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Autore: imanalien    04/08/2011    2 recensioni
Dopo la caduta di Lord Voldemort le scelte di Hermione, che sembravano scolpite nella pietra, iniziano a scricchiolare. Quanto si è deciso in tempi di guerra può non funzionare più in tempi di pace, soprattutto nella vita coniugale.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ticchettò con l'unghia sul tavolo. Nel silenzio della cucina tanto bastò a far voltare Ron verso di lei, distraendolo dalla complessa opera di guarnizione del suo hamburger.

«Che c'è?» chiese lui.

«Ronnie dobbiamo farlo. Era un nostro compagno di scuola.»

Lui sbuffò rumorosamente e alzò gli occhi al cielo. Lo odiava quando alzava gli occhi al cielo.

«Ronald Weasley! A cosa è servito?  Non abbiamo imparato niente da tutto quello che è successo?»

Ron le puntò il dito contro «Non dire a me a cosa è servito. Io ho perso un fratello. Ammazzato da quei bastardi.»

«Come se io non lo sapessi!» Hermione si alzò in piedi e gli girò le spalle. Nominare Fred le faceva ancora venire da piangere. Ma non aveva voglia di farsi vedere così, adesso.

«Hermione...» sentì la sua mano appoggiarsi calda sulla spalla. Si asciugò una lacrimuccia e si girò verso di lui, abbracciandolo. Affondò la faccia nel suo petto. Profumo di lana e di camino. Odore di casa.

Si staccò per guardarlo dritto in faccia. Lasciò che fossero i suoi occhi a chiedere.

Ed infatti dopo poco lui si arrese «E va bene. D'accordo. Lo prenderemo in casa. Domani andrò al Ministero a preparare la pratica.»

«Sai quanti Mangiamorte si è preso in casa Harry?»

«Certo che lo so. Non perde occasione di farmelo notare.»

«È la cosa giusta, fidati di me.»

Si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò con leggerezza.

 

***Oo..oO ***

 

Aprì la porta con un po' troppa decisione. L'occupante della stanza sobbalzò per la sorpresa e per poco non cadde dalla sedia. Il libro che aveva in mano scivolò a terra ed alcune pagine si staccarono dalla copertina. Cercò di spegnere goffamente la sigaretta che stava fumando,  senza riuscirci.

Hermione lo squadrò mentre si ricomponeva e cercava di ritrovare la dignità necessaria a schiacciare il mozzicone.

«Si sente l'odore da sotto» disse lei.

Lui si ravviò il ciuffo biondo dietro l'orecchio e disse «Ron se n'è accorto?»

La voce gli tremolava come la fiamma della candela che illuminava lo stanzino.

Hermione sospirò e disse «Draco, ascolta non devi avere paura di noi. Nessuno ti farà del male in questa casa. Però devi rispettare le regole. A Ron il fumo dà fastidio. E anche a me.»

Malfoy si girò verso l'abbaino, osservando il silenzio della campagna di notte.

«Ti sono grato di avermi tirato fuori da quel posto orribile» disse senza voltarsi.

«Non devi dirlo. Era il minimo che potessimo fare. Cercheremo di metterti in contatto con la tua famiglia al più presto.»

«A volte mentre dormo mi sembra di sentire ancora le urla. E le risate isteriche di quelli che erano già impazziti.»

«Hanno sbagliato. Abbiamo sbagliato. Ma d'altronde c'è chi si è ostinato nel delirio di volerlo seguire anche da morto. Pensando che sarebbe tornato un'altra volta.»

«Sì» Draco girò la testa guardandola da sopra la spalla «E così avete pensato bene che fossimo tutti da rinchiudere a Azkaban?»

«Temporaneamente. Oh insomma, la gente era sconvolta, dovevamo fermare almeno gli omicidi. Nessuno riusciva a capacitarsi che, ucciso Voldemort, l'incubo dovesse continuare.»

«Non devi provare a giustificarti. La decisione del Ministero è stata inumana. Comunque dopo la prigione essere qui al confino in casa Weasley mi sembra persino piacevole. Soprattutto quando tuo marito non mi tormenta con i suoi scherzi stupidi.»

«Quali scherzi?» la voce di Ron rimbombò alle spalle di Hermione. Sapeva muoversi silenziosamente quando voleva.

