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Autore: Starsshine    01/08/2011    1 recensioni
Una bugia può cambiare una storia d'amore?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi!

Spero che non vi siate annoiati in questo lungo mese di luglio e primo agosto :)

La Fede è tornata più carica che mai pronta per regalarvi tante nuove emozioni.

Ringrazio sempre le Fedelissime, che commentano e si commuovo leggendo i capitoli che posto.

Ringrazio,come sempre, le persone che leggono e non commentano, grazie!

E che altro dire se non altro che..... buona lettura!

Baci!

Fede xD

 

 

“Amore”

La prima parola che pronunciai.

“Amore”.

Aprii lentamente gli occhi e mi voltai per guardare Shannon.

Mi accorsi che mi stringeva la mano, senza muoversi.

“Sara sei qui” mi disse

Deglutii.

“Sì, che sono qua. Sono viva”

“Sei viva” disse alzando leggermente il tono di voce.

Notai che nel frattempo erano nella stanza c'erano tutti i miei amici: Sydney, Nadia, Micheal, Paul,Mary, Jared, Tomo e Viky.

Erano tutti presenti intorno al letto, lasciandomi poca aria per respirare.

Riempii a fatica i polmoni d'aria.

“Ragazzi non riesco a respirare se siete tutti qui vicino a me” dissi con la voce rauca.

“Giusto. Lasciamola respirare” disse Micheal infrangendo quel muro di silenzio che si era venuto a creare a tutti i presenti in stanza.

“Ehi! Quanta gente!” esortò il Dottor Green entrando nella stanza.

Si fermò e mi guardò, facendo roteare la testa a destra e a sinistra.

“Cosa c'è?” domandai

“Finalmente! Signori qui ci sta un trenino in tuo onore.” rispose avvicinandosi al letto.

“Sì e magari ballare sui tavoli sparando “Like a Virgin” di Madonna” dissi stando al gioco, ghignando poi sotto i baffi.

Sì! Like a Virgin .....Touched for the very first time ..... Like a Virgin...” canticchiò, mentre si avvicinava alle macchine che intorno a me.

Restai a guardare i movimenti del dottor Green, fluidi, leggiadri, leggeri, veloci e scattanti.

Prendeva annotazioni sulla cartella dei referti e su un'altra piccola cartella blu scuro appoggiata sul comodino di fianco al mio letto.

“Signori, vi posso chiedere la cortesia di uscire?” domandò.

“Sì, sì. Shannon usciamo, lasciamo fare il suo lavoro al dottore” rispose Jared.

Shannon mi lasciò la mano e mi sussurrò “Torno presto”.

Gli sorrisi e feci “sì” con la testa.

Osservai le persone che mi stavano accanto pochi secondi prima uscire dalla stanza e disperdersi nel corridoio davanti la porta.

Il dottore chiuse poi la porta.

“Cosa mi è successo?” domandai schietta.

Il dottor Green si passò una mano sui capelli biondi, lasciando cadere le piccole ciocche che gli erano rimaste in mano.

Le piccole e sottili ciocche fluttuarono leggere lungo una strana traiettoria non tracciata da nessuno posarsi per terra.

“Cosa mi è successo, dimmelo”

“Sei svenuta.”

“Voglio la verità”

“Sei svenuta e poi sei andata in coma farmacologico”

Gocce di pioggia salata caddero dal mio viso.

“Poi”

“Adesso sei qui”

“Già.”

Si avvicinò a me e mi abbracciò.

Sentii le sue braccia magre e esili accogliermi in una culla di speranza.

“Ce la farai. Non ti arrendere”

Continuai a piangere, piangere ininterrottamente.

“Come mai sono svenuta?”

“Questo non lo sappiamo. Forse è stato lo stress delle missioni”

“Già” risposi con lo sguardo perso nel vuoto, rivolto verso la finestra.

 

Passarono i secondi, i minuti, le ore, i giorni.

 

“Ciao Sara”

Pagina 114, inserii il segnalibro e chiusi il libro.

Alzai lo sguardo.

Sorrisi, rispondendo al saluto di mia mamma che stava a guardare i miei gesti lenti scorrere davanti a lei.

“Vieni mamma. Non stare lì sulla soglia”

Pochi centimetri dividevano me da mia mamma che nel frattempo si era seduta sulla sedia di fianco al mio letto.

Mi prese la mano.

“Come stai?”

