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Autore: Geisha    06/08/2011    2 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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 Le note importanti sono in fondo alla storia, ma una cosa mi preme dirla: vorrei ringraziare la Fra, che mi ha aperto le meravigliose porte dell'html facendomi comprendere che non è poi così difficile da utilizzare xD

E ovviamente, beh, ha letto in anteprima la nascita di questa storia. Non posso che esserle grata per avermi convinta (leggasi costretta) a pubblicare :)

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hideaki Sorachi; questa storia non è scritta a scopo di lucro.
 

Things that go boom!

 

Fissava l'ampio giardino del nascondiglio del gruppo Joui da venti minuti abbondanti. Vistose occhiaie le solcavano il viso ma la spossatezza era completamente svanita nel rendersi conto che, dopo tanto tempo, il passato aveva deciso di fare una capatina nella sua vita. E nella maniera peggiore, a dire il vero.

-Se non bevi ora, il the si fredderà- volse il viso in direzione del ragazzo seduto al basso banco da lavoro, intento a costruire chissà quale nuova diavoleria. Lasciò perdere il monotono paesaggio per dedicarsi completamente alla bevanda, sperando che i propri pensieri si spostassero dall'incontro sgradevole di qualche ora prima a qualcosa di più interessante.

-Zura, si può sapere a cosa pensi? Hai lo sguardo di un condannato a morte.- si sedette al suo fianco, recuperando la tazzina in terracotta pronta a bere il the gentilmente preparato dall'amico. Amico che, sentendosi chiamare con quel nomignolo, la fulminò con lo sguardo.

-Il mio nome è Katsura, non Zura! E penso che se non mi muovo, rischio di mandare in fumo il mio piano geniale.- mormorò tetro, mettendosi a braccia conserte mentre fissava il pacchettino davanti a sé. Chyo socchiuse gli occhi di fronte alla serietà che quel ragazzo poneva nel proprio, discutibile lavoro, ma la domanda sorse spontanea nella sua testolina.

-E che piano geniale sarebbe, questa volta?-

Katsura scosse una mano, dribblando agilmente il discorso -Nulla, nulla. Piuttosto, hai una faccia orribile, sicura di stare bene?- domandò preoccupato, rivolgendole un'occhiata furtiva. Chyo storse il naso quando bevve il primo sorso.

-Perché è così amaro questo the?-

-Non ho messo lo zucchero. Lo zucchero corrode la tua anima. E non cambiare argomento come tuo solito!-

-Più corrotta di così...- mormorò lasciandosi sfuggire un risolino nervoso, deglutendo quando il ragazzo le regalo un'occhiata intimidatoria che, sapeva bene, significava una sola cosa: parlare, parlare e ancora parlare. Perché per qualche strana ragione, Katsura aveva preso a cuore i suoi silenzi e le ripeteva più e più volte che sfogarsi le avrebbe fatto bene. Ma fino a quel giorno nulla che avesse turbato la sua monotona vita era stato degno di nota. Sospirò; forse vuotare il sacco non sarebbe stata una cattiva idea.

-Oggi ho incontrato una persona. Un incontro spiacevole, a dirla tutta.-

-Un cliente sgradito?-

-Più o meno...- arricciò le labbra color ciliegia -Ho incontrato Gintoki.- fu un sussurro carico di amarezza, capace di riportare in superficie vecchie ferite che credeva si fossero rimarginate col tempo. Incredibile poi era l'avvertire ancora delle leggere fitte di dolore solo pronunciando il suo nome. Per tutti quegli anni aveva evitato l'argomento “Sakata” tergiversando o semplicemente cambiando discorso con magistrale noncuranza, dicendosi che ciò che era sepolto poteva starsene sottoterra. E Katsura, l'unico che aveva rivisto con piacere a guerra ormai conclusa, era sempre stato abbastanza delicato da non parlarne, da non porre domande, come se davvero il loro amico fosse morto.

-Gintoki è in città?! Ma è fantastico!- la guardò con vivido interesse, suscitando le sue ire. E nella sua mente, un altro ricordo si fece largo, sbaragliando prepotente tutte le caselle sparpagliate di quell'incasinato puzzle che era la sua vita.

-No, che non è fantastico! È terribile!- serrò le labbra per l'irritazione poi si massaggiò una tempia -Inoltre, mi avevi detto che era morto.- guardò la sua figura piegata sul tavolino.

-Non ho mai detto questo. Ho semplicemente fatto notare che, dopo la sua scomparsa, nessuno ha più avuto il piacere di rincontrarlo.- parlò con ovvietà, facendola indispettire. A volte aveva davvero sperato che fosse morto, almeno non sarebbero capitati episodi spiacevoli come quello. Ma infondo Chyo non era così stronza, era solo conscia della propria codardia quando si trattava di affrontare problemi che richiedevano troppe parole e in cui si mettevano in ballo le emozioni.

