Capitolo 1 : “Solo”
Spark si sedette sul divano aprendosi l’ennesima bottiglia di
birra. Ne sorseggiò velocemente buona parte del contenuto e si ritrovò, come al
solito, da solo ad osservare vecchi porno visti un centinaio di volte e trattenere
convulsamente un conato di vomito che prima o poi sarebbe venuto fuori.
Una
piccola montagna di lattine di birra stava disordinamene arredando il piccolo
soggiorno, alcune gia aperte e finite altre in attesa d’esser bevute. Una bava
appiccicosa collegava il naso con il labbro superiore del ragazzo, così come
buona parte del braccio destro, che aveva usato più volte come asciugamano. Uno
sbuffo veloce fuoriuscì dalla sua bocca facendolo sussultare e lasciandolo a
boccheggiare per qualche istante, prima di tornare a respirare correttamente.
Una
bella bionda ansimava da dentro lo schermo e il ragazzo la indicò con un dito.
<<
Te sei solo una… lurida… prostituta… >> disse con gli occhi semichiusi
dalla sbornia.
<<
Te >> continuò con il braccio che ondulava lievemente di fronte a lui
<< sei solo una stronza…>> e cadde
bocconi sul pavimento, dove lasciò che la bottiglietta rotolasse per la sua
strada. Essa concluse il suo cammino contro una gamba d’un piccolo tavolino
sopra il quale si trovava un pacchetto di sigarette mezzo vuoto. Non si sentiva
benissimo.
Vedeva
tutto in maniera offuscata e non sentiva che un lieve battere nel suo cranio,
che comportava dei leggeri balzi della sua vista ad ogni battito. Così non si
sentiva stabile, e tremava. Bevendo aveva sperato di poter dimenticare ma in
realtà ora il dolore era più forte. E soprattutto sentiva disgusto per se
stesso…guardati... rimbombava una
vocina dentro le sue orecchie…non sei più
in grado di reggerti in piedi… insisteva.
<<
A’fanculo tutti… >> disse prima di scoppiare in
rochi colpi di tosse.
Ti serve una mano…ancora quella sorta di
senso di colpa persisteva…su dai, basta
che lo ammetti e sei gia d’un gradino avanti…
Spark scoppiò a ridere sommessamente ma ne uscì solo un lieve
rantolio raschioso e animale che si concluse ancora
in colpi di tosse e sostanze verdognole sul tappeto del pavimento.
A
lui non serviva una mano. Non gli era mai servita perché lui se l’era sempre
cavata, anche da solo. E nessuno avrebbe osato entrare nella sua vita per
cambiargliela…nessuno. Aveva solo bisogno di sentirsi stordito e magari non
pensare…ah e adesso cos’è che staresti
facendo scusa? Stai pensando! Bere non ti è servito a nulla...oh Santi Cazzi ma queste voci leggono anche nel pensiero?...ma che domanda è? Queste voci sono i residui
della tua materia grigia che lentamente sta andando in pensione, pronto ci
siamo?! Vogliamo crescere si o no?!...taci minchione, da come parli mi
sembri una persona di mia conoscenza…ah cazzo però è
vero che bere non mi ha fatto dimenticare…se tutto mi fa pensare ancora a lei allora significa che è stato uno
spreco di tempo! Devo smetterla…
Devo smetterla?...lo prese in giro la
voce. E su questo non sapeva più che obbiettare.
Se
lo ripeteva ogni volta e ogni volta, con puntualità quasi incredibile, si ritrovava
su quel punto del pavimento della sua sudicia casa a parlare con persone
immaginarie o fantasticare su una vita migliore. Non sarebbe mai riuscito a
smettere. Sarebbe diventato un alcolista anonimo sporco e zozzone
e avrebbe osservato i suoi amici maturare e crescere fino al matrimonio, ma lui
sarebbe stato ancora li, a vomitare rancore e merda. Merda, merda e ancora merda. Per cui tanto valeva continuare ancora a bere: a
quanto pareva il destino lo aveva giocato in partenza.
Ecco, è proprio questo il
coraggio che mi aspettavo da te...Spark ignorò il
commento arguto del suo ego. Che se ne andasse a fanculo
lui e tutti i no global della sua specie!
No
global? E cosa centravano in quel momento? Stava
diventando per caso uno di quelle persone che stanno sempre li a pensare alla
politica e giudicano la gente come i cani fiutano la spazzatura nei cestini?
Era forse così che stava diventando? Forse avrebbe dovuto smetterla di girare
con le collanine del duce e i fasci in giro per il collo. Forse avrebbe dovuto
fare a meno del tatuaggio dell’aquila sulla schiena…va beh, per quello ormai
non c’era più speranza.
Ma
perché anche fascista? Perché legato a quelle cose ormai concluse e finite? I
suoi amici che uscivano con molte ragazze non li aveva mai visti cantare loro
Faccetta Nera per conquistarle, ne portare quelle magliette assurde riguardanti
i campi di concentramento robe simili che portava lui. Lui di ragazze ne
avrebbe voluto avere un sacco…allora perché si comportava così? Perché faceva
di tutto per essere emarginato? << Perché io sono così di natura>> …sbagliato…anche questo era vero,
perspicacie questo ego.
Spark voleva una vita allegra. Allegra.
E
sin ora aveva fatto di tutto per rendersela difficile.
Un
campanello suonò lugubremente per la stanza. Forse qualcuno stava chiedendo di
entrare da fuori. Alzò il capo e sbatté più volte le palpebre. Un mare di birre
e schifosa merda lo circondava come tanti nemici che
hanno sopraffatto da tempo il loro rivale. Il campanello suonò nuovamente.
S’alzò
con fare stanco brancolando come un cieco senza il suo bastone, e si diresse
verso la porta d’entrata, aggrappandosi alle pareti della casa. Giunse davanti
alla porta vetrata. Una sagoma familiare s’intravedeva da dietro di essa.
Amici? No. Lui non aveva amici.
Era
solo e solo sarebbe morto.
Angus