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Autore: suni    03/08/2011    8 recensioni
Rivisitazione in chiave semiseria dell'amicizia più epica e struggente della saga, incentrata sulle piccole grandi debolezze dei legami. Quelle che li rendono unici.
S'era già al quinto anno, all'animagia, all'epoca d'oro dei Marauders; e si erano già create nel piccolo gruppo delle dipendenze e degli equilibri coriacei, che non si potevano più annientare. L'episodio non fu facile da superare, né privo di lunghi strascichi, ma col passare dei mesi si riavvicinarono tutti e quattro e all'inizio del sesto anno, dopo l'estate della fuga di Sirius da Grimmauld Place, si riunirono ad Hogwarts alla maniera di sempre, con abbracci traballanti, pacche vigorose, spintoni e una cascata di risate.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Imperfetto



Non era perfetto. Non lo era mai stato.
Per cominciare, lui e James avevano sempre litigato molto. Era una cosa che la gente non notava, vedendoli sempre insieme, sempre presi a ridere di chissà cosa – di qualcosa che gli altri non avevano il diritto di condividere, che apparteneva soltanto a loro. Pensavano tutti che la loro amicizia avesse un che di adamantino, priva di difetti come la superficie divinamente levigata di uno specchio. Ma le imperfezioni c'erano e quello specchio era rotto in più punti, irti di cocci affilati che tagliavano come lame di coltelli. Si davano addosso spesso, in maniera anche brutale. Avevano due caratteri difficili – testardi, orgogliosi, arroganti e senza freni inibitori – e personalità dominanti che non potevano evitare di cozzare. Nessuno dei due si era mai preoccupato di poter ferire l'altro quando gli diceva esattamente quel che gli passava per la testa senza troppi giri di parole, senza il minimo tatto; e ne nascevano bisticci epici che rovesciavano tutto il dormitorio, scazzottate notturne, piccole e grandi ripicche dispettose che sfioravano la crudeltà deliberata, lunghi e logoranti silenzi.
Ma ognuno di quegli scontri nasceva dalla volontà comune di confrontarsi senza maschere. Dietro ciascuna di quelle frizioni anche feroci c'era il desiderio di una cristallina trasparenza, la più pulita onestà reciproca. In nome di quell'aperta schiettezza della loro amicizia, lui e James erano capaci di farsi le cose peggiori. Potevano scontrarsi per qualunque ragione, dalla più insulsa alla più importante: un modo sgradevole di russare poteva diventare fonte di prese in giro e poi di insulti, una risposta brusca buttata fuori al mattino presto era il pretesto per un solenne fuoco incrociato di recriminazioni, e via dicendo fino ad arrivare alle più grandi problematiche, come lo scherzo a Snape del quinto anno o l'atteggiamento menefreghista di James nel periodo in cui cominciò a fare coppia con Lily. Per cose simili erano capacissimi di arrivare senza problemi a farsi del male fisico, oltre che umiliarsi vicendevolmente a parole.
Sapevano diventare gretti, meschini, indifferenti. Non si ponevano limiti in nessun campo, quando possibile, e tanto meno in quel legame in cui nessuno a parte loro due aveva il diritto di mettere regole e paletti. Se volevano insultarsi fino a trovarsi con le lacrime agli occhi, lo facevano. Anche senza essere entrambi d'accordo. Una volta Remus, entrando in dormitorio di ritorno dalla biblioteca, aveva trovato James che marciava avanti e indietro per la stanza, continuando a vomitare improperi, e Sirius acquattato nel suo baldacchino, rannicchiato su se stesso, intento a fingere disperatamente di non piangere. Non aveva emesso verbo, quella volta, e non solo perché era conscio che sarebbe stata una pessima idea: Snape era quasi morto appena un mese prima e lui si sentiva ben poco propenso a difendere il rampollo dei Black, al quale a stento rivolgeva la parola. Non c'era comunque niente da dire, impossibile fermarli.