-E perché questo piacere ho dovuto averlo io?- rassegnata, appoggiò le mani sul pavimento e si stiracchiò per poi tornare a fissare la porta finestra che dava sull'enorme giardino, contemplando i fili d'erba che venivano mossi dalla lieve brezza. Neppure il paesaggio primaverile fu in grado di suscitarle pace e quiete se pensava che quell'idiota di Sakata bighellonava come un passerotto felice per le vie di Edo. Cielo, più che a bighellonare se lo immaginava trascinare i piedi con fare pigro e con la vitalità tipica di un'ameba, visione che avrebbe anche potuto farla ridere se non fosse stata in una fase critica del suo equilibrio mentale già di per sé in bilico.

-Mai sentito parlare del Karma? Avrai commesso qualche atto deprecabile e il Karma avrà deciso di punirti.- Zura sciorinò quella spiccia spiegazione con calma, mugugnando poi qualcosa sul fatto che avesse a disposizione meno polvere da sparo del necessario.

Chyo volse il capo, guardandolo con sufficienza -E sentiamo, quale atto deprecabile avrei commesso tanto da far arrabbiare il Karma?-

-La prostituzione non è una bella cosa. E nemmeno lo streap-tease.-

-Se per questo, nemmeno il terrorismo. E non guardarmi con quella faccia, sei un terrorista e lo sai fin troppo bene!-

-Così la fai sembrare brutta, come cosa. È un passatempo come un altro!- Chyo guardò il soffitto e decise di lasciar cadere il discorso, troppo stanca per poter trovare qualche argomentazione arguta da propinargli. E Zura sembrò farsela bastare, perché per dieci minuti buoni la lasciò a crogiolarsi nei propri pensieri. Quando il silenzio cominciò a darle fastidio, scrutò l'ammasso di ferraglia, polvere grigia e carta sparpagliati su quel tavolino che l'amico utilizzava spesso per i propri progetti. Progetti assai discutibili, ma pur sempre per una buona causa come amava ripeterle quando gli faceva notare i guai in cui sarebbe incorso.

-Si può sapere cosa stai facendo?-

-Devo spedire un pacco speciale.- chiuse gli occhi, sorridendo compiaciuto. Chyo si passò una mano sul viso.

-Un'altra bomba? Dimmi di no! L'ultima volta hanno rischiato di prenderti!- lo vide incrociare le braccia

-Lo sai che è per il bene del paese!- a quella frase la ballerina posò la testa sul tavolo pregando che qualcuno la tramortisse e la portasse via. Ma perché doveva per forza avere come amico un tizio che se ne andava a gettare bombe all'ambasciata? Il terrorista e la prostituta... Che accoppiata tremenda! Sembrava il titolo di un film d'azione di serie Z! Ma Zura, con l'abilità di un grande oratore, sviò ancora l'argomento “Terrorismo” per dedicarsi ad uno decisamente più scottante e che, per lei, rappresentava una vera e propria bomba a orologeria.

-Come ti è sembrato? Gintoki, intendo.- Chyo alzò la nuca, appoggiando il mento sulle braccia incrociate sul tavolino.

-Il solito idiota.-

-Chyo!-

-Non era deperito, se è questo che vuoi sapere. Ma non naviga nemmeno nell'oro. Da quello che mi han detto le mie colleghe, è riuscito ad entrare all'Atomic Wango solo perché aveva un buono per una cena gratis. E non ha lasciato nemmeno una minuscola mancia.-

-Non significa che sia povero. Magari è tirchio!- propose Katsura con semplicità, costringendola a prendere in considerazione anche quell'ipotesi. Lei preferiva immaginarselo senza l'ombra di uno yen, però. Almeno il destino si stava prendendo gioco anche di lui, e questa era una soddisfazione dopo tanti patimenti. La voce pensosa di Zura la riportò coi piedi per terra -Chissà come se la passa. Dopo la guerra è scomparso, nessuno ha mai saputo dove si fosse nascosto- e prima che Chyo potesse dire qualche cattiveria il ragazzo aggiunse -Ma avete almeno parlato?- lasciò da parte il cacciavite, concentrandosi su di lei che, macabra, guardò prima l'ordigno, poi lui.

-Non ce n'è stato il tempo! Sono corsa via, doveva ballare un'altra ragazza e un cliente mi attendeva nel camerino- lo vide inarcare un sopracciglio -E poi non avrei saputo cosa dirgli. Non... Non sono pronta.- mormorò portando dietro le orecchie due ciocche sfuggite al fermaglio.

