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Autore: Dragana    04/08/2011    12 recensioni
Presente Leah?
Sì, quella che, una volta chiuso Breaking Dawn, tutti si sono chiesti "Ma... e Leah?".
Ecco, poniamo che dopo quattro libri di sfighe ininterrotte finalmente cominci ad andarle tutto bene. Regaliamole un lieto fine. Se solo smettesse di polemizzare su ogni cosa...
Storia in cui non succede nulla, a parte un lungo lieto fine.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Quileute, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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CAPITOLO 9
In cui si parla di papere e di donne bionde in garage, ma giuro che non si tratta di un film porno

-Allora. Sono un cacciatore piuttosto in gamba, ho un’ottima mira, sangue freddo, riflessi rapidi e un certo talento naturale, senza contare che spesso ci si mette anche una buona dose di fortuna. Non te l’ho detto perché mi sembrava stupido uscire con te e passare il tempo a bullarmi della mia abilità con il fucile da caccia e, mea culpa, speravo di farti vedere la mia abilità all’opera. Al contrario, il mio contributo è stato inutile, non l’ho nemmeno scalfito e ti sono stato d’intralcio…-
C’era un pallido sole, e Abraham ne aveva approfittato per convincere Madre a lasciare che mi portasse in spiaggia. Ero ancora un po’dolorante e sembravo Il Ritorno Delle Mummie Viventi, ma stavo guarendo alla grande e tutti mi coccolavano. Tranne, in questo momento, Lui.
-Ed ora veniamo a lei, imputato Clearwater. Spero che la mia deposizione sia sufficiente a convincere la giuria ad assolvermi, inutile dire che il suo processo sarà molto più lungo.-
-Ma… ma scusa, un vampiro ci attacca, io mi trasformo in lupo davanti a te, iniziamo a combattere e tu che fai? Non fai una piega e prendi la mira?-
Lui aggrottò le sopracciglia, ma non perse la pazienza.
-E che altro dovevo fare? Stare lì a farmi domande su ciò che stava succedendo? Bussarvi sulla spalla e chiedere “scusate, qui mi dovreste spiegare due o tre cosette, ne andiamo a parlare al bar davanti ad una tazza di tè”? Le emergenze si affrontano, ed io l’ho affrontata. Ma ora veniamo a te, perché non ho intenzione di sprecare una parola di più sul mio dannato fucile, dato che non è questo il fulcro della questione!-
Aveva ragione. Stavo solo tergiversando, e lo facevo perché avevo paura. Paura che se ne andasse, che decidesse che in fondo la vita da single non gli dispiaceva poi così tanto, o che preferiva una donna che magari non fosse Quella Della Sua Vita ma camminava su due gambe il cento per cento del tempo.
Una raffica di vento freddo ci investì. Lui si voltò verso di me e mi tirò sulla testa il cappuccio della felpa, badando che le mie contusioni fossero coperte. Ecco, sono sempre stata sensibile alle piccole gentilezze. Mi sciolgono, proprio.
E così gli raccontai tutto. Partii dalle leggende dei Quileute, di Taha Aki, della terza moglie. Parlai di Ephraim Black e del patto che stinse con i Cullen. Gli raccontai della mia trasformazione.
-E fin qui sembra una cosa fica, Abraham. Adesso arriva L’Altro Lato Della Medaglia, sei pronto?-
Annuì. Non mi abbracciò, né fece alcuna stupida smanceria. Si limitò a fissarmi attento con i suoi chiari occhi indagatori.
Così gli parlai di Sam, dell’imprinting. Della mente del branco, della divisione in due gruppi e, dulcis in fundo, del mio essere unica, senza precedenti e sterile.
-Credevo che l’imprinting ce l’avessero le papere-, fu il suo unico commento. Pensai bene di fulminarlo con un’occhiata.
-Quale parte ti è sfuggita del “se perdiamo il controllo rischiamo di fare seriamente del male a chi ci è nelle immediate vicinanze”? Perché con questa uscita sei a rischio, non so se te ne rendi conto!-
-Vediamo se ho capito: tu non mi hai mai detto nulla, pur potendo farlo secondo le leggi della tua tribù, perché pensavi che non volessi una donna più forte di me, che rimane a lungo giovane e bella, e si è innamorata di me a prima vista?-
-La fai quasi sembrare una cosa bella!-
-Non lo è?-
Lo guardai stupefatta.
