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Autore: Pigmalione    01/08/2011    2 recensioni
Cosa succederebbe se una ragazzina finisse nel mondo di Harry Potter, dopo aver letto i libri? Questa è la storia di Tallulah. Perchè è impossibile non essere un po' MarySue quando dei personaggi di un libro diventano tuoi amici!
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nota Introduttiva
Questa è la storia di Tallulah, una bambina che entra nel mondo di Harry Potter. Come alcuni di voi neanche io sopporto proprio le storie con le MarySue che salvano il mondo ma ho scritto questa storia ispirandomi ad ogni bambino o bambina che come me sognava di poter frequentare Hogwarts. Cosa avreste fatto voi se vi foste trovati  nella storia come la mia protagonista? Se state pensando che avreste lasciato che la storia procedesse, non ci credo nemmeno un po'! :D Insomma, è inevitabile che questa storia sia in parte una di quelle MarySue che detestiamo tanto ma si tratta pur sempre di una storia in cui ho cercato di mettere la mia creatività e originalità.
Spero vi piaccia!

Sogno o son desta?









In un tetro pomeriggio di fine Luglio, Tallulah Ahern se ne stava rannicchiata tra una delle rientranze degli scaffali della piccola biblioteca. Si teneva le ginocchia strette al petto, cercando di farsi piccola, in attesa del pericolo scampato. Le voci concitate delle sue compagne fuori dalla biblioteca che cercavano proprio lei. Il motivo era sconosciuto anche a lei, o perlomeno il fine ultimo.
Cecilia MacMorroug e le sue scagnozze la stavano cercando in lungo e in largo per le botte giornaliere. Stavolta era peggio, però. Cecilia aveva scoperto che Tallulah era entrata nelle grazie di Adam Donovan, il ragazzino che piaceva a lei.
Di solito si limitava a picchiarla per le sue origini. Cecilia non sopportava gli irlandesi, lei che era scozzese. Il motivo era puramente razziale. Tallulah trovava che il fato le era avverso visto che era stata affidata al St. Mary's Innocence, nei pressi di Edimburgo. Proprio in un orfanotrofio scozzese doveva finire; gli scozzesi e gli irlandesi si detestavano tra loro e Cecilia ne era il chiaro esempio.
In questo caso però, Cecilia aveva un altro motivo per riempirla di botte. Nonostante Tallulah non avesse fatto niente per attirarsi gli sguardi di Adam, in qualche modo era comunque colpa sua e questa volta non se la sarebbe cavata con qualche livido.

<< Dov'è andata a finire la piccola sudicia peldicarota?! >> gridò la voce di Cecilia, appena fuori dall'entrata della biblioteca dell'orfanotrofio.

Tallulah si strinse ancora le ginocchia al petto, desiderando sparire o quantomeno farsi piccola come una formica, come per magia. Nonostante questo, non pianse.

<< Emily, vai a controllare in biblioteca! >> si sentì Cecilia ancora, urlare ordini ad una delle sue scagnozze. La piccola Emily Joyce, di anni 9, s'introdusse tra gli scaffali. Tallulah la poteva sbirciare tra i libri, mentre controllava distratta tra gli scaffali.
Era piuttosto vicina e Tallulah sentiva il panico crescere in lei, man mano che si avvicinava.  Il cuore sembrava volerle sfondare la cassa toracica e le dita cominciarono a tremarle.
"Eccomi. Tallulah Ahern, muore alla tenera età di 10 anni per ripetute percosse da parte delle orfanelle del St. Mary's..." pensò la piccola mentre chiudeva gli occhi, Emily a pochi metri da dove era lei.

