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Autore: Yumeji    02/08/2011    2 recensioni
Il rumore di diversi spari attraversarono quel apparentemente tranquilla mattinata di inizio autunno, tingendo di altro sangue i muri del monolocale disabitato.
La vita "tranquilla" di Arthur verrà distrutta, Francis però lo vuole vuole aiutare. Ma il nostro inglesino accetterà mai di lavorare con un investigatore francese squattrinato specializzato in casi paranormali?
[Scusate per il ritardo, mi impegnerò per riprendere la storia tra breve ^^ ]
Genere: Avventura, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Caso n23: La ricerca del figlio illegittimo!

Caso soprannaturale number 1: Le misteriose scomparse del College Santa Isa

Parte 1 di 3(ancora non ne sono sicura)...?



- Finalmenteeeee eccoci qui: “College Santa Isa”! Guarda Arthur c’è persino un targa dorata- indicò entusiasta Francis, saltellando allegramente come un bambino di fronte alla vetrina di un negozio di giocattoli, mentre indicava vittorioso l’insegna dell’edificio,
- Si, si la vedo...- rispose esausto l’inglese seduto su una panchina, leggermente sudato e con il fiatone, era dal mattino presto che giravano in quei borghi alla ricerca di quello stupido college.
Chi mai avrebbe pensato di trovarlo nell’angolo più stretto e oscuro della piazza denominata “Santa Isa martire” che era poi anche la santa a cui l’università/college era dedicato.
Insomma, era uno degli edifici scolastici più importati della città, non potevano renderlo almeno un poco più evidente?
I due “investigatori” (se cosi si potevano chiamare), ci erano passati davanti per ben tre volte prima che l’inglese, al limiti delle forze, crollasse giusto sulla parete dove, sotto una spesso strato di luridume causata dalle intemperie e dall’inciviltà, Francis aveva notato la famosa targa.

Arthur osservò attentamente il collega, non comprendendo dove avesse trovato tutta quella energia per correre come un idiota da una parte all’altra della piazza alla disperata ricerca di una macchina fotografica, a cosa gli serviva poi?
Ne trovò una usa e getta a 21,60€ ad un edicola poco distante, che ovviamente comprò a prezzo pieno come il più stupido dei turisti.
- Cosa ci vuoi fare con quella?..- gli chiese sbuffando Arthur, scuotendo una poco la testa rassegnato, come aveva potuto farsi fregare da quel giornalaio? Ma infondo era solo colpa di Francis, visto che stava nella sua natura il straordinario talento di sprecare denaro inutilmente.
Il francese lo guardo stupito a quella domanda, infilandosi al contempo le macchinetta in tasca,
- Oh, Arthur, Arthur..- lo chiamò con fare melodrammatico, e subito l’inglese si pentì di aver aperto bocca, -... Non posso credere che tu sia cosi ingenuo da non intuire cosa si nasconde dietro la parola College e Università- continuò, recitando la parte del professore amorevole che tentava di spiegare un semplice ragionamento al suo allievo più tardo (una volta Arthur lo aveva beccato a provare quelle posizione davanti allo specchio),
- Vediamo, opportunità?..- tirò ad indovinare l’inglese vagando con lo sguardo, cercando una qualunque cosa che potesse salvarlo da quel supplizio.
- Esatto fiorellino!- esclamò contento Francis, stupendo l’altro, forse stava per incominciare un discorso serio? -... College ed Università significano entrambi opportunità, ma anche “esperienze”- un sorriso malizioso si dipinse sulle sue labbra, cosi da far ben intendere al partner dove volesse andare a parare,
- No, no, no! Non voglio ascoltare un'altra della tue lezioni sul... SUL- tentò di fermarlo l’inglese, ma pronunciare solo “quella” parola, gli risultava piuttosto difficile e, anche se ci fosse riuscito, Francis aveva già attaccato con il suo monologo, quindi nulla lo avrebbe più fermato,
-  Non lo sai, è qui  che le menti assetate di conoscenza cercano qualcosa di nuovo. Soltanto qui, i ragazzi e le ragazze, le aprono volontariamente a persone che possano istruirle ma, soprattutto, è il luogo in cui i giovani sperimentano finalmente le “piacevolezze” più profonde della vita!!!- iniziò a gridare il francese preso dall’emozione causata dai propri pensieri, mentre le vari immagine di dolci fanciulle gli riempivano la mente, non aveva ancora varcato la soglia del College Santa Isa, ma era sicuro che dietro a quel piccolo cancello in ferro a misura di una normale porta, vi avrebbe trovato il proprio Eden.

- Se con uno dei tuoi atteggiamenti causerai dei fastidi alle studentesse, o intralcerai anche solo di poco le indagini, giuro che ti strappo quella tua lingua da rana- fu la minaccia dell’inglese, il quale rimase fermo, immobile, avvolto completamente da un minacciosa aura viola, da cui partì un luccichio minaccioso che si rivelò essere il suo sguardo, non sembrava voler ammettere obbiezioni,
-O-kay...- balbettò Francis immobilizzandosi bruscamente, aveva già visto una volta quegli occhi, qualche mese prima, nel giorni in cui gli aveva proposto di lavorare con lui, e ne portava ancora i lividi.


