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Autore: nitro    06/08/2011    0 recensioni
Piccola pazzia notturna. Il protagonista pensa con rimpianto al suo passato, alla donna che amava. Lasciatemi un'opinione!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dream On

 
 

Ti ricordi come ci siamo conosciuti? Io ricordo ancora la prima volta che ti vidi. Ormai il tempo ha cancellato molti dei nostri ricordi, ma l’esatto momento in cui sei entrata nella mia vita è scolpito in modo indelebile nella mia memoria e nel mio cuore.
Quella sera si gelava, di quel freddo che ti penetra nella pelle e ti stringe le ossa in una morsa d’acciaio. Camminavo sul marciapiede innevato sbattendo i miei stivali di pelle e fumavo una sigaretta con scarso trasporto. Il fumo che usciva dalla mia bocca si confondeva con la condensa del respiro a contatto con l’aria gelida. Ero fuori di me. L’ultima sessione di prove con il gruppo era stata un disastro e il mio litigio con Jimmy rimbombava ancora nella mia mente. Mi fermai davanti alla porta di vernice scrostata del pub Old London. Ricordi quel vecchio pub di periferia? Io ricordo ancora l’odore di chiuso e di birra che non abbandonava mai le pareti grigiastre e il bancone unto su cui Willy faceva scivolare le sue pinte di birra fino all’ubriacone all’angolo. Non ricordo più il suo nome ma ricordo come lo infilzavi con il tuo sarcasmo, ogni volta che provava a sedurti.
Decisi di entrare per scaldare un po’ le ossa e pensai che una birra mi avrebbe aiutato a calmare i nervi. La mia chitarra pendeva sulla mia schiena, racchiusa nella sua custodia. La posai delicatamente a terra. A quel tempo la mia Les Paul era il mio unico amore e ancora oggi sorrido pensando a come fossi gelosa di lei.
Willy mi salutò e mi chiese se volessi il solito, io risposi con un cenno del capo. Willy era bravo a capire le persone ed era un maestro nel capire me. Sapeva perfettamente quando ero in vena di chiacchiere e quando era meglio lasciarmi cuocere nel mio brodo. Quella era una di quelle sere in cui qualsiasi tentativo di conversazione sarebbe stato spento con una serie di parole poco “polite”. No, non ero certo un buon esempio di gentleman.
A vent’anni non te ne frega un cazzo di apparire una brava persona e quando avevamo vent’anni noi, il mondo era pieno di fottutissimi stronzi che si fingevano bravi esseri umani, ma che in realtà stavano solo tentando di distruggere il mondo per la loro sete di denaro e potere.
A vent’anni non me ne fregava un cazzo della gente. Io volevo solo suonare la chitarra e dimenticare la mia infanzia rubata e tutti i problemi che mi trascinavo dietro come una palla al piede.
La stufa accanto al bancone emanava troppo calore e mi tolsi il chiodo con un gesto di stizza.
Ogni sera all’Old London c’era un live. Willy amava la musica e trovava sempre qualche disperato che avesse voglia di esibirsi sul piccolo palco, costruito da lui stesso sul fondo del locale con delle assi di legno traballanti. Anche io, di tanto in tanto, concedevo a Willy di ascoltare la mia bravura alla chitarra.
Fu su quel palco che ti vidi per la prima volta. Te ne sei dimenticata? Io ricordo ancora com’eri vestita, come ti eri acconciata i capelli e i tuoi goffi movimenti.
Salisti su quel palco con la tua chitarra sotto braccio. Era una Fender Jazzmaster del ‘67. Subito pensai che non capissi un cazzo di musica e mi rivoltai verso il bancone. La mia pinta di birra era più interessante di una ragazzina insicura.
Non guardai nemmeno la tua faccia. Notai solo la tua maglietta dei Ramones, talmente logora da essere bucata in più punti. Un tempo doveva essere stata di un nero brillante, ma il tempo e l’uso l’avevano sbiadita, rendendola di uno strano color marrone slavato. Dicono che il tempo sbiadisca tutto, anche i ricordi, ma non è ancora riuscito a lavarti via dalla mia mente.
Il rumore del jack inserito nella chitarra colpì i miei timpani come una martellata, se c’era una cosa che la Fender non era mai riuscita a migliorare nelle sue chitarre, almeno fino a quel momento, era lo sciame d’interferenze che rovinava il suono semiacustico delle corde. Quante litigate ci siamo fatti per stabilire chi possedesse la chitarra migliore? Ricordi? Tu sostenevi le tue opinioni con ardore e alle volte addirittura con ferocia, io ti rispondevo in tono tranquillo, forte delle mie certezze. In realtà eravamo solo troppo giovani e troppo presuntuosi. Credevamo di sapere tutto sulla musica e sulle chitarre e avevamo i nostri forti ideali.
Chiesi a Willy un’altra pinta e tu cominciasti a suonare. Dagli accordi iniziali riconobbi subito il brano degli Aerosmith: Dream On. Eri brava a suonare, ma il mio orgoglio protestò subito e mi fece pensare che io avrei suonato un milione di volte meglio.
E poi iniziasti a cantare.
 