James e Sirius potevano sbranarsi e prendersi a calci per qualunque cazzata. Lui in quelle occasioni diventava sordo e muto e faceva finta di non esistere, avendo imparato che c'era ben poco che potesse fare quando i suoi due amici si davano contro e che intromettersi in quel duetto sarebbe stato, oltre che inutile, controproducente: le probabilità che si coalizzassero per rivoltarsi contro chi s'infilava tra loro, foss'anche come paciere, erano sempre alte. Peter invece diventava una massa tremolante d'inquietudine, non solo perché nei loro litigi vedeva ogni volta la possibilità di un vero screzio, una rottura, ma soprattutto perché temeva sempre che in qualche modo il battibecco potesse degenerare, allargarsi e finire per trascinare in mezzo anche lui.
Sirius aveva sempre trovato quella prospettiva pusillanime sul mondo abbastanza insulsa. La sua insofferenza verso la facilità di Peter al panico non era mai stata un mistero. Alle volte gliela faceva pesare, più spesso lo trattava con vaga condiscendenza, consapevole dell'abisso tra il suo sfrontato coraggio, al limite dell'incoscienza, e la pigra codardia dell'amico. Tra lui e Peter Pettygrew non c'era un rapporto realmente paritario, come accadeva del resto anche a James e Remus. Prima la differenza era stata lampante in termini di sicurezza e parlantina, poi a quei fattori si era aggiunto quello estetico – Sirius, uno dei ragazzi più belli e popolari della scuola, e Peter, un biondino scialbo e grassottello che nessuno avrebbe notato senza quegli amici – e infine, con gli anni, si era radicata sulla consapevolezza che Sirius, semplicemente, era più portato per quasi tutto.
Tra loro due c'era comunque qualcosa di abbastanza spontaneo, lo stesso rapporto che potrebbe crearsi tra un fratello maggiore non troppo paziente, ma comunque indulgente, e il fratellino un po' timoroso. Sirius non si tirava mai indietro quando c'era da dare una mano a Peter, che fosse per un compito difficile o per le prese in giro di qualche Slytherin. Riceveva in cambio una schietta ammirazione e la sicurezza di poter contare su pareri onesti e consigli sinceri. Grossomodo, le stesse cose succedevano tra Peter e James, con l'unica differenza che quest'ultimo aveva una tendenza a scherzare con un po' più complicità insieme a Peter. La sua buffa goffaggine aveva presa immediata sul carattere di James, molto più comprensivo di quanto non desse a vedere. Il caso di Remus invece era del tutto diverso, perché lui con Peter non aveva davvero nulla in comune: tra gli altri tre, con tutte le differenze del caso, c'era il denominatore comune di un certo gusto per la goliardia che in Remus era quasi del tutto assente. Nel suo caso si trattava piuttosto del fatto che Remus Lupin era orrendamente buono, onesto e gentile – tranne quando gli prendevano i cinque minuti – e perciò non poteva che prendere in simpatia l'altro ragazzino. Peter gli chiedeva aiuto per studiare e non ci fu mai una sola volta in cui si vide Remus rifiutare.
Il suo caso, comunque, era diverso in ogni senso. Se Peter era entrato nella piccola brigata per il semplice fatto di essercisi appiccicato come una cozza allo scoglio, lo stesso non valeva per Remus Lupin. La sua presenza in mezzo al Marauders diventò sempre più difficile da far risalire a un capo. Quasi non ricordavano più com'erano diventati così amici: Remus stava molto sulle sue, al principio, legava un po' solo con Frank Longbottom.
Poi Sirius si era messo a punzecchiarlo, senza una vera ragione, solo perché a suo avviso studiava troppo; e James naturalmente gli era andato dietro, perché c'era un fatto importante che aveva influenzato il primo periodo della loro amicizia e in parte tutto il suo evolversi, ed era che Sirius era più vecchio degli amici. Era nato l'anno prima rispetto agli altri, pochi giorni dopo Halloween – e il suo ventiduesimo compleanno, ancora non lo sapeva, sarebbe stato in assoluto il peggiore giorno della sua vita – e quella insignificante differenza d'età, per dei bambini, era qualcosa di imponente, che generava una certa soggezione. Sirius era più grande e James voleva impressionarlo, in quelle prime settimane; e quando col trascorrere del tempo quella manciata di mesi sparì nella loro percezione, rimase comunque qualcosa di quel meccanismo.