[Stesso momento, altro luogo]
Tutto era nero. Oscurità e tenebre più totali.
Non ricordava come fosse arrivato sin lì, ne dove si trovasse esattamente quel lì.
In realtà, non capiva neppure se era all’interno di in una stanza, non c’era nessuna luce a schiarire, anche solo di poco, l’ambiente intorno a lui.
Era confuso e gli doleva la testa, ma cosa gli era successo?
Il suo sguardo vagò incerto alla ricerca di un qualunque indizio per capire dove fosse, ma tutto ciò che vide fu solo il buio più totale, “talmente denso da poterlo toccare”.
Pensò mentre alzandosi poso la mano su un rivestimento duro e liscio.
Toccare?..
Aveva appena trovato una parete!
Un leggero e incerto sorriso si dipinse sulle sottili labbra del ragazzo, certo, quella non era poi una grande scoperta, ma già gli dava un poco sicurezza, magari, se andava a tentoni, si sarebbe imbattuto in una finestra o, se era fortunato, in una porta.
Il giovane avanzò lentamente, tenendo sempre una mano appoggiata al muro, come se si volesse aggrappare ad esso, divenuto all’improvviso la sua unica ancora di salvezza per non sprofondare nel panico più totale.
Non che lui temesse l’oscurità, fosse chiaro!
Solo che una forte inquietudine gli invadeva il petto, addentrandosi sempre più in profondità nel suo animo ad ogni istante trascorso, aveva la sensazione di poterne rimenare ingoiato, era solo questione di tempo.
Nella sua testa un orologio immaginario teneva il conto dei secondi passati.

Tic, tac. Tic, tac...

Continuo a camminare alla cieca, temendo cosa potesse sbucare da un momento all’altro da quelle tenebre, le quali solo attendevano un passo falso per divorarlo con loro fauci, per allungare le mani su di lui e soffocarlo in un opprimente abbraccio.

No, il giovane voleva allontanarsi il più in fretta possibile da quel buio.

Era però strano per lui ritrovarsi a desiderare cosi tanto la luce del sole, quando essa lo aveva sempre ferito, i suoi occhi erano sempre stati troppo sensibile per poter osservare pienamente un cielo sereno, ma in quel momento il ragazzo non desiderava altro che potersi perdere con lo sguardo in quell’acceso azzurro, fregandosene altamente se poi non ci avrebbe più visto per qualche ora.

Avrebbe voluto vederlo ancora una volta.

- Andiamo, non posso mica rimanere qui per sempre..- pensò ad alta voce, cercando di spezzare quell’assordante silenzio in cui l’oscurità lo soffocava, nemmeno avvertiva il suono dei propri passi.
Dalla sua gola però non uscì alcuna sillaba e la cosa gli risultò al quanto strana, era sicuro di aver parlato...
C’era qualcosa di strano in quella totale mancanza di suoni. Qualcosa di inquietante.

Un orribile sensazione attraverso il ragazzo, il quale si immobilizzo, come paralizzato mentre il panico pian piano cominciò a prendere possesso di lui.

-No... Non può essere-  si ripeteva con voce tremante, la quale però non gli raggiunse le orecchie.

Molto lentamente, scosso da un violento tremore, il giovane allontanò la mano dalla parete, la sua unica salvezza, per portarla verso il proprio viso.
Quello doveva essere solo il frutto della sua suggestione, non poteva essere reale. Cercava di convincersi.


Ma nel punto in cui avrebbe dovuto esserci l’occhio, trovo l’incavo dell’orbita vuota.




[College/Università Santa Isa]
Il brivido che investì Arthur non prometteva nulla di buono, anzi, preannunciava grossi guai all’orizzonte. Forse in previsione della denuncia per molestie del quale sarebbe stato accusato Francis, se non avesse smesso di fotografare il sotto gonna di ogni studentessa che avesse osato indossare quello specifico indumento.
- Se... sei un maniaco!- lo insultò per l’ennesima volta l’inglese, facendosi largo per il lungo corridoio del chiostro, trovatosi oltre l’entrata della scuola, doveva ammettere che non si sarebbe mai aspettato di poter trovare un paradiso simile oltre quella piccola soglia.
Aveva avuto la sensazione di attraversare un magico varco (più in stile Alice, nel paese delle meraviglie, che in Narnia) quando si era trovato davanti lo splendido giardino, perfettamente curato, che componeva il chiostro le cui mura erano di un rosa pastello e le colonne di un bianco candido, doveva essere molto antico, nonostante le continue manutenzioni lo tenessero in perfetto stato.  -... Datti una calmata stupid frog, questo è pur sempre un ex-monastero- gli ricordò trovandosi a dover trascinare il collega per il colletto della giacca, l’inglese non ne capiva il motivo, ma un forte senso in colpa lo investiva passando di fronte ai bassorilievi che componevano una parte delle pareti, i quali con ogni probabilità raccontavano la storia della santa martire alle quale l’università era dedicata.
In qualche modo Arthur si sentiva colpevole del comportamento del collega, non si sentiva affatto a suo agio, osservato con rimprovero dallo sguardo accusatore di quelle figure stilizzate. - Muoviamoci, abbiamo un appuntamento con il preside tra... Due ore e mezza fa!- esclamò inorridito, non si era accorto fosse cosi tardi, mentre Francis continuava imperterrito a scattare foto ad ogni ragazza che passasse, non prestandogli alcuna attenzione, perso nel suo mondo composto di dolci ragazzine piene di invitanti promesse...  
-Fuck!- si lasciò sfuggire Arthur, erano in ritardo, estremamente in ritardo. Era la prima volta che mancava un appuntamento, e quello stupido francese non ne sembrava per nulla turbato!

