[Damon/Elena/Katherine/Stefan]
"Mi piacerebbe molto” ripete Elena, scandendo bene le parole.
"Che noi quattro” continua indicando se stessa e poi loro - un'umana e tre vampiri –, sentendosi stupida.
"Andassimo tutti...”
Certo che dirlo così suona proprio idiota, ma è tardi per i ripensamenti.
"Insieme...Al college”
La bomba è stata sganciata.

[Katherine/Elena]
Una piroetta, e i capelli scuri le ricadono in morbide onde sulle spalle, mentre la schiena si inarca. Le caviglie si piegano per poi distendersi in un saltello atletico, in sincrono con le braccia che si sollevano agitando in aria i pon pon.
Secoli di vita immortale, di sangue, di omicidi e delle cose più bieche che si possano immaginare, e poi ci sono ancora sciocchezze infantili a cui Katherine proprio non può resistere.
"Hey ragazzi, sono Elena, la cheerleader che fa pena!" canticchia su ritmo improvvisato e demenziale.
"Le tue rime sono pessime” sbotta Elena, seccata.
"E per la cronaca, non fai ridere”
"Oh, così mi spezzi il cuore, bambina!” esclama Katherine, portandosi le mani al petto e fingendosi mortalmente affranta.

[Katherine/Elena + Damon/Elena/Katherine/Stefan]
“Dio, Elena. Sembri in astinenza – neanche i nostri ragazzi ti lasciassero in bianco, poi!” esclama Katherine sbattendo le ciglia, fingendosi scandalizzata.
“Mh” mugugna l'altra con una smorfia, distogliendo lo sguardo.
Avere tre partner dalla resistenza sovrannaturale che la viziano di continuo è qualcosa che può sfiancarla felicemente, farle rimpiangere anche un solo giorno di astinenza e farla sentire anche un po', pochino, pervertita.
Però è stata Katherine a cominciare, questa volta, okay?
“'Mh' cosa, di preciso?” chiede soave Katherine, sollevandole il mento tra il pollice e l'indice.
“Traduci” la incita ammiccante, perchè ha capito perfettamente ma vuole sentirselo dire.

[Katherine/Elena]
Elena distoglie lo sguardo non appena sente il suono attutito dell'asciugamano di Katherine cadere a terra.
(“Non è nulla che entrambe non abbiamo già visto”)
Lo sa bene anche lei – hanno lo stesso corpo, in tutto e per tutto – eppure non è meno imbarazzante trovarselo nudo davanti.
E no, non è come guardarsi allo specchio, checché Katherine possa dirne.
"Tu non sai proprio cosa siano concetti come privacy o pudore” mugugna Elena, stringendosi le gambe al petto e circondandole con le braccia, nel tentativo di coprirsi come può.
Katherine simula uno sbadiglio.
"Che argomenti noiosi” replica, entrando nella vasca e prendendosi il proprio spazio.
"Parliamo d'altro, ti va?”

[Katherine/Elena]
"La porta chiusa a chiave non ti ha fatto venire il dubbio che forse il bagno fosse occupato?” sbotta Elena istericamente, agitandosi dentro la vasca piena d'acqua.
Katherine è appena entrata dalla finestra, vestita solo di un asciugamano e con l'aria svagata di chi se la stia spassando un mondo.
"Pensavo ci fosse Damon” spiega, soave.
"E invece trovo solo la piccola Elena...”

[Damon/Elena/Stefan/Katherine]
A volte si lacera il polso coi denti solo per guardarsi sanguinare.
Il taglio aperto, pulsante, vivo, e le gocce rosse che scivolano lente lungo l'avambraccio.
Elena le osserva con occhi spenti e lontani, per poi riscuotersi qualche secondo dopo.
La ferita si rimargina talmente in fretta e così perfettamente da non lasciare altra traccia che sangue secco a prova che davvero sia esistita.
È frustrante.
Allora il gesto di avvicinare le labbra alla pelle e sfiorare il segno con la punta della lingua le viene automatico.
Un profumo lieve la avvolge per un attimo, riportandola indietro al momento della sua trasformazione.
(“Farà male?”)
Il tocco di una carezza, una risata familiare e poi il buio.
Elena chiude gli occhi e si passa una mano sul viso, esausta.
Com'è cominciato tutto questo?
Come ha potuto arrivare fin lì?
E la risposta è sempre e solo lo stesso nome.
Katherine Pierce.
Lei, che è il suo passato, presente e futuro.