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Autore: _Atlas    05/08/2011    1 recensioni
Seguendo un filo logico ben chiaro, rappresentato da due ragazze di ventun anni, visiterete un paesello multiculturale, la cui vita viene scandita dalle stagioni e dalle incursioni da parte di nemici... non specificati (alla SturmTruppen, per la serie XD).
Momenti leggeri e comici, avventurosi, descrittivi e d'azione intervalleranno gli intrecci e gli intrallazzi che andranno annodandosi mentre la storia continua inesorabile...
La sola focalizzazione di questa storia è sui personaggi e le loro vite che la compongono.
Pronti per il viaggio?
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FF interamente dedicata e scritta per "Ubi" °-^
Divertitevi e guai a voi se non recensite, qualunque cosa vogliate dire! XD
(Pssst! Se avete un suggerimento per un'introduzione migliore, ditemi pure! °-°)
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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PreScrittum di una alquanto scazzata Zazzy

Ok, ho ceduto e ho postato prima del tempo... ma solo per vedere se riuscivo in un ultimo, disperato tentativo a suscitare la vostra curiosità...
23 visitatori al primo chap... BUUU!!!! VERGOGNATEVIII!!!! >.< Siete cattivi ç___ç Manco una, dico UNA!, recensione!!
Ormai non so più come dirvelo... TT^TT
Giuro, se non vedo miglioramenti entro massimo una settimana la cancello!
A voi pigroni ci vuole un attimo per recensire, e non sapete nemmeno quanto mi fareste felice!!
Vi spaventa che vi abbia detto "recensioni corpose"? Si, mi piacciono perchè solo in quelle fatte così riuscite ad esprimere bene i punti che vi hanno portato ad amare/disprezzare la mia storia! Mi fate sentire una fallita comportandovi così T^T
Che poi è il minimo... comunque, l'Angolo di Zazzy non lo metto, visto che mi avete costretto ad anticipare cosicchè ci siano più probabilità che leggiate <___< (secondo me i mei angolini non li legge mai nessuno...)

E ricordatevi, sono Zazzy il Gatto Nero, perciò maledirò ad eterna sfiga nelle ff tutti i visitatori che non lasceranno almeno una minima recensione!! è__é
(sulla questione delle recensioni negative/neutre ho già specificato nell'angolo del chap precedente [sintesi: inutili, non perdete tempo])

E ora vi lascio al chap, miei ardimentosi che ora andrete a leggere E RECENSIRE ^-^
(chicca/sorpresina sfiziosa a fine chap °-^)



Capitolo 2


Quella mattina Ivy fu piacevolmente svegliata da un tiepido raggio di sole piantato sugli occhi, che la indusse a tirare imprecazioni ai balconi ed a qualsiasi cosa le passava per la mente in quel quarto d’ora che le servì per mettersi in piedi.
Buttò le gambe oltre il bordo del letto e si passò una mano sul viso assonnato.
Quella giornata cominciava davvero bene.
Aprì la porta della sua camera e notò subito che Milly non c’era. Non perché avesse visto il letto vuoto, ma perché l’uscio della stanza era spalancato, perciò doveva essere per forza uscita visto che non dormiva se non nella completa oscurità.
Tanto meglio, si disse, una mattinata in tranquillità senza escandescenze di sorta.
Si mise i comodi vestiti della sera precedente -un paio di pantaloni marroni a mezza gamba e una camicia bianca- e andò a fare colazione.
Prese una bella tazza di latte e biscotti, dopodichè si diresse alla scuderia. Vide subito che lo stallone non c’era, e difatti la sua cavalla aveva un’aria particolarmente rilassata.
Le diede la razione mattutina di pastone, visto che era lunedì, e durante il tempo del pasto della cavalla fece un po’ di leggere pulizie in casa e in stalla.
Spazzò i pavimenti, passò le mensole e pulì i box, dopodichè mise la cavezza alla giumenta e si incamminò per il sentiero ormai battuto che conduceva al pascolo recintato dei cavalli.
Il paddock si trovava quasi alla fine della proprietà e per arrivarci bisognava percorrere un vero e proprio percorso di un minuto buono.
Appena la cavalla vide la meta della passeggiata, sollevò la testa dilatando le froge ed accelerò notevolmente il passo, fin quasi a mettersi al trotto.
Quando giunsero all’entrata del campo per Ivy fu piuttosto difficile governarla e per poco, quando aprì il cancelletto, non si bruciò le mani per lo strattone che diede la giumenta alla lunghina.
Dopo una piccola battaglia la ragazza riuscì a liberarla dalla corda e l’animale partì di gran carriera per il prato ancora cosparso di rugiada.
Ivy ammirò la giumenta galoppare libera all’aria fresca sul largo campo, e constatò con piacere che il clima frizzante ripulito dal temporale notturno faceva notevolmente bene anche al suo umore.
Lasciò la cavalla a sgroppare festosa e ripercorse il sentiero a ritroso, pensando nel frattempo come passare la sua giornata libera.
Quando rientrò in casa vide un paio di stivali neri abbandonati all’ingresso e capì subito che Milly era tornata. Solo lei li portava per poi abbandonarli impolverati in giro per la casa.
E a riprova di ciò c’era un certo tramestio in cucina. Ivy si affacciò, curiosa.
Sul tavolo accuratamente apparecchiato c’erano due invitanti piatti di prosciutto e melone.
Milly era di spalle e stava finendo di sistemare le stoviglie nel lavello; indossava un maglioncino ceruleo e dei pantaloni color seppia.
Vista quindi la più unica che rara situazione di distrazione da parte della Guardia, la mora pensò di farle un agguato per spaventarla e farsi quattro risate.
“Stavo giusto chiamandoti, il pranzo è in tavola.”
Ivy si era giusto appena avvicinata che Milly aveva brutalmente stroncato il suo entusiasmo. Probabilmente si era accorta di lei già da tempo, ma probabilmente aveva voluto beffarla un po’.
“Beh, che aspetti? Siediti, è tutto mangiabile!” La bionda ridacchiò e si mise a sedere, imitata dall’amica.
“Stamane non c’eri, che fine avevi fatto?” Domandò Ivy, assaggiando la pietanza estiva. Era ottima.
“Sono andata a fare una passeggiata con Feliciano, per far rilassare i cavalli prima di lavorare.” Rispose Milly con calma, prendendo un sorso d’acqua dal bicchiere.
Ivy sogghignò. “Ma davvero? Solo ed esclusivamente per muovere i cavalli?”
La bionda la osservò di sottecchi, e di tutta risposta ridacchiò. “Può darsi.”
 