 

Every time I look in the mirror
All these lines on my face getting clearer
The past is gone
It goes by, like dusk to dawn
Isn't that the way
Everybody's got their dues in life to pay

 

 

La tua voce mi tolse il fiato. Quasi mi strozzai con la birra. La melodia che usciva dalle tue labbra mi attanagliò la bocca dello stomaco, m’impediva di respirare correttamente. Il mio cuore aumentò la sua corsa nel mio petto, lasciandomi stordito.
La tua voce era armoniosa e soave, ma allo stesso tempo potente e roca, riempiva ogni particella d’aria del locale, ovattando ogni singola crepa sul muro o ogni singolo buco sul pavimento.
Mi voltai per guardarti. Tenevi gli occhi chiusi e ondeggiavi la testa a ritmo. Una cascata di capelli rossicci danzava sulle tue spalle, seguendo la melodia.
Quante volte ho tuffato le mani in quei capelli setosi per stringerti a me? Quante volte ho annusato il tuo odore dolciastro tra quella chioma mossa e ribelle? Ricordi? Ricordi quando facevamo l’amore nel tugurio che avevo il coraggio di chiamare appartamento? Io non l’ho dimenticato. Non ho dimenticato le lunghe ore che passavamo distesi sul divano a parlare. Parlavamo di tutto, con te potevo aprirmi completamente, conoscevi ogni segreto e ogni desiderio del mio cuore. Ed io conoscevo le tue speranze e le tue paure. Ascoltavo, rapito dal suono della tua voce, le storie della tua dura infanzia, di come avessi pagato il prezzo dei tuoi sbagli.


 

Yeah, I know nobody knows
where it comes and where it goes
I know it's everybody's sin
You got to lose to know how to win



 

Anche adesso, dopo anni e anni, mi ritrovo ancora a pensare a com’ero felice in quel periodo. Ero talmente spensierato da non accorgermi della tua infelicità. Non mi ero accorto di quanto fossi incontentabile e quando finalmente l’ho capito, ormai era troppo tardi.
Willy appoggiò i gomiti sul bancone accanto a me e ridacchiò. La mia faccia in quel momento doveva essere molto divertente. Probabilmente ero a bocca aperta e la mia carnagione pallida si era colorata di un buffo rosso vermiglio.
Non riuscivo a pensare ad altro che non fosse la tua voce, la tua figura minuta sul palco, te. Anche la litigata con Jimmy stava lentamente scomparendo dalle mie preoccupazioni.
Ricordi le nostre litigate? Con te era tutto un’esagerazione. Lanciavi oggetti e urlavi come una pazza. Esagerata nell’ira ed esagerata nell’amore, perché quando facevano pace, ti gettavi tra le mie braccia come una disperata, come se fossi aria e tu avessi un disperato bisogno di respirare. Ti capivo. Quando non ero con te, mi sentivo soffocare e anche adesso, ogni tanto, quando ripenso a te, il mio respiro si fa più corto e la mia vista si annebbia per la mancanza di ossigeno.


 

Half my life is in books' written pages
Lived and learned from fools and from sages
You know it's true
All the things come back to you



 

Bevvi un lungo sorso di birra. Improvvisamente la mia gola sembrava ardere, come se non avessi già bevuto abbastanza. Stavo scomodo. La sedia su cui sedevo era diventata dura e fastidiosa. Volevo alzarmi e avvicinarmi al palco, avvicinarmi a te. Frugai nelle mie tasche ed estrassi una sigaretta dal pacchetto. Forse fumare mi avrebbe distratto un po’.
Povero Willy, non ha mai sopportato che fumassi dentro il suo locale, ma non ci ho mai badato molto e a quel tempo la legge non lo impediva, ma probabilmente non avrei badato molto neanche a quello.
Ti ricordi le lunghe paternali che ci faceva? Sembrava un medico, quando ci informava sui rischi del fumo e sulle possibili malattie che avremmo potuto contrarre. Siamo sempre stati troppo sicuri e presuntuosi per capire le sue buone intenzioni. Ripensandoci adesso, per due giovani teppisti senza famiglia come noi, Willy era quanto di più simile a un padre potessimo trovare. L’Old London divenne la nostra seconda casa.