-Leah, non ho bisogno di essere più forte della mia compagna per sentirmi uomo e mi stimerò come un pavone ad avere al mio fianco una ragazza come te. L’unica cosa che mi rende perplesso è questa storia dell’imprinting… è un riconoscersi al volo di anime gemelle, dici?-
-Io ti riconosco al volo. Io lupo. Tu non so… secondo gli altri, è come se tutto ciò che facessimo fosse la cosa giusta da fare in quel momento, compresa una lite. Io sono fottuta. Tu… tu dovresti avere delle scappatoie, suppongo.-
Mi faceva male al cuore dirgli così. Neanche sapevo se era vero, peraltro. Avrei preferito convincerlo che sì, mi avrebbe amato per sempre ed ero La Sua Donna Perfetta, ma non sarebbe stato giusto: se doveva stare con me, che fosse senza catene. Cristo, quanto odiavo l’imprinting.
Però mica si è Anime Gemelle per niente, come dicono sempre i nostri saggi la natura difficilmente sbaglia ed i suoi dubbi erano gli stessi che avevo avuto io.
-Imprinting a parte, Leah, cosa ci trovi in me?-
Ah, questa la sapevo. Quanto tempo, quante volte ci avevo pensato, chiedendomi se il mio amore era vero o era una splendida assuefazione soprannaturale. Ed ero sempre giunta alla risposta che mi ci sarei innamorata lo stesso, con la stessa forza e gioia, anche se fossi stata solo Leah e non la Lupa. Chissà come sarebbe andata: magari in un mondo parallelo sarei stata io a lasciare Sam per lui, ed Emily l’avrebbe consolato. Oppure i vampiri italiani mi avrebbero rapita, avrebbero assunto Abraham come avvocato e per farmi liberare avrei dovuto sedurlo, finendo incastrata… no, magari questo no, ma avevo l’impressione che questo fosse un punto a cui la nostra vita doveva arrivare, prima o poi.
Gli spiegai tutto questo, gli dissi come l’avevo visto quella volta che tornavo dai boschi, gli elencai tutto quello che amavo di Lui e mi fermai solo al “mi fai ridere”, perché Abraham mi interruppe dicendo che anche Roger Rabbit aveva conquistato così Jessica, e perciò era più che abbastanza.
Ma io non avevo ancora finito di tirarmi zappate sui piedi. Sono sempre stata una Campionessa Di Negatività e avevo intenzione di ribadirlo con tutte le mie forze. Eccoti tutta la merda, Amore. Se l’accetti, io sono qui. Se scappi la chiudiamo con i giochetti genetici venuti male. Niente mezze misure, oggi.
-Adesso rimane un problema, anzi, due. Non t’importa che io rimanga giovane, dici. Lo dirai ancora tra vent’anni? E poi, sono sterile. Non potremo avere figli. Mai. Nessun piccolo generale Custer. Dovresti pensarci, sai.-
Lui sospirò.
-Se non ti conoscessi, direi che stai cercando di farti lasciare da me. Hanno ragione i tuoi amici, sei capace di essere davvero insopportabile, mia cara.-
-Ma questo non toglie che io abbia ragione.-
-Questo semplicemente non cambia i fatti, la ragione non c’entra. Vedi, Leah…- Fece una breve pausa. Stava raccogliendo i pensieri per Esprimere Qualcosa Di Fondamentale, entro qualche attimo avrebbe corrugato le sopracciglia ed avrebbe intrecciato le mani. Detto fatto.