«Weasley, io...» Malfoy si voltò cautamente verso di loro e aprì le mani.

«Tipo questo? Hispidus!» disse Ron facendo roteare con leggerezza la bacchetta.

«No!» squittì Hermione. La camicia di flanella di Malfoy si tramutò in un tessuto di peli di bufalo, duri e setosi.

«Ahia!» strillò Malfoy, contorcendosi e cercando quindi di sfilarsi lo scomodo indumento.

«Fermo lì» gli intimò Ron puntando di nuovo la bacchetta «Te la toglierai quando me ne sarò andato. Prima ascolta quanto devo dirti.»

«Ron lascialo andare!» Hermione batté con forza il palmo della mano sul braccio del marito, ma lui era saldo come l'acciaio.

Malfoy cercava di muoversi il meno possibile per evitare ulteriori fastidi. Aveva la bocca contorta in una smorfia di dolore.

«Tu blateri troppo Malfoy. Da oggi c'è una nuova regola: parlerai solo se interrogato. Mi annoiano i tuoi discorsi.»

Hermione fissò il suo uomo e disse a labbra strette «Draco stava parlando con me. Smettila di comportarti come un bambino.»

Ron fece un sorriso beffardo ed abbassò la bacchetta. Alzò le spalle e disse «Come vuoi. Tu hai il cuore troppo tenero Hermione.»

Osservò la schiena di suo marito scendere le scale, pervasa di sorda rabbia.

Buttò quindi lo sguardo alla copertina del libro che Malfoy stava leggendo. C'era scritto "The Catcher in the Rye".

«Un libro Babbano?» gli chiese.

«L'ho trovato qui in soffitta nello scatolone dove ci sono le tue cose. Scusa se ci ho frugato, ma è dura far passare le giornate» Malfoy si sfilò con cautela la camicia pungente. Sotto non indossava altri indumenti e i peli ruvidi avevano segnato la sua pelle diafana, arrossandola in più punti.

Hermione notò che sulla scapola correva una lunga cicatrice rosata. Quella guerra assurda aveva lasciato su tutti loro troppi, troppi segni. Distolse lo sguardo e replicò «Me l'hanno regalato lo scorso anno. Ma effettivamente non l'ho ancora letto.»

«Non avrei mai pensato di leggere un giorno un romanzo scritto da un Babbano. Però mi interessa. È decadente e presuntuoso. Un po' come me» Malfoy cercò di abbozzare un risolino, ma era un po' troppo tirato per essere spiritoso.

Hermione non trovò di che rispondergli, così abbassò la testa, sorrise a mo' di commiato e ridiscese la scala.

 

***Oo..oO ***

Estrasse la bacchetta non appena giunse nel portico. Si sentivano delle grida atroci provenire da dentro casa. Si fermò un attimo davanti alla porta di ingresso. Non era la voce di Ron.

Si guardò rapidamente intorno ma sembrava tutto in ordine. La volomoto di Ron era parcheggiata al suo posto, doveva essere già rincasato. Chi poteva esserci in casa che strillava così? Cercò di udire meglio.

Non era neanche la voce di Malfoy. Un brivido le percorse la schiena. Strinse l'elsa della bacchetta con le dita sudaticce. Ma quando sarebbero passati quei tempi di terrore e morte?

«Protego!» bisbigliò e quindi mosse la bacchetta velocemente spalancando la porta di casa.

Le urla si sentivano più chiaramente.

Lanciò una maledizione per rivelare eventuali trappole magiche, ma la strada era pulita.

Si diresse quindi decisa verso la biblioteca, da dove parevano provenire le urla. I suoi stivali schioccavano più di quanto avrebbe voluto sul palchetto. Giunta a pochi metri dalla porta se li tolse in silenzio. Un velo di sudore le copriva la pelle. Sentiva l'odore della sua paura perspirare da sotto il profumo.

Fece un ultimo passo, quasi un balzo, puntando la bacchetta verso il primo avversario disponibile.

Ron in piedi. Non un bersaglio. Spostò la punta della bacchetta verso l'altro essere umano nella stanza, che stava accasciato a terra. Malfoy. Sembrava inoffensivo. Singhiozzava ad occhi chiusi con la faccia appoggiata al pavimento.