“Miglioro ogni giorno che passa, anche se il dottor Green mi ha detto che se voglio andare in giro per l'ospedale devo stare su una carrozzina”

“Come mai?”

“Precauzione”

“Shannon dov'è?” mi domandò guardandosi intorno notando che il batterista non era nella stanza.

“Ho costretto Shannon ad andare in studio con Jared e Tomo”

“Costretto?”

“Sì, almeno per quella mezza giornata potrebbe lasciarmi da sola” risposi gesticolando freneticamente e nervosamente, ricordando la discussione di stamattina.

“Tesoro, ti devo dire una cosa” disse, facendosi seria tutto ad un tratto.

Lasciò la mia mano, come se avesse paura di qualcosa.

Vidi i suoi occhi verdi farsi tutto ad un tratto diventare scuri, neri.

“Jason”

“Mamma, Jason è morto.”

“Jason....”

“Jason? Jason non c'è più a causa mia, è morto”

“Jason è vivo”

“No. Mamma cosa stai dicendo! Mamma, Jason è morto!”

“No, Sara. Jason è vivo. Vive in Canada”

“No, no,no,no! Jason è morto!” urlai, ancora una volta, accasciandomi poi sul cuscino dietro la mia schiena.

“Stammi ad ascoltare, adesso”

Prese fiato e chiuse per un piccolo istante gli occhi.

“Io, ho portato via tuo fratello quando tu avevi diciotto anni, perché non volevo che diventasse un agente.”

“E non hai pensato di salvare anche me?”

“Avrei dovuto salvare anche te, Sara. Solo che tuo padre non mi avrebbe dato la possibilità di lasciare l' SD – 6”

“E allora tu hai deciso di salvare solo Jason e non me”

“Esatto. Ma, per me è stata dura scegliere tra te e Jason. Voi siete i miei figli e non ho mai avuto preferenze. Ho sempre dato tutto sia a te che a lui”

“Alla fine, però papà ti ha permesso di lasciare l' SD – 6?”

“Sì”

“ Non hai pensato, lontanamente, di venirmi a salvare e di portarmi con te in Canada?”

“Ormai avevi una vita tua qui a Los Angeles. Per te sarebbe stato difficile lasciare tutto quello che hai qui, sopratutto Shannon.”

Sospirai.

Una.

Due.

Tre volte.

“Jason sa della mia esistenza?”

“No. Ho raccontato che eri morta in una missione.”

Sospirai.

Una.

Due.

Tre volte.

Portai le mani sulla testa.

Senti le mani calde di mia mamma appoggiarsi sulle mie braccia.

Mi voltai verso di lei abbassando lentamente le braccia.

“Scusami, scusami, scusami” continuava a ripetere senza sosta, mentre le lacrime di dolore scendevano dagli occhi verdi di mia mamma.

Questa volta fui io a prendere le mani di mamma.

Il mio tocco freddo.

Il suo tocco caldo.

Luna.

Sole.

“Mamma.”

Scoppiai a piangere.

Mi allungai verso il corpo di mia madre, per farle sentire il mio calore.

“Lo so, che non è stato facile portare questo fardello per lungo tempo.”

Mi discostai dal suo corpo, guardandola negli occhi.

“Non è stato facile. Avrei voluto portarvi via tutti e due, ma, cosa avrei potuto darvi?”

“Mamma, tu ci hai dato tutto e la cosa più importante è la vita”.

A queste parole, mia madre mi abbracciò.

Si staccò da me e ritornò a guardarmi.

Si alzò dalla sedia, prese la sua giacca e tirò fuori da una tasca interna una foto con dietro il numero di Jason.

Presi la foto.

“Mamma, ma, questa era una delle ultime foto che ci avevi scattato”.

Io, quindicenne, mentre Jason diciassettenne sorridevamo sicuri che non ci saremmo mai lasciati all'obiettivo della macchina fotografica.

Rimisi la fotografia sul comodino.

Delle piccole labbra toccarono la mia fronte e una carezza riempi il viso di un pallido rossore.

“Mi sei mancata” sussurrai a bassa voce.

“Anche tu” rispose sorridendomi.

Si alzò dal letto e andò verso la porta.

“Mamma.”

“Si”

“Torni, vero?”

“Certo”

Si voltò a guardarmi e mi sorrise.

“A domani e cerca di non far preoccupare Shannon”.

“Va bene”

Le sorrisi per un'ultima volta e poi la vidi camminar via lungo il corridoio.

   
 
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