Usciti dal loro appartamento ci accingemmo a salire le scale e a prendere la stanza più vicina. Appena entrammo, Shana si fiondò sul letto, senza curarsi di osservare il resto della stanza. "Sei parecchio stanca a quanto vedo...". Lei si limitò ad emettere un lamento del tipo 'lasciami stare'. Io posai le armi e mi affacciai alla finestra: fuori c'era uno spettacolo orribile. Morte e distruzione regnavano sovrane, mentre i lamenti degli zombie intonavano una melodia sinistra. "Porca puttana... ti rendi conto come è cambiato tutto in così poco tempo?" Iniziai a dire. "Io sto pensando a quel povero bambino, orfano di madre, costretto a difendersi da quei morti viventi per rimanere in vita. Ciò che voglio dire è, hai idea di come possa sentirsi un bambino di quell'età a impugnare un fucile?". "Già." Risposi io, con un che di malinconico.
-Shana's POV-
Cavoli, non riesco a non pensare a quella creatura innocente. Appena l'ho visto lo guardato negli occhi, e quegli occhi avevano un'espressione del tipo "Cosa ho fatto io, per meritare questo?". Ora che ci penso dovrei farmi insegnare da Eric a usare una delle armi, altrimenti non passerà molto tempo che diventi una zombie.
-Eric's POV-
Osservai Shana. Era molto pensierosa. Stava sdraiata sul letto, fissava il soffitto, ma niente in particolare, quasi come se stesse cercando qualcosa. Poi all'improvviso si alzò in piedi, rivolgendosi verso di me. "Ho bisogno che mi insegni a sparare" mi chiese, senza altri giri di parole. "Lo hai sentito a Jake..." replicai, "il rumore li attira, sparare sarebbe un suicidio". "Almeno fammi vedere come cazzo si impugnano, porca puttana!". Rimasi quasi come scioccato, davanti a quella reazione. "Va bene, va bene... Che modi, però...". Afferrai una delle due pistole prese dall'armeria della stazione di polizia e mi portai dietro di lei. "Ecco, vediamo come la impugni".
-Shana's POV-
Dopo avermi consegnato la pistola, gli mostrai come la impugnavo con atteggiamento da professionista. Mi rise in faccia. "Se la tieni così, un naso rotto non te lo leva nessuno". Allora si posizionò dietro di me e afferrò la pistola con ambedue le mani. Sembrava volesse abbracciarmi. "Allora, devi impugnarla così, con una presa salda" diceva, sembrando un istruttore di tiro a segno. "Poi quando sei pronta a sparare, premi il grilletto e boom! Ricorda di inserire sempre la sicura quando non usi la pistola, e di disinserirla quando stai per sparare. Ora fammi vedere come la tieni. Ecco così va bene". Si posizionò nuovamente dietro me. "Devi solo aggiust...". Iniziai a non capire più niente. Le sue parole giungevano alle mie orecchie come suoni incomprensibili, ma sapevo che era la mia mente a far accadere ciò. Ma cosa scaturiva tutto questo? Poi capìì. Il suo fiato riscaldava il mio collo. Dio, quanto adoravo quella sensazione. Mi girai lentamente verso di lui, se ne accorse e smise di parlare. Senza neanche provare a trattenermi lo baciai. Eric rispose qualche secondo dopo, forse incredulo di cosa stava accadendo. E più i baci aumentavano, più diventavano passionali. In poco tempo ci ritrovammo sdraiati sul letto. Iniziai a spogliarlo di fretta e furia, come se non avessimo tempo, come se non ci fosse un domani. Eric mi seguì a ruota. In qualche minuto ci denudammo a vicenda e, colti ormai da una passione ardente, facemmo l'amore.