Le urla provenivano da un pupazzo che galleggiava a mezz'aria. Ron lo muoveva con la bacchetta.

Quella bambola oscena aveva la faccia di Narcissa Malfoy, la madre di Draco.

«Ron!» abbaiò con una voce stridente come una sega sulle ossa.

Lui sobbalzò e ritrasse la bacchetta. Il pupazzo smise di berciare e cadde inanimato.

Ron si voltò verso di lei «Già a casa Herm?»

«Sì. Che cosa stavi facendo, per l'esattezza?»

«Stavo insegnando al qui presente le buone maniere» Ron le si avvicinò senza guardarla, e passò oltre proseguendo a camminare nel corridoio.

Lei gli tenne dietro. Aveva il fiato corto «Tu lo stavi torturando!»

«Ullalà» disse lui dirigendosi verso il carello delle bevande «Neanche stessi usando il Cruciatus.»

«Non scherzare con questo. Ti ricordo che su di me l'hanno usato, quindi pensa prima di parlare per favore.»

Stappò la bottiglia del Succo di Merlino e se ne versò un generoso bicchiere «Ad ogni modo deve imparare a comportarsi se vuole stare in questa casa.»

Richiuse la bottiglia senza offrirgliene.

«Tu non sai cosa ha dovuto patire ad Azkaban. Però sai» Hermione gli punto il dito contro «Che sua madre è ancora là.»

«Quanto mi dispiace. Senti gli ho fatto solo un piccolo scherzo. Giusto per fargli capire da che parte tira il vento in questa casa. L'ho trovato in biblioteca.»

«In biblioteca?» ribatté Hermione. Si accorse che stava quasi urlando. Ma lasciò la briglia sciolta alla propria stizza e continuò sullo stesso tono «Io! stamattina gli ho dato il permesso di andarci! E sempre io! stamattina te l'ho comunicato. Ma tu stavi leggendo quel maledetto giornale del Quidditch e non mi sei neanche stato a sentire!»

Ron spostò il peso da un piede all'altro. Poi si guardò intorno, si grattò la testa e quindi disse «Sei sicura di avermelo detto?»

«Ronald Weasley!» disse solo lei, cercando di riportare il volume della propria voce alla normalità.

«Oh ma insomma, ma che c'avrà mai quello stupido Mangiamorte? Dovrebbe baciare il suolo dove cammino, solo perché ho accettato di prenderlo a casa e l'ho tolto da quella prigione schifosa. Se ci crea tutti questi problemi rispediamolo al mittente. Basta andare al Ministero e firmare una pratica.»

«Ti ricordo che questa è anche casa mia» sibilò Hermione tra i denti.

Ron tracannò il bicchiere e disse «Vado da Harry. Andiamo a Diagon Alley a festeggiare con un po' di ex del Grifondoro. Faremo tardi.»

«Anch'io sono una ex del Grifondoro» mormorò Hermione.

«Vuoi venire?»

«Ma vai. Vai solo!» disse lei voltandosi. Si avviò lungo il corridoio.

«Ma che ho detto?»

«Vai e divertiti!» strillò Hermione, fuori di sé.

Si fermò sulla porta dello studio. Sentì la porta di casa sbattere. Il motore della volomoto rombò un po' nel cortile e quindi si allontanò.

Si radunò i capelli in una coda di cavallo. Ci mise un po' a chiamare a raccolta tutti i suoi ricci ma quel gesto le servì anche per ritrovare un minimo di calma. Varcò la porta dello studio.

Malfoy era ancora seduto a terra. Stringeva tra le mani quel pupazzo indecente. Non singhiozzava più, ma aveva il viso bagnato di lacrime. I suoi lunghi capelli biondi gli coprivano la faccia.

«Draco»

«Lasciami! Lasciami stare» indietreggiò strisciando. Aveva gli occhi sbarrati, folli di paura.

Hermione si inginocchiò vicino a lui.

«Non voglio farti nulla. Voglio solo prenderti per mano, posso?»

Non disse nulla. Un leggero tremito lo scuoteva.

Hermione si allungò e raccolse l'ossuta mano di Malfoy tra le sue.

«Draco, dobbiamo lasciarci alle spalle tutto questo. Tutto questo dolore. Ron...»

