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Autore: _Fedra_    01/08/2011    2 recensioni
PER TUTTI COLORO CHE DESIDERANO UN FINALE DIVERSO PER LA SAGA. Sono passati cinque anni da quando Cate ha lasciato Narnia, rassegnandosi a una vita normale e abbastanza scontata. Ma la ragazza non sa che le porte di quel mondo parallelo stanno per riaprirsi di nuovo e che lei potrebbe essere l'unica in grado di salvare coloro che ama da un terribile destino. Una fiction che stravolge l'intera saga, ai confini della fantasia, fino all'ultimo, cruciale passaggio che porterà oltre ogni confine.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The passage'
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Di nuovo a Narnia
 

Un improvviso scossone ci gettò improvvisamente tutti a terra, mentre un vento proveniente chissà da dove prese a schiaffeggiarci il viso, gettandoci qua e là per la stanza e sollevando ovunque una densa polvere grigia che ci offuscò la vista. Cercai d’istinto di trattenere la mano di Edmund, ma questa mi sfuggì e svanì nel buio. Urlai a pieni polmoni in preda al panico, avanzando a tentoni in quella bizzarra bufera che ci stava trascinando via. Non riuscivo a distinguere più nulla attorno a me, né avvertivo più la presenza dei miei amici al mio fianco. Tutto era avvolto dall’oscurità, il vento che rombava assordante nelle mie orecchie. Non riuscivo a capire se fossi immobile o se quella forza irresistibile mi stesse trascinando lontano, era come se a un tempo fossi accucciata al suolo tentando disperatamente di ripararmi dalle raffiche e stessi volando via. Poi, improvvisamente, tutto si calmò. Le mie narici furono invase dal profumo dell’erba e della terra umida. Attorno a me, il silenzio. Alzai il capo tremando dalla testa ai piedi. Attorno a me, si stagliavano le chiome di altissimi alberi secolari, la luce del sole che vi penetrava simile a lame incandescenti. Ero seduta al centro di una radura verdeggiante, vicino alla quale scorreva un fiumiciattolo d’acqua limpida. Ero sola.
“Edmund!” gridai non appena mi resi conto della mia situazione. “Lucy! Giulia! Leo! Rebecca! Dove siete finiti tutti quanti?”. Nulla, solo il silenzio rotto dal canto degli uccelli mi rispose. A quel punto fui presa dal panico.
“Merda!” ringhiai. “Merda, MERDA!”.
Mi alzai in piedi con rabbia e mi guardai intorno per l’ennesima volta. Una cosa era certa: se mi ero ritrovata lì dopo aver apertamente sfidato Lewis, voleva dire che quel caro vecchietto mi aveva fatta finire nel suo libro. E non in un libro qualunque: nel suo ultimo libro. Il che significava che, qualora Narnia fosse finita da un momento all’altro, io sarei morta con lei. Mi si attorcigliarono le budella nella pancia a quel pensiero. Dovevo trovare gli altri a tutti i costi, sempre che fossero venuti con me. Cominciai a camminare avanti e indietro per il nervoso. Non sapevo proprio da dove cominciare. Il primo pensiero che mi colpì fu quello di cercare Aslan. Sì, ma dove? E secondo: da che parte di quel mondo strampalato mi aveva scodellata Lewis? Cercando disperatamente di non dare di matto come in realtà stavo già facendo, trassi un profondo respiro e mi incamminai fra gli alberi, nella speranza di farmi venire un’idea strada facendo. Avanzai per un tempo che mi parve infinito, le mani in tasca e la testa bassa, fino a quando un improvviso scricchiolio mi fece sussultare per lo spavento. Qualcosa di grosso, di molto grosso, stava avanzando a velocità record verso di me. E sembrava decisamente arrabbiato. Non feci in tempo a urlare, che un grosso lupo bianco di dimensioni spaventose sbucò fuori da un cespuglio, le zanne scoperte, appiattendosi al suolo pronto ad attaccare. Spaventata, feci per scappare, ma inciampai in una radice e piombai a terra. Avvertii lo spostamento d’aria causato dalla bestia che mi stava per piombare addosso,  il sangue che mi si congelava nelle vene, e seppi che tutto era perduto.
No!, pensai disperata. Non può finire così! Ci deve essere un altro modo! CI DEVE ESSERE UN ALTRO MODO!
Mi coprii d’istinto il volto con le mani, aspettandomi di sentire le mie carni lacerarsi da un momento all’altro, ma ciò non avvenne, sostituito invece da un sibilo sinistro e da un tonfo sordo al mio fianco. Sgranai gli occhi per la sorpresa. Il lupo giaceva a pochi centimetri da me, una freccia piantata nella gola, ed era morto. Sopra di lui, Lucy abbassò l’arco lentamente, un’espressione carica d’angoscia dipinta sul volto d’angelo.
“Cate,” mormorò con voce tremante “stai…stai bene?”.