-Potevi dirgli “Ciao, da quanto tempo!”- come se fosse così semplice -E poi, non dovrebbe essere così difficile parlargli. Del resto, tu e lui non andavate d'accordo?-

 

Il sole stava calando, portando via con sé la luce che per tutta la giornata li aveva accompagnati nella loro scampagnata. Il Sensei aveva deciso di portarli fuori, quel venerdì mattina, per poter fare lezione all'aperto dicendo loro che stare chiusi con una così bella giornata sarebbe stato uno spreco.

-Sensei, ci riporterà ancora fuori?- i piccoli gli trotterellavano attorno, prendendolo per mano e costringendolo ad accelerare il passo solitamente lento e cadenzato.

-La settimana prossima potremmo tornare qui- sorrise in loro direzione, lanciando poi un'occhiata alle proprie spalle per accertarsi che nessuno fosse rimasto indietro; solo Shinsuke, Zura e Chyo camminavano a qualche metro di distanza mentre Gintoki se ne stava in disparte -Ma questa volta seguirete la lezione, d'accordo?- li ammonì sottilmente con voce pacata, senza perdere il dolce sorriso. I bimbi annuirono, continuando a schiamazzare intorno a lui lungo la via del ritorno.

Chyo zampettava tranquilla, persa nella propria fantasia, senza prestare attenzione a ciò che la circondava. Solo pochi attimi prima aveva rotolato in mezzo ai fiori e al verde dell'enorme collina su cui il Sensei li aveva accompagnati, aveva sonnecchiato sotto l'ombra di una enorme pianta e aveva giocato alla principessa da salvare con Katsura e Takasugi. Ovviamente Takasugi aveva interpretato la parte del principe che veniva a salvarla dalla torre elevata fino al cielo -alias l'albero- a bordo del proprio cavallo bianco -alias Zura-, per sottrarla alle grinfie del perfido re -sempre Zura.-.

-Sensei, facciamo a gara a chi arriva primo?- propose un bambino dai capelli a scodella, alzando un braccino per attirare la sua attenzione.

-Non è giusto, tu sei più avanti!- lo rimproverò una bambina dai capelli chiari mentre strattonava il Maestro. Questo rise, lasciando che la propria allegria contagiasse anche gli altri che ora avevano cominciato la propria corsa verso il Tempio. Fu in quel preciso istante che i due compagni di merende le passarono di fianco, ignorandola. Facevano sempre così quando si ritrovavano a disputare guerriglie futili, iniziate sempre da Shinsuke. E lei cominciò ad accelerare la propria andatura, ritrovandosi a bighellonare fianco a fianco con Gintoki.

Ormai erano passati due mesi dal suo arrivo al Dojo e ancora non si era fatto un amichetto. Lo aveva visto sempre in disparte, sempre a dormire in qualche angolo, sempre così pigro e svogliato. Eppure le pareva simpatico, davvero! E subito fantasticò; finalmente, se si fosse mai unito a loro, qualcuno avrebbe potuto sostituire Zura nel ruolo del cavallo! Era un po' indisciplinato e scalciava troppo spesso per disarcionare Shin-chan.

-Gin-chan, tu non corri con gli altri?- portò le mani dietro la schiena, vedendolo scuotere la testa dopo alcuni istanti.

-Non ne ho voglia. È noioso.- biascicò stringendo la katana alla propria spalla. Chyo corrugò la fronte, parandosi di fronte a lui.

-Perché vai in giro con quella spada? La mia mamma dice sempre che non bisogna giocare con le cose appuntite!- inclinò il viso, portando i capelli a caschetto dietro le orecchie. Lo sguardo guizzò dalla spada alla sua espressione neutra.

-L'ho sempre avuta con me- mormorò superandola -Non mi va di separarmene.-

-Anche io non mi separo mai dal mio quaderno. Guarda! Questo l'ho disegnato io!- aprì un foglietto di sottile carta di riso su cui era riprodotto un omino stilizzato dallo sguardo cattivo e le labbra rivolte verso il basso. Di fianco a lui, una figurina più alta dai tratti tremolanti e quelli che dovevano essere capelli lunghi, sorrideva allegro con le braccia aperte -Non trovi sia stupendo?- saltellava impaziente in attesa di una risposta da parte di Gintoki. Ma quello fissava il foglio con un sopracciglio arcuato e sembrava si stesse trattenendo dal dire qualcosa. Magari non trovava le parole per descrivere il suo immenso capolavoro, già, doveva essere proprio così!

-Chi sono quei due sgorbi?- fu tutto quello che proferì aggrottando le sopracciglia, la confusione che traspariva dal suo viso.

