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Autore: pilgrim81    03/08/2011    15 recensioni
Un incontro sul pianerottolo di casa e uno strano abbinamento di colori...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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GUILTY AS CHARGED

Il respiro tornato regolare, la sua mano che le sfiorava la schiena, la sua spalla che le faceva da cuscino e quel torpore pienamente appagante che ti invade dopo aver spezzato tutte le leggi della fisica ed essere diventata una sola cosa, fisicamente e soprattutto emotivamente, con la persona amata: quella doveva essere la vera definizione di PACE. Nessun pensiero, nessun ripensamento, nessuna voglia di fuggire, solo un forte desiderio che quell’istante non finisca mai.

“A cosa stai pensando?” la profonda voce di lui risuonò nella notte.

“Che battuta decisamente femminile, Castle!” gli rispose sollevandosi su un gomito e posando il viso sulla mano.

“Siamo tornati al Castle adesso?” disse con una punta di paura che la ben addestrata Detective non si lasciò sfuggire.

“Non è un modo per prendere le distanze, non ho ripensamenti e non ho intenzione di fuggire” replicò alzando gli occhi al cielo come tutte le volte che doveva gestire il bambino di 5 anni che albergava in lui. “Per essere un tombeur des femmes, hai insicurezze che non sospettavo… paura di non essere stato all’altezza?” lo punzecchiò immediatamente. Erano stati tremendamente seri tutta la sera e tornare ai soliti battibecchi la aiutava a non sprofondare sotto il peso delle forte emozioni e sensazioni che avevano condiviso.

“AH… doppio AH! Nessuna donna si è mai lamentata… vero?”

Si morse il labbro inferiore sorridendo prima di avvicinarsi e lui e sfiorare le sue labbra con le proprie: aveva il potere di rendere insicuro lo spavaldo Rick Castle e la cosa non le dispiaceva affatto.

Tornò a perdersi nei suoi occhi celesti per un interminabile minuto prima di liberarlo dalle sue paure, almeno quelle del Castle adulto.

“Sto bene Rick, sul serio non sto progettando una fuga dall’altra parte del mondo. Sono qui anima e corpo e non vorrei essere da nessun’altra parte.”

Il sorriso di Rick si allargò immediatamente e la sua mano si posò sul suo collo e iniziò una lenta e appena accennata discesa tra i suoi seni fino al suo addome.

“E io adoro tantissimo la tua anima ma, in questo momento, una preponderante parte di me preferisce il tuo corpo” disse rivolgendole il suo sorriso e sguardo scherzoso e portando la sua vagabonda mano sul suo seno.

“Me la sono cercata” rispose con lo stesso tono e non resistendo alla tentazione di passargli una mano tra i capelli scompigliati. Quando la mano di Rick si avvicinò troppo a quella cicatrice sul suo addome, Kate decise di allontanarsi: se si fossero nuovamente immersi nella profondità dei loro sentimenti, non sarebbe più riuscita ad andarsene.

Si abbassò a posargli un bacio sulla spalla nuda prima di districarsi dal suo appiglio.

“Devo andare” sussurrò prima di alzarsi dal letto e racimolare i vestiti sparsi per la camera dello scrittore.

“Dove vai? Mica vorrai abbandonarmi in questo gigante letto da solo?”

“Sono sicura che sopravvivrai Rick” disse cercando ovunque il suo reggiseno prima di accorgersi che era prigioniero delle mani dello scrittore. Appoggiò un ginocchio sul letto allungandosi per riprenderlo ma Rick, più veloce di lei, lo allontanò e afferrandola per la vita, la portò nuovamente tra le sue lenzuola.

“Dai Rick, tra 4 ore mi suona la sveglia e vorrei almeno dormirne 3” piagnucolò cercando di raggiungere il pezzo di biancheria intima.

“Potresti dormire qui con me e ne dormiresti ben 4… beh, facciamo 3 e mezzo: non garantisco di non svegliarti tra un po’ per un bis” le sussurrò all’orecchio e posandole un bacio sul collo, “e poi ho sempre sognato di portarti la colazione dopo la nostra prima notte insieme” aggiunse quasi mettendo il broncio.

