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Autore: Vitriolic Sheol    03/08/2011    3 recensioni
Facciamo una scommessa... cosa potrebbe succedere se sul banco di gioco metto quattro ragazzi molto speciali, un'Organizzazione, una città mistica, un compito "fuori dalle righe" ed una giovane donna tanto misteriosa quanto affascinante?
Sono aperte le scommesse, puntate quanto volete... attendo recensioni e commenti!
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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2.
Low of Solipsism



Edimburgo , Gran Bretagna. 22 gennaio 2006

Chi per primo avesse vagliato con lo sguardo l’ambiente che si presentava ai suoi occhi, avrebbe come prima considerato la penombra nel quale il luogo permeava. Dopo, ai suoi occhi sarebbe arrivata l’imponente immagine di due librerie in prezioso legno di ciliegio, alternate a tre grandi finestre gotiche con i vetri lavorati secondo lo stile liberty, colme di volumi antichi ed estremamente preziosi. Davanti a queste, una scrivania molto grande dello stesso tipo di legno delle scansie, colma di libri, fotografie, oggetti personali ed una macchina da scrivere, il tutto illuminato da una piccola abat-jour dal gambo in ottone ed il paralume rettangolare di un intenso verde all’esterno e bianco all’interno. Frontalmente alla scrivania ed alle rispettive sedute, un piccolo divano in pelle marron bruciato con due poltrone ed un tavolino, facevano da preludio ad una porta lignea, intarsiata e dal pomello finemente lavorato.

Ed in tutta questa semioscurità, in tutto questo silenzio, un respiro interrompe la staticità. Un respiro regolare, calmo, cadenzato… il respiro dell’uomo seduto a quella scrivania, intento a sfogliare le pagine di un quotidiano.

Di colpo, due colpi secchi sul legno.

    “Si?”

Una figura maschile entra, timorosa quasi della revenzialità che quel luogo ispira.

“Ha letto il quotidiano di oggi, signore?”

“Siete di fine intuito Marshall; il vostro tempismo mi sorprende.”

“E’ riprovevole ciò che quella gente può arrivare a compiere per ottenere ciò che vuole…”

“Non vi scandalizzate Marshall, quella gente –come voi la definite- ha stretto con noi un patto ben chiaro. E non mi pare che il resto del mondo attui misure più morbide quando deve ottenere qualcosa. Piuttosto… è tornata la squadra di esplorazione a Canterbury?”

“Si, signore… è tornata da circa due ore.”

“Perfetto… la loro efficienza non si smentisce. Fateli accomodare nella sala delle riunioni ed annunciate che sarò lì a breve per ricevere aggiornamenti su ciò che hanno scoperto.”

“Come desidera, signore.”

“A proposito… il ragazzo è ancora alle prese con lo studio che gli ho dato?”

“Certo signore, non lo abbandona nemmeno la notte…”

“Benissimo… convocate anche lui nella sala delle riunioni.”

“Sarà fatto signore.”


***

La sala delle riunioni, altro non era che un immenso spazio ovale decorato in stile vittoriano, con immensi arazzi di tutte le epoche e di tutti gli stili artistici, ospitante al momento quattro individui; due girovaganti per la stanza in modo distratto, gli altri comodamente seduti sulle poltrone. Che quello non fosse un quartetto “ordinario”, lo si poteva dedurre anche solo dandogli uno sguardo disattento: poggiate ai braccioli delle sedute vi erano armi di ogni genere, da balestre di foggia simile a quella medievale, pistole, piccole lame rotanti, proiettili di vario genere e quanto altro ancora che sarebbe troppo lungo da elencare e troppo difficile da spiegare. I quattro non dimostravano più di venticinque anni e con le loro cromature corporee balzavano subito all’occhio, sia per tale motivo, sia per la loro avvenenza.

“Bah! Ho sempre odiato aspettare, quanto ci vorrà ancora prima che il capo ci possa ricevere?!”

Uno dei due compagni, placidamente seduto, gli rispose con voce tranquilla, benché velata di un tono leggermente canzonatorio.