-Quando sono nel bosco e penso che la cosa più pericolosa che mi troverò davanti sarà un’ape arrabbiata, un uomo pallido ci si scaglia addosso e tu diventi lupo e lo fermi, in quel momento non ha senso arrabbiarmi perché c’è qualcosa che ti eri “dimenticata” di dirmi. Le spiegazioni te le chiederò dopo. In quel momento la situazione è da affrontare in un altro modo, ed io agisco così, affronto le situazioni impreviste che mi si presentano davanti cercando di sfruttare ogni occasione per risolverle al meglio; sono nato a Forks, ed è da quando ero bambino che ho imparato a godere al massimo dei giorni di sole. Ora, il fatto è che io ti amo. Non guardarmi come se non ti fosse mai stato chiaro, non posso pensare che tu sia una stupida; quello che posso fare è stare con te. Invecchierò prima di te? Succederebbe in ogni caso, mi risulta. Sei sterile? Intanto studia, vai al college e poi, quando ti sarai creata un’autonomia e vorremo dei figli, ci penseremo: le soluzioni esistono, c’è l’affidamento, l’adozione, mia madre diceva che i figli sono di chi gli paga le scarpe ed io sono perfettamente d’accordo. Leah, davvero. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, adesso.-
-Mi prendi lo stesso? Davvero non t’importa che io sia pericolosa, sia solo una mezza donna e mi trasformi in lupo grigio?- implorai.
-Leah. Giusto cielo, che due palle. Mi spieghi come diamine ti sopportano quei quattro disgraziati che ti leggono la mente? Sì che ti prendo lo stesso. Ma per amor del cielo, smetti di perderti nel labirinto delle tue paranoie!-
Sorrisi con poca convinzione. Poi ripensai a quella stupida frase che non ci eravamo mai detti.
-Da quando in qua mi ami?-
-Da quando in qua tutto quello che dico può essere usato contro di me in tribunale?-
-Non è mica un tribunale.-
Lui sospirò. –Senti, facciamo così, mettilo agli atti e archivialo, va bene?-
Decisi che mi era andata grassa e mi andava benissimo, per cui annuii e mi rialzai un po’ dolorante. Lui si affrettò a sorreggermi per paura che cadessi.
-Comunque, Abraham, anch’io ti amo-, gli dissi. –Molto più di quanto qualunque stupida papera abbia mai amato la prima stupida cazzata che le si è mossa davanti.-
Mi rivolse un ghigno beffardo. –Ti rendi conto, Leah, che questa è la peggiore dichiarazione d’amore che abbia mai ricevuto?-
Ridacchiai. –Tu neanche ti sei sforzato di farmela, ti sei limitato ad inserirla en passant in un discorso più ampio. Quindi ho vinto.-
Per evitare di farmi scaraventare per terra in malo modo, finsi una serie di dolori che in realtà non sentivo affatto; funzionò, e ci avviammo verso casa abbracciati, come una vecchia, vecchissima coppia.

Per la seconda volta in vita mia misi piede dentro casa Cullen. C’era una cosa che dovevo fare, e decisi di levare il dente il prima possibile. Mi ricevettero Fratello Jasper e Sorella Alice, lui con un fiero cipiglio e le mani in tasca, lei con una specie di piroetta e un sorriso.
-Cerco Rosalie-, fu la mia richiesta. Chiara, rapida e concisa.
-E a cosa deve questa visita inaspettata?-  chiese Biondo Era E Bello, nello stesso istante in cui la sua Sorella Sposa mi rispose –È in garage-.
Lui le rivolse un’occhiataccia, ma lei si limitò a sorridere ancora di più, cosa che non credevo fosse possibile, e affermare tranquilla –Non succederà niente di male.-
-Come fai a esserne sicura? Non puoi vederla!-
-Scommettiamo?- replicò lei.
Questa uscita, inspiegabilmente, chiuse la bocca al fidanzato, che si limitò a scortarmi fino all’entrata del garage con espressione preoccupata, sovraccaricandomi di Calma, Serenità e Buona Disposizione D’Animo in quantità tali da uccidere un diabetico.
Scesi rapida le scale con passo leggero; Miss American Pie era sotto ad un’automobile sportiva rossa ed appena udì la porta aprirsi disse: -Edward, sei tu? Ti dispiace passarmi la chiave del sei? Ah, no, eccola!-
La sua mano si strinse attorno ad un attrezzo da meccanico. Poi si irrigidì e lei scivolò via da sotto l’auto, veloce.
-Mi sembrava, infatti, di aver sentito puzza di cane! Che ci fai qui?-
Ringraziai Il Torvo per le massicce dosi di calma. Non ero venuta a litigare. Restai ai piedi delle scale, le mani nelle tasche.