“Devo ricordarti che me la porti praticamente tutte le mattina da 3 anni a questa parte?”

“Kill joy” disse in tono finto offeso.

“Rick non voglio presentarmi domattina a colazione di fronte a tua figlia come se niente fosse. Ha il diritto di saperlo in altro modo e il diritto di non condividere le nostre scelte senza avere me davanti e sentirsi obbligata a dire che la nostra relazione le va bene.”

“Mia figlia ti adora, lo sai” disse lasciandole finalmente afferrare l’indumento. Afferrò di terra la camicia e continuò a vestirsi senza mai staccare gli occhi da quell’adone nudo, malamente coperto da costose lenzuola di seta… e improvvisamente le ragioni razionali della sua uscita di scena non sembravano più così schiaccianti.

“Non troppo da quando le sono quasi morta davanti agli occhi… Dai Rick, sai bene quanto me che avete bisogno di parlarne da soli e non ti stimerei così tanto se non ritenessi anche tu sbagliato che io esca dalla tua camera vestita solo con la tua camicia,  come se fosse la cosa più normale di questo mondo.”

“Non puoi fornirmi queste immagini e poi sperare che io dorma… sono uno scrittore, queste foto sono linfa vitale per la mia mente.”

“Beh” disse avvicinandosi al letto e chinandosi sopra di lui fino a parlargli sulle labbra, “era proprio questa la mia intenzione” finì la frase prima di perdersi in un infuocato bacio di buonanotte. “’notte Rick.”

“Aspetta che ti accompagno.”

“Non preoccuparti Castle, conosco la strada. E se sono sola ci sono meno probabilità che la tua maldestra figura inciampi su qualcosa e svegli Alexis.”

Rick si girò verso la sveglia del comodino. “A quest’ora la mia bambina sarà in piena fase REM… mi hai distratto e non l’ho neanche sentita rientrare. Sei davvero una pessima influenza su di me Detective!”

Alzò gli occhi al cielo senza neanche degnarlo di una risposta. “’notte Rick” bisbigliò con la porta della camera già aperta. “A domani Kate”.

Lanciò un’occhiata alle scale per verificare che Alexis non fosse uscita di camera e in punta di piedi si avviò alla porta.

Non si aspettava, aprendo la porta, di trovare davanti a sé la fonte delle sue recenti preoccupazioni.

Una scapigliata Alexis si congelò con le chiavi in una mano e le scarpe nell’altra e fissò gli occhi in quelli di Kate.

“Ehm… buonasera Detective Beckett… io stavo… non è quello che sembra, ho le scarpe in mano solo perché mi facevano male i piedi.”

“Ciao Alexis” sussurrò con un timido sorriso prima di chiudersi la porta alle spalle per non attirare l’attenzione di Castle. Non sapeva cosa dire o come agire. L’imbarazzo di essere beccati in flagranza di reato dai genitori del proprio fidanzato era un conto, ma dalla figlia era decisamente peggio.

“Ero venuta a portare… sì, una cosa a tuo padre e poi ci siamo messi a guardare un film e ci siamo addormentati.”

Si guardarono per un lungo minuto negli occhi, entrambe consapevoli che stavano fingendo di credere alla versione dell’altra. Si sorrisero entrambe imbarazzate e si scambiarono le posizioni, Alexis pronta ad entrare in casa e Kate in direzione dell’ascensore.

“Credi che… credi che questa cosa possa rimanere tra noi? Papà dorme e non ha bisogno di sapere la mia ora di rientro?”

La tentazione di accettare l’accordo e rientrare un po’ nelle grazie di Alexis era forte. Dopo la sparatoria Rick le aveva raccontato che Alexis si era opposta alla loro partnership e riacquistare un po’ della sua fiducia non le sarebbe dispiaciuto. Ma non sarebbe stato corretto e soprattutto sarebbe sembrato un voler “comprare” la sua benedizione alla loro relazione. E poi l’adulta responsabile era lei e mostrare un po’ di autorità l’avrebbe tolta dal terribile imbarazzo che stava provando.