Finito di pranzare, la mora si dedicò all’arte di sparecchiare la tavola mentre Milly andava a prepararsi per il lavoro e a lucidare gli stivali.
Difatti quando tornò al pianterreno indossava la divisa blu con inserti e guanti bianchi, qualche sacchetta attaccata alla cintura e il falcione veneziano pendeva come al solito al suo fianco sinistro.
Ivy la seguì fino alla scuderia, dove la osservò preparare il cavallo mentre si arrovellava se esprimere o no la sua perplessità. Milly notò il suo sguardo un po’ perso e afferrò le redini della situazione, oltre a quelle del cavallo che prese a condurre all’esterno.
“Che c’è, Ivy?”
“Mi annoio.” La mora aveva deciso di arrivare subito al punto della situazione, senta tanti giri di parole. Nel frattempo seguì obbediente l’amica fuori dalla scuderia.
“Beh, ci sono un sacco di cose che puoi fare... per esempio il bucato, oppure-”
“No, non in quel senso! Insomma... tu te la passi, hai un lavoro sociale.”
“Mio malgrado.” Sospirò Milly. Non amava molto stare attorno alla gente.
“Si, certo... Ma, sostanzialmente, ecco... hai Feliciano.”
La bionda si bloccò e la fissò con gli occhi spalancati. “Davvero hai qualche interesse per Feli?”
Ivy si stampò la mano in faccia. “No! Ma cosa vai a pensare, era una metafora!”
“Oh, ma certo! Come ho fatto a non arrivarci prima?” Fece Milly, notevolmente sollevata. Riprese a camminare, seguita docilmente dal cavallo e dall’amica.
“Mmh, vediamo... beh, potresti fare quattro chiacchiere con Lovino. E’ un po’ chiuso, ma diventa un buon conversatore se-”
Ivy scosse la testa. “Impossibile, nessuno dei due inizierebbe un discorso. Non spicceremmo parola.”
La bionda arrestò lo stallone davanti al giardino d’entrata, strinse il sottopancia e regolò le staffe.
“Sai cosa ti dico? Vai al caffè in piazza.”
La mora inclinò la testa da un lato. “Come mai?”
Milly si diede un’energica spinta e montò in sella.
“Tu vacci e basta.” Detto questo, strizzò l’occhio a Ivy e partì al trotto verso la caserma.
La mora la osservò allontanarsi con sguardo vacuo, poi si strinse nelle spalle.
Perché no?Si disse.
Guardò l’ora: le tre e un quarto. Il caffè avrebbe dovuto essere già aperto.
Entrò in casa, mise un vestito comodo e attaccò la cavalla al calesse.
 