-Sono gli uomini della mia vita!- gracchiò Chyo dopo aver gonfiato le guance -Non sono due sgorbi! Questo è Shin-chan!- il ditino si posò sull'omino dalla faccia incazzosa, poi si spostò sullo stecco coi capelli -Questo invece è Shouyou Sensei!- e mentre lei sorrideva, orgogliosa del proprio operato a suo dire stupendo, Gintoki la fissava con una smorfia di schifo sul viso perennemente imbronciato in quella espressione di noia e pigrizia che non lo abbandonava mai.

-Takasugi è brutto uguale.- fu tutto ciò che le concesse, superandola e lasciandola impalata con la boccuccia spalancata. Ma come si permetteva quel maleducato? Offendere le sue creaturine finemente rappresentate! E sopratutto, non doveva prendere in giro Shin-chan perché era bello e buono, il suo principe azzurro! Altro che cavallo, lui avrebbe fatto il re malvagio!

Chyo strinse i pugni, gonfiò le guance e partì alla carica verso il cafone pronta a lamentarsi per tutto il tragitto -Ah, aspettatemi!- cadde rovinosamente a terra inciampando nei propri piedini. Non rialzò il viso, troppo impegnata a trattenere le lacrime per il dolore. Sarebbe potuta rimanere lì, come un salame o un sacco di patate senza rendere conto a nessuno, almeno fino a che non l'avessero raccolta.

-Possibile che tu cada sempre?- il tono annoiato di Sakata la costrinse ad alzare il proprio viso. Con occhi grandi e lucidi si scontrò con la figura di Gintoki che, spada stretta contro la propria spalla la stava osservando come se fosse una lucertola stravaccata al sole.

-Sono i sassi che mi fanno cadere.- strinse il labbro inferiore quando avvertì un fastidio pungente alle ginocchia. Probabilmente se le era sbucciate.

-Certo, i sassi...- Chyo si passò una mano stretta a pugno sulla faccia per togliere un po' di polvere. Imbronciata, guardò a lungo il bimbo senza emettere suono. Fu lui il primo a spezzare il silenzio, tendendole la mano -Alzati o ci lasceranno indietro.- e Chyo sorrise, riprendendo il buon umore.

-Grazie, Gin-chan!- sorrise a trentuno denti, mettendo in mostra la finestrella. Gintoki alzò le spalle mormorando un “Prego” strascicato.

-Ho deciso! La prossima volta farò un tuo ritratto, poi te lo regalerò!-

-Ed io ti lascerò a terra, la prossima volta.- l'espressione disgustata che sfumò sul suo viso la fece indispettire, ma nonostante tutte le sue cattiverie si ritrovò a guardarlo divertita. Perché quel bambino era simpatico nella sua perenne pigrizia ed era sempre pronto ad aiutarla, quasi avesse un radar per tutte le vole che si ficcava nei guai. E mentre nella sua testolina si formavano grandi avventure che vedevano protagonista lei, Zura, Shinsuke con la gentile partecipazione di Gintoki, il Maestro li richiamò.

-Chyoko, Gintoki, torniamo a casa.- sorrise loro con amorevole dolcezza ed entrambi annuirono, zampettando verso gli altri.

Chyo fece qualche passo avanti saltellando, si voltò con le braccia aperte portandole poi dietro la schiena e guardò Sakata con aria di sfida -Ti va di fare a gara? Se riesco a batterti, potrò farti un disegno! -e senza nemmeno attendere una risposta cominciò a correre, avvertendo la presenza del piccolo dietro di sé.

Inutile dire che Chyo perse miseramente capitolando a terra un paio di volte. Ma prima che potesse rendersene conto, era diventata amica di quello strambo ragazzo.

 

-È stato tanto tempo fa- si riscosse dal proprio torpore, deconcentrata dal trafficare piuttosto concitato di Zura ora intento a infilare l'ordigno in un pacchetto -Si può sapere ora che stai facendo?- inclinò il capo, chiudendo gli occhi mentre richiamava la pace dei sensi.

-Devo consegnare questo pacco urgente al postino.- e chissà perché, il postino che comparve dietro la porta scorrevole aveva un'aria piuttosto familiare. Era un ometto basso e dalle folte sopracciglia che aveva visto più volte gironzolare fra i corridoi del nascondiglio.