“Facciamo un patto Alexis: tu dici a tuo padre la tua ora di rientro ed io evito di dirgli che i maglioni a collo alto non sono improvvisamente tornati di moda” le disse sorridendo.

Vide la piccola Castle aggrottare le ciglia e decise di chiarire. “Sai, né tuo padre né tua nonna sono così ingenui da credere al fatto che quel livido sul collo sia la reazione allergica a una puntura di un insetto” sorrise ancora maggiormente vedendo le guance dell’adolescente diventare rosse in due secondi e una mano portarsi istintivamente sul collo a coprire la prova di reato.

Kate le si avvicinò, ormai sicura di sé stessa grazie alla posizione di “superiorità”  conquistata, e le attorcigliò la sua sciarpa al collo

“Me la riporterai al distretto quando non ti servirà più. Non voglio che a tuo padre prenda un attacco cardiaco” le sorrise di nuovo prima di allontanarsi ed entrare nell’ascensore.

“Kate” la fermò Alexis.

Si riaffacciò e vide il volto sorridente di Alexis e lo sguardo tipico del padre quando il bambino di 5 anni prepotentemente tornava fuori.

“Prima di prendere il taxi forse è meglio se ti abbottoni in modo giusto la camicia.”

E in un attimo la sicurezza acquisita svanì lasciando spazio nuovamente al profondo imbarazzo.

“Alexis io…”

“Va bene Kate, sono contenta per voi” la rassicurò abbracciandola. Kate si rilassò e ricambiò l’abbraccio.

“Mi sembrava di aver sentito voci” la voce di Rick interruppe il loro abbraccio.

“Alexis ma non dovevi rientrare 2 ore fa?”

“E tu non dovevi passare una serata in solitudine sul divano?”

Kate sorrise allo scambio di battute tra padre e figlia decretando come vincitore Rick dato che, alla fine parte della serata sul divano l’aveva passata, anche se non in solitudine. Ma questo particolare era sicuramente omettibile, soprattutto per Alexis.

“E poi papà, che cafone! Far tornare Kate da sola a casa a quest’ora di notte.”

“Ma io…” cercò di intervenire.

“Decisamente poco carino.”

Rick rivolse a Kate il classico sguardo del “te l’avevo detto” prima di aggiungere “Quindi questo vuol dire che possiamo entrare tutti in casa e andare finalmente a letto?” disse prima di rivolgere lo sguardo a Kate che a sua volta stava guardando Alexis in cerca di qualsiasi tipo di segno di disagio.

“Se dovete solo dormire sei la benvenuta Kate. Se dovete fare altro vi prego non ditemelo!” disse entrando nel loft e lasciando i due adulti sul pianerottolo a fissarsi.

“Kate ma quella che ha addosso mia figlia non è la tua sciarpa?”

Alexis si pietrificò sulle scale.

“Sì ma mi pareva starle bene con quel vestito quindi gliel’ho prestata per la prossima volta che lo deve usare” disse sorridendo alla sua complice.

“Bene? Come può stare bene una sciarpa arancione su un vestito verde acido?” chiese incredulo.

“Castle, cosa ne vuoi capire di moda femminile di questo secolo?” ribatté Kate mentre entrava in camera da letto.

“Appunto papà, aggiornati!” replicò Alexis finendo le scale e sparendo dietro la porta della sua camera.

Rimasto solo guardò le scale, guardò la sua camera da letto e scosse la testa: se tutto andava bene, era un uomo rovinato!



Angolo dell'autrice: ciao a tutti, sono quella del "il mondo è diviso in canadesi e non" della FF costa crociere di ivi87!!!!! Durante il viaggio in treno del mio ultimo giorno di tirocinio ho partorito questa one shot! Ringrazio la mia beta Desi e le mie prime fans ivi87, Mari_Rina24 e Paolakate. Always!!

"My life... a beautiful mess" -Flo-
  
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