“Lucy!” esclamai per la sorpresa. “Io credo di sì!”.
“Ho sentito il trambusto dietro i cespugli, ho visto te che fuggivi e poi, dal nulla, mi è apparso l’arco fra le mani. Non capisco!”.
Io mi alzai di scatto, di colpo presa da un illuminazione. “Ma certo!” esclamai. “Noi ora siamo nel libro, ovvero di nuovo a Narnia! Lu, quando ho visto che tutto era perduto, ho pregato di venire salvata e sei arrivata tu! Ora capisco: io sono un essere umano in carne e ossa e perciò ho il potere di cambiare le cose qui dentro! E’ una sfida tra me e Lewis!”.
Lucy mi guardò confusa, come se improvvisamente fossi diventata matta. “Continuo a non capire, scusami” disse scuotendo il capo.
“Capirai strada facendo” continuai io, in preda a un inaspettato entusiasmo, avviandomi a grandi passi nella foresta. “Ora dobbiamo trovare gli altri!”.
“Vuoi dire che siamo tutti a Narnia?” chiese lei riponendo l’arco e prendendo a rincorrermi fra i cespugli.
“Sì, come voi siete stati chiamati nel mio mondo quando Leo si è messo a leggere”risposi io senza fermarmi.
“Aspetta, Cate! Allora vuol dire che Lewis può ancora distruggere Narnia, vero?”.
“Sì, Lucy, è può farlo in qualsiasi momento! Ma io posso fermarlo! Possiamo fermarlo, lo so!”.
“Cate! Spiegami meglio! Non capisco!”.
“Non c’è niente da capire! Andiamo!”.
“CATE!”.
“Non c’è tempo, ti dico!”.
“No, è che sono caduta! Non ce la faccio a starti dietro!”.
Mi voltai, la bocca semiaperta già pronta a rispondere, quando mi resi conto che Lucy era veramente finita a terra e aveva la faccia completamente imbrattata di fango.
“Scusami, Lu” dissi porgendole un fazzoletto. “Vedrò di andare più piano”.
La ragazza si pulì il volto nervosamente e scosse il capo divertita. “Non so chi sia più fuori di testa se te o Edmund!” commentò esasperata.
“Mi dispiace! Non era questo il modo in cui volevo ringraziarti per avermi salvato la vita!” mi scusai imbarazzata.
“Oh, ma lo so! Del resto, se non sbaglio la volta scorsa sei stata tu a salvarmi dal fiume, quindi ora siamo pari”.
“Giusto”.
Lucy ripose il fazzoletto nella tasca della gonna, poi si rialzò lentamente. “Allora?” disse in tono di sfida. “Andiamo o vogliamo restare qui a poltrire tutto il giorno?”.
“Sei sempre la solita peste!” risposi io scompigliandole i capelli e prendendo a correre nel folto del bosco.
“Ah, stavolta non me la fai, vecchia spilungona!” mi gridò di rimando la Valorosa, prendendo a rincorrermi fra gli alberi.
Ci inseguimmo per non so quanto tempo, fino a quando non fummo sfinite e prendemmo ad avanzare in maniera più confacente a due ragazze sperdute in un mondo giunto alla fine. La foresta sembrava non avere fine e la luce del sole si stava lentamente affievolendo, fino a quando non ci ritrovammo in una sorta di cupa penombra.
“Non possiamo continuare così” osservò Lucy afferrandomi per una manica e invitandomi a riprendere fiato. “Bisogna trovare un altro modo per uscire di qui. Sono ore che giriamo in questo bosco e l’unica cosa che abbiamo incontrato finora è stato quella specie di lupo”. Rabbrividì. “Non vorrei che con il buio ci imbattessimo nel resto della famiglia…”.
“Hai ragione!” esclamai io massaggiandomi le tempie. “Devo pensare…”.
Provai a chiamare mentalmente i miei compagni, nella speranza che venissero come era accaduto per Lucy, ma, come avevo immaginato, nessuno di loro si fece vivo. A quanto pareva, Lewis poteva essere anche un vecchio svitato, ma non uno stupido. Aveva architettato tutto con cura. Ripensai a come avevo evocato Lucy. Un momento, io non avevo pensato “Lucy”, io avevo pensato “aiuto”! Dunque dovevo associare ciascuno di loro a una mia precisa richiesta? Compagnia, mi balzò alla mente in contemporanea all’ennesima espressione di Lucy del suo timore di rimanere sole nella foresta con il buio che calava. Compagnia.
“Ma si può sapere che cazzo di posto è questo?” udii sbraitare una voce familiare in un punto imprecisato fra gli alberi. “Voglio tornare a casa, porca miseria!”.
“Tranquillo, Tiziano” rispose un’altra voce in tono rassicurante.
“Per l’ultima volta, io mi chiamo Leonardo, capito? L-E-O-N-A-R-D-O!”.