- Senti è solo colpa tua se siamo cosi in ritardo, quindi cerca di prendere un’espressione mortificata!- ordinò severo l’inglese al collega, il quale mostrava un evidente ematoma sulla fronte, non che Arthur lo avesse picchiato. Semplicemente, il francese aveva sbattuto “accidentalmente” la testa contro lo stipite di una porta a causa della sbadataggine dell’inglese, il quale gli aveva fatto “inconsapevolmente” lo sgambetto,  facendo cosi fare una brutta fine alla sua adorata macchina fotografica, che finì a terra, per poi essere calpestata ripetutamente da Kirklad, che si dimostro “sinceramente” dispiaciuto (in questo  caso le parole racchiuse tra “virgolette“ esprimo il contrario di ciò che realmente intendono).
- Dai, mio fiorellino non arrabbiarti, infondo non sono stato io a sbagliare strada per ben  quattro volte- lo corresse con un dolce sorriso Francis, aveva un che di ridicolo con quella macchia violacea in mezzo alla fronte, ma il suo fascino non sembrava esserne intaccato,
- S...se qualcuno non avesse pe-perso l’indirizzo saremmo arrivati subito!- replicò Arthur sulla difensiva, un poco rosso in viso, sapeva non essere solo colpa del francese se erano arrivati in ritardo, “infatti, potevano rendere l’entra un po’ più evidente!” si disse Arthur, per nulla al mondo avrebbe ammesso un suo errore, soprattutto se questo avrebbe significato dar ragione all’altro.
- Ehm-ehm...- una terza voce si aggiunse al loro piccolo bisticcio, tossendo un paio di volte per attirare la loro attenzione,
- CHE C’è!?!- chiesero bruscamente i due investigatori voltandosi con un espressione tutt’altro che amichevole verso la fonte quei suoni, trovandosi cosi di fronte un cucciolo di orso polare.

- M..ma che?- balbettò Arthur incredulo di fronte al pupazzo, non capiva chi avesse parlato, e solo quando avvertì dei singhiozzi si accorse della timida e tremolante figura nascosta dietro l’adorabile peluche,
- A-h... - cercò di parlare lo sconosciuto, occultando sempre il volto,
- Eh? Scusa ma non riesco a sentirti- fece sempre l’inglese, provando ad avvicinarsi, ma l’altro arretrò, probabilmente ancora spaventato dal mondo in cui i due l’avevano accolto. L’estraneo tentò di allontanarsi, andò però a sbattere contro Francis, che intanto  gli si era spostato alle spalle,
- Scusa ma mi piace vedere il viso delle persone quando gli parlo..- gli fece gentilmente, rubandogli con un gesto rapido e veloce il cucciolo d’orso dalle braccia.
- Uh..?- fu la modesta reazione di stupore fatta dal ragazzo dai dolci capelli colore del miele e lo sguardo dalle tinte del cielo, leggermente perso nel ritrovarsi privato delle sue uniche mura difensive.
- Allora tu chi saresti..?- gli domandò Francis sempre in tono gentile, ad Arthur però non sfuggì il lungo sguardo che gli aveva lanciato, studiando in ogni minimo dettaglio quel timido ragazzo dai lineamenti un poco femminei, dalla felpa con la scritta Canada sul petto, di come minimo due misure più grandi, e dagli occhiali dalla montatura sottile, ai pantaloni da tuta grigiastri e alle scarpe da ginnastica assai consumate.
A molti quel vestiario avrebbe fatto sembrare trasandati e sciatti, ma allo sconosciuto donavano invece un aria tenera, quasi adorabile, e probabilmente era anche a causa del pupazzo che si portava a presso. Per l’inglese fu facile intuire i peccaminosi pensieri di Francis, “Ma anche con gli uomini???” si chiese sconvolto, ma nemmeno più di tanto, e non gli sembrò per nulla strano l’aver capito immediatamente le intenzione del collega, infondo non era che quel minuscolo cervello da rana potesse pensare a molte cose.  
- Ma...Matthew Williams- si presentò il ragazzo  rimanendo molto intimorito, mentre il suo volto prendeva un colorito molto vicino al porpora,
- Bene Matthew, volevi dirci qualcosa?..- chiese il francese chinandosi un poco sul giovane, sorridendogli maliziosamente.
Se non fosse stato impossibile Arthur avrebbe potuto giurare di vedere del fumo uscire dalla testa del povero Matthew, ritrovatosi all’improvviso preda di quel pervertito di un vinofilo,
- Ehm.. Si, ecco..- si ritrovò a balbettare il ragazzo portando fisso lo sguardo a terra, evitando di incrociare quello di Francis, mentre questi gli stava cosi vicino da poter mescolare i propri respiri.
- Sapresti indicarci l’ufficio del preside?- intervenne di colpo l’inglese, allontanando in malo modo il collega da Matthew, evitandogli cosi un collasso e lasciandogli modo di riprendere fiato.
- Ah! È... è proprio di questo che volevo avvisarvi, purtroppo la signora preside oggi è assente a causa di un problema imprevisto...- spiegò trovando un poco di sicurezza e riuscendo a guardare in faccia Arthur togliendo finalmente gli occhi da terra, anche se evito di portarli sul francese, il quale lo osservava come se volesse divorarlo, - Per oggi ha affidato a me l’incarico di occuparmi della scuola, quindi, sempre se a voi non causa troppo disturbo, sarò io a rispondere alle vostre domande- continuò riuscendo persino ad accennare ad un piccolo sorriso.
- Ha affidato la scuola a te!?- chiese l’inglese un poco dubbioso, come aveva potuto lasciare l’intera università in mano ad uno studente?
- Di solito è cosi che succede, se manca il preside, il potere va al vice-presiede- rispose candidamente Matthew, visibilmente più tranquillo,
- MA QUANTI ANNI HAI!?- esclamò stupito Arthur, per poi cercare di darsi un contegno, - No, scusi, ma cioè, la preside ti... ehm, vi ha parlato di noi?- gli risultava difficile credere che non fosse un semplice studente,
- Oh, non dovete scusarvi, in realtà me lo domandano in molti, ho trent’anni e si, la preside mi aveva avvertito dell’arrivo di due investigatori per la scomparsa di Carriedo. Visto il modo in cui vi aggiravate per la scuola e dai vostri discorsi ho pensato che foste voi- spiegò,
- Dai nostri discorsi?..- intervenne Francis, ritenendo di essere rimasto zitto anche troppo allungo, stringendo a se ancora il peluche di orso polare di Matthew,
- Si, durante il tragitto dal chiostro a qui, vi ho sentito parlare più volte della sparizione Carriedo e, visto che la sua scomparsa dovrebbe essere un segreto, sono veramente in pochi ad esserne a conoscenza. Per logica ha pensato foste voi i due detective che attendavamo oggi- rispose, ritrovandosi un po’ esitante a rispondere, visto che la domanda gliel’aveva posta Francis.
Matthew non ne sapeva il motivo, ma lo sguardo di quel francese gli lasciava addosso una strana inquietudine.
- Co...come dal chiostro a qui..?- fece Arthur,
- Ah, scusate, so che non è bene origliare, ma è da quando siete entrati che sto cercando di attirare la vostra attenzione- si scuso con un profondo dispiacere Matthew chinando un poco il capo, cosi da non notare lo stupore che aveva suscitato nei due detective, i quali sconvolti si chiedevano come avessero potuto non accorgersi prima della sua presenza.