“Che cosa le posso portare?”
Ivy sobbalzò, colta alla sprovvista.
Era arrivata alla piazza e si era seduta ad un tavolo interno del caffè pavimentato di assi di legno. Stava giusto guardandosi intorno e ammirando la finezza che aveva quel locale, arredato in modo semplice ma piacevole, quando era stata bruscamente interrotta da quella voce.
Melodiosa, constatò poi.
Voltò la testa, incontrando subito un bel paio di occhi verdi che la scrutavano da un viso sorridente.
“Oh.” Disse. “Mmh, facciamo un tè al limone.”
Certo, quello era un locale e perciò c’era per forza anche un cameriere, come aveva fatto a stupirsi?
Il ragazzo annuì ed annotò su un blocchetto note. Doveva avere circa la stessa età di Ivy.
“Nient’altro?” Domandò, riprendendo ad osservarla, e la ragazza non capì come mai il suo cuore prese a battere più forte.
“No, no... Grazie.” Riuscì miracolosamente a farfugliare.
Il cameriere annuì di nuovo e si diresse al bancone. La ragazza non potè fare a meno di accompagnarlo con lo sguardo in tutte le sue movenze, e quando se ne rese conto ridacchiò silenziosamente tra sé e sé.
Quando quello tornò al suo tavolo reggeva in un vassoietto argentato una tazza di tè ed un piccolo contenitore di zucchero.
Appoggiò il tutto sul piano, le mise davanti la scodella e venne praticamente subito ripreso all’ordine da una voce aspra, quasi certamente della padrona del locale.
“Antonio, ti vuoi sbrigare? I clienti attendono ai tavoli!”
“Ma si, si, certo...” Borbottò a bassa voce il cameriere, riprendendo il vassoio in tutta fretta. Probabilmente la sua dirigente era l’unica che riusciva a fargli perdere il sorriso.
“Mi scusi, ma l’arpia ha chiamato.” Fece ancora, congedandosi dalla ragazza.
Antonio... si chiama così, dunque? Pensò Ivy, cominciando a sorseggiare il suo tè.
Dopo un po’ dall’esterno del locale provenì uno zoccolio e una delle due ragazze al bancone, che stava proprio di fronte alla porta a vetri dell’ingresso, prese a sussurrare frasi concitate al personale.
Immediatamente ci fu fermento: chi si precipitava a dare una spazzata al pavimento già lucido, chi si stirava gli abiti e chi andava in un angolo a prendere fiato controllando i battiti cardiaci.
Ivy, con la tazza ancora in mano, si osservò attorno perplessa e squadrò interrogativa gli altri commensali; anche loro si erano un po’ messi sull’attenti.
Quando gli ‘ospiti’ fecero il loro ingresso nel locale, però, alla ragazza fu subito chiaro il perché di tanta agitazione. Erano due Guardie a cavallo cittadine.
Sorrise e prese un altro sorso dalla tazza, riconoscendo immediatamente Milly e Feliciano.
Il Tenente salutò in modo cordiale il personale, imitata dal sottoposto, e prese a vagare con lo sguardo per il caffè.
La mora agitò una mano nella loro direzione, invitandoli ad avvicinarsi, e fu subito scrutata con sconcerto da parecchi presenti, tra cui Antonio.
Appena avvistata, le due Guardie sorrisero e si diressero verso di lei, accomodandosi al suo tavolo senza troppi complimenti.
“Hei, Milly! Ma che fai, mi pedini?” Scherzò Ivy, salutando gli amici.
L’interessata si strinse nelle spalle. “Logico. Avevamo dieci minuti liberi e così sono passata a vedere se avevi seguito il mio consiglio.”
Feliciano annuì. “E poi...” Si fece più vicino alla mora. “E’ sempre divertente vedere le reazioni delle persone quando entriamo nei locali!”
I tre presero a ridacchiare, e solo dopo che i presenti avessero appurato che le Guardie non erano lì in ispezione l’atmosfera si fece più rilassata.
“Ma vi mandano di pattuglia soltanto in due, adesso? Sono così tirchi in caserma?”
Domandò la mora, finendo il suo tè.
Feliciano ridacchiò. “No, ci sono altri due novellini di ronda con noi, ma visto che abbiamo la pausa abbiamo prefissato di riunirci tra un po’ sulla strada principale.”
Gli amici chiacchierarono ancora per qualche minuto e poi, spostando lo sguardo verso il bancone, Ivy potè chiaramente vedere i camerieri parlottare tra loro gesticolando e lanciando occhiate tormentate ai due agenti. Quasi immediatamente venne spinto a forza fuori dal gruppo un cameriere ben noto alla ragazza, il quale, dopo un attimo di esitazione, si diresse verso di loro con passo non proprio sicuro.
