Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Luz_    02/08/2011    0 recensioni
“Quando viaggi non è importante quello che vedi quanto come lo vivi.”
Due adolescenti. Due caratteri differenti. Due strade parallele, che si incroceranno per un istante. O forse indissolubilmente?
[...]Robert posò la fronte sullo stomaco di lei, che prese ad accarezzargli i capelli dolcemente. “Non dire stupidaggini. E’ il tuo sogno e devi inseguirlo.”
“Ma devo inseguire anche te, Kath.”disse alzando il capo e guardandola dal basso. Notò come i suoi occhi erano divenuti lucidi, segno che stava facendo di tutto per non crollare in sua presenza.
“Arriverà anche quel momento, Rob. Ma so che non è ora.”
“E quando sarà?” La sua voce si spezzò involontariamente, provocando una fitta al cuore di Kath, che rispose: “Presto. E quando avverrà, lo capiremo.”
Robert la strinse a sé, con vigore, con forza e premette la bocca contro lo sua.
Le loro labbra si mossero con rabbia, si cercarono tra le lacrime e le loro mani si intrecciarono sul viso di lei con disperazione.
Era un’ingiustizia, non doveva succedere, non poteva accadere davvero. Lo sapeva, anzi, ne erano cosapevoli entrambi, ma sapevano allo stesso tempo che il loro futuro aveva assegnato loro percorsi ben differenti e che era giunto il momento di seguire il cammino verso la maturità, sebbene facesse terribilmente male quel cambiamento.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo otto
-Amicizia? No, grazie.-


 