<< Emily, torna indietro, arriva sorella Magdalene! Sbrigati! >> urlo Cecilia alla bambina che in balzò indietro e si mise a correre verso l'uscita.
Le ragazzine se la squagliarono: a quell'ora dovevano star pregando, obbligatorio per tutti, invece di andare a zonzo. Se le sorelle le avessero beccate una ramanzina con seguente punizione non gliela avrebbe tolta nessuno.
Anche Tallulah doveva essere in chiesa a pregare ma spesso si esentava sfruttando il fatto che fosse completamente invisibile a tutti meno che a Cecilia che la odiava. Quindi spesso nessuno si accorgeva che mancava a mensa, in cortile oppure in chiesa; tra la massa di ragazzini.Se fosse mancato un gruppo così cospicuo come quello di Cecilia, se ne sarebbero accorti.
Quando Tallulah senti la cobriccola allontanarsi, tirò un sospiro di sollievo. Anche questa volta l'aveva scampata. Però doveva trovare un posto per nascondersi meglio.
Adesso che era più tranquilla, le sovvenne un altro problema: cosa faceva adesso?
Le venne in mente l'idea di mettersi a leggere ma non poteva farlo, non così scoperta.
Si alzò lentamente, stando attenta a non far rumore e si spostò per la minuscola biblioteca in cerca di qualche nicchia o ripostiglio al quale non aveva fatto in tempo ad arrivare.
La biblioteca non veniva usata quasi mai, se non da qualcuna delle suore di tanto in tanto. Era un posto piccolo, polveroso e senza finestre. I bambini non si avvicinavano per l'aspetto tetro e perchè inspiegabilmente provavano ribrezzo per i libri.
A Tallulah, invece, piacevano tantissimo i libri e appena ne aveva l'occasione veniva lì e si perdeva nelle storie raccontate tra le pagine. Nonostante questo, la biblioteca non veniva quasi mai rifornita e avevano libri vecchissimi e pochissimi nuovi arrivi. L'amministrazione aveva preferito comprare dei nuovi e modernissimi computer al posto dei libri.
La ragazzina trovò quello che cercava: un ripostiglio lungo e stretto dove sembrava che non fosse entrato nessuno da anni, una piccola finestrella con i vetri rotti si ergeva sulla parete di fondo illuminando una poltroncina logora, sbilenca da una parte per la gamba rotta. Disseminati per la stanza c'erano diversi scatoloni polverosi che formavano delle torrette che coprivano l'entrata. Tallulah poteva vedere la pioggia scrosciare dalla finestrella ma non ne entrava neanche una goccia poichè era protetta da una piccola tettoia.
Nonostante tutto era ben illuminato, almeno sotto quella finestrella.
Tallulah si avvicinò alla poltrona e ci si mise seduta cautamente ma una nuvola di polvere si sollevò comunque. Per fortuna non aveva freddo, nonostante il maglione verde usurato che indossava e i pantaloni marroni.
La bambina si trovò a pensare che contrariamente all'aspetto, la poltrona era molto comoda.
Poggiò la testa sullo schienale polveroso e lì i pensieri cominciarono a scorrere. Aveva trovato un posto abbastanza protetto dove potersi nascondere quando veniva inseguita da Cecilia.
Poteva venire lì ogni qual volta voleva e le sembrò che quel posticino fosse stato messo lì apposta per lei.
Guardò le scatole e le venne la curiosità di sapere cosa ci fosse dentro, così prese quella ai suoi piedi e se la portò sulle gambette magre. Aveva un peso considerevole e Tallulah si chiese cosa potesse esserci dentro anche se un'idea se l'era fatta. Strappò lo scotch e la aprì. Infatti dentro c'erano proprio dei libri. Libri che sembravano nuovi anche se cn un leggero strato di polvere, libri mai letti. Probabilmente erano gli ultimi libri arrivati che nessuno s'era preso la briga di mettere tra gli scaffali.
La ragazzina ammirò le lettere dorate del titolo in rilievo e lesse: Harry Potter e la pietra filosofale.
Non ne aveva mai sentito parlare. Diede uno sguardo anche agli altri libri: erano in tutto sette e sembrava fossero una saga a giudicare dal numero stampato sullo spessore dei libri. Il primo corrispondeva al primo libro che Tallulah aveva estratto dalla scatola.
Pensò che non avendo nulla da fare, avrebbe potuto benissimo cominciare a leggere. Così prese il primo libro e lo sfogliò fino all'inizio dove cominciò a leggere.








Tallulah emerse dalla storia all'ora di cena, affascinata. Aveva finito l'intero libro in un solo pomeriggio, talmente la storia era avvincente. Pochi libri erano capaci di farla immergere nella trama così profondamente e quello in questione era uno di quelli.
Arrivata alle ultime pagine, si era fatto difficile leggere: cominciava ad imbrunire e la luce scarseggiava sempre di più ma fece in tempo a finire quelle ultime pagine con le palpitazioni.
Avrebbe voluto continuare a leggere e non vedeva l'ora di sapere come continuasse ma avvertiva un certo languorino. Posò il libro con delicatezza dentro la scatola e si precipitò fuori dal ripostiglio, richiudendo la porta.
L'indomani sarebbe tornata e avrebbe continuato a leggere.
Arrivata a mensa, come sempre nessuno si accorse del suo passaggio. Prese la sua ciotolina con la minestra annacquata e si mise su uno sgabello. Alzò lo sguardo e si trovò un'espressione furiosa a pochi passi da lei. Cecilia e la sua espressione arcigna facevano capolino tra Kathleen e Mark.
"Domani non mi sfuggirai." mimò McMorroug con la bocca per poi lanciare un'occhiata a sorella Darlene. In quella situazione non le poteva fare niente, altrimenti si sarebbe beccata una bella punizione.
Tallulah pensò che l'indomani si sarebbe svegliata presto e se la sarebbe svignata prima che lei avesse avuto il tempo di pensarci.
Cenò di buona lena e si coricò nella stanzetta condivisa con altre 5 bambine, per fortuna tranquille.