“Non fare il bambino Mihael, l’organizzazione ed il capo hanno grane ben più importanti tra le mani…”

Il ragazzo appellato con il nome di Mihael, scostò dal volto una ciocca di capelli color del grano con fare stizzito, rivelando i grandi occhi azzurri colmi di impazienza.

Siamo stati due settimane in quella fogna di base segreta a Canterbury, abbiamo rischiato la pelle ogni singolo minuto, e ti aspetti anche che sia calmo e rilassato?!”

D’un tratto, una terza voce si aggiunse alle altre due che, sebbene giovane, era resa leggermente arrocchita dal fumo di sigaretta.

“Light ha ragione, non potevamo aspettarci d’essere ricevuti con tutti gli onori e con tanto di tappeto rosso… e poi, che fretta abbiamo?”

Mihael riservò all’amico un occhiata torva, inarcando il sopracciglio.

“Oh, certo, il tuo mondo viaggia alla moviola, vero Mail?”

In tutta risposta, il ragazzo scosse la testa, provocando come una piccola onda di capelli rosso fiamma, per poi posare lo sguardo verde bosco sull’esile figura del biondo.

“Sei troppo nervoso per i miei gusti, e poi lo sai che odio quel nome… voglio che mi si chiami Matt.”

“Beh, senza dubbio il nome Matt è senz’altro più figo… le ragazze faranno a gara per averti..”

“Mmmh, quanto acido in quella lingua… sicuro di non essere in quel periodo del mese?”


Nel sentire la frecciatina, Light cominciò a ridacchiare, cosa che fece ulteriormente accigliare Mihael.

“Brutto idiota, ora te lo faccio vedere io il peri…”

“Se volete picchiarvi, fatelo pure, ma in silenzio… non riesco a dormire.”


A quella quarta voce, le altre tre si acquietarono facendo sprofondare nuovamente nel silenzio la stanza; occhi di cielo, bosco e bronzo si riversarono all’unisono su un angolo della stanza, dove sdraiato su un lungo tavolo vi era un ragazzo dai folti e scompigliati capelli neri, le braccia sollevate ed incrociate sotto il capo, gli occhi serrati che non aveva minimamente dischiuso, nemmeno per rivolgersi ai litigiosi compagni. Sorridendo sornione e voltando ancor più la testa verso di lui, Light gli si rivolse.

Oh, Lawliet… allora sei ancora con noi. Non si capiva che eri sveglio.”

“Infatti è così. Dormo.”

“Su un tavolo da salotto?”

“Io ti ho mai detto qualcosa del fatto che ascolti Donna Summer?”


Il ragazzo castano rispose in una risata argentea.

Bene o male, le presentazioni dei quattro giovani sono state fatte. Mihael, Matt, Light e Lawliet, la più efficiente e funzionale delle unità di esplorazione, gli agenti meglio preparati ed addestrati di tutta l’organizzazione, in un’età che andava dai 23 ai 25 anni avevano scalato con velocità impressionante tutta la gerarchia delle truppe di esplorazione, divenendo così i migliori, il quartetto da ammirare e da prendere come riferimento.
D’un tratto, la grande porta della sala si aprì, rivelando due figure; un uomo sui 70 anni, con capelli e folti baffi completamente grigi ed un ventenne, vestito con pantaloni neri e camicia azzurro chiarissimo, dai folti capelli bianchi  ed intelligenti occhi grigio scuro.

“Guarda, guarda…” pensò silenziosamente Mihael “il piccolino ne ha fatta di strada; segretario del pezzo grosso.”

Quasi in sincronia, l’esile ragazzo albino si slanciò in un timido saluto.

“Salve ragazzi, sono contento che siate tornati…”

I quattro, gli risposero prontamente.

Non poté proseguire oltre la conversazione, dato che il signore anziano aveva appena preso la parola.

“Signori, benvenuti nuovamente all’Organizzazione; come ben saprete, io sono Quillsh  Wammy, l’uomo a capo di tutto questo.”

Essendo uno tra i più grandi per età del quartetto, Light prese la parola.

LI= E’ un piacere rivedervi…a cosa dobbiamo questo incontro?

WA= Vedo che non perdete tempo… bene, è un’ottima cosa. Seguitemi, dunque.