«Ron è un bastardo!» balbettò Draco.

«Hanno ucciso suo fratello. Avete ucciso suo fratello. Sta cercando di fare il possibile, ma ci vorrà ancora tempo.»

«Mia mamma...» riprese a singhiozzare.

Hermione gli si avvicinò ancora di più e con infinita dolcezza prese il suo capo e lo adagiò sulla sua spalla, abbracciandolo appena. Malfoy si lasciò andare ad un pianto disperato.

 

***Oo..oO ***

 

Ron indugiò un po' sulla porta.

«Posso stare tranquillo?» disse

«Massì» rispose Hermione, dandogli una carezza sulla guancia. Aveva un po' di barba che gli impanava il viso, ruvida e setosa contro il palmo della sua mano.

«Per qualsiasi cosa...»

«Stai sereno. C'è Grattastinchi con me. Sa avvertire il pericolo meglio di chiunque altro. E poi io ho una bacchetta e lui no.»

«Ti ricorderai di lanciare tutti gli incantesimi di protezione prima di andare a dormire?»

«Ronnie» Hermione gli sorrise «Non li lancio già io tutte le sere, mentre tu russi sul divano?»

«Lo sai che mi innervosisce lasciarti sola con lui. Anche se è solo per due notti.»

«Ne abbiamo già parlato. Malfoy è spaventato come un agnello. E poi il Ministero gli ha messo sopra la Traccia, se anche riuscisse a lanciare un incantesimo gli Auror sarebbero qui in un battibaleno.»

«Va bene. Appena arriverò a Baltimore cercherò un gufo da mandarti. E comunque dopodomani sarò di ritorno.»

«Piuttosto, in bocca al lupo per la tua missione. Dopotutto è il tuo primo lavoro per il Ministero.»

«Già...» Ron raddrizzò la schiena «Chi l'avrebbe mai detto. Fico no?»

«Sono fiera di te» Hermione lo baciò con trasporto e lui ricambiò convinto.

Aspettò sull'uscio che la volomoto sparisse all'orizzonte.

Rientrando in casa controllò per l'ennesima volta di avere addosso la bacchetta. Una presenza rassicurante nella tasca posteriore dei suoi jeans.

Vagò un po' al piano terreno. Malfoy era silenzioso nella sua soffitta e la casa era deserta. Sbrigò con l'aiuto dei suoi raffinati incantesimi alcune faccende domestiche, rigovernò i piatti, riordinò il salotto e finalmente si sprofondò sul divano davanti al camino morente.

Come è malinconico questo divano senza Ron.

Scalciò le ciabatte e si tolse il reggiseno da sotto la maglia. Si accoccolò sul divano, prese una rivista di arredamento ed iniziò a sfogliarne incuriosita le pagine.

 

Sentì una presenza calda contro la sua faccia. Calda e pelosa.

Dannazione mi sono addormentata.

Si tirò su a sedere. La casa era fredda e fuori era buio. Una finestra sbatteva, si era levato il vento. Si poteva quasi fiutare la tempesta che stava arrivando. Non aveva lanciato gli incantesimi e si era assopita. Esattamente quello che doveva evitare a tutti i costi di fare.

Si tastò la tasca posteriore dei pantaloni. La bacchetta era ancora al suo posto.

Nel vano della porta che portava al corridoio c'era una persona in piedi, in silenzio nella semioscurità.

«Lux!» Hermione sfoderò la bacchetta e lanciò l'incantesimo con voce stridula, illuminando la scena a giorno.

Malfoy era in piedi e la stava osservando. Aveva i capelli sciolti che gli ricadevano liberi sulle spalle. Indossava una lunga camicia immacolata con alcuni bottoni d'argento negligentemente slacciati sul collo.

E sotto la camicia ... nulla! Hermione batté un paio di volte le palpebre perché temeva che la vista la stesse ingannando. Non aveva niente, né mutande né pantaloni, né calze o scarpe. Solo la sua pelle chiara come la luna. La camicia copriva a stento le sue parti basse.

«Draco!» esclamò  «Che ci fai qui?»

«Aspettavo che ti svegliassi.»

Hermione diede un occhiataccia a Grattastinchi che non aveva dato segnali. Il micio ricambiò placido con il suo sguardo ambiguo da felino.