-Vengo a ringraziarti, Rosalie.-
Lei alzò un sopracciglio perfetto. –Carlisle ci ha già portato i tuoi ringraziamenti, ed anche Jacob.-
Sapevo che non me lo avrebbe reso facile. Nota mentale: spedire mazzo di fiori a Jasper Cullen.
-Sì, ma io devo ringraziare te personalmente. Non per aver aiutato me. Per Abraham. L’uomo che era con me, non so se ti ricordi, il vampiro stava per ucciderlo e tu l’hai salvato.-
-E come non ricordarmi?- fece un sorriso sarcastico. –“L’uomo che ha fatto una doppietta su un vampiro in movimento”. Si chiama Abraham? Devo dirlo a Emmett, è entrato nella sua lista di miti personali.-
Il sorriso d’orgoglio mi si aprì in faccia prima che potessi fare qualunque cosa per impedirlo. Lei strinse gli occhi.
-E così abbiamo accoppiato un altro cagnolino, quindi. Non posso fare a meno di pensare che se facciamo una media fra la sua età e quella di mia nipote tu e Jacob ridiventate perfettamente normali… Già, la natura non sbaglia proprio mai. Adesso manca solo una bella cesta di cuccioli, congratulazioni!-
Non so perché non ribadii i miei ringraziamenti e me ne andai. Non so cosa mi spinse a dire quello che dissi in seguito. Forse la strana empatia che avevo sentito con lei ai tempi della gravidanza di Bella; o il tono acido che avevo già sentito un sacco di altre volte e ricordavo bene dove, perché era nella mia bocca; o magari la voce di Madre, che mi ha sempre insegnato che tutte le donne sono sorelle. Chissà.
-Niente ceste di cuccioli per me, Rosalie. Non sei mica l’unica, sai. Mi sa che in due non facciamo una donna completa, io e te.-
Il suo volto si raggelò. L’avevo ferita.
-Sono sterile-, mi affrettai ad aggiungere. –Da quando mi sono trasformata la prima volta non ho più avuto il ciclo. Non avrò figli miei, mai.-
Lei aggrottò le sopracciglia, un’espressione furiosa scombinò per un momento i lineamenti del suo viso. Poi mi sorrise, con un sorriso talmente gelido da risolvere da solo il problema del surriscaldamento globale.
-Sei sterile, eh?-, sussurrò. Io anuii.
A questo punto, di colpo e inaspettatamente, mi vomitò addosso un fiume di parole sibilate.
-Stupida. Cretina. Regina degli idioti. Sei sterile perché non hai più le mestruazioni, vero? Io lo sapevo che i cani hanno un cervello più piccolo del nostro, ma non credevo così tanto, giuro, ero convinta che fosse Jacob ad essere un caso disperato!-
Io ero rimasta talmente sorpresa da questa sua reazione da non avere neppure l’istinto di trasformarmi dalla rabbia. La guardavo a bocca aperta, basita.
Lei continuò imperterrita la sua filippica, gesticolando verso di me con in mano la chiave del sei.
-Stupida cagna… se tu non ti fossi bruciata i neuroni a forza di “mente del branco”, forse avresti riflettuto sul fatto che voi licantropi, o mutaforma, o quel diavolo che siete, raggiungete la maturità fisica e poi invecchiate in maniera estremamente più lenta del normale, anzi, leggimi il labiale, finché vi trasformate è come se il tempo per voi non trascorresse… dai che lo sai. Me l’ha detto Edward che l’ha letto nella mente di Jacob, e se l’ha capito perfino l’indiano bello col chiodo nel cervello allora davvero è un concetto a prova d’idiota, no?  Il passo successivo dovrebbe esserti abbastanza ovvio, suppongo, a meno che io non sopravvaluti le tue capacità di ragionamento logico, cosa piuttosto probabile.-
Avevo ancora la bocca aperta. Non poteva essere. Non così facile. Mi avevano tolto ogni speranza, ed ora? Bastava questo, davvero?
-Ma Sam ha sempre detto…- balbettai.
