e sul suo aiuto, ma
è chiaro che anche quella è destinata a rimanere
una pia illusione.
Katherine
non sembra minimamente intenzionata a muovere un dito se non per
darle fastidio, la maledetta.
"Eddai,
non fare la solita guastafeste, sorellina.
Questo posto è
come un parco giochi per me. Tutte queste scemenze da mortali sono
divertenti..."
"Non
avevo dubbi... ehi, piantala!”
Katherine
ha ripreso a trafficare coi pon pon, e ora se la ride di gusto,
approfittando della sua super velocità per strofinarli sulla
faccia
di una Elena a dir poco furiosa.
"Ti
ammazzo, Katherine. Lo giuro. Smettila subito!”
"Che
paura” ridacchia lei, comparendole alle spalle.
"Sto
tremando...”
Abbandona
finalmente il mal tolto solo per serrare le braccia attorno al corpo
della sua
gemella, in una stretta che avrebbe del violento se solo non fosse
anche segretamente dolce e possessiva.
Così
tanto che Elena, anziché irrigidirsi, si rilassa d'istinto.
"Sai,
forse non ti è ancora ben chiaro” le sussurra
Katherine tra i
capelli.
"Ma
il mio divertimento preferito, in questa stanza, sei proprio
tu”
"...Io
non sono un giocattolo. Tanto meno il tuo" chiarisce Elena a
mezza voce, odiando il calore improvviso che le sale alle guance.
"Oh,
sì che lo sei, e ti piace anche, esserlo”
è la replica maliziosa
e insinuante.
"Io,
Stefan e Damon, che ti cerchiamo e viziamo di continuo... Ti piace
eccome, piccola ingrata" ride soffusamente, sfiorandole il lobo
dell'orecchio con la punta della lingua, solo per un attimo.
Elena
sussulta e chiude gli occhi, invocando tutto il proprio
autocontrollo.
Sarebbe
fin troppo facile interrompere i dispetti e rimandare i doveri,
lasciandosi andare alle carezze di Katherine.
Ma
non cederà.
Non
adesso.
Non
di nuovo.
Anche
se la tentazione è terribilmente forte.
Sospira,
prendendole i polsi e allontanandola con gentilezza da sé,
stupita
dal fatto che lei non si opponga ma accetti con sportività
la
sconfitta.
Probabile
- anzi, sicuro - che stia già pianificando un contrattacco
vendicativo da mettere in atto alla prima buona occasione, ed Elena
non è esattamente sicura di poterle resistere una seconda
volta.
"Perché
ti sei portata dietro quella robaccia, comunque?” cambia
discorso
Katherine, adagiandosi con grazia invidiabile sul letto.
Sembra
tranquilla, nonostante tutto. O forse è la proverbiale calma
prima
della tempesta.
Accavalla
le gambe e intreccia le mani dietro la nuca con aria svagata, e per
un attimo Elena pensa che, se non la conoscesse, sembrerebbe davvero
un'adolescente qualunque impegnata a infastidire la propria gemella.
Quel
pensiero la fa sorridere tra sé.
"Insomma,
per la maggior parte si tratta di cianfrusaglie inutili"
"Valore
affettivo, Katherine” spiega paziente l'altra, mettendosi ad
ordinare un mucchio di album fotografici e gli stessi pon pon sullo
scaffale più alto della libreria.
"Puoi capirlo?”
"Affatto.
Tsk, umani! Ho smesso di tentare di comprendervi da secoli”
sbadiglia
Katherine, mentre Elena scuote la testa.
Sa che è una bugia.
Lei
non lo ammetterà mai, eppure, come ogni vampiro, invidia e
rimpiange
l'umanità, tutto quello che poteva essere e non è
stato, e perfino
quei piccoli, stupidi sogni da ragazzina di cui le piace tanto
prendersi gioco.
Piegando
le labbra in un sorriso, la giovane ripone un ultimo, antico e
voluminoso libro - quello della famiglia Petrova.
Katherine
non s'è portata dietro nessun ricordo tangibile del proprio
passato,
ma Elena crede che non le dispiacerà scoprire che qualcuno
l'ha
fatto al posto suo.