La settimana continuò pressochè così: la mattina Tallulah si svegliava prima di tutti, scendeva a prendere una fetta di pane con un po' di burro e zucchero e si rintanava nel ripostiglio fino all'ora di pranzo, nella quale finiva il suo rancio prima di tutti in modo da potersene andare.
Cecilia non riusciva mai a beccarla e ogni giorno sembrava che la sua furia diventasse più violenta.
In quella settimana lesse quasi tutta la saga, dedicando essa ogni momento libero. Si stupiva della sua velocità di lettura ma era così appassionante che la sua mente vagava tra le parole per ore intere. Sentiva come di poter entrare nella storia, fare amicizia con i personaggi, passeggiare per i cortili di Hogwarts e sventolare la bacchetta facendo mille magie.
Era come se Tallulah avesse salvato la pietra filosofale, sconfitto  il basilisco, imparato un patronus, etc insieme ad Harry, Ron ed Hermione. Era una sensazione splendida. Sentiva come di avere degli amici. Giova, soffriva e imparava cose nuove con loro. Desiderava che quella guerra di carta finisse. Si immedesimava in Harry Potter, che come lei, non aveva i genitori e veniva maltrattato dai perfidi zii. In Hermione per la passione per la conoscienza. In Ron per il coraggio molte volte dimostrato.
E anche dai libri, Silente riusciva a parlare al cuore con le sue parole sagge:
E' inutile rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
Questo, Tallulah tendeva a dimenticarselo e a fantasticare sul cappello parlante e a quale casa l'avrebbe destinata.
Avrebbe desiderato con tutta se stessa che arrivasse anche a lei una lettera di ammissione ad Hogwarts, attraverso un barbagianni magari.
Purtroppo, la prima cosa che devi imparare in un orfanotrofio era approcciarti con la realtà.
Tallulah aveva imparato ad essere così dura e fredda in un ambiente duro e freddo.


L'ultimo pomeriggio di quella settimana, una Domenica, Tallulah si era recata al solito posto per finire l'ultimo capitolo del settimo libro che la sera precedente non aveva fatto in tempo a leggere. Non sapeva però che Cecilia l'aveva seguita e intedenva fargliela pagare per tutto. Stavolta però non coinvolse le compagne ma pensò di riferire le reiterate assenze di Ahern alla superiora che senz'altro l'avrebbe messa in punizione per la vita e dimezzato il rancio.

Tallulah concluse l'ultima frase con le lacrime agli occhi per l'emozione. Adesso che aveva finito la saga, le rimaneva una fastidiosa malinconia di fondo. Come quando desidereresti che qualcosa durasse all'infinito ma sai bene che tutte le cose sono destinate a finire.
Strinse il libro al petto e lasciò cadere tutte le lacrime. Aveva sempre pensato che il fato le fosse avverso. Era stata abbandonata appena nata all'orfanotrofio, di se stessa sapeva solo il nome, cucito  sulla trapunta logora nella quale era fasciata da neonata. La solita storia dell'orfanella, alla Oliver Twist. Avrebbe tanto voluto che Hogwarts avesse accolto un altro orfano tra le sue mura, come aveva fatto con Tom Riddle, Severus Piton ed Harry Potter. Strinse ancora il libro a se mentre sentiva le voci convulse di Cecilia fare da guida alla superiora attraverso gli scaffali.

<< Dico la verità, superiora. Questa mattina l'ho seguita e ho scoperto che salta spesso l'ora della preghiera, se non sempre! E' sicuramente da punire! >>  berciò la ragazzina adoperandosi in una faccia angelica.

<< Oh, se sarà punita! Se quello che dici è vero, non avrà la cena fino ai diciotto anni! >> ribattè la superiora tenendosi le gonne e camminando a passo svelto.
Tallulah aveva sentito tutto. Stavolta era veramente nei guai: non c'era alcuna possibilità di scappare, erano troppo vicine. Si rannicchiò nella poltrona stringendosi il libro al petto.
Le due voci erano a pochi metri e Tallulah chiuse gli occhi avvertendo un risucchio all'ombelico.
La superiora agguantò la maniglia e spalancò la porta mentre Cecilia cercava di sbirciare l'espressione dell'odiata compagna, famelica.
Il ripostiglio però, era vuoto.

<< Non c'è nessuno. Mi volevi prendere in giro, ragazzina?! >> gridò la superiora, severa, tirando un orecchio alla ragazzina.

<< Ma no, mi creda! Fino ad un momento fa c'era! >> ribattè essa, liberandosi e aggirandosi per lo stanzino alla ricerca di un suo nascondiglio tra gli scatoloni.
Il ripostiglio però, era deserto se non per loro due.
Sulla poltrona poggiava un libro
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