Chyo arcuò un sopracciglio, ma notando che Katsura continuava ad ignorarla per dare direttive all'uomo si alzò, si lisciò il kimono sgualcito e recuperò la borsa contenente i vestiti da lavoro che giaceva in un angolo della stanza -Vado a casa a dormire. Questa sera devo fare gli straordinari- confessò con una smorfia sul viso portando sulla spalla la borsa -E ti prego, non gettare un'altra bomba mentre qualche membro dello Shogunato si trova ad un meeting.- aprì la porta che dava sul corridoio senza ricevere alcuna imprecazione in cambio. Katsura era troppo educato per abbassarsi a certe risposte puerili.

-Chyo, perché non smetti di lavorare all'Atomic Wango? Potresti sempre unirti a noi. Stiamo cercando nuovi membri e soprattutto, sarebbe un ritorno al passato!- come se non ne avessi già avuti abbastanza, di ritorni al passato.

-Nh, no, grazie. La guerra e i combattimenti non fanno per me, non più.- alzò una mano in segno di saluto e dopo averlo ringraziato per l'ospitalità scomparve nell'oscurità del corridoio fiocamente illuminato. Si fermò a metà strada solo quando avvertì dei passi dietro sé e volgendo il busto, scorse la figura di Katsura.

-Fossi in te gli darei un'altra chance- Chyo si irrigidì -Sai anche tu quanto Gintoki sia idiota.-

*****

L'appartamentino 109 sorgeva in una zona in fase di costruzione di Kabukicho. La “Strip di Kabukicho”, così il suo capo amava chiamare quella fetta di quartiere in cui la strada si diramava in piccole vie che portavano alla perdizione, caratterizzate dall'agglomerarsi di Night Club, Casinò e luci al neon talmente lampeggianti da risultare visibili a chilometri di distanza. Come se fossero lanterne che, con la loro luce rossa, richiamavano gli insetti sperduti durante la notte. E Chyo, in quella massa di smarriti, si lasciava trascinare come se fosse in balia della corrente, senza opporre resistenza. Perché così era più comodo. Incredibile come una ragazza facente parte di quel mondo lussurioso e fluttuante, si sentisse la più spaesata.

Chiuse la porta appoggiandovisi contro e posò la busta della spesa sul mobiletto vicino all'ingresso, lasciando all'esterno il rumore caotico del cantiere che continuava i propri lavori di manutenzione. Lasciandosi alle spalle quella notte che era cominciata come le altre, ma che era terminata nella maniera meno prevedibile che avrebbe mai potuto aspettarsi. Lei che si rendeva conto di dove fosse, di cosa stesse facendo e di chi la stesse osservando. Perché con tutti i Night Club che spuntavano come funghi in quel distretto, Gintoki si era infilato proprio all'Atomic Wango?!

Trascinò i piedi fino alla poltrona rattoppata con stoffe di vari colori -era la meno costosa che aveva trovato al mercato delle pulci- e vi si gettò a pesce, decisa a riposare per almeno una decina di minuti. Purtroppo per lei, però, la mente era troppo scombussolata dalla marmaglia di pensieri per potersi sconnettere e lasciarla cadere nel mondo dei sogni. Si girò a pancia in su, fissando il soffitto color panna. La chiacchierata che aveva avuto con Zura non l'aveva per nulla tranquillizzata, sopratutto se pensava che la chiusa del discorso era stata un sincero “Dagli un'altra possibilità”; storse il naso a quella eventualità. Inevitabilmente lo sguardo spossato cadde sulla foto posata sul tavolino, di fianco alla rosa rossa che un cliente le aveva regalato due giorni addietro.

L'immagine ritraeva una Chyo dai tratti adolescenziali che sorrideva verso l'obiettivo affiancata da quei vispi ragazzi che erano stati i suoi compagni di avventure. Da destra c'era Sakamoto, perso ora chissà dove nella galassia; ora che ci pensava, anche la sua intelligenza le era sempre parsa un enorme buco nero. Poi c'era Katsura che guardava accigliato un Takasugi serio serio e in procinto di allontanarsi dal gruppetto se non fosse stato trattenuto da una mano di un Gintoki dal sorriso appena accennato e lo sguardo da pesce lesso. Se solo si fosse fermata a pensarci, quelli erano stati tempi piacevoli anche se contornati da uno scenario di Apocalisse. Peccato che fosse troppo nervosa per ricordarsene, così con un gesto secco e da brava donnina isterica scaraventò un cuscino rosso contro la foto, colpendo però il vaso blu che cadde rovinosamente a terra.

Storse il naso al pensiero della propria, scarsa mira, decisa ora a crogiolarsi nella propria depressione davanti ad un film strappalacrime e una tazza enorme di pasta e Wasabi. Accese la televisione su di un canale a caso e a piedi nudi zampettò verso la busta di carta recuperando la salsa piccante. Tornò indietro, lasciando che lo sguardo scorresse sulle pareti dall'intonaco sbiadito e di un vomitevole giallastro, sui fiori che alcuni clienti le avevano comprato -e che davano al monolocale un'aria decisamente più curata- e sulla televisione che cominciava a fare le bizze come suo solito. Eppure la bolletta l'aveva pagata!