Leggermente stupiti da tanta immediatezza, si incamminarono con lui verso un corridoio; ne percorsero molti altri, oltrepassando agenti come loro, segretari, ricercatori e quant’altro che non mancavano di salutarli. Quando si accorsero di stare scendendo ad un piano interrato, complice l’indizio delle pareti che dall’intonaco ocra passavano alla pietra viva, non poterono trattenere quella domanda che, a nome di tutti, pose Matt.

MA= Il piano interrato, signore? La cosa deve essere molto importante allora…

WA= Esattamente, e non volendo indugiare oltre, inizierò subito la spiegazione. Voi sapete bene, di cosa si occupa l’Organizzazione, vero?

MI= Certo… da circa sei secoli, si occupa di mantenere l’equilibrio tra il mondo umano e quello occulto…

WA= Precisamente… e sapete altrettanto bene, che per farlo ci siamo alleati con la corte di uno dei clan più numerosi, con migliaia e migliaia di figli e figlie sparsi per tutto il mondo.

LA= La corte di Praga… vampiri.

Quillsh Wammy, sorrise leggermente, mentre immetteva il codice elettronico per aprire l’ennesima porta.

WA= Noi preferiamo chiamarli “Lunari”, a riprova dell’astro che li protegge; ma Lawliet ha ragione, il clan di Praga è l’ultimo rimasto, benché sia il più potente e prolifico… per anni, secoli, hanno vegliato il mondo assieme a noi, stringendo alleanze, giochi politici ed altro. La loro gerarchia è praticamente identica a quella della nostra Organizzazione, i loro sovrani, Medeos e la sua consorte Thyra, sono a capo di un’efficiente congrega che conta più di 6500 abitanti nella sola Praga…

LI= Per cosa siamo stati convocati, dunque?

Nel mentre di questo discorso, erano giunti a destinazione, in una grande sala rettangolare, con i muri di pietra a vista e colma di sofisticati computer ed apparecchiature elettroniche di ogni genere. Schiacciando uno dei tasti, Quillsh Wammy fece comparire in un grande schermo televisivo ultrapiatto, decine di documenti e fotografie.

WA= Negli ultimi due anni, l’obiettivo principale dei Lunari è stato quello di tenere a bada la razza dei licantropi, specie da sempre avversa ai vampiri e coinvolta in una faida che si protrae da più di ottocento anni… tuttavia, la guerra parve fermarsi quasi di colpo, nel giorno del 15 novembre 1921, per motivi a noi ancora oscuri. Leòn, il capo del più temuto clan mannaro, finalmente era stato ucciso… e con lui, l’orda dei licantropi si disperse, indebolendosi come una fiammella sotto i colpi del vento. Sono trascorsi 85 anni da quella notte, ma l’antica faida si mostra restia a morire assieme a Leòn; abbiamo scoperto che alcuni esemplari di licantropi, molto più potenti degli “antichi”, in quanto capaci di trasformarsi senza più curarsi dell’influsso della luna, sta portando avanti il folle progetto a cui Leòn dedicò quasi due secoli della sua vita…

MI= Ossia?

WA= Ossia creare il leggendario Ibrido…. una creatura mitologica che si dica essere metà vampiro e metà licantropo… un mostro incontrollabile, dalla forza e dai poteri racchiudenti quelli di entrambe le specie, ma circa tre volte più potenti e distruttive.

LI= E qualora ci riuscissero, non solo per i vampiri, ma anche per il mondo umano, sarebbe la fine…

WA= Esattamente… Light, Lawliet, Mihael, Mail…

MA= Matt!

Al borbottio del ragazzo dai capelli rossi, Quillsh Wammy parve non riservare molto peso, riprendendo con nonchalance il discorso lasciato sospeso.

WA= Voi siete la migliore squadra di tutta l’Organizzazione… partirete questa notte per Praga, e sarete ricevuti dalla corte dei vampiri. Tuttavia, per non destare l’attenzione dei licantropi, attraverserete la regione austriaca in un treno civile. Compito vostro sarà quello di aiutare e supportare le truppe vampire nella lotta contro i licantropi.