 

Sing with me, sing for the year
Sing for the laughter, sing for the tears
Sing with me, if it's just for today
Maybe tomorrow, the good lord will take you away

Yeah, sing with me, sing for the year

sing for the laughter, sing for the tear
sing with me, if it's just for today
Maybe tomorrow, the good Lord will take you away

 



Alzasti il tono della voce, che divenne più roca per imprimere più significato alle parole di quel ritornello. Cantare, cantare e vivere nel presente erano le due cose che ci riuscivano meglio. Troppo giovani per pensare al futuro, volevamo solo suonare e sfondare nel mondo della musica.
Quella sera, dopo il tuo breve concerto pregai Willy di lasciarmi usare il suo telefono e chiamai Jimmy. Fanculo le nostre divergenze e la lite di quella sera. Avevo trovato la cantante per la nostra band.
Jimmy ti ha sempre adorato. Ti ha accolta sotto la sua ala protettrice come se fossi una specie di sorella minore; evidentemente i suoi sette fratelli non gli bastavano.
Apristi gli occhi di scatto, ti si leggeva in faccia che ti aspettavi di trovare un pubblico annoiato, ma rimanesti sorpresa nel vedere il trasporto con cui tutti ti ascoltavano. Persino l’ubriacone all’angolo, che di solito era troppo sbronzo per prestare attenzione agli artisti sul palco, aveva posato il suo boccale e ti fissava.
Prendesti un lungo respiro e cominciasti a urlare il ritornello. Lunghi brividi tormentarono la mia schiena, i peli sulle mie braccia erano irti come gli aculei di un istrice. Non potevo credere alla potenza che si sprigionava dal tuo esile corpo. Urlavi quelle parole come se fossero il tuo credo e la tua religione.
 

 

Dream On Dream On Dream On
Dream until your dreams come true

 

 

I tuoi occhi si posarono su di me. Ricordo perfettamente tutte le sensazioni che provai quando incontrai per la prima volta le tue iridi color della giada.
Curiosità, imbarazzo, poi immediatamente il mio corpo reagì e provai un forte desiderio. Ma il sentimento più forte che mi colpì quella sera, per la prima e unica volta nella vita, fu l’amore.
Mi innamorai di te all’istante. Forse ero stupido, nemmeno ti conoscevo, ma i tuoi occhi mi avevano stregato. Ero fottuto.


 

Dream On Dream On Dream On
Dream until your dream comes true
Dream On Dream On Dream On
Dream On Dream On
Dream On Dream On



 

Sona! Sogna! Quante volte abbiamo parlato dei nostri sogni sul bancone unto dell’Old London? Io ti ammiravo, veneravo la tua forza di volontà e la tua determinazione. Ai miei occhi eri semplicemente perfetta. L’unico difetto per che avevo trovato in te in quegli anni, era la tua infinita voglia di libertà e indipendenza. Non avevo capito fino in fondo quanto questo fosse legato alla voglia di autonomia che proclamavi per la tua nazione. Detestavo quando inneggiavi all’IRA e alla repubblica d’Irlanda. Se solo avessi compreso quanto fossero radicati in te certi ideali, forse le cose sarebbero andate diversamente. Credevo che il tuo sogno più grande fosse anche il mio sogno. Ma mi sbagliavo di grosso. Non ti ho mai conosciuto fino in fondo e quando mi hai gettato addosso la realtà, il mio mondo è crollato.
Sogna oggi perché domani potresti non esserci più.
Tu non ci sei ed io non faccio altro che ascoltare questa stupida canzone. Ho messo il repeat e non riesco a smettere di ripercorrere la nostra storia. Voglio trovare l’esatto momento in cui si è rotto quel legame così speciale tra di noi. Voglio trovare i miei sbagli, tornare indietro e rimediare.
Ma non posso.
Non mi resta che andare dal vecchio Willy, farmi versare un paio di pinte di birra e affogare i miei ricordi.
Ricordi l’Old London? Quel bar di periferia è ancora là, con il suo bancone sudicio e le sue pareti scrostate. Anche il palco è ancora là. Le assi di legno marcio sono state cambiate, ma per il resto nulla è cambiato. Quel palco ti sta ancora aspettando, per riempire assieme a te l’intero locale di melodie e urla.


 

Sing with me, sing for the year
sing for the laughter, sing for the tear
sing with me, if it's just for today
Maybe tomorrow, the good Lord will take you away
Sing with me, sing for the year
sing for the laughter, sing for the tear
Sing with me, if it's just for today
Maybe tomorrow, the good Lord will take you away… 

   
 
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