Si avvicinò con sguardo omicida verso l'apparecchio, ripromettendosi di demolirlo se solo fosse uscita la scritta “Segnale non trovato”. Si inginocchiò, sbatté un paio di volte la mano affusolata sulla cassa nera e attese, fino a che le immagini disturbate non divennero nitide e cristalline.

-Oh, il telegiornale- mormorò sedendosi a terra a gambe incrociate -Vediamo che accade nel Mondo.-

-Siamo accorsi sul luogo dell'incidente- cominciò la cronista tappandosi un orecchio per coprire il vociare della massa riunita intorno ad un motel da cui usciva una quantità esorbitante di fumo nero -Sembrerebbe che ad aver provocato l'esplosione sia stato lo stesso giovane che, solo qualche ora prima, ha bombardato l'ambasciata degli Amanto.-

-Solo un idiota bombarderebbe l'ambascia-- le parole le morirono in gola, tornando nella cavità del suo stomaco quando lo zoom si ingrandì sull'idiota in questione che, appeso ad una bandiera, con voce stranamente squillante tuonò:

-Bombardato! Che parola grossa!- Chyo sospirò, si coprì il volto con entrambe le mani e scosse la nuca. Non solo aveva avuto il dispiacere di incontrare il samurai dai capelli argentei dal vivo, ora le toccava osservarlo in tv! Per di più in un servizio interamente dedicato alla sua geniale bravata! Bravata in cui, ne era certa, c'era lo zampino di Katsura e del suo pacchetto speciale. E del postino comparso dietro la porta scorrevole.

Un commento stanco le uscì dalle labbra carnose -Quello è il più grande idiota che esista nell'intero Universo!-

*****

Maledetto Zura!

L'istinto omicida sopito per tutti quegli anni si riversò completamente sull'ex compagno di scorribande, in piedi dietro di lui. Lo stava pedinando da venti minuti abbondanti e, ogni qualvolta si voltasse, subito Katsura si metteva a fischiare, si guardava la punta dei piedi... Ma provare a nascondersi, no!, a quello neppure ci pensava!

-La vuoi smettere di seguirmi? Hai causato già abbastanza danni per oggi!- volse il busto e con fastidio mal celato studiò la sua figura longilinea. Katsura parve però infischiarsene del suo tono di voce così aggressivo, perché al posto di fare dietro front lo raggiunse con calma invidiabile, quasi si fosse dimenticato del bordello causato poche ore prima. O della polizia che li cercava nemmeno avessero una taglia sopra la testa da cento milioni di yen; d'altronde non poteva dar loro tutti i torti, eh. Per colpa sua si era ritrovato a venir additato come terrorista, a combattere con quei balordi della Shinsengumi -in particolar modo con quel tizio dalle pupille talmente tanto dilatate da apparire un drogato- e a fuggire dai succitati coglioni alla ricerca di quiete e pace.

Quiete e pace che sarebbe stata rovinata da un tizio dai capelli lunghi che se ne andava in giro a reclutare membri per la propria banda di mentecatti, ci scommetteva il proprio latte alla fragola!

-Volevo sapere come stavi.- lo affiancò nel suo lento andare, rimanendo in silenzio per alcuni secondi. Gintoki storse il naso dopo essersi passato una mano fra i capelli.

-A parte la capigliatura da afro, sto bene.- biascicò sbattendo una mano sul fianco, lasciando che le imprecazioni raschiassero la sua gola senza però librarsi nell'aria. Non era più abituato a tutte queste emozioni! Stava invecchiando, lui! E Zura si ripresentava dopo tanti anni chiedendogli di aiutarlo a scacciare gli Amanto dal paese, come se gli avesse proposto di andare a mangiare una pizza in onore dei bei tempi andati.