«Sei nudo» disse Hermione e subito si odiò per aver detto una cosa così stupida.

«Già» rispose laconico lui, osservandosi i piedi.

«Perché?» non riusciva a staccare gli occhi da quelle gambe magre come due picche e bianche come il ghiaccio.

«Mi avete tolto la bacchetta. Sono quasi otto mesi ormai che ne sono privo. Cos'è un mago senza bacchetta? Dei pantaloni posso fare a meno, della bacchetta no.»

«Sai che non posso dartela.»

«Certo. E infatti non te la chiedo» Malfoy fece un paio di passi avanti entrando in soggiorno.

«Voglio chiederti invece se mi è concesso servirti un po' di quel prezioso liquido che tieni sul mobiletto basso» indicò la bottiglia di succo di zucca fermentato.

«Servirmi da bere? Che trucco è Malfoy?»

«Nessun trucco» Malfoy allargò le braccia «Come vedi non ho molto da nascondere. Magari potrei prenderne un bicchiere anche io, se ti compiace.»

«Ecco... ma certo va bene» Hermione strinse istintivamente la mano intorno all'impugnatura lignea della sua bacchetta.

Lui si rivolse verso il mobile e girò due bicchieri di cristallo. Prese la bottiglia e lentamente versò il liquido dorato. La camicia non gli copriva completamente le natiche.

Ma a che idiozia sto pensando?

Malfoy prese con eleganza i due bicchieri e ne porse uno ad Hermione, con un leggero inchino.

«L'altro» disse lei.

Lui alzò leggermente il sopracciglio e con aria divertita le porse il secondo bicchiere.

«Tu sei troppo bravo in Pozioni. Meglio non correre rischi » commentò lei.

«Se ti avvelenassi tornerei ad Azkaban. Mi credi davvero così ottuso? Alla tua salute, principessa dei Mezzosangue.»

Hermione centellinò un sorso, ma non seppe cosa ribattere.

Mi volevi offendere? O lusingare?

«Mi piacerebbe leggerti un passo di un libro» disse Malfoy.

«Leggere? Sei molto gentile. Però mi domando cosa si celi dietro tutto questo» disse Hermione.

«È solo una mia stupida idea elucubrata in questi giorni o meglio mesi di solitudine. Che forse non ha senso, ma che ormai mi occupa il cervello incessantemente.»

«Che idea?»

«Lascia che ti legga il libro e poi te la svelerò.»

«Va bene, dopotutto una lettura male non può farci. Qual è il titolo?»

«Ode all'usignolo. È un poeta Babbano.»

«Oddio» Hermione si passò la mano nei capelli «Mi sento così ignorante. Ho passato tutto il periodo della scuola a studiare magie e storie di streghe e di nani. E non conosco bene la letteratura Babbana. D'estate cercavo di portarmi al passo con quello che studiavano i miei coetanei, ma era dura, soprattutto negli ultimi anni. Si chiama ... Keats, giusto?»

Malfoy sorrise ed inclinò la testa di lato compiaciuto. Prese il libro dallo scaffale di fronte alla televisione. Hermione non si ricordava neppure di averlo.

«In queste settimane ho letto molto. Nella tua biblioteca si trovano testi interessanti.»

«I miei genitori mi hanno regalato tanti di quei libri, che purtroppo devo ancora leggere.»

«Potresti leggerli insieme a Ron, la sera», disse lui con un sorriso a mezza bocca.

Hermione non rispose, per non raccogliere la sua provocazione.

Malfoy si sedette per terra, ai piedi del divano. Allungò le gambe sul tappeto e sui voltò verso di lei. I capelli gli danzavano davanti agli occhi, ma pareva non curarsene.

Aprì il libro ed iniziò a leggere.

Attraversò con leggerezza e passione tutta la prima strofa, dichiarando i versi come se li avesse scritti lui stesso e riempiendoli di pause cariche di tensione. Hermione poteva quasi sentire il torpore del poeta contrapposto alla felicità dell'usignolo.

«Ti piace?» chiese lui.

«Moltissimo. Leggi molto bene Draco.»

«Mia madre» fece una piccola pausa guardando nel vuoto. Poi riprese «Mia madre adorava sentirmi leggere. E leggermi a sua volta delle sue poesie.»