- Bene, questa è la stanza di Carriedo- gli mostrò Matthew  fermandosi davanti ad una delle tante porte in legno scuro, del tutto identiche fra loro se non per il diverso numero inciso su ognuna di esse, -... La divideva con un altro ragazzo, ma di recente questo si era diplomato e stavamo ancora cercando qualcuno disposto ad occupare una doppia- spiegò,
- Quindi adesso la occupava solo lui- affermò Francis sorridendo affabile, osservando con interesse il numero diciannove che contrassegnava la porta.
Avevano dovuto fare un lungo cammino tra aule, lunghi corridoi, moltitudini di scale e giardini (quel luogo era enorme!), per finalmente raggiungere gli alloggi degli studenti, una fatica non da poco, visto che i due investigatori continuavano a camminare sin da quel mattino presto.
In qualche modo quel luogo ricordò a Francis il suo breve soggiorno a Venezia, nel quale, nonostante vi avesse trascorso solo una settimane, era riuscito ben ad imprimersi nella mente le varie strade, vicoli, borghi, piazze, nei quali più volte si era perso, difatti doveva essere stato l’unico turista al mondo a non essere riuscito a raggiunge ne San Marco, ne Rialto, nonostante tutte le strade di Venezia portassero lì.*
E visto le sue strade complicate e tortuose il college/università Santa Isa gli sembrava il luogo perfetto in cui perdersi.

Un lungo corridoio in cui era affacciate una moltitudine quasi infinita di porte, Arthur non trovava altro modo per descrivere l’alloggio degli studenti in cui Matthew gli aveva condotti dopo quella lunga scarpinata. In realtà non c’era molto da descrivere, le pareti erano quasi completamente spoglie se non per qualche finestra a rischiare ad intervalli regolari il corridoi, le pareti erano di un anonimo bianco panna e le stanza stavano sulla destra. L’inglese si chiedeva se tutti gli studenti abitassero cosi, ma era ben più sicuro del contrario. Quelle erano le stanza dei “poveri” dei ragazzi e delle ragazze che dovevano lavorare per pagarsi la retta d’iscrizioni, i quali non avevano paparino a sborsare per loro, o che erano stati graziati da una borsa di studio.
Nonostante suo padre ne avesse la possibilità Carriedo si ritrovava a vivere in un posto simile? Ma forse era stato proprio lui a scegliere di non accettare più aiuto da quel l’uomo. Non lo considerava neppure un padre...
“Cavolo, lo sto facendo di nuovo!” Arthur si prese la testa fra le mani, scacciando quei pensieri, non poteva lasciarsi andare a simili fantasia. Lui di quel Antonio Fernandez Carriedo non sapeva ancora nulla, anzi, era andato lì per scoprirlo, non era il momento di farsi preda di un ragionamento simile. Come gli erano potuti venire in mente certi pensieri?
- O..ora vi apro- fece Matthew distraendo l’inglese da domande del quale al momento non conosceva ancora la risposta, - Vi pregherei di avvertirmi se avete intenzione di portare via qualcosa, finirei nei guai se qualche oggetto sparisse a mia insaputa- disse mentre portava le chiavi alla serratura e solo quando urto con la mano la porta si rese conto che questa era già aperta, - Co..?- non riuscì neppure a domandarsi il vicepreside, - Eppure ero sicuro di aver chiuso- aggiunse con un filo di voce, pensiero.
- Permette?- intervenne Francis scostandolo con gentilezza, - Scusi ma non sappiamo chi potrebbe essersi introdotto nella stanza- aggiunse facendogli l’occhiolino e il suo sorriso da scena,
- Muoviti ad aprire quella porta!- lo invitò invece Arthur, non riusciva proprio a sopportalo quando si comportava da cascamorto e, soprattutto, il viso di Matthew aveva ripreso la sua accesa tonalità rosata.
- Okay, okay, tranquillizzati..- gli rispose in tono calmo l’altro, cosa che fece agitare ancor di più il suo collega,
- Io sono calmo!- esclamò l’inglese, ma ad un tono troppo alto perché la sua affermazione venisse presa per vera,
- Si...- commentò poco convinto Francis -... se lo dici tu-
- Apri quella porta!- si ripete Arthur con l’aggiunta di Matthew (si, purè Canada è capace di perdere la pazienza) e sta volta il francese obbedì senza aggiungere altro.


