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Autore: Mrs C    05/08/2011    4 recensioni
Draco si bloccò in un angolo della stanza, maledicendosi. Avrebbe riconosciuto quella voce fra mille, specialmente quella sera. Da quando aveva sceso quella scala nessuno le aveva più tolto gli occhi di dosso... compreso lui. Non era possibile che una Mezzosangue fosse capace di trasformarsi in quel modo, non era accettabile!
[Dedicato ai componenti del gruppo Dramione's Elite di facebook! Vi adoro!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Segreto di Luna Piena

Spazio Scribacchina (ahah)

Ho sempre voluto scrivere qualcosa ai tempi del Ballo del Ceppo, perché Hermione mi è piaciuta in modo particolare e sono certa che nemmeno Draco sia rimasto insensibile al suo fascino. Non mi piace molto questa fic, devo essere sincera, avrei voluto svilupparla meglio ma credo che aggiungendo un discorso più lungo durante la loro notte sarebbe risultato pesante e basta. Forse in un futuro potrei farne un continuo, ma chissà. Ora, voglio dire due parole: ringrazio infinitamente il gruppo su facebook Dramione's Elite. Ringrazio chi l'ha creato, chi lo amministra e chi ne fa parte, perché ho conosciuto tante persone speciali, perché parliamo in continuazione di cose serie e di cose non serie, perché mi fanno sentire meno stupida, perché mi hanno fatto passare il blocco e perché i membri del gruppo sono tutti favolosi. Questa fanfiction - orripilante, purtroppo - è dedicata a tutti loro. Spero possa piacervi anche un minimo, e sarò già soddisfatta u.u

GRAZIE MILLE A TUTTI VOI, CONTINUATE COSì PERCHE' SIETE FANTASTICI!

See ja,

Jess




Segreto di luna piena








«Dra? Stai bene? Mi sembri un po'... pallido?»

«Sto bene.»

«A me non sembra proprio.»

«Fatti i cazzi tuoi, Bla.»

«Quanto sei suscettibile, per Salaz-ehi, dove vai?»

«Lì»

«Ah... di nuovo?»

«Sì. Qualche problema in merito?»

«Figurati, nessun problema, cerca solo di non farti scoprire.»

«So quel che faccio.»


«Speriamo.»


Draco Malfoy camminava velocemente in uno dei corridoi della scuola, cercando di sfilarsi la fastidiosa benda che portava al braccio destro. Non gli faceva più male da una settimana ma Madama Chips era stata intransigente a farglielo portare per chissà quanto ancora. La lanciò a terra, cercando in contemporanea di sfilarsi la cravatta che iniziava a stringergli il collo quasi a soffocarlo.

Aveva iniziato ad essere insofferente a quella serata fin dal principio: le baggianate sul ballo, i corsi di danza della McGranitt, il vestito elegante da portare per tutta la sera e quell'appiccicosa di Pansy che non gli lasciava andare il braccio – quello sano – neanche fosse una cozza.

Cercando di scacciare l'immagine della piattola dalla sua testa, arrivò al luogo destinato, osservandone per un istante l'altezza esagerata visibile anche da lontano. La scaletta d'argento, per fortuna, non era ancora stata tolta, probabilmente per via del Ballo in corso. Almeno per una cosa doveva ringraziare quella stupida babbanata. Iniziò a salirci, sempre più febbricitante di starsene per conto suo. Aveva preso l'abitudine di rimanere in quel luogo fino al mattino quando era di cattivo umore. Attraverso le grandi vetrate si estendeva il buio più totale, mentre il giorno dopo era tutto talmente chiaro da alleggerirgli un po' il peso della coscienza.

Dannato Grillo Parlante.

Con un colpo secco aprì la botola che l'avrebbe condotto alla Torre e in cui ci si sarebbe rifugiato fino alla fine del Ballo del Ceppo. Le candele e i drappi color rosso scuro davano un'aria sacra al luogo, per quanto invece la materia fosse detestata da metà degli studenti di quella scuola. Draco Malfoy si domandava come avesse fatto la Cooman a conservare il suo posto di lavoro per tutti quegli anni senza venir sbattuta fuori. L'unico punto a suo favore stava nel fatto che, pur essendo pazza furiosa, era una brava donna. Pazza ma brava.

«C-chi c'è?»

Draco si bloccò in un angolo della stanza, maledicendosi. Avrebbe riconosciuto quella voce fra mille, specialmente quella sera. Da quando aveva sceso quella scala nessuno le aveva più tolto gli occhi di dosso... compreso lui. Non era possibile che una Mezzosangue fosse capace di trasformarsi in quel modo, non era accettabile!, con un filo di trucco da non risultare eccessivo, un bel vestito fra il rosa e il bourdeax e i capelli acconciati con magnifici boccoli che le ricadevano sulle spalle scoperte.

«Si può sapere chi c'è?»

