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Autore: Melabanana_    06/08/2011    7 recensioni
{ MarcoxGianluca } x { Sequel di Bitter Coffee e Cappuccino }
“Ehi stai bene?”
La voce gli arrivava lontana, eppure fra loro c’era solo il bancone di marmolite.
No, non era solo la voce, tutti i suoni gli giungevano ovattati.
“Lo sapevo, non stai bene.”
Gianluca non rispose.
A dar conferma alle parole dell’altro fu l’ondata violenta e acida che dallo stomaco gli risalì la gola: tossì e vomitò sotto il bancone. L’altro gemette di disgusto.
“Porco mondo. Ma quanto ne hai bevuto? Non sei abituato neanche a mezza tazzina.”
Gianluca si asciugò le labbra come un fazzoletto e osservò con occhi vacui l’alta colonna di tazzine che stavano sul bancone, inerti. Una cadde e rotolò nel lavello, ma prima che potesse frantumarsi il barista la prese al volo.
Da quanto tempo era lì, seduto al bancone del bar “Espresso”?
Ah, ora ricordava.
Era rimasto lì tutto il pomeriggio.

[scritta da Roby]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gianluca Zanardi, Marco Maseratti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'FFI Slice of life'
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Ecco il terzoooo ^o^ Questo è il sequel di Bitter Coffee e Cappuccino! ^o^
Spero che vi piaccia!
Baci :)
Roby




 “Ehi stai bene?”
La voce gli arrivava lontana, eppure fra loro c’era solo il bancone di marmolite.
No, non era solo la voce, tutti i suoni gli giungevano ovattati.
“Lo sapevo, non stai bene.”
Gianluca non rispose.
A dar conferma alle parole dell’altro fu l’ondata violenta e acida che dallo stomaco gli risalì la gola: tossì e vomitò sotto il bancone. L’altro gemette di disgusto.
“Porco mondo. Ma quanto ne hai bevuto? Non sei abituato neanche a mezza tazzina.”
Gianluca si asciugò le labbra come un fazzoletto e osservò con occhi vacui l’alta colonna di tazzine che stavano sul bancone, inerti. Una cadde e rotolò nel lavello, ma prima che potesse frantumarsi il barista la prese al volo.
Da quanto tempo era lì, seduto al bancone del bar “Espresso”?
Ah, ora ricordava.
Era rimasto lì tutto il pomeriggio.
 

Cinque ore prima, circa.
Se c’era una cosa che a Marco Maseratti faceva schifo, quello era il latte.
Fin da bambino aveva sempre provato repulsione per quella brodaglia densa e bianchiccia che aveva sostituito il seno di sua madre.
Lui era un vero italiano, di quelli che il caffè lo bevono nero, amarissimo, così come la natura ha creato il chicco di caffè.
Buffo, perciò, che fosse andato ad innamorarsi di un ragazzo che evitava il caffè come la peste e beveva solo latte, latte alla fragola per di più. Un vero crimine.
Anche perché Gianluca aveva capelli nerissimi come il caffè e pelle bianchissima come il latte: una coincidenza davvero singolare. “Ma che ci posso fare, scusa, se mi fa proprio schifo?”
Blasi alzò un sopracciglio e lo fissò arrabbiato: era da circa mezz’ora che lo tratteneva per una lunga trattazione sul latte, partita appunto dall’irrazionale odio di marco contro quella bevanda.
“Fa be-ne! Il latte fa bene, soprattutto alle ossa, irrobustisce. Guarda me, io bevo sempre latte.” disse il portiere, che in effetti aveva muscoli e ossa massicce.
Il gigante buono, lo chiamavano i tifosi.
“E poi se non bevi il latte potresti avere problemi di crescita”continuò “Non vorrai restare NANO a vita, vero?”
“Ehi!”
“Oh. Scusa, Angelo.” Blasi fissò il piccoletto, mortificato.
Il bambino fece l’offeso, trattenendo il broncio per alcuni secondi, poi però la sua natura allegra gli impedì di serbare rancore.
“Va bene, sei perdonato.” disse.
Marco scosse il capo e fissò l’orrenda bevanda bianca che Blasi stava versando in un bicchiere, probabilmente per offrirglielo.
Stava già pensando a come liberarsene, quando qualcuno entrò nella stanza.
“Gianluca!” esclamò Angelo.
Marco fece del suo meglio per non sobbalzare, cosa che non gli riuscì per niente bene, poi decise di adottare la sua tattica migliore: ignorare e fingere di essere sordo.
Strinse le labbra e stette a fissare il latte, mentre Angelo correva verso il compagno per abbracciarlo. Gianluca, però, lo allontanò dicendo di avere mal di testa. Il suo sguardo vagò nella stanza per poi posarsi sul ragazzo con i capelli ricci rossi.
“Ehi.” mormorò.
Quando l'altro lo ignorò, Gianluca seppe che i suoi nervi stavano saltando.
“Ehi!” ripeté a voce più alta “Salutare no, eh?”
“Giusto. Ciao.” rispose secco il veneziano.
Gianluca fissò la sua schiena in silenzio. Ciao?! Tutto quello che aveva da dire era “ciao”?! E senza nemmeno voltarsi! Il giorno prima lo baciava, gli si dichiarava in lacrime come una ragazzina e il giorno dopo “ciao”?!
“Ti ho mai detto che sei un cretino?!”
Si accorse subito di aver alzato troppo la voce perché Angelo sussultò, scioccato.
spostava lo sguardo da lui a Marco, cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato.