LA= Come desidera signore…

WA= Bene, sapevo di poter contare su di voi. Signori, io vi devo lasciare, ma Nate vi darà tutte le informazioni utili per la vostra missione… arrivederci.


***


Tratto ferroviario Vienna – Praga, 23 gennaio 2006

Erano appena arrivati alla stazione di Vienna, nella confortevole e calda discrezione del loro scompartimento; dopo aver trascorso il tratto iniziale del viaggio a studiare i fascicoli che Nate aveva consegnato loro prima della partenza, decisero di riservarsi la seconda parte per un meritato riposo; il treno, giunto nella capitale, avrebbe stazionato lì per 20 minuti, il tempo necessario ai passeggeri per compiere tutti gli scali utili.
Light e Lawliet erano intenti a leggere, Mihael sonnecchiava e Matt era da poco uscito sulla banchina per poter fumare una sigaretta.

Mentre osservava la fiumana di gente che gli sfrecciava davanti con più o meno sollecitudine, il suo sguardo fu attirato da una persona, che in mezzo a tutto quell’andirivieni frettoloso, camminava lenta, guardandosi attorno vigile, come se temesse qualcosa.

Era una ragazza, superante di poco i vent’anni, alta ed esile… i lunghi capelli neri, che Matt scoprì avere deliziosi riflessi blu, acconciati in una morbida treccia che ne lasciava qualche ciocca sottile ad incorniciare il volto niveo, dagli incantevoli lineamenti di una finezza tale da farla rassomigliare ad una fiabesca principessa, sospesa tra mondo reale e fantastico. Quando gli fu abbastanza vicina, poté scorgere due meravigliosi occhi di un azzurro simile al ghiaccio, contornato dal deciso tratto nero dei bordi dell’iride; il corpo slanciato e magro, era vestito di una tuta decisamente aderente in lucida pelle nera, chiusa fino a poco sotto le clavicole da una visibile zip argentea, che metteva in risalto la curva piccola e prepotente del seno ed il resto del corpo; guanti neri , anfibi ed un cappotto lungo fino ai piedi anch’esso in pelle nera, stretto su spalle, schiena e braccia e lasciato aperto sul fisico esile.

Gli passò accanto senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, come se il resto della vita che scorreva accanto a lei, non pesasse più di una piuma o valesse meno di un soffio di vento. Nel guardarla ancora, seppur molto discretamente, Matt pensò tra se e se.

MA= Per quanto bella, quella ragazza sembra un pesce fuor d’acqua… in più, quella pelle così bianca… possibile che…?

Nello stesso momento, il ragazzo si accorse di qualcosa; sulla stessa traiettoria precedentemente percorsa dalla ragazza, erano comparsi due individui, uno alto e mastodontico ed il secondo di corporatura normale: pur mantenendosi a debita distanza, era palese il loro intento di voler pedinare la sconosciuta, che ora si era unita a due uomini, abbigliati grosso modo come lei. Cominciò quindi a scambiare con loro qualche parola, mentre i due uomini continuavano ad avanzare, con gli sguardi fissi su di loro: ad un tratto la ragazza, non si sa se per istinto o consapevolezza, si voltò verso sinistra, osservandoli intensamente e non parendo stupita dal fatto che quelli si fossero repentinamente arrestati, osservandoli con occhi strafottenti. Matt la vide mormorare qualcosa a denti stretti, probabilmente un’imprecazione.

Non fece però a tempo a dire una sola parola ai compagni, poiché l’uomo più alto fece un passo in avanti, ed in mezzo alla folla ignara, non si curò di urlare a pieni polmoni, puntando contro di loro due mitra di piccole dimensioni.

“VAMPIRI!!!”

Sotto gli occhi attoniti di Matt, l’uomo cominciò a sparare nella direzione del trio, che preso alla sprovvista poté solo balzare dietro le colonne delle pensiline, evitando così la scarica delle pallottole; istintivamente, tra la folla spaventata ed urlante, Matt si precipitò dentro il vagone del treno, constatando che i tre compagni, al sentire la raffica di spari, si erano già catapultati nel corridoio per vedere cosa stesse accadendo.