James era il leader fattivo dei Marauders: era lui che dirigeva quasi tutte le loro iniziative, per quanto sensato potesse essere parlare di gerarchie in un gruppo di ragazzini anarcoidi e libertari; James era l'ingranaggio che lanciava il movimento. Ma il motore immobile era Sirius: era Sirius che dava il la alle loro giornate, era per il suo compiacimento che spesso il quartetto si metteva in moto; e perciò al quinto anno James fu capace di prendere Snape e sventolarlo per aria con le mutande in mostra semplicemente perché Sirius aveva detto che si stava annoiando.
E sempre per questo, quando Sirius decise di indispettire Remus Lupin James gli andò appresso, e Peter dietro. Remus era un cosetto pallido e smilzo, non tanto alto per la sua età – e lui, Sirius, era uno di quei bambini nati già proporzionati, quelli che l'infanzia non ferisce nelle dimensioni, che l'adolescenza non deforma. Invece quell'altro aveva un divisa che sembrava fatta di stracci e passava tutto il suo tempo sui libri, libri che a James sembrò molto divertente far finire per caso nel letame di unicorni dietro la capanna di Hagrid.
Remus non lo trovò altrettanto spassoso. Non si vendicò, per non scatenare una faida che l'avrebbe visto in posizione di netto svantaggio, né si lasciò strapazzare senza reagire per poi ritrovarsi in camera con degli aguzzini. La prese di petto, alla Gryffindor. Aspettò d'incontrare James da solo e gli propose una sfida a scacchi magici. Era molto bravo, perché ci giocava sempre con suo padre, e lo stracciò giocando così bene che il piccolo Potter ne rimase ammirato. La breccia era aperta.
Sirius continuò a rimanere molto sulle sue, inizialmente. Ad influenzarlo era anche quel certo classismo che gli derivava dall'educazione familiare. Remus era figlio di una Muggle e in più era, indubbiamente, povero; a Sirius era stato insegnato a riconoscerla, la povertà, dai vestiti, dalle scarpe, dai piccoli oggetti di ogni giorno: piume d'oca vecchie e rovinate, libri usati, calzini rammendati; il suo occhio era stato allenato a cogliere quelle caratteristiche e a rifuggirle. Lo sviluppo della loro amicizia fu più lento e graduale, circospetto, ma anche al settimo anno c'era una buona metà degli studenti della scuola che si domandava come potessero, quei due, essere amici. I loro caratteri erano dissimili, i loro gusti completamente differenti, le loro maniere di porsi diametralmente opposte.
Era quella, la forza della loro amicizia: non erano quasi mai d'accordo su nulla, ma non perdevano mai la voglia di sapere perché. La loro interazione era a metaforici spintoni e diatribe curiose. Il rispetto reciproco se lo guadagnarono non nel modo automatico e immediato di Sirius e James, ma con l'evidenza dei fatti: per Sirius, Remus iniziò ad apparire in una luce positiva quando, durante uno sfortunato pomeriggio in biblioteca in cui alcuni Slytherin che lo conoscevano dall'infanzia si sedettero nel tavolo accanto fingendo di non vederlo, Lupin borbottò semplicemente che per fortuna c'è gente capace di staccarsi dal branco di chi ha paura di essere quel che è – e allora Sirius ignorava che il rimprovero era rivolto anche un po' a se stesso. In quella stessa occasione la replica allegra di Sirius, se non altro io ho cominciato a capire per conto mio cosa mi sembra davvero importante, fece sì che l'opinione di Remus su di lui cominciasse a farsi migliore. Si trasformò in stima vera e propria in settembre, dopo lo smistamento di Regulus, occasione in cui si accorse che nella testa caotica e disorganizzata del suo compagno Pureblood albergava effettivamente una capacità sottile e appassionata di esercitare in maniera critica e autonoma le facoltà di pensiero. L'indipendenza non gli faceva paura, anche quando comportava difficoltà.