“Molte volte.”
Marco rise con quella risata triste che Gianluca aveva scoperto di odiare: odiava tutto di lui. Il modo in cui l’aveva baciato, in particolare, forse perché quelle sensazioni non volevano uscirgli dalla testa. Per tutta la vita si era aggrappato alla sua logica, ma ora essa gli sfuggiva, e quell’improvvisa mancanza di razionalità lo spaventava. I sentimenti che provava verso Marco erano del tutto irrazionali, ne era sicuro.  
“Non è abbastanza, evidentemente.”
Era come cervello e labbra si fossero scollegate. Si avvicinò al tavolo velocemente, prese il bicchiere di latte e se lo scolò.
Tirò uno schiaffo dietro la nuca di Marco, che fece scattare le testa in avanti per il dolore, poi uscì a grandi passi.
“Aspetta, dove vai? E’ tardi, e poi sei appena arrivato!”disse Angelo preoccupato, ma le sue ultime parole furono coperte dal rumore della porta che sbatteva.  
“Marco, fa’ qualcosa!” gridò Angelo. Il ragazzo con i capelli rossi crollò con la faccia sul tavolo.
“Non posso” mormorò. “Non so cosa fare.”
Intanto, Gianluca aveva cominciato a correre senza sapere il perché: era abituato a fare le cose con calma, con freddezza, invece ora era come impazzito!
Anche mentre spingeva la porta del bar per aprirla, anche allora gli tremavano le mani.
Di rabbia?
Era furioso con Marco, ma anche ferito. Come poteva accusarlo di non capirlo, se lui per primo era una persona così contraddittoria?! Ci sarebbe voluta una guida per comprenderlo!
“Ehi, Gianluca. Il solito latte alla fragola?” chiese cortesemente il barista.
Gianluca lo fissò stralunato, accorgendosi solo in quel momento di dove era entrato. Perché il suo inconscio l’aveva portato lì?
Nella testa aveva il vuoto: non gli piaceva, era già la seconda volta in due giorni.
Ma si può realmente smettere di pensare da un momento all’altro, così, senza essere morti?
“No.” Si meravigliò quando sentì una voce simile alla sua rispondere. Aveva le labbra semiaperte. Quando pronunciò le successive due parole, capì di essere stato lui a parlare:
“Caffè. Forte.”