“Che cosa... hum, vi posso... hem, portare?”
Fece Antonio con voce incerta.
Ivy si chiese se le divise che portavano Milly e Feliciano facessero davvero così tanta paura, ma poi, guardandoli bene in quegli abiti, constatò che effettivamente mettevano soggezione.
“Oh, non importa.” Disse il Tenente al cameriere. “Adesso dobbiamo andare. Ciao Ivy, a dopo!”
Feliciano la salutò con un cenno del capo ed entrambi si congedarono.
La mora ed Antonio, immobile davanti al tavolo come se fosse stato impagliato, li seguirono con lo sguardo fino a quando varcarono la soglia, dopodichè nel locale si profusero sospiri di sollievo e l’atmosfera ridiventò quella di un normale caffè.
Il cameriere spostò lo sguardo su Ivy, incrociando il suo.
“Tu... li conoscevi?” Chiese, incredulo.
La ragazza ridacchiò, facendogli cenno di sedersi. “Certo! Siamo buoni amici. Condivido addirittura la stessa casa con il Tenente Milady Sanders.”
Antonio la squadrò incredulo. “Davvero? A volte è difficile credere che le Guardie abbiano una vita, al di fuori dell’uniforme...”
“Non posso darti torto.” Sorrise Ivy, ma poi aggiunse. “Oh, non ti starò sottraendo al lavoro, vero?”
“Eh?” Fece il cameriere, trasognato. “Oh, certo che no! Il mio turno è finito due minuti fa.”
Detto questo, si tolse il grembiule e fece l’occhiolino alla ragazza, che prontamente arrossì.
Antonio mise i gomiti sul tavolo e poggiò il mento tra le mani, osservandola con gli occhi luminosi. “Su, dimmi un po’ di te. Come sei capitata qui?” Chiese, curioso.
Ivy ridacchiò. “A dire la verità vorrei prima sapere come ti chiami.”
Lui spalancò gli occhi, e poi si schiaffò un palmo in fronte. “Ma certo, che stupido! Come faccio a rivolgermi a qualcuno senza prima aver fatto le presentazioni?”
La ragazza lo osservò, poi scoppiò a ridere di cuore, mentre il cameriere inclinò un sopracciglio.
“Sono così divertente?” Fece, senza riuscire a reprimere un sorriso divertito.
Ivy annuì energicamente e si asciugò gli occhi, prendendo un bel respiro per calmarsi e allungando un braccio verso il ragazzo. “Non ho mai riso così tanto con qualcuno che conosco appena! Comunque, piacere, Ivy Weber.”
“Antonio Fernández Carriedo.” Rispose lui, stringendole la mano.
Il cuore di Ivy perse un battito e così, per evitare di arrossire e di farsi una figuraccia plateale, cercò di alleggerire l’atmosfera. “Fammi indovinare... sei russo, vero?”
Risero, poi lei proseguì, riagganciandosi al discorso precedentemente iniziato. “Come sono capitata qui? Beh, è un racconto piuttosto lungo...”
“Mi piacciono le storie lunghe.” Fece Antonio, sbattendo le palpebre.
“Se proprio ci tieni...” Ivy sorrise. “Mio padre, Faust Weber, è tedesco e mia madre, Doris Jansen, viene dal Belgio. Ho passato la mia infanzia in Germania, poi siamo stati per un breve periodo in Svizzera, e anche in Italia. Difatti è lì che ho conosciuto Milady, sua madre è italiana e suo padre inglese. Abbiamo studiato insieme per un lungo periodo. Alla fine abbiamo preso strade separate, ma ci siamo mantenute in contatto, e così alla fine lei, la mia famiglia ed io ci siamo trasferiti qui.”
Il ragazzo drizzò le spalle. “Così vive qui anche la tua famiglia?”
Ivy annuì, dopodichè cadde per qualche attimo un silenzio imbarazzante.
“Beh, sarà meglio che vada, nemmeno oggi il tempo promette troppo bene...” Fece la ragazza, alzandosi e prendendo il taccuino per pagare il tè.
Antonio si sollevò a sua volta e, sorridendo, assentì. “Bene, a presto, allora!”
“Certamente!” Rispose ridendo Ivy. Pagò il conto al bancone ed infilò la porta, senza voltarsi, diretta verso casa.






La notizia sfiziosa che vi avevo promesso nella premessa (che gioco di parole XD)

- Udite Udite! E' in arrivo la storia di Zazzy! °-^ Si, quella del mio logo, il Gatto Nero ^^
Per chi volesse il link quando la pubblicherò, è sufficiente che  me lo specifichi nella recensione  :)


Au revoire! <3





   
 
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