Immancabilmente, i pensieri volarono a quel giorno infernale saturo di avvenimenti. Due incontri fortuiti e sgradevoli a poche ore di distanza... Certo che il destino doveva davvero avercela con lui per accanirsi in maniera così bastarda sulla sua miserabile vita! Prima gli donava dei capelli ricci naturali talmente strambi da precludere ogni uscita romantica con qualche dolce fanciulla -chissà perché, ma quelle preferivano solo i capelli lisci. O le zucche pelate-, poi non gli faceva trovare uno straccio di lavoro, costringendolo a rimandare il pagamento dell'affitto alla vecchia ciabatta accampando scuse su scuse; e quella megera era troppo acida per chiudere un occhio con benevolenza, senza capire la sua reale situazione. Poi, quando credeva di poter compiere un'opera buona ricevendo magari in cambio un compenso, ecco che si ritrovava a gettare bombe all'ambasciata venendo scambiato per alleato dei terroristi! Ma lui non lo era! Insomma, essere un terrorista richiedeva un dispendio di energie troppo eccessivo per uno che camminava per le vie della città grattandosi le natiche con disinvoltura. E chi c'era a capo di questa banda? Ma Zura! Quel maledetto ex compagno di battaglie che non solo lo aveva ficcato nei casini più assurdi, ma aveva anche alzato le mani un paio di volte! Qui, l'unico che avrebbe dovuto ricevere dei calci nel culo, sarebbe stato lui.

E senza nemmeno rendersene conto, come se anche la sua mente volesse divertirsi con i suoi nervi tesi, nella sua mente sfumò l'immagine di Chyo, l'unica che tra tanti avrebbe evitato di vedere fino alla fine dei propri giorni. Ma doveva aver commesso qualche brutta azione per far sì che il Karma approfittasse della sua ingenuità e buona fede in maniera tanto meschina, odiava ripetersi ma doveva per forza essere così.

-Cosa intendi fare con quel casino all'ambasciata?- domandò a bruciapelo; tutto, pur di scacciare la figura della Fujiwara dai propri contorti pensieri.

-Quello è stato solo l'inizio- con voce colma di orgoglio, Katsura si schiarì la gola e cominciò ad esporre il proprio geniale piano -Io voglio arrivare in alto, voglio distruggere la torre. Il luogo in cui tutti gli Amanto si riuniscono- lo sentì prendere un profondo respiro e un campanellino d'allarme suonò nella sua testa -Gintoki, torna a combattere al mio fianco- aveva lo sguardo talmente serio, ma talmente serio che per un attimo commise l'imperdonabile errore di starlo ad ascoltare -Insieme libereremo Edo dagli Amanto!- la solita luce di passione brillò negli occhi vispi dell'amico. Gintoki sospirò, memore che una volta anche lui era stato animato da tali impulsi di vendetta e liberazione. Già, una volta...

Purtroppo i giorni erano volati senza che lui potesse muovere un dito e quando meno se lo era aspettato, la voglia di combattere per gli altri e per sé stesso era scemata, finendo nel dimenticatoio della sua mente stanca. Legati alla guerra c'erano solo tristi ricordi, morti inutili sulla coscienza e la sensazione che tutto ciò per cui aveva combattuto fosse scivolato via con la sua resa. Ed era scivolata via anche lei. Ma ormai vi aveva messo una pietra sopra e non sarebbe stato Katsura a fargli cambiare idea.

-Te l'ho già detto. La guerra è finita e io non ho alcuna intenzione di combattere una battaglia inutile. Abbiamo perso, fine della storia. Rassegnati una buona volta.- alzò le mani spazientito, riprendendo il proprio, svogliato vagare. Ma avrebbe dovuto ricordare che Katsura era un osso duro, perché seppur in silenzio lui continuava a seguirlo standogli a debita distanza, ma lanciandogli occhiate talmente perforanti da metterlo in ansia. La tentazione di mollargli un pugno e utilizzarlo come masso da catapulta -magari colpendo la sua amata torre e distruggerla- fu tanta e venne placata solo da un quesito neppure troppo importante ma che, per motivi a lui oscuri, continuava a ronzargli in testa. Allora si fermò, avvertì il rumore dei passi dell'amico farsi inesistente e solo allora si voltò, l'espressione solitamente annoiata velata di sincera curiosità.

-Come facevi a sapere che mi avresti trovato qui?- studiò la figura pensierosa di Katsura ora irrigidita. Che avesse scoperto che era lui il mitico proprietario dell'Agenzia Tuttofare? Nah, impossibile! Per essere mitico, era mitico ma non aveva mai pubblicizzato la sua attività. Non aveva abbastanza yen da buttare via.

E quando Katsura parlò, avvertì il cuore precipitare nelle cavità più scure del suo animo -Me lo ha detto Chyoko.-

Avrei dovuto immaginarlo, fu quello il primo pensiero che formulò il suo neurone; ma le emozioni che gli suscitò il nome della ragazza, beh, quelle non poteva proprio controllarle. Fu un senso di colpevolezza misto ad ansia che gli fece contorcere il cuore, il tutto condito da una spolveratina di... gioia? Non sapeva che nome attribuire a quel barlume di serenità che aveva per un momento diradato l'angoscia. Ma questa era tornata prepotente e il malumore lo aveva accolto a braccia aperte.