Da quel momento in avanti era cominciato a diventare impensabile per entrambi privarsi del piacere di una compagnia tanto interessante come quella di qualcuno così diverso da sé. Remus con i suoi libri e la sua cultura, il suo sguardo acuto, la sua moderazione, la capacità di riflettere sempre prima di agire; e Sirius tutto il contrario, l'impeto, la sicurezza, il muso duro con cui si imponeva e il candido modo di essere irriflessivo. Erano le cose per cui si davano ai nervi a vicenda e al tempo stesso le qualità che più li univano proprio perché non erano comuni a entrambi. Per tutta la durata della loro amicizia non avevano mai smesso di essere mortalmente curiosi l'uno dell'altro e, inconsciamente consapevoli di come la loro profonda alterità potesse costituire una debolezza, erano sempre riusciti a punzecchiarsi a vicenda senza mai sfociare nell'alterco aperto.
Anche James non litigò mai veramente con Remus, nonostante non facessero che prendersi in giro scherzosamente per tutta la giornata; ma James era diverso da Sirius, il suo atteggiamento provocatore era dovuto non all'insicurezza di chi si sente ingiustamente denigrato ma ad uno spirito giocoso e forse un po' egoista. Figlio unico di due genitori per cui era la pupilla degli occhi, educato in modo libero, James era sfacciato per il puro gusto di esserlo, in modo impudente e senza macchie, e Sirius adorava quella mancanza di ombre che tanto spesso riusciva a contagiare anche lui.
Lui e Remus litigarono seriamente una sola volta e fu sufficiente a riequilibrare anni di screzi soffocati sul nascere: dopo lo scherzo a Snape della Stamberga mancò poco che non spezzassero completamente il filo che li legava. Ma s'era già al quinto anno, all'animagia, all'epoca d'oro dei Marauders; e si erano già create nel piccolo gruppo delle dipendenze e degli equilibri coriacei, che non si potevano più annientare. L'episodio non fu facile da superare, né privo di lunghi strascichi, ma col passare dei mesi si riavvicinarono tutti e quattro e all'inizio del sesto anno, dopo l'estate della fuga di Sirius da Grimmauld Place, si riunirono ad Hogwarts alla maniera di sempre, con abbracci traballanti, pacche vigorose, spintoni e una cascata di risate.


Prongs, non lo so come fai ma sei più noioso di Ruf.”
Sirius sbuffò, mentre parlava, e non c'era la minima nota scherzosa nella sua voce.
Ma vai a cagare, va', che ti ho sopportato per tutta l'estate,” brontolò l'interlocutore con una smorfia.
Tu mi hai sopportato? No, io ho tollerato le tue ciance senza senso, amico,” ribatté Sirius scrollando la testa, prima di voltarsi con gli occhi sgranati verso Remus, accoccolato sul proprio letto. “Tu e Peter non potete capire cosa significa stare ad ascoltarlo blaterare sulla Evans per settimane, senza nessun altro che lo distragga,” aggiunse con sguardo cupo.
Almeno io non mi sono lamentato dei miei genitori per mesi. Sembrava di stare a sentire un moccioso,” replicò James senza scomporsi. “Io parlo di ragazze, se non altro.”
Non di ragazze. Magari!” disse languido Sirius, sprofondando nel baldacchino. “Parli solo di una. Ed è pure insoffribile.”
Non la è affatto,” si difese James piccato. “E' meravigliosa, e io uscirò con lei,” affermò con un sorriso sicuro.
Ma piantala,” lo zittì Sirius senza cerimonie. “Quella ti odia, potesse ti annegherebbe nel Lago Nero,” sentenziò ironicamente.
Lei non ha ancora capito,” affermò James con un certo fanatismo.
Sei tu che non hai capito,” rispose Sirius con una mezza risata. “Moony, diglielo tu che sei il cervello,” aggiunse, con un cenno del capo in direzione del licantropo.
Remus soffocò un sorriso dietro le pagine di un libro.
Non so se mi va di infierire, Pad,” disse scherzoso.
Siete due poveri stolti,” sbottò James incrociando le braccia. “Lily si renderà conto di quanto siamo perfetti insieme. Vedrete,” insistette annuendo.
Sirius gettò indietro il capo in una risata scettica.
E' andato avanti così per tutta l'estate,” sospirò.
Beh, tu invece...”
Io cosa?”
Tu non hai fatto che parlare male di genitori. Davanti ai miei. È stato imbarazzante,” osservò James, vagamente recriminatorio.
Non parlavo mica di loro!” protestò Sirius. “Lo sanno.”