Il gruppo dei tre rimase senza fiato trovandosi di fronte ad uno spettacolo tutt’altro che rassicurante.
La stanza era un completo disastrato, tanto da poter pensare vi fosse esplosa un bomba al centro, o meglio, all’interno della armadio al ridosso della parete, visto i vari vestiti ad occupare quasi completamente il pavimento, abbastanza da non riuscire più a vedere di quale colore fossero le piastrelle. Per non parlare della sporcizia e delle varie cartaccia sparse un po’ ovunque. Il mobilio non era molto, come del resto ci si aspettava in quei genere di alloggi: un letto a castello stava dalla parte di stanza opposta alla loro e, a parte l’armadio a due ante, c’era solo un scrivania di fianco alla porta, ricoperta di cianfrusaglie, e un cestino stracolmo.
- Sembra stessero cercando qualcosa..- commentò Arthur entrando per primo nella stanza, Francis sembrava abbastanza schifato a quella vista, nonostante lui stesso provocasse un luridume simile,
- No, in realtà è sempre stata cosi..- lo corresse timidamente Matthew, - Carriedo preferiva usare l’armadio a sua disposizione per tenere i libri scolastici- gli spiego dirigendosi verso di esso e spalancandolo, rivelando cosi una serie di volumi tenuti con tanta cura da sembrar risplendere di luce proprio, tanto che Arthur ne fu accecato, -...I suoi vestiti sono tutti sparsi perché non aveva altro posto dove metterli e perché ne  lui ne il suo precedente inquilino erano famosi per fare le pulizie- continuò sorridendo inconsapevolmente alle proprie parole, reazione subito notata dal francese, ancora esitante sulla soglia,
- E allora per cosa erano famosi?- chiese avvicinandosi, seppur con una enorme riluttanza al vicepreside,
- Ah... Scusate, so che non è bene parlare male di persone non presenti, ma possiamo dire che la loro condotta non fosse poi molto esemplare...- gli rivelò mostrandosi un poco titubante, portando ancora una volto lo sguardo a terra,
- Nel senso che non erano bravi studenti?- insistette Francis, mentre l’inglese, ripresosi dalla vista dei libri e trattenendosi fortemente per non toccarli, girovagava per la stanza alla ricerca di qualcosa, anche se non sapeva ancora bene “cosa”,
- Se si parla di voti, i loro risultati erano eccellenti, ma più volte hanno portato scompiglio tra i loro coetanei con scherzi vari, spesso di pessimo gusto, una volta ad esempio hanno sono passati di stanza in stanza rubando la biancheria intima di tutte le ragazze, persino della preside, non sono stati espulsi solo per ordine di piani più “alti”...- volle sottolineare, sistemandosi gli occhiali scivolatogli sulla punta del naso,  -... e hanno fondato un club non idoneo alla nostra università, difatti non è ancora conosciuto come tale- aggiunse con aria distratta, o apparentemente tale.
- E di cosa trattava questo club?- continuò a chiedere il francese, ormai era abbastanza sicuro che il suo adorabile orsacchiotto (cosi l’aveva soprannominato nella sua mente) stesse nascondendo qualcosa,
- è un club di occultismo, anche se definirlo club è una parola grossa, è composto da soli tre membri, ed anche per questo che non è stato accettato quando hanno proposto di crearlo- rispose Matthew stringendo il peluche restituitogli da Francis poco prima nel corridoi.
Intanto Arthur seguendo il suo intuito, anzi, la sua immensa fortuna, trovò dietro ad un enorme ammasso di vesti, alti più o meno quanto lui, urtati per errore e quindi adesso riversi sul pavimento insieme ai loro compagni, una seconda porta, “questo deve essere il bagno” ipotizzò aprendo la soglia nello stesso momento in cui il suo collega diceva:
- Se due componenti erano Carriedo e il suo compagno di stanza, chi era il terzo?-
- Arhg!!- esclamò l’inglese finendo di colpo a terra, facendo voltare entrambi gli altri occupanti della stanza verso di lui.