Così al posto di stupirsi o far finta di sembrare felice per una probabile rimpatriata, Gintoki arcuò le sopracciglia e inclinò il capo -Cos'è, hai reclutato anche lei?-.

-Figurati, quella bazzica nel nostro nascondiglio solo per bere e mangiare. E per rubarmi gli elastici per i capelli- sembrava visibilmente indispettito dal comportamento della ragazza -E poi, dice che il suo lavoro è già abbastanza pericoloso.-

-Ma certo, lo streap-tease è al primo posto nella lista dei lavori pericolosi.- disse sarcastico, riprendendo il proprio girovagare. Zura lo affiancò, sospirando pesantemente.

-Facesse solo quello...e- Gin lo guardò di sottecchi, scrutando la sua espressione seria seria e piuttosto delusa -L'anima di quella ragazza è ormai corrotta. Dobbiamo riportarla sulla retta via! Dopo aver liberato il paese, ovvio.-

Dobbiamo... Perché usava il plurale?! Lui non voleva essere messo in mezzo alle sue cretinate, così come non voleva portare a casa Chyo, divenuta una pecorella smarrita. Non gliene fregava nulla, non erano affari suoi! Non era la persona più adatta a poterlo fare...

-Allora, cosa ne pensi?- si guardarono, si studiarono; poi Gintoki gli diede le spalle, deciso a tornare a casa.

-Lascio a te il compito di liberare il paese e di riportarla sulla retta via.- alzò una mano in segno di saluto, lasciandolo indietro nelle proprie convinzioni.

-Ma, Gintoki!- lo chiamò a gran voce con tono di rimprovero -Ma a noi questa città piace! E Chyo è nostra amica! Non possiamo abbandonarla!- Gintoki parve pensarci su seriamente. Era vero, Edo gli piaceva e per questo motivo ci trascorreva i suoi lenti giorni con entusiasmo -per quanto un bradipo possa essere entusiasta- e sempre per questo motivo aveva partecipato alla guerra per espellere gli alieni. Ma la vita passava, lui cresceva e le sue certezze crollavano. Così come svaniva la cieca convinzione che Chyo lo considerasse ancora un amico.

Sospirò -Cavatela da solo- si massaggiò una spalla indolenzita -Oramai non è più un mio problema.- e le sue gambe si mossero adagio, trasportandolo lontano da Katsura, dal passato e dal senso di vuoto che aveva cominciato ad attanagliarlo da un po' di tempo.

 

Note noiose dell'autrice!

Questo capitolo è stato un parto, dico sul serio! È lungo, poco brillante (non che gli altri lo siano xD) non succede nulla e non sono stata capace di rendere i loro pensieri come volevo. Sembrano accavallarsi, rincorrersi ma non andare mai a parare da nessuna parte! Insomma, una delusione. L'idea era descrivere le loro sensazioni post-incontro restando comunque sul vago. Ci sarò riuscita? Bah! L'unica cosa azzeccata è il titolo xD

Ho voluto dedicare un po' di spazio a Chyo per poter introdurre qualche sfaccettatura del suo carattere. Spero che non sia odiosa, così come spero sia stato comunque esauriente quel breve passo dedicato a Gintoki. Solitamente cerco di alternare i vari punti di vista e di non fossilizzarmi mai sul singolo, ma qui era dovuto.

Lascio la parola a voi che spero accoglierete comunque il mio sforzo per il cercare di non rendere noioso questo capitolo di transito ma che era necessario -farli incontrare subito mi sembrava una mossa azzardata e soprattutto forzata; mi sono impuntata affinché ciò non accadesse. Vorrei cercare di dare un alone di realtà nonostante sia un'opera di fantasia-. Spero di non essere andata troppo OOC con Katsura e Gintoki, personaggi che ho sempre il terrore di non rendere al meglio come vorrei e dovrei -a dire il vero, ho il terrore di andare Out Of Charcter con tutti-.

Ringrazio di cuore tsunade22 per aver aggiunto "Walking on my own"  fra le seguite ed Elizabeth_smile e Silver Fede per aver commentato così carinamente il primo capitolo della mia prima ficcy, dandomi anche la motivazione per riuscire a concludere questa faticata. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate del continuo :) Ringrazio anche chi ha solo dato una sbirciata, una lettura veloce veloce o approfondita ma è rimasto in silenzio. Sappiate che apprezzo qualsiasi tipo di commento -anche la critica distruttiva!- purché sia motivato :) Perciò vi invito calorosamente a lasciare anche una minuscola traccia del vostro passaggio giusto per farmi sapere se la mia opera è da buttare o è accettabile.
 

Alla prossima!

Geisha.


 



 

  
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