-Sam! Certo, se l’ha detto Sam allora vai tranquilla, dopotutto Sam parla per scienza infusa! Cosa può saperne Sam? Mi risulta che tu sia la prima e unica donna lupo a memoria di grande saggio della tribù; su che basi parla? È dottore, Sam? Ha una laurea in medicina? Beh, io sì, e inoltre sono una donna, quindi magari ne capisco qualcosa in più di mestruazioni, che ne dici? In quanto tempo per le tue cellule passa l’equivalente di un mese, se è vero che finchè continuate a trasformarvi non invecchiate? Quanto spesso ti sei trasformata da quando sei diventata lupo la prima volta? Te lo sei mai chiesto?-
In tutto ciò, io ero di sasso. La Bella Statuina. Uno Due Tre Stella, quando arriva Stella. Penso che non stessi neanche respirando, me ne stavo lì a sentirla che mi urlava in faccia sventolandomi davanti quella maledetta chiave del sei come se fosse stata una fata con la bacchetta magica, venuta a dirmi che era pronta a riscattarmi da una vita che parevo destinata a trascorrere tra la cenere del camino.
-A differenza mia, non mi sembri affatto condannata senza appello. Vai da Carlisle, cretina, ingoiati il tuo orgoglio del cazzo e fatti visitare; io ti manderei a quel paese, dove ti meriti di stare per la tua lampante stupidità, ma lui non lo farà perché è buono e probabilmente un giorno lo faranno santo.-
Non mi accorsi più di nulla, finchè non sentii un canovaccio ruvido sulla mia guancia. Solo a quel punto mi resi conto che stavo piangendo a fiumi e che Rosalie, probabilmente contagiata da Empatia&Sorellanza, si era avvicinata a me e mi asciugava le lacrime sbuffando. Io non l’ho mai detto a nessuno, ma grazie a Edward temo che lo sappiano tutti, che finii a singhiozzare come una bambina tra le braccia di una succhiasangue bionda. L’effetto era più o meno quello di essere consolata dalla statua della Madonna.
Uscii da casa Cullen in una specie di limbo, con gli occhi rossi e un’ansia quasi dolorosa, tanto che vidi il vampiro biondo spalancare gli occhi e ritrarsi come stordito dalla forza delle mie emozioni.
Destino Porco Bastardo, dovevo venire a conoscenza di questa semplice verità biologica per bocca di Rosalie Cullen, e vedermela in seguito confermare da suo padre.
Da quel giorno in poi, la parola “speranza” mi forma l’immagine mentale delle pareti grigie di un garage, con una donna bionda davanti ad un’auto rossa fiammante.







NOTE:"I figli sono di chi gli paga le scarpe" è un proverbio che usa anche mia madre... mi sono accorta che tiro fuori le scarpe in continuazione. Vi ho risparmiato quello tipico delle tre lune nei mocassini di un altro, almeno.
Per la teoria scientifica Dragana/Hale circa il sistema di concepimento delle licantrope donne, si ringraziano le serate passate a discutere di stupidaggini con la mia coinquilina (quella che fa l’avvocato). Dal momento in cui ha esordito con un “Scusa, Veronica, ma perché Leah deve essere sterile?” sono partite le congetture, e alla fine siamo giunte a questa, che ci ha soddisfatto entrambe. E così l’ho ficcata qui, dato che Tutto Deve Andare Bene.
Oh, ma solo io sono convinta che Leah e Rosalie siano molto simili sotto parecchi aspetti, e potrebbero piacersi tantissimo se fossero meno testarde? Per la cronaca: l’empatia di Leah nei confronti di Rosalie non l’ho inventata io, è canon: lo dice Leah stessa in “Breaking Dawn”, parlando con Jacob. E sono canon anche gli insulti gratuiti di Rosie a Jake… prima o poi li farò risolvere le loro diatribe mediante una gara automobilistica alla Toretto, giuro!
Bene, la prossima settimana saremo a ridosso di ferragosto, e ci sarà l’epilogo. Vi avviso: è una roba diabetica a livelli estremi. Astenetevi se vi fanno paura i dentisti. Tenete l’insulina a portata di mano. Io declino ogni responsabilità, sappiatelo.
Poi non dite che non ve l’avevo detto.
E infine il solito, enorme, pantagruelico GRAZIE a tutti voi. Non sapete che bello, quando passate di qui e leggete; tutti quanti, nessuno escluso!
   
 
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