- Ma...che?- fece Arthur ritrovandosi a pochi centimetri dal viso il naso umido di un cane, stupendosi nel ritrovarsi poi a fissare gli occhi dell’animale di un inteso verde, simile al suo. Aveva il pelo corto di color caramello e le orecchie basse, di piccola taglia, era di certo un meticcio, per quanto Arthur ne potesse capire dalla sua posizione. – Qua...qualcuno me lo potrebbe togliere di dosso..?- chiese passati diversi secondi, eppure era sicuro che Francis e il vicepreside fossero ancora nella stanza,
- Ehm... Verrei volentieri ad aiutarla, se il vostro collega si decidesse a lasciarmi andare..- si offrì Matthew, ritrovatosi all’improvviso, con le braccia del francese strette al collo, mentre questi in lacrime gli si spostava alle spalle, costringendolo ad avanzare,
- Whaaa! Mandalo via!!- piagnucolò Francis, terrorizzato e con le lacrime agli occhi,
- Se mi muovo rischio di farlo scappare stupid frog, muoviti invece a prenderlo!!- gli ordinò non capendo il suo comportamento, - Matthew lei sapeva se Carriedo avesse un cane?- chiese continuando a fissare il cagnolino,
- Non è permesso tenere animali all’interno dell’università- sentenziò il vicepreside,
- Lo immaginavo..- commentò l’inglese, -Francis, fuck, ti decidi a muoverti?!?-
- I-io odio i cani!!- replicò questi in preda al panico più totale,
- CoSA?!?- urlò Arthur stupito, alzandosi di scatto senza neppure accorgersene, ma spaventando cosi la povera bestiola, la quale schizzo a tutta velocità fuori dalla stanza, attraverso la porta rimasta aperta.

- Perché non mi hai mai detto una cosa simile?!- saltò su Arthur come una furia, alzandosi completamente in piedi, andando incontro al povero francese ancora visibilmente scosso o, più semplicemente, fingendosi tale come scusa per non separarsi da Matthew, che teneva ancora stretto tra le proprie braccia,
- N-on ce ne è mai stata l’occasione...- sminuì Francis, facendo cosi solo aumentare la rabbia dell’altro,
- è questo il motivo per cui ho dovuto introdurmi io nella casa del boss mafioso per conto di un clan nemico..?- domandò l’inglese rabbuiandosi, brutto segno per il suo collega, il quale cercò inutilmente di usare Matthew come scudo umano,
- Ehm... I doberman mi fanno paura- ammise colpevole, tanto era già morto, almeno non avrebbe avuto pesi sulla coscienza.
- Tu..!- gli ringhiò, nel vero senso della parola, Arthur, dal cui viso si poteva ben vedere quando fosse infuriato, nei suoi occhi verdi si potevano intravedere i fulmini che avvertivano l’arrivo imminente di una tempesta.
Matthew si trovò a tremare di fronte a quello sguardo, nonostante non fosse lui il destinatario di quella rabbia.

- Sesel... La terza componete del club è Sesel, una ragazza del primo anno, la riconoscerete subito, tiene i capelli sempre raccolti i due lunghe codine- gli rivelò infine il vicepreside, conducendoli alla classe dove di solito si trovava la giovane nelle ore prive di lezioni, il laboratorio di chimica, materia del quale (gli aveva sempre spiegato Matthew) Sesel non era assolutamente interessata, ma di cui aula era sempre libera, visto che dopo un brutto incidente non era più possibile fare esperimenti senza la supervisione di un professore. – M-mi dispiace lasciavi soli, ma io adesso ho impegni al quale non posso assolutamente ritardare... Scusatemi- si congedò poi Matthew, lasciandoli sulla porta della classe. Nonostante il percorso non fosse stato troppo lungo sta volta, Francis e Arthur erano comunque esausti, il secondo soprattutto perché aveva usufruito di tutte le proprie energie per sfogarsi sul francese e il primo ovviamente perché gli risultava difficile camminare con tutti quei lividi.

- Uhm..?- il francese si era fatto stranamente pensieroso da quando avevano cominciato a dirigersi lì, ed era divenuto piuttosto taciturno, per uno capace di parlare anche sottacqua,
- Cosa c’è?- gli domandò Arthur sbuffando, sperava che non avrebbe tirato fuori un’altra delle sue stupidaggini, o in un futuro molto prossimo si sarebbe trovato il volto talmente pesto da vergognarsi a uscire di casa,
- Lo so che Matthew non ci ha neppure detto il cognome di questa ragazza, ma dalla descrizione (per i codini), credo di averla già incontrata...- gli rivelò dubbioso Francis,
- Bene, allora tu stai fuori- sentenziò secco l’inglese,
- Non pensare male! Non ho mica detto che ci sono andato a letto!!- si difese, intuendo subito il ragionamento fatto dal collega,
- E perché non l’avresti fatto? Non respirava..?- commentò ironicamente Arthur incrociando le braccia al petto e guardandolo con astio, come normalmente faceva quando non gli credeva,
- Guarda che dico sul serio, l’ultima volta in cui l’ho incontrata doveva aver avuto tipo otto anni... Io non sono pedofilo!- cercò di convincerlo, sentendosi offeso quando l’altro continuò a fissarlo in quel modo del tutto diffidente. – Smettila! Magari non si tratta neppure di lei!- esplose infine decidendo di aprire finalmente la porta, lo fece però con troppo impeto ritrovandosi a perdere l’equilibrio e finendo addosso ad una giovane studentessa dalla corporatura minuta che stava per uscire dalla stanza.
Finirono entrambi a terra.