E grazie tante! Continuavi comunque a dire le peggiori cose possibili su madri e padri, come se fossero mostri orrendi. E anche i miei sono madre e padre, sai? Potevi anche...”
“Potevo cosa?” lo interruppe Sirius freddo.
Beh, non so, magari ricordarti che esiste qualcosa al di fuori di te, per dire.”
Ho! Ma senti chi parla!” lo accusò Sirius alzandosi a sedere. “Proprio tu, Prongs! Messer Io-sono-il-centro-dell'universo!”
Remus si schiarì la voce, sprofondando dietro il manuale e cercando invano riparo dietro le tende – ahimé – spalancate del suo baldacchino.
Cooosa?” ululò James esterrefatto. “Ma se sculetti in giro per la scuola come se fossi l'essere più figo del mondo!”
Almeno non mi pavoneggio con quel Boccino del cazzo!”
Per forza, sei troppo impegnato a ravviarti i capelli,” ridacchiò malignamente James.
Perché io ce li ho normali,” si stizzì Sirius. “E non parliamo di quando tu ti metti a sistemarti i capelli. Ti si vede anche dall'altro lato del parco!”
Oh! Oh, oh, mi dispiace, Pad, se ti rubo la scena!” disse James con tono esagerato. “Scusami, anzi, perché non vai a cercare di far ammazzare un altro studente per riprendertela?”
Sirius sgranò gli occhi, le guance inondate da una sfumatura che tendeva allo scarlatto e lo sguardo mediamente omicida.
Fottiti, Potter!” ringhiò lanciandogli il cuscino. “E poi sei stato tu a fare l'eore, quella volta!”
L'eroe? Non ci tenevo affatto!” sbottò James. “Moony!”
Remus strinse la presa sul libro. Non era consueto che lo interpellassero direttamente, quando i toni si surriscaldavano a quel modo. Poteva essere pericoloso, soprattutto con quel particolare argomento di conversazione.
Non voglio prendere parte a questa discussione,” azzardò girando pagina, mite.
Sirius levò gli occhi al cielo.
E ti pareva.”
Remus spostò lo sguardo su di lui, la fronte che si aggrottava in maniera interrogativa.
Oh, andiamo!” protestò James. “Questo stronzo...” ribadì riferendosi a Sirius, che gli scagliò un'occhiata oltraggiata trattenendo il prurito della voglia di mollargli un pugno.
Sul serio,” insistette Remus.
Figuriamoci se prendi una volta una posizione,” sbuffò James corrucciato.
Come?” lo interpellò Remus accigliandosi.
Ma sì, cazzo,” intervenne Sirius, sbuffando. “Sempre misurato. L'unica cosa su cui esprimi pareri decisi è il fatto che sei uno sfigato perché quel tizio ti ha morso.”
Tremila anni fa,” puntualizzò James.
Vaffanculo, Sirius. E anche tu.”
Remus si alzò lentamente in piedi, dignitoso, e voltò loro le spalle per imboccare la porta.
Ma non te la puoi prendere! Merlino, è vero!” lo trattenne Sirius infervorato. Già il campanello d'allarme suonava nella sua testa, ricordandogli la sua cronica incapacità di pesare le parole.
E proprio perché non me la voglio prendere preferisco andarmene,” lo zittì Remus con tono controllato. “E lasciarvi ai vostri edificanti passatempi.”
Non ebbe nemmeno il tempo di chiudere la porta dietro di sé che il battibecco riprese, con maggior veemenza.
Sei un coglione, lo hai fatto incazzare!” inveì James.
Io? Ma sei tu che l'hai messo in mezzo!”
Sì, e tu l'hai trattato con la simpatia di un Bubotubero infilato nel retto.”
Sarai tu, il Bubutubero infilato nel retto! Dovevi lasciarlo in pace!”
Remus imboccò le scale senza perdere di vista la pagina del libro, con l'ombra di un sorriso indulgente congelata ai lati della bocca. Non passarono cinque minuti prima che da dov'era sparito lui comparisse un Peter piuttosto allarmato dal baccano, venuto a cercare un libro scomparso. La fattura Orcovolante lanciata da James su tutt'altra traiettoria lo mancò di pochi centimetri.
E che cavolo, però!” protestò indispettito, sbattendo gli occhi acquosi con fastidio. “Ragazzi, occhio, eh!” stridette infiammandosi, prima di battere decorosamente in ritirata.
