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Autore: Mantheniel    05/08/2011    4 recensioni
SPOILER 3X24! Questo è come io mi immagino i primissimi minuti della prima puntata della quarta stagione, quando arriva l'ambulanza per prendere Beckett e l'arrivo in ospedale con SPOILER! l'incontro tra Josh e Castle.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di tutto vorrei ringraziare tutti i miei lettori per avermi seguito fino alla fine di questa piccola FF. Siete fantastici, grazie mille!


La detective si era presentata alla sua porta, chiedendogli di poter scambiare due parole. Castle aveva accettato, e, nell’uscire, aveva nascosto nelle pieghe del giubbotto una copia di “Heat Rises”, da regalarle in anteprima. Ed ora si ritrovavano a camminare in un parco di New York, in quasi silenzio. Castle aveva notato una strana aria in Beckett. La sua voce era nasale, come se avesse pianto, e gli occhi erano tristi; tuttavia alla sua domanda se andasse tutto bene, lei aveva risposto di sì, e lui non aveva ulteriormente sollevato la questione.
Era pomeriggio, e il parco risuonava di grida e voci di bambini, usciti dopo la scuola. I due si stavano allontanando dalla parte centrale del parco, quando si trovarono in un piccolo spiazzo, con alcune altalene libere.
“Castle, vieni. Sediamoci”, disse Kate, indicandone due. Lui la seguì, ed eccoli che parevano due bambini troppo cresciuti, ognuno sulla propria giostra. Kate si prese per le corde, e si diede una piccola spinta. Si guardò intorno, e disse, “Mia madre mi portava sempre qui da piccola. Si metteva in quella panchina, e mi guardava giocare. Quante cose sono cambiate da quando mi sono seduta l’ultima volta su questa altalena”.
“Sono sicuro che fossi adorabile”, le disse Castle, e Kate semplicemente sorrise. Qualche secondo di silenzio seguì questa frase, poi Beckett esordì, “Domani riprendo servizio al distretto”.
“Ne sono felice”, rispose lui. Lei spostò lo sguardo dal parco davanti a lei a Castle, dicendogli, “Tu no, Castle. Dati i recenti avvenimenti, penso sia il caso di finire qui la nostra collaborazione”. Lo sguardo morbido era triste, eppure duro allo stesso tempo. Un momento, penso Castle, cosa? Cosa, cosa, cosa, cosa??? Assolutamente no! Proprio per nulla al mondo! Dopo quel giorno, il pensiero che lei potesse continuare ad essere un poliziotto senza di lui, non l’aveva nemmeno sfiorato. Sapere che lei fosse là fuori, e gli altri, tutti gli altri, con lei, e lui no, non potendo sapere cosa facesse, come stesse, cosa sentisse, era uno scenario che, per probabilità d’essere, Castle paragonava all’invasione dei marziani sulla terra. Tentò di calmare i propri pensieri, mettendo su un’espressione la più neutra possibile, e disse, “Non se ne parla neanche! Noi..”
“Castle, non c’è più nessun noi. C’è solo un io. Ed io ti dico che abbiamo chiuso”.
“Ma io..io non posso, Kate!Non posso farlo. Dimmi dove devo firmare, cosa devo fare, con chi devo parlare, per poter rimanere. Parlerò con il capitano e..”, ma prima che potesse finire la frase, lo sguardo di Beckett aveva già risposto. “Lei non è come Montgomery, Castle. Lei non sa...lei non può sapere..Rendiamo la cosa più facile per tutti, hm?”. Castle guardò la detective, “Io non so se riesco a farcela, Kate. Davvero. Preferisco affrontare la signora di ferro piuttosto che arrendermi così”. Beckett sorrise, “Non devi farlo per forza, Rick”. “Col cavolo che non devo farlo! Sono il tuo partner, Kate, nel bene e nel male; e un nuovo capitano di certo non cambierà la cosa. Prossima battaglia: Il cancello di ferro vs Rick Castle. Vuoi scommettere sul vincitore?” Dopo la sua risposta Castle vide come Beckett sì fosse leggermente rilassata. Lei evidentemente non voleva farlo vedere, ma lui vide un ammorbidimento nello sguardo, meno rigidità nella postura, come se si fosse tolta un peso dalle spalle, come se stesse meglio . Castle sorrise dentro di sé.
“Non ti arrendi mai, eh?”, chiese lei, poi dopo qualche secondo, guardandolo, “Grazie”, disse.
“A proposito di grazie”, cominciò lui, scoprendo il libro dalle pieghe del giubbotto, “In anteprima per lei, Detective Beckett, una copia di “Heat Rises”. E, prima che tu me lo chieda, sì, è ancora nuda in copertina”. Kate roteò gli occhi, poi aprì la prima pagina dove, a mano, c’era scritta una dedica, “A Kate Beckett, oltre le tempeste e la notte, la tua luce rinascerà sempre. Richard Castle” (qui c’era un gioco di parole, diciamo, che però si percepisce in inglese più che in italiano. La versione inglese della dedica sarebbe “To K.B, beyond any storm and night your light will always rise. Richard Castle”). Kate chiuse il libro e fissò Castle per qualche secondo. Infine sorrise. Lui le sorrise di rimando, poi, spostando lo sguardo da Beckett al parco davanti a lui, disse, “Il fatto è, Kate, che non posso perderti di nuovo.”, voltandosi alla fine di nuovo verso di lei. Nel silenzio che seguì, nessuno dei due distolse lo sguardo dall’altro, fino a che Beckett, guardando di nuovo davanti a sé, non chiese, “Castle, ti andrebbe una gara?”. Lui la guardò, osservò quel suo luccichio negli occhi, quella luce che la rendeva ancora più speciale, e chiese “Una gara con le altalene?”, lei annuì. “Meglio di no”,rispose, “Non credo che questa attrezzatura possa sostenere il mio peso volante. Però posso darti  una mano nel farti raggiungere le stelle, Kate. La mia decennale esperienza con Alexis potrebbe tornarmi utile”, si raddrizzò, lisciandosi la camicia, con finta aria di importanza. Beckett rise, “Andata, Castle. Dammi una definitiva prova della tua esperienza di padre”.
“Ridi, ridi, detective Beckett. Ne riparleremo poi quando sarai in mezzo agli anelli di Mercurio!”, detto ciò sì alzò, lasciando il giubbotto sopra l’altalena, e si posizionò dietro a quella di Kate. Prese le due corde, tirando l’altalena verso di lui, e disse “Pronta? Via!”, iniziando poi a spingere l’altalena in avanti, mentre la risata della detective riempiva l’aria pomeridiana.
  
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