“D’accordo, L-e-o-n-a-r-d-o, ti stavo semplicemente invitando alla calma. Qui siamo a Narnia, è il mio regno dopotutto e finché sei con me non può succederci nulla di male…”.
“Zitto, va’, e camminiamo!”.
In pochi attimi, Leo e Peter emersero dai cespugli. Nel vederci lì, entrambi sospirarono sollevati, anche se mio fratello non riusciva proprio a celare il suo disappunto.
“Ah, giusto te!” esclamò con decisione. “Sì può sapere che razza di casino hai combinato?”.
“Io non ho fatto assolutamente niente” mi schermii portando le mani avanti. “E, prima che tu riprenda a criticarmi come tuo solito, mi sto già dando da fare per risolvere questa spinosa situazione!”.
“E ti conviene sbrigarti, perché io non ho nessuna intenzione di restare qui mentre arriva l’Armageddon!” tuonò Leonardo furibondo. “E tantomeno con quello lì!” aggiunse poi indicando Peter.
Lucy aggrottò le sopracciglia, mentre il fratello ammiccava spudoratamente nella mia direzione. “Sai, Pete,” osservò “da quando ci siamo ricongiunti con Cate, ti stai comportando da vero stupido. Che fine ha fatto il vecchio fratellone responsabile di una volta?”.
“Non capisco di che cosa parli, Lu” rispose lui in tono distaccato.
Io strizzai violentemente gli occhi, diventando improvvisamente rossa come un peperone. Ora che mi trovavo a Narnia, in una storia da riscrivere, mi rendevo improvvisamente conto di quanto le mie emozioni potessero diventare pericolose. Anche se non riuscivo ad ammetterlo a me stessa, Peter mi ricordava Riccardo in maniera impressionante. Gli somigliava molto, in effetti: stessa aria da bravo ragazzo di buona famiglia, stesso fare rassicurante e flemmatico, da buon inglese. Senza contare che io gli piacevo sin dal nostro primo incontro e ciò non ha fatto altro che aumentare l’innata rivalità fra lui ed Edmund. Solo che, la prima volta, il ragazzo aveva incassato il colpo con molto più stile. Cavolo, Lucy aveva ragione: il vecchio Peter non si sarebbe mai comportato in quel modo così patetico solo per attirare la mia attenzione! Ero io che, attraverso la mia testa matta, avevo in qualche modo rovesciato le mie frustrazioni su di lui, facendolo assomigliare a un gigantesco bamboccione più che a un re. Dovevo stare attenta a come pensavo, cavolo!
“Dove sono gli altri?” chiese improvvisamente Lucy.
“La ragazza mora non si trova da nessuna parte” rispose Leo.
Incassammo tutti in silenzio. Anche se lo avevo sperato, sapevo che Susan non avrebbe mai potuto raggiungerci. La sua avventura si era conclusa lì. Speravo solo di poterla rivedere, un giorno.
“E…e gli altri?” mi affrettai ad aggiungere.
Peter e Leo si scambiarono una lunghissima occhiata carica d’imbarazzo. La cosa mi fece gelare il sangue nelle vene.
“Ragazzi?” chiesi con la voce che tremava. “Cosa è successo?”.
Mio fratello lanciò uno sguardo di fuoco al più grande dei Pevensie. La cosa bastò per farmi avvampare.
“Non ti arrabbiare, Cate” rispose Peter con disinvoltura. “Siamo arrivati qui tutti insieme, tranne Susan ovviamente”. Pausa teatrale, per dargli il modo di comunicarci il peggio in maniera più efficace. “Mentre eravamo in marcia per venirvi a cercare siamo caduti in un’imboscata e…”.
“…e cosa?” domandai, anche se sapevo benissimo la risposta.
“Questo deficiente si è dato alla fuga con me dietro, lasciando il resto della truppa in balia del nemico” rispose Leo furibondo.
“CHE COSA?” esclamai io inferocita.
“E adesso dove sono?” tuonò Lucy sconvolta.
Peter si limitò a sorridere, come se la cosa non lo riguardasse minimamente. “Oh, l’ultima volta che li ho visti si trovavano al guado del Beruna, a circa un miglio da qui” rispose indicando i tronchi degli alberi avvolti dall’oscurità.

                                                                                                                                                  
Eccomi qua, in una pausa fra Dante e Simone Martini.
Come va?
Dunque, innanzitutto temo che mi debba scusare con il povero Peter per averlo trattato da emerito deficiente per tutti questi capitoli (anche se sono dalla parte di Edmund, ammetto di essere stata cattiva!) e di aver infine fatto chiarezza sul mio accanimento su di lui. *ora va meglio, Pete?*
Premetto che sto cercando anche di scrivere una fiction per il concorso, ma ammetto di essere a corto di idee e quella che ho abbozzato non mi piace.
Nel frattempo, in qualsiasi modo vadano le cose, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nella speranza di poter aggiornare al più presto.
p.s. che ne dite se la prossima fic la faccio su Harry Potter?
A presto!
Sunny

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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