Arrivai sulla scogliera, non sapendo realmente cosa fare.

Volevo sentire la sua voce. Ma sapevo che mi avrebbe fatto male, che avrebbe riaperto la voragine per l'ennesima volta, dopo che ero riuscita a rimarginare le ferite passando molto tempo con Jacob.

 

Stavo per buttarmi. I piedi piantati per terra, le ginocchia leggermente piegate e il cervello totalmente in confusione.

Buttarsi o no?

Morire o vivere?

Edward o Jacob?

 

Decisi che, anche se era un gesto masochista, avrei preferito vivere una vita in totale tranquillità, lontana da lui, e circondata da persone che riuscissero a farmi stare bene e che non mi abbandonassero.

Quindi riposi tutto il coraggio in un minuscolo cassetto del mio cervello e tornai indietro.

Salii sul pick-up, da una parte contenta per non essermi inzuppata e dall'altra non molto convinta della mia scelta. Ma sapevo che quello che stavo facendo era l'unica soluzione ai problemi di tutti e anche ai miei, quindi accesi il motore e tornai a casa.

Al mio ritorno ad aspettarmi fuori casa c'era un'auto nera che conoscevo bene. Ero tutt'altro che una fanatica di macchine, ma di quella sapevo tutto. Era una Mercedes s55 AMG. Ne ricordavo la potenza in cavalli e il colore degli interni. Il rombo potente del motore che faceva le fusa sotto il cofano. Il profumo corposo degli interni in pelle. I finestrini speciali oscurati che trasformavano la luce di mezzogiorno in una sorta di nebbia.

 

Era l'auto di Carlisle.