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Autore: Hi Ban    05/08/2011    11 recensioni
Si trovavano in un vicolo poco distante dalla scuola e tutti gli studenti che passavano di lì li guardavano incuriositi.
I due continuavano incuranti la loro discussione.
«Non lo farò!» Aveva una dignità, lei.
«Erano i patti della sfida, sei arrivata seconda al test e ora devi farlo» disse con calma, porgendole poi ciò che avrebbe definitivamente distrutto la sua integrità morale.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indiscreti sguardi maschili



«No.»
«Sì.»
«No!»
«Fallo» le ordinò perentorio.
«Scordatelo, non ci penso nemmeno!»
«Hikari…» iniziò, con fare palesemente irritato.
«Non puoi costringermi, Takishima, e io non lo farò!»
«Sì, invece, ti tocca.»
Hikari strinse i denti, arrabbiata come non mai. Takishima, di rimando, le sorrise con superiorità. Non gliel’avrebbe data vinta, non quella volta.
Si trovavano in un vicolo poco distante dalla scuola e tutti gli studenti che passavano di lì li guardavano incuriositi.
I due continuavano incuranti la loro discussione.
«Non lo farò!» Aveva una dignità, lei.
«Erano i patti della sfida, sei arrivata seconda al test e ora devi farlo» disse con calma, porgendole poi ciò che avrebbe definitivamente distrutto la sua integrità morale.
Un giorno qualcuno le avrebbe anche spiegato perché – perché! – ogni volta che lei prendeva il punteggio massimo nei test, i professori aggiungevano a Takishima punti in maniera scorretta e indecente.
La Hanazono lo guardò con rabbia: avrebbe voluto insultarlo nella peggior maniera, ma alla fine afferrò con uno strattone ciò che le stava indecentemente sventolando davanti e fece ciò che doveva fare.
Una sfida era una sfida.
Intanto borbottava qualcosa tra i denti, qualche maledizione verso di lui, presumibilmente, ma Takishima non sembrava particolarmente interessato a quello. Piuttosto la osservava mentre zampettava per il piccolo vicoletto, rischiando di inciampare e di finire di testa contro il muro.
Quando ebbe terminato, la sua faccia era di un – secondo il tendenzioso parere di Kei – adorabile rosso ciliegia, sia per la fatica di poco prima, sia per l’imbarazzo.
«Te la farò pagare, Takishima!» borbottò, lanciandogli la peggiore delle occhiatacce.
Lui la ignorò, afferrandola per un braccio e spingendola in avanti.
«Vai, su!» C’era forse soddisfazione nel suo tono?
«Takishima!» esclamò, lanciando anche un mezzo gridolino sorpreso quando lui le diede una piccola spintarella per farla andare avanti.
In un attimo lei si trovò esposta, nel bel mezzo della via principale e a qualche metro da lei si trovava il cancello di entrata.
Qualcuno le lanciò qualche sguardo stupito, ma lei tentò di non darvi peso.
Ormai era lì e non poteva tirarsi indietro a quella sfida. Ok, forse era un po’ più imbarazzante rispetto alle altre, un bel po’, ma Takishima aveva ragione. Lei aveva perso e ora le toccava fare come da accordi.
Strinse i pugni – era già tanto se sapeva dov’erano, le mani – e iniziò a camminare a passo deciso e a testa alta.
«Ohayou, Hanaz–» le voci del coretto di ragazze che, come ogni mattina, la salutavano con eccessiva formalità si spense di colpo.
Brutto segno.
Hikari deglutì e, con lo sguardo fiero puntato davanti a sé, continuò a camminare.
Sentì gli altri studenti mormorare qualcosa al suo passaggio, ma fece leva sul suo autocontrollo e non si fermò, né torno indietro a pestare Takishima.
«Dai, Hikari, sei bella anche così» le sussurrò da dietro proprio lui, l’artefice di quella pagliacciata, subito prima di avvolgerle un braccio intorno alle spalle.
Beh, lui suppose che dietro a tutto quel pelo marrone ci fossero le sue spalle.
Hikari interpretò la sua come una battuta di schernimento e gli assestò una gomitata nelle costole.
«Conciata così non fai nemmeno male» le fece presente, mentre lei sibilava il suo nome irata e probabilmente in procinto di meditare una vendetta con i fiocchi.
Effettivamente farla vestire da cane, con lo stesso vestito che aveva usato quella volta in vacanza come richiesto dal moccioso fratello di Saiga, non era stato molto simpatico.
Gli aveva anche attaccato una medaglietta, ma lei probabilmente non l’aveva vista; c’era scritto Ni-san, Hikari non aveva ancora urlato a squarciagola il suo nome, perciò no, non l’aveva vista.
Beh, lui però aveva raggiunto il suo scopo; conciata così, lui per quel giorno non avrebbe avuto il problema di tenere Hikari lontana da sguardi indiscreti.
Da indiscreti sguardi maschili.
Poi era davvero carina anche così.
«Te la farò pagare, Takishima!» soffiò, sempre intenta a non incrociare lo sguardo di nessuno degli studenti.
Mancava poco ormai, erano quasi arrivati e lei si sarebbe potuta togliere quell’affare di dosso.
«Certo, intanto ti pregherei di non marcare il territorio, né di scavare nei vasi nella serra, ni-san.»
Hikari si trattenne dal prenderlo a pugni, bofonchiando qualcosa di indefinito.
Non l’avrebbe passata liscia, nossignore.



L’ho scritta da un po’ di tempo, ma mi sono sempre dimenticata di portarla!:)
Non è niente di che, supera di poco le 500 parole, ma visto che se ne stava nella cartella senza motivo ho deciso di pubblicarla!
Spero vi piaccia!^^

  
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