- Tutto bene?- domandò Arthur rimanendo sulla soglia, perché lui era stato investito da un cane mentre quella stupid frog finiva incontro ad una splendida ragazza? La cosa gli faceva un po’ rabbia, ma di certo non avrebbe mai invidiato quel francese.
Si preoccupò nel non ricevere risposta, passava per Francis, ma se avesse ferito la ragazza... L’inglese evitò di pensarci, rischiava già di non poter arrivare alla fine del mese.

- Fran-cis..?- balbettò stupita la giovane dopo un attimo di stordimento, trovandosi a fissare un volto che gli risultò subito familiare,
- Bonjour, Sesel...- la salutò con un leggero nervosismo questi cercando di sorriderle, con ben pochi risultati, -... è da un po’ che non ci vediamo- commentò,
- Si, e una denuncia per aggressione mi sembra un bel modo per risaldare la vostra amicizia- si aggiunse acidamente Arthur, facendo notare al collega come stesse ancora sovrastando la ragazza, impedendole di rialzarsi,
- Non ha tutti i torti visto come mi sei saltato addosso- parlò lei ridendo divertita, ovviamente non aveva preso sul serio il suggerimento dell’inglese.
Francis si sposto dandole modo di rimettersi in piedi, era davvero minuta, notò l’inglese, e con quei capelli lunghi, scuri, racchiusi in due codine con dei nastri legati a fiocco di un intenso rosso, ricordava una bambina e il suo fisico magro di certo non l’aiutava. Come Matthew non dava assolutamente l’idea di essere il vicepreside, Sesel sembra una studentessa di massimo terza liceo, piuttosto che un’universitaria.
Aveva la pelle scura, abbronzata dal sole, e due grandi occhi nocciola, quindi come molti degli altri  studenti frequentanti il collegio non era della zona, ne di quello stato, realizzò Arthur, cosa di cui Francis era già a conoscenza visto che l’aveva incontrata in precedenza.
- Allora Sesel, ti trovo bene...- disse Francis, portandosi un braccio dietro la testa, -Ah.. e mi dispiace per quello che è appena successo- continuò evidentemente imbarazzato.
“La conosce sul serio, non le ha nemmeno guardato sotto la gonna, ne ha provato a sollevarle il golifino..” pensò l’inglese, stupendosi di vedere l’altro in quelle condizioni davanti ad una ragazza,
- Saltando i convenevoli (se volete parlare andate a prendervi un caffè al bar) Sesel, scusa ma ti dobbiamo fare alcune domande- li interruppe bruscamente mettendosi fra loro,
- Chi è il tuo amico tanto simpatico?- lo ignorò completamente lei continuando a sorridere divertita mentre si rivolgeva a Francis,
- Ah, ma che maleducato avevo dimenticato le presentazioni- esclamò il francese tornando quello di sempre, con tanto dei suoi gesti melodrammatici da prima donna, - Mia cara Sesel, ti presento Arthur Kirklad, ma tu chiamalo purè fiorellino...- Francis ignorò deliberatamente l’occhiataccia di questi, il quale avrebbe potuto incenerendolo in quello stesso istante, e continuò - è il mio collega, adesso  stiamo investigando sulla scomparsa di un certo Antonio Fernandez Carriedo, da quello che ci ha detto il vicepreside facevate parte dello stesso club- gli spiegò brevemente e non gli sfuggì come lo sguardo della ragazza si spalancò leggermente al pronunciare il nome del coetaneo, irrigidendo di colpo le spalle.
- Piacere sig. Kirklad..- si rivolse educatamente Sesel ad Arthur, sorridendogli gentilmente, cosa che fece un poco arrossire l’inglese, felice di non essere stato chiamato con quello stupido soprannome da lei, - Sono contenta che Francis abbia trovato qualcuno su cui poter contare abbastanza da farlo diventare un proprio collega- aggiunse portando gli occhi nocciola sul francese, ma sembro come se un barlume di timore le avesse attraversato lo sguardo, non sembrava più molto felice della sua presenza come lo era un attimo prima.
- Allora Sesel, sei d’accordo se ti facciamo qualche domanda?- gli chiese gentilmente Francis,
- C-certo! Intanto sediamoci lì- acconsentì indicando allo stesso tempo dei banchi in fondo alla classe.