 
Aprì gli occhi, piano.
Aveva la testa confusa, il corpo sottosopra e nausea da vomito.
Si sollevò sui gomiti, e poco dopo vomitò, con sua sorpresa non a terra ma in un bacile che era stato poggiato vicino al suo letto. Un momento, il suo letto? Come ci era arrivato lì?
Si alzò e barcollando raggiunse la sua cucina, dove cercò invano nel frigo una bottiglietta di latte alla fragola: aveva ancora il saporaccio del caffè in bocca e voleva toglierselo.
“Sai che bevendo circa cinquanta tazzine di caffè si rischia l’intossicazione?” disse una voce, piatta.
“Tu ne hai bevute una ventina. Ma cosa credevi di fare? Ti ho dovuto trascinare fino a casa. Quando ha chiamato il barista, ti credevo morto, come minimo.”
Gianluca si voltò ad occhi sgranati.
“Marco…” mormorò.
L’amico sembrava teso, nonostante sorridesse. Lo guardò in faccia quanto bastava per ricordarsi di essere arrabbiato con lui.
“Beh, hai deciso di smettere di ignorarmi?” sibilò, voltando la faccia e arrossendo.
Marco si avvicinò e gli prese il mento fra le dita, facendolo girare.
“Che aspetto orribile.” commentò ironico “Il caffè ti rende acido? Più del solito, intendo.”
Gianluca lo fulminò con lo sguardo. Marco lasciò cadere la mano e sospirò.
“Gianluca, non conosco nessuno a cui faccia schifo il caffè quanto te. Perché?”
“Non so, mi fa schifo e basta.”
“Gianluca…”
“E va bene, ero...arrabbiato.” ammise a fatica il ragazzo.
“Quindi?”
“Quindi tu puoi fare cose stupide per me ed io non ne posso fare per te?” scattò Gianluca, poi si zittì mordendosi la lingua e tornò con la testa nel frigo cercando il latte alla fragola.
O almeno, facendo finta di cercarlo.
Sentì Marco trattenere una risata.
“Se cerchi questo, cerchi male.” Lo avvisò, sventolando la bottiglietta rosa che aveva in mano, nascosta dietro la schiena fino ad allora. Gianluca sbatté il frigo con un’imprecazione.
“Dammela. Ho ancora il sapore del caffè in bocca…”
Si allungò per prenderla ma Marco ritrasse la mano, leggendo l’etichetta.
“Ma bevi sul serio questa schifezza? Non so davvero come fai…” La stappò e la odorò.
“Dammela e basta!” sibilò Gianluca irritato.
“Vuoi toglierti quel saporaccio di bocca? Allora fai fare a me.” disse Marco con un sorriso malizioso, bevve un sorso della bottiglietta, gli circondò la vita con un braccio e lo baciò.
Gianluca soffocò un moto di sorpresa, e l’altro ne approfittò per aprirgli le labbra con la lingua e fargli scivolare il latte alla fragola in gola. Alcune gocce caddero dalle loro labbra e finirono a terra. Quando si staccarono, Marco si leccò le labbra.
“Meglio?” chiese malizioso.
Gianluca lo fissò incredulo, asciugandosi le labbra con il dorso del braccio.
“Maledetto cretino” borbottò, dandogli un ceffone sul braccio.
Marco rise, poi assunse un’espressione triste.
“Mi dispiace… di tutto. Non avrei dovuto… insomma, ti capirei se fossi sconvolto.”
“Tu chiedi scusa a me? Ti ho lasciato sotto la pioggia per due ore! Tra l’altro, mi ero dimenticato di te…”
“Beh lo sospettavo. Anche se obbiettivamente sei un bastardo.”
“Tu sei un cretino, obbiettivamente.” replicò immediatamente Gianluca.
“Direi di chiudere il caso e dimenticare tutto.” chiese Marco con un sorriso. “Allora, mi perdoni?”
“No, non ti perdono.” disse Gianluca secco.
Marco lo guardò allibito, mentre boccheggiava in cerca di una risposta.
“Non ti perdono se dimenticherai tutto.” disse Gianluca, poi gli prese il viso fra le braccia e lo baciò. Marco si abituò in fretta al cambiamento.
“Potrei cominciarla a bere sul serio questa roba, se me la imbocchi tu” scherzò.
Gianluca arrossì e voltò lo sguardo, pensando che il caffè faceva davvero schifo ma Marco però non era male. Poteva benissimo tollerarlo un altro po’. Anche se…
“Marco…”
“Sì, Gianluca?”
“Non provare mai più a toccare il mio latte alla fragola o ti spacco la faccia!”




**Angolino dell'autrice**

Nelle mie tre storie, la cosa più importante è lo stridente contrasto fra Marco e Gianluca.
Marco è malizioso, ottimista, e poi è un sognatore.
Gianluca invece è freddo, razionale, semplicemente tsundere Tutto l'opposto, insomma!
Ma gli opposti si attraggono u.u
E poi a me piacciono sia il caffè che il latte, quello alla fragola è buonissimo *^*

Adoro la frase finale!
Non volevo che la storia si chiudesse con una cosa melensa, del tipo "Ti amo", e "Sì ti amo anche io", perciò ho optato per qualcosa più in stile Gianluca XD

Spero che vi sia piaciuta! Commentate please C:

   
 
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