MI= Matt, che diavolo sta succedendo?!

MA= Non lo so, è accaduto tutto troppo velocemente!

LA= Ho sentito chiaramente qualcuno urlare “vampiri”…

LI= Signori, credo che siamo nel bel mezzo di uno scontro tra licantropi e Lunari...

MI= Della serie “benvenuti a Vienna”, eh?

LA= Ehi… chi è quella ragazza?

Nel contempo, la sparatoria imperversava; impugnando una pistola per ciascuna mano, la ragazza abbandonò la colonna dietro la quale era nascosta e correndo, aprì il fuoco contro i nemici mescolandosi e confondendosi tra la folla in fuga ed urlante, notando che anche gli altri cacciatori si erano lanciati all’attacco. Ad un certo punto della corsa però, si sentì mancare la terra da sotto i piedi, cozzando violentemente la schiena sul pavimento della metropolitana. Un nemico si era accucciato contro una colonna, e facendole uno “sgambetto” l’aveva buttata a terra; il mannaro le fu subito sopra balzandole contro e sguainando un pugnale indirizzato al suo cuore; la giovane riuscì a scansarsi all’ultimo minuto, rotolando di lato e sentendo il rumore della lama incrinare la mattonella. Con un calcio al ventre dell’uomo riuscì ad allontanarlo ed a rialzarsi, accucciandosi dietro una colonna; d’un tratto, cadde davanti a lei il corpo di uno dei suoi compagni, colpito mortalmente e già in preda alla carbonizzazione. Quando decise di tornare in azione, fece appena a tempo a muovere un passo, dato che un violento pugno la colpì al volto, scaraventandola contro il grande finestrino del treno; andando a sbattere con la schiena contro il vetro, che si infranse miseramente, si trovò all’interno del vagone…sotto quattro paia di occhi tra l’attonito e il domandante.
La ragazza non poté badarvi, dal momento che il licantropo era balzato dentro lo scompartimento e non perse tempo ad attaccarla.
Dopo un breve scontro fisico, lei riuscì a colpirlo con due pallottole di rame; l’uomo cadde a terra immediatamente e vedendolo ancora agitarsi in preda agli spasmi dati dal contatto del metallo con il suo sangue infetto, gli si avvicinò celere ed incastrando il piccolo rialzo tra tacco e suola dello stivale sulla sua gola, lo immobilizzò finendolo con tre colpi alla testa.
Nell’apparente quiete, si guardò attorno, capendo che, data l’uccisione dei suoi compagni e del caos in cui era piombata la stazione, la cosa migliore sarebbe stata ritirarsi; perciò non perse tempo, e dopo aver dato un’ultima occhiata ai quattro mortali che la stavano fissando imbambolati, uscì dal finestrino ormai ridotto in frantumi e si dileguò nel nulla.

Nell’irreale silenzio, i quattro uscirono dal treno, tra vetri, corpi semi carbonizzati o totalmente arsi, sangue e pallottole.

MI= Non vorrei essere sempre il solito guastafeste… ma credo che stavolta il capo ci abbia commissionato una missione tutt’altro che ordinaria…

Camminando lentamente nei paraggi, Light osservava attentamente i corpi lasciati disseminati.

LI= Beh, almeno qualcosa possiamo imparare…

LA= E cioè?

LI= I vampiri, per essere uccisi devo essere colpiti con pallottole irradiate al quarzo, pietra nota per la sua grande capacità di assorbire i raggi solari.. per i licantropi, i proiettili devono essere di rame..

LA= Rame? Io ero rimasto all’argento…

LI= Forse nei racconti dell’orrore e in “Dracula” di Bram Stoker…

LA= Allora illuminami con la tua sapienza, illuminante illuminato!

Con espressione sardonica Light fece per prendere la parola… che fu prepotentemente ricacciata nella sua gola dall’intromissione di Matt.

MA= Quello che ci serve ora non è propriamente una lezione di balistica… si pone un altro problema.

MI= Quale?

MA= Come ci arriviamo a Praga?

L’unica risposta che arrivò a Matt furono tre sguardi che lo fulminarono con un’occhiataccia.

  
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