- Confermi di far parte dello stesso Club di Carriedo?- fu la prima domanda che i due investigatori le fecero,
- Si, anche se il nostro Club dell’occulto non è stato riconosciuto dalla scuola- rispose Sesel,
- E perché?..- continuò Francis, in piedi di fronte a lei, la quale aveva preso posto su un banco, l’inglese intanto se ne stava in disparte ad ascoltare quell’”interrogatorio amichevole”, prendendo appunti sulle risposte della ragazza,
- Perché vi sono iscritti solo tre studenti, me compresa- disse, spiegando ciò di cui il vicepreside Matthew li aveva già informati,
- E a parte te e Carriedo, chi è il terzo membro?- a quelle parole Arthur alzò di scatto lo sguardo dal blocco degli appunti (lo porta sempre cose per ogni evenienza) e osservò incuriosito il collega, Matthew gli aveva detto che l’altro membro del club era l’ex compagno di stanza di Carriedo, ma non ne aveva mai rivelato il nome, li aveva semplicemente informati che aveva lasciato l’università una vola finiti gli studi, un paio di mesi prima della scomparsa di Antonio.
- Si chiamava Gilbert Beilschmidt, m… ma lui non c’entra nulla con la scomparsa di Tonio!- si affrettò a sottolineare Sesel, presa da un leggero panico al solo pensiero del ragazzo, “perché usa il passato?” si chiese l’inglese, annotando il pensiero, comprendeva che questo Gilbert avesse lasciato l’università, ma era successo d’appena due mesi, non era un po’ presto?
- Si lo sappiamo, ma erano compagni di stanza, potrebbe avere qualche idea su dove è adesso. Tu sai per caso dove si trova, adesso?- la rassicurò Francis, ma la ragazza sembrò comunque molto tesa annuendo leggermente,
- L-lui e tedesco, è tornato in Germania dal fratello. Non so precisamente dove sia, ne ho modo per contattarlo, come avete detto voi era il compagno di Antonio non il mio… Non mi ricordo neppure in quale città vive suo fratello- disse vagando incerta con lo sguardo.
- Sai magari il nome del fratello?- intervenne Arthur d’impulso, dimenticandosi chi dei due stesse facendo le domande, difatti Francis lo guardò alzando un poco il sopraciglio, segno che ne era stato infastidito,
- Ludwig, si chiama Ludwig- rispose Sesel annuendo con la testa,
- Forse con il suo nome riusciremmo a risalire ad un indirizzo e ad un numero di telefono- spiegò l’inglese al proprio collega, il quale aveva spostato l’attenzione su di lui e sul suo blocco, probabilmente si era accorto dell’oggetto solo in quel momento,
- No!- saltò in piedi la ragazza, visibilmente agitata, - Non chiamatelo, vi prego!- li supplicò quasi urlando, accorgendosi troppo tardi del proprio errore. Un leggero sorriso si dipinse nuovamente sulle labbra di Francis, non era mai stata brava a nascondergli qualcosa, non se la prese, non avrebbe potuto con lei e le fece cenno di sedersi, Sesel obbedì tenendo la testa bassa, colpevole.
Un silenzio pesante calò per qualche minuto nella stanza.
- Bene- fu seccò il francese prendendo un aria severa,  -… Sesel adesso vorrei chiederti se sai qualcosa sulla scomparsa di Carriedo, e quanto sai di lui, nonché cosa fate precisamente quando il vostro club si riunisce- fu molto diretto Francis, andando finalmente al sodo, - So che magari la cosa ti rende nervosa, ma qualunque cosa ti venga in mente potrebbe aiutarci a scoprire che fine ha fatto-
- O-okay- fece lei, il suo atteggiamento era drasticamente cambiato da quando erano entrati nella classe, se prima era gioiosa e solare, ora il suo sorriso era scomparso e si torturava nervosamente le mani, insicura e un poco impaurita, – M…ma dovete promettermi che troverete anche gli altri. Noi non ci siamo riusciti- aggiunse evitando di incrociare il loro sguardi, prima di sollevare gli occhi da terra mostrando un espressione amareggiata ma risoluta.

E Arthur ebbe la netta sensazione che da quel momento le cose si sarebbero complicate non poco e, purtroppo per lui, non si sbagliava.



[Altro momento, altro luogo]
Lacrime di cenere e sangue bagnavano il pavimento di una stanza ingoiata dalle tenebre, la sua figura inciampò, mentre l’oblio intorno a lui si faceva sempre più opprimente.
Non riusciva a vedere.
Non riusciva a sentire.
Non riusciva a parlare.
Quale differenza c’era dall’essere morto, ora che non era più in grado di fare nulla? Ormai privo di qualunque cosa?
Neppure i ricordi gli erano più concessi.
Chi era? Dov’era?
Ma il dove ha davvero una qualche importanza quando non sai neppure chi sei?

Presto. Presto, me ne devo andare!

Questo era l’unico pensiero della sua mente.
Pensiero divenuto ormai ossessione,
e forse era quella la sua unica speranza.  
   
 
 

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* Avete presente i cartelli con su scritto San Marco, Rialto e ti indicano entrambe le direzioni?

Saalve gente, mi scuso con chiunque mi segua per la lunga attesa, e voglio sottolineare che non ho abbandonato questa FF, semplicemente mi sto dilungando nello svolgersi della trama (e che sto aspettando che "una certa persona", me lo commenti >.> )
Bhe, Non ho altro da aggiungere se non ancora scusarmi per l'immenso ritado (SORRY xP )
Cmq spero che questo capitolo vi sia piaciuto (avete natato che parla un sacco?), diciamo che finalmente Arthur e Francis hanno iniziato le loro indagini e inseguito (nel prossimo cap) le cose entreranno nel vivo (teoricamente la ricerca di Antonio dovrebbe concludersi con la terza parte, quindi abbiate un po di pazienza, GRAZIE ^^)

Commentate, PLEASE
Alla prossima,

bye-bye ;-)))


  
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