Capitolo
III
<<
E’ inutile!!!! Sto combattendo una battaglia
persa in partenza! >> Questo pensava il povero Luke
guardando allo
specchio la sua zazzera nera che proprio non ne voleva sapere di essere
pettinata in maniera accettabile.
<<
Tesoro, farai tardi a scuola se non ti sbrighi e, come al solito,
Juliet ti
sgriderà >>
La
voce di sua madre proveniente dalla cucina lo riscosse e
così, presa la
tracolla, si diresse al piano sottostante
sbuffando sonoramente e pensando che, prima o poi, si sarebbe deciso ed
avrebbe
dato un taglio netto ai quei suoi capelli che tanto lo facevano
impazzire.
Dopo
aver afferrato un toast al volo e dato un bacio a sua madre, si
precipitò in
strada dove la ragazza lo stava aspettando impaziente.
<<
Amico mio, sei peggio delle donne! Possibile che ogni mattina ti debba
attendere per almeno dieci minuti?! >>
<<
Scusa Juls, ma non è colpa mia, sono loro i responsabili
>> disse
indicando i capelli corvini << Non
ne vogliono sapere di stare a posto! Mi perdoni,
vero? >>.
L’amica
pensò che, anche volendo, era proprio impossibile
prendersela con lui quando la
supplicava in quel modo e soprattutto la guardava con quegli occhi
verdi
spalancati che lo facevano sembrare un cucciolo desideroso di coccole.
<<
E va bene! Tanto con te è inutile prendersela, riesci sempre
a fregarmi!!! >>
Luke
le sorrise pensando che era proprio un genio.
La
tecnica
del cagnolino coccoloso funzionava sempre ed era frutto di anni ed anni
di
pratica con sua madre.
Da
piccolo, con quella tattica, aveva evitato punizioni troppo severe per
i suoi
piccoli disastri ed ottenuto dolci e caramelle di
cui lui era golosissimo.
Correndo
come pazzi si diressero verso la scuola, la Trenton High,
situata a Middletown,
contea di Monmouth , New Jersey[1].
Per fortuna riuscirono ad arrivare in tempo, chi l’avrebbe sentita altrimenti la Gardner, loro professoressa di chimica.
Affannati
ed arrossati salutarono i loro compagni e presero posto in fondo
all’aula.
Luke, seduto vicino alla
finestra, si perse, come
al solito, nei suoi pensieri quando una
voce, o
più che altro una gomitata di
Juls, lo riscossero.
<<
Write?!, Write?!
Insomma un po’ d’attenzione
>>
<<
Mi scusi professoressa! Stava dicendo? >> fece con il
miglior tono da
allievo pentito e pronto a recuperare.
<< Niente lasciamo perdere!
Sempre il solito
distratto >> disse
e, borbottando tra
sé, riprese a spiegare alla classe.
Per
questa volta se l’era cavata ma doveva stare più
attento, non era raro, infatti,
che si lasciasse andare a sogni ad occhi aperti, che spesso lo
portavano ad
essere rimproverato dagli insegnanti.
Il
punto
è che aveva provato a stare attento ma proprio non riusciva
a non pensare ad un
mondo diverso, fantastico dove ognuno poteva essere liberamente
ciò che era
senza paura di essere deriso e giudicato.
Forse
soffriva di qualche malattia rara che gli impediva di prestare
attenzione, si,
decise doveva essere così!
Ci
rimase
malissimo quando, nell’esporre la teoria a Juls, questa gli
scoppiò a ridere in
faccia senza il minimo ritegno e considerazione.
<< Ahahahahha, una malattia
rara, questa è
bellissima, non riesco a smettere di ridere, ahahahh.. >>
<<
Uffa, la smetti, non è così divertente, potrei
essere gravemente malato e tu
che mi dovresti assistere mi deridi, non è per niente
carino! >> disse
sbuffando ed imbrociandosi
<<
Avanti Luke non sei malato, sei solo distratto e vedere
l’oceano dalla finestra
certo non aiuta a mantenere l’attenzione. Chissà
quante volte avrai pensato di
essere là invece che qua. Forse dovresti provare a cambiare
posto. >>
<<
No e poi no, io adoro vedere quel blue intenso, non posso spostarmi.
>>
Ripensandoci,
però forse Juls aveva ragione, quella mattina si era
distratto proprio per
quello, aveva ripensato a quegli occhi, quelli di Vicki e dello
sconosciuto.
Al
suono
della campanella che annunciava la fine della lezione tutti gli
studenti si
riversarono in strada stando attenti a non investire i bambini delle
elementari,
i due istituti confinavano infatti l’uno con
l’altro.
Sospinto
dalla folla Luke perse di vista Juls e, data la sua ormai proverbiale
goffaggine, sbatté violentemente contro qualcuno.
<< Che male!!!! Scusa! Non
l’ho fatto appo..
>>
Le
parole
gli morirono in gola nel vedere due gelidi occhi blue fissarlo con
disprezzo.
<<
Ancora tu! Moccioso, non è possibile! Dovresti guardare dove
metti i piedi! Adesso
levati di mezzo >>.
Il
“
moccioso” sentendo quell’appellativo e quel tono
arrogante perse veramente la
calma e, memore del torto subito anche la volta precedente,
cominciò ad urlare.
<<
Ma insomma chi ti credi di essere per trattare così la
gente? Avrai al massimo
un anno
più di me e ti comporti come se
fossi il padrone
del mondo. Solo perché sono
un po’ imbranato non hai il diritto d’insultarmi e
inoltre..>> per
prendere fiato e continuare fu costretto a fermarsi e lo sconosciuto ne
approfittò al volo.
<< Ragazzino, ci stanno
guardando tutti, smettila
di dare spettacolo e
spostati non ho
tempo da perdere.
Se
devi sfogare le tue frustrazioni represse su qualcuno evita di farlo
con me.
Comunque
si sei un moccioso e si di nuovo io
mi
sento superiore a te.
Ora se non ti dispiace ho una persona molto più importante con cui devo vedermi quindi ciao e a mai più arrivederci >>. Detto questo si allontanò velocemente mimetizzandosi con la folla e
sparendo
dalla visuale di Luke.
Il
ragazzo
era arrabbiatissimo, i suoi occhi verdi di solito tranquilli e sereni
sembravano un mare in tempesta, aveva il viso arrossato e ansimava per
il
troppo urlare.
In
questo
stato lo trovò Juls che, dopo essersi fatta spiegare quanto
successo, gli
consigliò di lasciar perdere un arrogante del genere e lo
accompagnò a prendere
un gelato.
Rientrato
a casa non smise però di pensare alla discussione avuta e di
quanto lo sconosciuto
lo avesse fatto infuriare.
“
Moccioso”, “ ragazzino” chi si credeva di
essere quel tipo per trattarlo così?!
<<
La prossima volta non se la caverà così
facilmente e vedremo chi è il bambino
tra noi >> pensò, perché Luke ne
era sicuro, presto il destino li avrebbe
fatti rincontrare.
[1] La Trenton High è di mia invenzione. Le altre coordinate geografiche sono veritiere. Un grazie a Wikipedia