Hermione senti formarsi un fastidioso nodo alla gola. «Continua» disse.

Riprese la lettura. All'inizio della terza strofa, mentre declamava con voce rotta il desiderio del poeta di scomparire nel canto dell'usignolo, per dimenticare i torti subiti e le brutture umane, appoggiò una mano sulla sua caviglia. Hermione quasi sobbalzò, ma Malfoy non parve curarsene.

Continuò a leggere con immutata passione mentre le accarezzava con gentilezza il collo del piede.

Ogni rima era accompagnata da un tocco lieve, come se stesse accordando uno strumento musicale.

Hermione sentì uno insolente brivido dipanarsi dalla punta dei piedi e risalire su per le gambe e per la schiena.

Malfoy mi sta toccando!

Non si poteva equivocare le sue intenzioni. Per quanto lievi fossero le sue carezze erano cariche di significati. La poesia era però così struggente e la sua mano così delicata che Hermione decise di lasciarlo proseguire ancora un poco.

Solo un'altra strofa.

Arrivato all'inizio del quarto paragrafo, Draco interruppe la lettura. La guardò negli occhi, le sue pupille, chiare come il cielo all'alba, mandavano bagliori immorali. Allungò verso di lei la mano con cui la stava carezzando gentilmente, cercando le sue dita. Hermione guardò stupita la propria mano muoversi quasi di vita propria, per ricambiare quell'invito ed incontrare la sua. Aveva dita lunghe e sottili ed una presa sicura ed asciutta.

Malfoy prese a declamare la poesia a memoria, chiedendo all'usignolo di volare via e che lui lo avrebbe seguito, non grazie ai fumi dell'alcol e delle droghe, ma grazie alla poesia immortale. Parlava con voce chiara e potente, di tanto in tanto rotta dalla commozione. Al termine della strofa si appoggiò la sua mano sul viso e la osservò in silenzio.

Dopo qualche istante Hermione ritrasse la mano, verso di sé. Le arrivò l'odore della sua pelle, dei suoi capelli, del suo viso che era rimasto in qualche modo attaccato alle sue dita. Così diverso da quello di Ron. Così raffinato e sensuale. Tabacco e pergamena.

Adesso basta.

«Grazie della tua lettura. Però ora sono molto stanca, vorrei andare a dormire.»

«Come desideri principessa. Io sono nella mia stanzetta in soffitta. Se questa notte o le prossime ti sentirai sola ti aspetto.»

«Draco, forse ti sei fatto un'idea sbagliata. Io non...»

«Io desidero sentire le tue mani sul mio corpo, il tuo respiro nelle orecchie e la mia lingua dentro di te. Questa è la mia idea. Il tempo ci dirà se è giusta o sbagliata.»

Si alzò in piedi e fece una specie di buffa riverenza.

Hermione lo guardò percorrere il corridoio e salire la scala che portava al primo piano.

Si sentiva le guance bollire e un senso di fastidio e di eccitazione.

Non posso fare questo a Ron. Siamo sposati da meno di due anni. Certo che Malfoy ha una pelle veramente liscia. E una voce forte e dolce.

Cambiò posizione sul divano ed estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

 Potrei lanciargli un sortilegio. Andare su e legarlo con la magia al letto, fare l'amore con lui tutta la notte e poi costringerlo a dimenticarsi tutto.

 Si passò la punta della bacchetta dal ginocchio sino all'inguine. E poi di nuovo su sino al ginocchio. Era un tocco delicatamente interessante. Come il suo.

Potrei addirittura costringerlo a dimenticarsi di me. Somministrargli una pozione, facendolo innamorare perdutamente di qualche vecchia strega del circondario. Così passerebbe le giornate a struggersi dalla finestra nella speranza di vederla passare e mi lascerebbe in pace.

Sorrise a mezza bocca.

Oppure potrei salire su. Senza bacchetta. E senza niente altro addosso. Oddio, devo essere malata anche solo a pensarlo.

Il suo corpo invece le stava urlando di affrettarsi su per le scale. Le sembrava di esplodere.

Hermione chiuse gli occhi. Appoggiò la bacchetta sul divano e si infilò la mano nei jeans.

  
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