Ma bravo, ammazzalo!” urlò Sirius con sarcasmo.
Con una fattura Orcovolante? Sei veramente una sega, se ti stende così poco!”
Beh, ora vediamo se stende!”
Volarono un paio di incantesimi e qualche fattura di grosso calibro. Così James sparì sulla torre di astronomia finché non fu abbastanza certo che tutti dormissero, Peter andò a letto di cattivo umore, Remus si crogiolò nel dormiveglia meditando propositi punitivi nei confronti dei suoi due migliori amici e Sirius si barricò dietro le tende del baldacchino senza più emettere verbo.
E poi l'indomani mattina, quando scese a colazione, James e Peter erano già a tavola, mezzi addormentati nelle tazze ancora perfettamente piene, e come al solito lui mollò un bel coppino sul collo del suo migliore amico, che reagì con una cucchiaiata nelle costole regolamentare. Ridacchiarono entrambi mentre Peter borbottava qualcosa di poco chiaro su come fossero tutti quanti schizofrenici, prima di mettersi a ridere anche lui dimostrando brillantemente la teoria appena esplicitata. Remus comparve dopo tre nanosecondi, fresco di doccia e perfettamente sveglio, e si sedette in mezzo a loro senza apparentemente badare a quell'ilarità.
Un bel tè è quello che ci vuole,” sentenziò con un sorriso soddisfatto.
Giusto,” bofonchiò Peter.
James annuì insonnolito.
Sirius fu il primo a portarsi la tazza alle labbra, dando una lunga gollata e adocchiando una ciambella particolarmente panciuta. Peter inzuppò una fetta imburrata nel proprio tè con latte e poi ne prese un bel sorso, e James come suo solito riuscì quasi a svuotare la tazza in un sol colpo.
Il primo a reagire fu di nuovo Sirius, che si fece bianchiccio e poi verdognolo mentre un sapore ancor più disgustoso di quello delle Tuttigusti al vomito gli stordiva le papille gustative, poi James scoppiò in un violento attacco di tosse da soffocamento, intervallato da brevi conati.
Remus continuò a sorbire il tè con aria perplessa, osservandoli a turno.
Tutto a posto, ragazzi?”
Peter, dapprima allibito, ridacchiò sputacchiando briciole.
Bas...tardo,” ansimò James senza voce all'indirizzo del licantropo.
Non ho capito?” ribatté educatamente Remus, prima che una manata di Sirius si schiantasse sulla sua schiena, mentre il proprietario boccheggiava nel tovagliolo.
Peter si mise a ridere senza grande comprensione, intanto che Remus sogghignava dietro la tazza. James prese a bere freneticamente acqua fresca, sperando così di scacciare quell'immondo sapore, mentre Sirius optava per l'alzarsi dalla sedia e andarsene decorosamente a rigettare in un bagno.
Bestia...di merda,” tossicchiò giallognolo. Ma già gli veniva da ridere, nonostante tutto.
James lo raggiunse due minuti dopo, si piegò sul sanitario e scatarrò qualcosa di disgustoso.
Direi che ha preso una posizione,” sentenziò Sirius filosofico.
Scusa, credo di stare per morire,” gemette James con ribrezzo.
Non temere, Prongs, ci sono qua io,” lo rassicurò Sirius con fierezza.
Ora sì che ho paura,” disse James scettico, e già ricominciava a ridacchiare.


No, tra loro non era mai stato perfetto, di quella perfezione inattaccabile da fiaba. Era proprio quella qualità d'instabilità burrascosa, in continua evoluzione, a costituire la più grande e preziosa bellezza del loro legame, e fu proprio quella la prima cosa che i Dementors gli portarono via. Negli anni dopo Azkaban i ricordi di Sirius relativi a quel periodo della sua vita erano piani e armoniosi, falsati da un rivestimento patinato di sentimentalismo. Fu soltanto nel momento in cui le sue spalle sfiorarono il tessuto del velo che Sirius per un istante ricordò com'era stato davvero, appena prima che il buio lo inghiottisse.
Si portò via l'imperfezione con un sorriso ancor più acceso sulle labbra.


   
 
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