 
“L’adoro.”mugugnò Kathleen, gustando a pieno il liquido caldo appena sorseggiato e che scorreva lungo la sua trachea, lasciando dietro di sè una scia bollente.
Quando si parlava di cioccolato, per lei nulla aveva più importanza; la sua attenzione era rivolta completamente a ciò che stava gustando in quell'istante.
Esistevano solo lei e la cioccolata.
“Già, è ottima.”commentò Robert, ingoiando la sua ultima sorsata e passando l’indice sul bordo della tazza per non lasciare alcun residuo. Avevano scoperto un aspetto - e forse l'unico - in comune: erano due drogati di cioccolati.
Kath lanciò un'occhiata obliqua alla tazza ormai pulita di Robert. “Il cioccolato bianco non mi ha mai invogliato, però.”
“Non bestemmiare, avresti dovuto assaggiarla.”
“Nah, io vado sul tradizionale. Sanno tutti che la vera cioccolato è questa qui.” e indicò il bicchiere postogli di fronte.
Robert la osservò scettico. ”E chi l'avrebbe detto?”
“Io..e tutto il mondo. La cioccolata viene dai semi della pianta di cacao e certamente in essi non c’era il latte, la vaniglia e il burro, come in ciò che hai appena bevuto .”ribattè piccata lei.
Robert alzò le mani in segno di resa e ridacchiò. “Come non detto.”
Kathleen parve soddisfatta. “Mai mettersi contro di me, Robert.”lo avvisò con una piccola punta di superiorità nella voce.
Robert sorrise, passando un dito sul bordo della tazza. “Me lo ricorderò.”disse, puntando gli occhi nello sguardo della ragazza. Ancora una volta notò quanto i suoi occhi, scuri come la notte, fossero intensi, ma impenetrabili. Da essi nulla traspariva e Rob si trovò a riflettere che Kathleen fosse interamente oscura.
“Perché non mi dici qualcosa di te?”propose Robert incrociando le dita sotto il mento e guardando la sua espressione, che parve divenire seriosa appena lui terminò di porre quella domanda.
“Cosa vorresti sapere?”
Rob fece spallucce. “Quello che vuoi, è solo per parlare un po’.”
Kath lo guardò per un attimo indecisa: non amava molto parlare di se stessa, soprattutto a persone di cui alla fin fine conosceva ben poco, ma il motivo principale era ben altro: odiava non essere compresa.
“Non ho nulla da dire.”rispose infine e per Robert questa fu una conferma a ciò che aveva intuito: non aveva alcuna intenzione di farsi conoscere d'altro canto - per ironia della sorte - Rob provava un irrefrenabile desiderio di venire a conoscenza di qualcosa  su di lei. Perciò non si diede per vinto.
"Ti propongo un gioco."affermò, dopo qualche istante di riflessione.
"Sentiamo."
"Io ti pongo qualche domanda a cui tu dovrai rispondere, ma potrai dire 'prossima' quando non vorrai. Sei d'accordo?"
Kathleen annuì  e Robert rimase per un attimo pensieroso nel scegliere la prima domanda.
Infine chiese: “Da dove vieni?”
Lei sorrise, stranamente divertita. “L’ultima tappa è stata New York, quindi si, New York.”
Robert aggrottò le sopracciglia, confuso. “Tappa?”
“Si. E’ dall’età di otto anni che sono costretta a dover cambiare spesso città.”
“Dove sei nata?”
“Chicago.” rispose, mentre giocava con il cucchiaio, facendolo tintinnare contro la tazza. Osservò il viso di Robert, stranamente concentrato nel trovare una domanda decente da porle. Osservò la fossetta tra le due sopracciglia, le labbra corrucciate per via dello sforzo, gli occhi color del cielo che perlustravano il locale distrattamente, i capelli a caschetto, ma senza alcun ordine: aveva uno stile tutto suo quel ragazzo.
“Ce l’ho!”esclamò improvvisamente, facendola saltare sulla sedia “I tuoi progetti per il futuro?”
“Oh, bè..il mio futuro è molto relativo. Quindi..prossima.”
Rob sbuffò pesantemente. “Andiamo! Era banale questa domanda!”le contestò, ma lei scosse la testa sorridendo.
“Va bene. Allora dimmi tre cose che odi in una persona?”
Kath si appoggiò comodamente allo schienale della poltroncina e si mise a braccia conserte. “Hai presente la gente della nostra scuola?” Robert annuì. “Ecco, tutto ciò che hanno loro.”
“Oh wow. E tu..tu..”
“Tu..tu..linea occupata. Io cosa?”scherzò lei, facendolo arrossire.
 “Tu pensi le stesse cose anche su di me?”riuscì a dire infine il ragazzo con lo sguardo basso e per Kathleen fu spontaneo sorridere apertamente. Stranamente durante quel pomeriggio le stava accadendo troppe volte, molto strano.
“Se sono seduta a questo tavolino con te, cosa ti fa pensare? Certo che non lo penso. A dir la verità in quella massa di idioti sei l’unico finora che si è distinto.”
“Davvero?”
“Certo, se parlo è perché dico la verità, altrimenti preferisco tacere.”
“Concordo.”
“Senti, io credo di doverti delle scuse.”balbettò Kath dopo un attimo di silenzio.
Rob alzò di scatto la testa e la guardò sorpreso, ma lei aveva il volto girato verso la vetrata alla sua destra e guardava la strada all’esterno.
“Di cosa?”le sussurrò, cercando intanto di comprendere il motivo di tale affermazione;  aveva addirittura preso le sue difese, che motivo c’era per scusarsi?
Una cosa era certa: l’universo femminile sarebbe stato sempre un gran punto interrogativo per lui.
“Bè, all’inizio ti sarò parsa antipatica, scorbutica, una pessima ragazza insomma.”continuò.
“Chi ti dice che io non lo pensi tutt’ora?”
“Non faresti male dopotutto.”
Robert parve confuso. “Cosa intendi?”
Kath rimase per qualche istante in silenzio, mentre il suo sguardo vagava per il locale in cerca delle parole adeguate da utilizzare. “Vedi, ti voglio chiedere scusa per il mio comportamento, ma se sono stata così, se sono così, è per diversi motivi.”
“Ma tu ora non..”
“Aspetta, fammi finire.”lo interruppe Kath. “Ho dei motivi per esserlo. Non voglio che tu possa pensare che io sia una maleducata, perché non credo di esserlo, ma non voglio allo stesso tempo che tu possa pensare di poter trovare in me un’amica, perché l’ho capito dal tuo sguardo. E’ ciò che già pensi.”
La situazione si era all’improvviso fatta complicata e Robert stava facendo difficoltà a seguirla. Un minuto prima stavano ridendo e scherzando, un secondo dopo affermava di non poter essere sua amica. Ma che problemi hanno le donne?
“Sei una brava persona, ma io non posso legarmi affettivamente a qualcuno, non posso proprio e so bene come sono fatta.”continuò Kathleen e mormorando quella frase lo guardò in viso, osservando la sua espressione perplessa.
“Un attimo, un attimo..io e te siamo semplici compagni di banco e cosa c’è di male nel fare amicizia? Non capisco.”
“Per te non c'è nulla di male, ma per me si e forse ripensando ad una risposta che ti ho dato,  capirai perchè.”
Detto ciò, si rivestì velocemente e dopo un piccolo sorriso uscì dal locale, lasciando Robert fermo e completamente confuso a causa di quel discorso così criptico e inaspettato.
Guardò  il tavolo, le loro tazze vuote e sbuffò.  "E mi tocca anche pagare ora.”
   
 
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