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Autore: eryely    04/08/2011    1 recensioni
approfondimento sui penseri di Harry durante la guerra magica, il suo viaggio interiore appena scoperta la verità sulla sua natura, i dolori e i pensieri che lo accompagnano nel suo cammino verso la foresta proibita dove affronta l'uomo che lo vuole morto da sempre e che sta per compiere la sua missione, o almeno, crede di farlo...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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A tutti quelli a cui... il finale di Harry Potter non è mai bastato

 

and they say that a hero could save us, I'm not gonna stand here and wait

Nickelback

 

Non bastava.

Di certo il coraggio che aveva avuto fin ora non bastava più.

Non ce la poteva fare da solo, non ce l'aveva mai fatta, ma ora era diverso. Vedere Hogwarts che crollava sotto gli attacchi dell'esercito di Voldemort... vedere la sua unica vera casa, il suo rifugio di sempre che veniva demolito lentamente anche per causa sua lo spiazzava.

Lentamente venivano meno anche le sue certezze, tutte legate a quel luogo, e la sicurezza di poter andare avanti.

Harry Potter si chiedeva come avrebbero fatto se quel luogo che li aveva sempre protetti fosse sparito, come avrebbero combattuto?

Quel castello voleva che loro combattessero! Gli aveva sempre aiutati, doveva, doveva avere qualche altro asso nella manica per proteggersi! Doveva resistere! Perchè distrutto quello, sarebbero andate in frantumi anche le sue , seppur ora lontane, certezze. Non riusciva a figurarsi un futuro lontano da quel posto, anche se aveva vissuto lontano da esso per parecchio tempo, aveva comunque avuto la certezza che era li, che c'era e che sarebbe sempre stato luogo di aiuto e protezione, perdendolo avrebbe perso una grossa parte di se stesso.

I suoi amici stavano combattendo valorosi contro l'oscuro signore e tutte le sue malefiche forze, in simbiosi con quel luogo, e come stava succedendo ad esso anche loro subivano perdite, ingenti, troppo dolorose da sopportare, troppo copiose per continuare.

 

E lui si sentiva solo,

Non era un'eroe! Era solo un ragazzo! Si sentiva come se li stesse usando, come se fosse davvero come aveva detto Voldemort: la sua codardia e poca comprensione degli eventi avevano permesso che i suoi amici e tantissime altre persone innocenti combattessero al suo posto.

E se lo avesse sempre fatto? E se fosse sempre andata così?

C'erano Ron ed Hermione a rischiare la vita con lui il primo anno sulle tracce della pietra filosofale, era sempre andata così e non aveva mai potuto farne a meno, la storia si ripeteva di continuo: rischiava spesso la vita e la vita di loro due, e questo non avrebbe dovuto permetterlo! Sirius era MORTO per un suo errore, Ginny era stata posseduta da Tom Riddle, Cedric era addirittura stato una perdita accidentale! ACCIDENTALE! Erano morte delle persone per suoi errori di calcolo!

Ed ora erano tutti li, i sopravvissuti, a fronteggiare faccia a faccia il nemico di sempre, il suo nemico di sempre. Perchè quell'uomo rappresentava il male per tutti ma era solo lui il suo avversario quello per cui ora stava uccidendo, sterminando. Col male avrebbero potuto convivere gli altri, le persone lo fanno da sempre, si adeguano, riuscendo così a salvarsi. Voldemort aveva bisogno di loro, aveva bisogno delle altre persone per sopravvivere, per quanto le odiasse, perché senza nessuno non avrebbe avuto nessuno su cui avere potere. Invece la sua presenza non aveva dato loro scampo. Ora, nella testa di Voldemort tutti erano un nemico, tantissime alte persone si frapponevano tra lui e il suo dominio incondizionato, e lui doveva farle fuori. Poco importava se infine il vero nemico era solo uno: Lui.

 

Non riusciva a convivere con questi pensieri.

 

Silente lo sapeva da sempre, lui avrebbe potuto battere Voldemort e solo sacrificandosi. Poiché, volenti o nolenti, Harry e Voldemort erano l'uno parte dell'altro. Gli altri non centravano, tutte le vite che si erano frapposte tra lui e il suo terzo creatore erano dolorosamente state perdite inutili , facilmente evitabili.

Harry sapeva bene cosa doveva fare a questo punto, il suo nemico gli aveva mandato un ultimatum: nella foresta entro un'ora. Erano già passati cinquantacinque minuti. Ne restavano cinque. Doveva sbrigarsi, il suo avversario non aveva decisamente l'aria di essere uno paziente.

Fissò la porta dell'ufficio di Silente, i suoi respiri si fecero più profondi come se dovessero aspirare tutta la sua nuova consapevolezza e accettarla ad ogni atto.

Senza mai smettere di fissarla, si diresse verso di essa, a passi che inizialmente erano lenti, come se stessero sondando un terreno nuovo, e poi gradualmente più veloci ma sempre energici. E via, fu presto fuori dalla porta, troppo presto , prima di quello che si aspettasse, pensò per un attimo ma quel pensiero fuggì ancor prima che i suoi occhi videro la scala che c'era dietro la porta dell'ufficio. I suoi respiri irregolari non volevano saperne di sincronizzarsi al ritmo dei suoi passi, forse era per quello che la sua mente era come annebbiata, e non aveva più posto per nulla, se non per una cosa alla volta, in quel momento una sola, un obbiettivo: farla finita, finire lui. Non c'era spazio per ricordarsi che questo avrebbe comportato la fine della sua vita.

Più andava avanti, più sentiva una nuova forza irradiarsi in lui ad ognuno dei suoi passi, come se venisse dal terreno, dal suolo di quella scuola... non aveva mai perso la sua magia!

La brezza pungente e lo scricchiolio sotto i suoi piedi gli fecero capire che era fuori ormai, non stava guardando intorno a se, non riusciva a fare nemmeno quello. Arrivato alla foresta, proseguì ancora un po' a passi grandi, ormai falcate, prima di realizzare dove si trovava e fermarsi. Il cessare di portare avanti meccanicamente il suo corpo riuscì a farlo concentrare un attimo su ciò che gli era appena comparso in mano: il boccino d'oro.

Se lo portò davanti alla faccia e lo guardò intensamente, poi istintivamente se lo portò alle labbra. Quello sfiorare il metallo freddo, carico delle sue emozioni di una vita lo fecero aprire; la scritta “mi apro alla chiusura” si divise in due: allora era davvero la fine?

Ciò che ne uscì era una cosa che forse Harry un pochino si aspettava, quella che sospettava essere la pietra la pietra della resurrezione e che forse Silente era riuscito ad accaparrarsi per poi lasciargliela in eredità in quello strano modo.

Ciò che conseguì dalla venuta di quel piccolo sassolino, ciò che vide, era una cosa che non sarebbe mai stata dovuta concedere a nessuno. Dopo ciò che vide, aprì la mano che stringeva la pietra e la lasciò cadere. A loro non era stato concesso di tornare indietro.... e a Lui? ….

  
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