Il suo tono di voce iniziava ad essere irritato e questo avrebbe portato ad uno scontro non appena si fosse rivelato. Sbuffando camminò, mani in tasca e capelli scomposti, al centro della sala, sotto le luci soffuse.

Hermione Granger, seduta a gambe incrociate per terra, osservò il biondo camminare verso di lei neanche fosse un fantasma, fin quando non fu lui stesso a fermarsi senza neanche degnarla di uno sguardo.

«Te lo dico subito, non ho voglia di litigare, Granger.»

E specialmente non aveva voglia di andarsene. Se se ne fosse andato avrebbe dovuto di nuovo presenziare a quel ridico ballo e non ne aveva la benché minima intenzione.

«Neanche io, Malfoy.»

Con sua grande sorpresa, Hermione Granger si spostò di qualche passo, come se lo stesse invitando a sedersi accanto a lei. Con altrettanto stupore, Draco Malfoy si ritrovò a sedersi accanto a lei, neanche fossero amici da una vita. C'era una bella luce che filtrava dalle vetrate e che rendeva il viso dei due ragazzi più luminoso. Draco, si ritrovò ad osservare la Mezzosangue una seconda volta quella sera, e i suoi occhi lucidi gli saltarono subito allo sguardo, neanche fossero delle calamite. Doveva aver pianto parecchio, visto il suo viso scialbo e stanco.

«Perché sei qui?» Domandò il biondo, quasi cercasse di fare conversazione ma riuscendo solo a tenere il solito tono acido.

La Grifondoro gli lanciò una flebile occhiata e voltandosi nuovamente verso la luna si passò una mano sull'occhio non visibile dal ragazzo.

«Il ballo mi aveva stancato.» Replicò pacatamente.

Draco Malfoy annuì solo, conscio del fatto che il suo ballo con Krum non doveva essere stato molto meglio del suo con Pansy.

«Tu? Perché sei qui?» Chiese la castana, voltandosi completamente verso di lui.

Il biondo fece spallucce, cercando di non guardarla in viso un'altra volta. Sarebbe stato palese quanto quella sera l'attraeva, dimentico del suo sangue, della sua casa d'appartenenza e del Trio di cui faceva parte.

Quella sera, tanto era magica, erano solo Draco e Hermione, anche se era difficile da credere in primis per loro due.

«Quel ballo mi aveva rotto le palle» rispose, storcendo il naso.

Hermione annuì a sua volta e il silenzio piombò di nuovo, pesante fra di loro. Era logico, non si erano mai parlati veramente in quattro anni di scuola, come pretendevano d'iniziare ora? Gli insulti da ambo le parti erano difficili da cancellare, ma... ma c'era qualcosa. Qualcosa di diverso, quella sera.

«Vengo... spesso qui» disse il biondo, tentando nuovamente di allacciare un discorso «Blaise dice che potrei prendere il posto della Cooman se continuo ad accamparmi qui a notte fonda per poi andarmene la mattina dopo.»

Senza dubbio era il discorso più lungo che avesse mai fatto in presenza della Mezzosangue e quella situazione iniziava a farlo sentire a disagio. Hermione lo guardò quasi con sgomento.

«A-anche tu? Lo fai anche tu?»

Draco la guardò con tanto d'occhi.

«In quale torre?» chiese, curioso.

«Quella di Astronomia. Di solito è chiusa ma sono riuscita a convincere la vicepreside a darmi le chiavi per “studi personali”.» Le scappò una piccola risata che si premunì di fermare con una mano.

Entrambi avevano dimenticati di star parlando con il proprio peggior nemico, neanche fossero stati destinati alla nascita ad esserlo. Gli occhi grigi del ragazzo, color della luna, la fissarono per qualche istante, e quando anche quelli castani di lei si posarono su di lui, capirono entrambi che potevano parlare senza azzannarsi.

La notte passò così, velocemente, parlando del più e del meno e alterando momenti di silenzio, ormai completamente dimentichi di chi fossero e di quale fosse il loro ruolo in quella scuola. Il loro non era un silenzio imbarazzante, ma calmo, come se – anche se non c'era nulla da dire – stessero bene ugualmente. Come se anche quelle pause parlassero da sé, come se dicessero cose che in tutti quegli anni avevano sempre tenuto dentro.

«Non possiamo dire a nessuno di questa notte, vero?» Chiese la ragazza, osservandolo mentre si stiracchiava, pronto ormai a tornare al dormitorio verde-argento.

«Sarà un segreto, Granger.» Le rispose con un sorriso.

Era il primo sorriso che vedeva in bocca a Draco Malfoy – non un ghigno, o una smorfia: un vero sorriso che la lasciò a bocca aperta per alcuni istanti.

«Un segreto che potrà diventare plurale?» Domandò la castana con un sorrisino, spiazzandolo.

Draco Malfoy ghignò, uscendo dalla Torre dopo aver sussurrato a mezza voce una frase che lasciava ben sperare ad una replica di quel segreto proibito.

«Ci si vede, Granger, alla prossima luna piena.»

   
 
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